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Autore: 9Pepe4    01/01/2014    3 recensioni
«Regina, così finirai per inzupparti…»
La voce di Daniel la riscosse. Regina si girò verso di lui, e riuscì a sorridergli. «E sarebbe un male?»
Senza aspettare una risposta, uscì all’aria aperta.
La pioggia le frustò il viso, mentre il vento le si insinuava sotto il mantello…
In ogni modo, le venne da pensare, nessuno avrebbe mai sfidato una tempesta, per lei.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il temporale

Regina varcò la soglia delle scuderie con un sorriso impaziente, reggendo sottobraccio un cesto colmo di mele rosse.
I suoi capelli ondulati, sciolti sulle sue spalle, sembravano ancora più scuri per il contrasto con la mantella azzurro chiaro indossata dalla ragazza.
Proprio in quel momento, Daniel uscì dal box di Ronzinante… e si arrestò nel vedere Regina.
«Ehi» la salutò, un po’ sorpreso.
La ragazza, dal canto suo, avanzò verso di lui con un sorriso radioso. «Il nostro melo sta facendo meraviglie» annunciò, accennando al proprio cesto, «così ho pensato di portarti uno spuntino».
Daniel sorrise, tendendo una mano verso di lei. «Avevi detto che oggi saresti stata occupata con le lezioni di solfeggio».
Regina scrollò le spalle, chinandosi per poggiare a terra il canestro. «Per mia fortuna, il mio precettore si è ammalato, così ho avuto il tempo di fare una capatina in giardino… Mia madre è venuta con me, così mi sono presa molto tempo per avvistare ogni mela, coglierla, rigirarmela tra le mani e infine appoggiarla con cura nel cestino… Alla fine, si è stancata di sorvegliarmi… E così, eccomi qui».
Daniel la attirò tra le proprie braccia, ridendo piano. «Quale tremendo complotto».
Regina si rifugiò di buon grado contro il suo petto. «E questa» disse, «è la prova che l’inganno può essere usato per il bene».
Sempre sorridendo, Daniel giocherellò coi capelli scuri della ragazza. «Hai una mente malefica davvero temibile» scherzò.
Lei lo colpì piano sul petto, ritraendosi. «Ringrazia il cielo per la mia magnanimità» rispose, in tono sdegnoso. «O rimarresti senza spuntino».
Detto ciò, si chinò a prendere una delle mele dal cesto, e la porse a Daniel.
«Sono molto buone» gli assicurò, mentre lui si sfilava i guanti da lavoro e se li sistemava alla cintura, così da poter ricevere il frutto nella propria mano.
Lo soppesò per un momento, mentre Ronzinante sporgeva il muso fuori dal box e sbuffava piano, le grosse narici dilatate.
Regina sorrise, protendendosi ad accarezzare il collo del suo cavallo.
Daniel si riscosse, e offrì la mela alla bestia.
«Ma cosa…?» iniziò Regina.
Prima che potesse fare una mossa qualsiasi, però, Ronzinante prese la mela tra i propri denti e si ritirò nel box, in modo da poterla mangiare in pace.
A quel punto, la sua padrona puntò su Daniel uno sguardo allibito.
Per tutta risposta, lo stalliere commentò: «Sembra che gli piaccia».
«Certo che gli piace!» esclamò Regina, con voce un po’ risentita. «Viene dal mio melo! Ti ho detto che erano buone. Non ti fidi della mia parola, adesso?»
«Regina» rispose Daniel, scuotendo il capo, «se avessi pensato che quella mela non fosse buona, non l’avrei certo data al tuo cavallo…»
Lei lo fissò, poi si abbassò a prendere un altro dei frutti. «Questa volta mangialo tu, però» lo redarguì.
Si stava sforzando di tenergli il muso, ma quando Daniel la ringraziò con un cenno esageratamente galante, la ragazza sentì che le proprie labbra si incurvavano in un sorriso.
Era inutile, non riusciva mai a restare arrabbiata col giovane… E neanche a fingere di avercela con lui, per quel che valeva…
Daniel addentò il frutto senza toglierle gli occhi di dosso.
A giudicare dal rumore, la mela doveva essere non solo bella croccante, ma anche succosa.
Lo stalliere inghiottì. «Deliziosa» commentò, continuando a guardare Regina.
Lei s’illuminò e fece un sorriso soddisfatto. «Te l’avevo detto che era buona».
«Oh, sì» disse lui, come se se ne fosse dimenticato, «era deliziosa anche la mela…»
Lei lo fissò, interdetta. «Smettila» si schermì, avvampando.
Daniel sorrise. «Sembra assurdo» disse, «ma sei ancora più bella, quando arrossisci».

Nel tempo che seguì, mangiarono qualche altra mela, parlando del più e del meno.
Cora aveva cancellato molte delle lezioni di equitazione della figlia… Per cui, anche se di solito trovavano il modo di vedersi di sfuggita almeno una volta ogni due giorni, Daniel e Regina avevano molte cose su cui aggiornarsi.
