Film > Sherlock Holmes
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Autore: BlueFlame    01/01/2014    2 recensioni
Dal testo:
"Ho sempre saputo che c'erano cose che il mio amico Sherlock Holmes non mi diceva. Fatti riguardanti la sua vita e la sua infanzia, ma non avrei mai sospettato che il mio amico nascondesse un segreto così grande, fino a quando non la incontrammo, quel giorno scoprii il suo segreto più grande."
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

Erano passati un paio di giorni da quando Mary aveva incontrato quella giovane donna, e quel mattino, Watson era andato a far visita al suo amico Sherlock Holmes all'alloggio che una volta condividevano.
Appena aprì la porta, la signora Hudson gli corse incontro.
-Finalmente è venuto a trovarlo- la sua faccia era sconvolta.
-Cosa ha combinato nuovamente?- chiese John esasperato.
-Sono due settimane che se ne sta chiuso in camera sua, al buio, capisco che è ancora vivo perché si mette a sparare e ...- la signora Hudson non fece in tempo a finire la frase, che si sentirono degli spari al piano superiore.
-O mio dio, oggi è solo la terza volta, la prego, faccia qualcosa- lo pregò disperata la donna.
-Non si preoccupi mrs. Hudson, ci penso io, intanto lei può preparare del the, per favore?
Watson fece un profondo sospiro, poi si avviò nella stanza del suo amico, aprì leggermente la porta per annunciargli la sua presenza.
-Holmes, sono io, Watson, posso entrare?
-Entrate Watson.
Mentre Watson entrava nella stanza, che come al solito era buia e l'aria che si respirava era stantia, Holmes sparò ancora qualche colpo verso il muro.
John, appena entrato dalla porta, si fece dare subito la pistola, dalla quale tolse i proiettili restanti, poi aprì le tende e le finestre.
-Holmes, non si può sempre ridurre in questo stato, da quanto non ha un caso?- chiese Watson dopo aver aperto tutte le finestre.
Sherlock, mentre John stava aprendo le finestre, si era rifugiato nell'unico posto che la luce ancora non raggiungeva.
-E' da un mese che nn c'è nulla di interessante Watson, il mio cervello si sta ribellando- disse lui uscendo gattonando dal suo posto.
-Quindi, se nn avete nulla da fare, posso raccontarle cosa è successo a Mary l'altro giorno- nel mentre si stava sedendo su una poltroncina.
-Da quando mi raccontate di ciò che accade alla vostra fidanzata, Watson?- domandò Sherlock un po' turbato.
-Le è accaduto un fatto insolito, Holmes, e vorrei che voi dissipaste i miei dubbi e timori riguardo ciò- rispose calmo Watson.
-Allora racconti Watson, almeno, forse, il mio cervello avrà da lavorare.
Watson si posizionò meglio sulla poltroncina, poi iniziò a raccontare.
-Un paio di pomeriggi fa, Mary era in giro a fare compere- non disse che erano per il matrimonio, sapendo quanto ciò turbasse il suo amico -finito ciò, stanca e anche infreddolita a causa del maltempo, ha deciso di fermarsi a bere del the in una piccola pasticceria ...
-In che strada si trova la pasticceria?- domandò Holmes interrompendo l'amico.
-Non ne ho idea, Holmes, non gliel'ho chiesto- rispose Watson turbato per l'interruzione.
-E' un peccato, magari facevano un buon the, ma prego, continui.
Watson lo guardò per un momento prima di continuare.
-Purtroppo, tale pasticceria era piena, e Mary stava decidendo di uscire e proseguire fino a quando non ne avrebbe trovata un'altra. Purtroppo fuori aveva cominciato a piovere molto più forte e non aveva molta voglia di uscire fuori, sotto quell'acquazzone, fino a quando non vide una giovane donna seduta ad un tavolo, sola, che leggeva il giornale- John si fermò un attimo, i suoi occhi scrutavano Sherlock da quando aveva iniziato a parlare, che si era seduto su un'altra poltrona anche lui. L'investigatore, invece, si era messo ad osservare un giornale mentre seguiva il racconto dell'amico.
-Per ora non ci vedo nulla di strano Watson- disse semplicemente lui senza distogliere il suo sguardo dalle pagine del giornale.
-Mary ha deciso allora di avvicinarsi a quella giovane donna domandandole se il posto era libero o se aspettava qualcuno ...
-E la giovane donna le ha risposto che non aspettava nessuno e che poteva sedersi- concluse per lui Sherlock senza mai distogliere lo sguardo sul giornale che stava sfogliando.
-Holmes, come avete fatto?-chiese stupito John.
-Andiamo Watson, conoscete i miei metodi, era facile da intuire. Se se ne fosse uscita da quella pasticceria non me l'avreste mai raccontato, quindi è qualcosa successo li dentro che vi ha spinto a dirmelo, e quindi deduco che lì abbia incontrato qualcuno, avete parlato di una giovane donna seduta da sola, quindi è stato l'incontro con lei a portarvi a parlarne con me, come vede, Watson, non era poi complicato arrivare alla conclusione della vostra frase. Mi descriva quindi questa giovane donna, sempre che la vostra fidanzata l'abbia fatto- l'investigatore aveva iniziato a guardare Watson mentre rispondeva alla sua domanda, appoggiando il giornale, che ormai aveva finito di sfogliare, sul tavolino li a fianco.
-Si, me l'ha descritta, capelli lunghi e neri, con riflessi blu, un po' insolito a mio parere, lasciati ricadere liberi, senza acconciarli, anche gli occhi erano molto scuri, quasi neri, e profondi. La cosa insolita che Mary ha notato, che a fare contrasto con ciò, è la sua carnagione chiara, molto chiara, e ha anche un linguaggio dell'alta società. Inoltre le ha detto semplicemente di chiamarla Lili, nessun cognome, niente ...  Holmes, state bene?- Watson aveva chiuso gli occhi per cercare di utilizzare le stesse parole usate dalla sua fidanzata per descriverla, ma appena li aveva aperti, aveva notato il suo amico scioccato, come se avesse detto qualcosa di sbagliato, ma subito, l'espressione del detective tornò quella di sempre, appena John l'aveva vista, facendo così credere al dottore di essersela immaginata.
-Sto bene Watson, non si preoccupi, continuate pure il racconto- Sherlock chiuse gli occhi.
Watson sapeva che quando il suo amico faceva ciò, era per ascoltare meglio e non perdere il discorso, quindi, alla fine, il fatto successo alla sua fidanzata aveva iniziato ad interessargli, ma non poteva certo sapere che in realtà, ciò che aveva acceso il suo interesse, era la giovane donna.
-Dopo essersi seduta ed essersi presentate ed aver ordinato, Mary non sapeva cosa dire, ma poi ha pensato di parlarle di lei, Holmes, visto che la donna, prima, stava leggendo la soluzione di un caso. Parlando di ciò, la giovane donna ha detto che ha conosciuto anche lei un ragazzo, quando aveva circa vent'anni, che voleva diventare investigatore privato. Ha anche parlato di una promessa che si erano fatti, una promessa strana se devo essere sincero- Watson si fermò un minuto ad osservare il suo amico, guardando se aveva qualcosa da commentare o chiedere. Invece, Holmes, rimase fermo e in silenzio per tutto il tempo, attendendo che il dottore proseguisse col suo racconto.
Dopo un attimo, John ricominciò il racconto.
-La promessa che si scambiarono è questa, Holmes, o almeno in parte, non ha specificato, comunque, si sono promessi che lei lo avrebbe aspettato fino a quando non sarebbero potuti stare insieme. Secondo lei non è una strana promessa? Scusi, mi sono dimenticato di dirle che lui non è partito per la guerra, anzi, abita ancora qui a Londra.
Watson si fermò nuovamente, stavolta aspettando che Holmes rispondesse alla sua domanda.
-Vede Watson, non possiamo fare congetture senza conoscere la situazione ... e quindi, non si sono mai più rivisti da quella promessa? Sempre che la sua fidanzata le abbia fatto quella domanda.
Holmes, nel parlare, aveva tenuto sempre gli occhi chiusi.
-Si, Mary gliel'ha domandato, e lei ha risposto che a volte lo nota da lontano, ma che subito cambia direzione per via della promessa, ma che comunque continua a vegliare su di lui.
-Non penso che sia questo a preoccuparla, so che può sembrare strano tutto ciò, ma nulla che mi sembri preoccupante.
Sherlock aveva mantenuto un tono calmo, ed aveva aperto gli occhi, ma appena finito di parlare li richiuse, incitando così John a continuare.
-La frase che ha usato per salutarla, ci rivedremo presto, ecco cosa mi ha preoccupato.
Watson fece un profondo respiro. Ora si sentiva meglio, aveva parlato col suo amico, rimaneva solo da aspettare cosa dicesse il suo amico.
-A parer mio, Watson, non avete nulla di cui preoccuparvi, magari è il suo modo di salutare e spera di rivedere la sua fidanzata per diventare amiche. Secondo me può stare tranquillo.
-Grazie Holmes, ora mi sento meglio. Mi dispiace doverla salutare, ma devo andare. A presto Holmes.
Il dottore si alzò in piedi.
-A presto Watson, direi a sabato, visto che entrambi siamo costretti ad andare a quel noioso ricevimento- salutò Sherlock.
 
“Parlare con il mio amico Sherlock Holmes di tutta la vicenda successa a Mary mi aveva tranquillizzato. Appena uscito sulla strada, per caso, alzai lo sguardo, finendo sulla finestra della stanza di Holmes. Lo vidi assorto nei suoi pensieri, che scrutava attentamente quel tratto di strada. Mi accorsi che nn stava guardando me, stava cercando qualcosa. Non mi preoccupai più di tanto, il mio amico aveva molte stranezze, quindi, chiamai una carrozza e mi avviai al mio studio, dove a breve avrei iniziato a ricevere pazienti. Lasciai quindi il mio amico lì, ad osservare la strada, senza preoccuparmi, e di certo, nn potevo immaginare che stava cercando una figura femminile, la giovane donna di cui avevo parlato, senza riuscire a trovarla.”



Angolo autrice
Scusate se ci ho messo un po' a pubblicare questo capitolo, prometto che il prossimo lo inserirò entro settimana prossima.
Auguro a tutti buon anno nuovo!!! 
  
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