Lui non aveva grandi impegni, al di là dei suoi compiti alle stalle, né era un uomo di molte parole… In compenso, era un ottimo ascoltatore, e così fu Regina a parlare per la maggior parte del tempo.
E mentre lui la guardava in volto con attenzione e annuiva silenziosamente, i due continuavano a sfiorarsi, come se non potessero mai toccarsi a sufficienza.
Ad un certo punto, l’attenzione di Regina venne catturata dal destriero di suo padre, che scalpitò nel suo box con aria un po’ nervosa.
«Ma che succede?» domandò la ragazza, voltandosi a scrutare l’animale.
«Cosa?» Daniel seguì il suo sguardo. Aggrottò appena la fronte, valutando il comportamento del cavallo. «Un attimo» disse poi.
Seguito da una Regina un po’ perplessa, si diresse sulla soglia della stalla e gettò un’occhiata verso il cielo.
Come si era aspettato, alcuni nuvoloni grigi iniziavano a profilarsi all’orizzonte…
«Forse dovresti tornare a casa» suggerì Daniel, rivolto a Regina. «Sembra che ci sia un bel temporale in arrivo».
La ragazza, però, si aggrappò testardamente al suo braccio. «Non voglio».
«Se si mette a piovere, dovrai aspettare che smetta, prima di poter rientrare…»
Regina mantenne la propria espressione caparbia. «Se dovessi rientrare tardi, potrò sempre dire a mia madre che ero venuta qui per portare qualche mela a Ronzinante…»
Daniel abbassò lo sguardo su di lei e alzò una mano, andandola a poggiare contro la sua guancia. «Oggi è davvero il giorno dei complotti».
Regina lo scrutò. «Ti dispiace?»
Lui sorrise. «Se devo essere sincero, no».
La ragazza, allora, si alzò sulla punta dei piedi, così da andare a incontrare le labbra di Daniel con le proprie…
A distrarli dal bacio, furono le prime gocce di pioggia.
Stretti l’uno all’altra, i due innamorati osservarono le stille d’acqua che cadevano dal cielo, i nuvoloni che ottenebravano la luce del sole.
Quando si alzò un po’ di vento, furono raggiunti dalla pioggia.
Allora Daniel indietreggiò, una mano stretta sul braccio di Regina in modo da condurre la ragazza al riparo con sé.
Lei, dal canto suo, non riusciva a distogliere gli occhi dall’esterno.
Quando Daniel si fece avanti per chiudere le porte della stalla, Regina esclamò: «Aspetta!»
Lui si voltò a gettarle un’occhiata perplessa. «Che succede?»
La ragazza non rispose. Continuando a fissare davanti a sé, avanzò di qualche passo, sino a trovarsi sulla soglia.
«Regina, così finirai per inzupparti…»
La voce di Daniel la riscosse. Regina si girò verso di lui, e riuscì a sorridergli. «E sarebbe un male?»
Senza aspettare una risposta, uscì all’aria aperta.
Le gocce di pioggia si abbatterono subito su di lei… Erano gocce grosse, fitte…
La stalla si trovava su un lieve pendio, e Regina scese appena più in basso mentre il rumore di alcuni tuoni si udiva in lontananza.
La ragazza volse la faccia verso l’alto, così da sentire l’acqua fredda sulla fronte e sulle proprie guance…
Fin da quando era bambina, le tempeste l’avevano sempre intimorita ed affascinata in egual misura… Erano sempre una buona scusa per correre da suo padre – a patto che sua madre non lo scoprisse – e in più… Regina non sapeva bene perché, ma avvertiva sempre il desiderio di gettarsi sotto la pioggia. Di sfidare l’acquazzone, per così dire.
La pioggia le frustò il viso, mentre il vento le si insinuava sotto il mantello…
In ogni modo, le venne da pensare, nessuno avrebbe mai sfidato una tempesta, per lei.
Ricordava che una volta, da bambina, era corsa fuori casa durante un temporale. Cora, che l’aveva seguita lungo tutto il corridoio, si era arrestata sul portone.
Dopo qualche falcata, Regina si era fermata e si era girata a guardarla, l’acqua che le gocciolava sul viso.
Con l’espressione colma di un’ira controllata ma spaventosa, Cora le aveva ordinato di rientrare immediatamente, ma bambina non si era mossa.
A quel punto, attirato dalla voce irata della moglie, era soggiunto anche Henry.
Regina ricordava l’aria confusa e soprattutto preoccupata di suo padre, ricordava che lui l’aveva chiamata a sua volta, con apprensione… Ma non si era azzardato a sorpassare sua moglie, a uscire sotto la pioggia per andare a recuperare la sua bambina.
Ad un certo punto, un lampo aveva rischiarato il giardino. Regina non aveva battuto ciglio, ma aveva colto con nitidezza la distanza che la separava dai suoi genitori.
Poi tutto era finito com’era ovvio: Cora aveva mosso una mano, e la bambina aveva sentito corde invisibili avvilupparsi alle sue gambe e trascinarla verso sua madre.
Due braccia forti la afferrarono da dietro, riportandola al presente. «Regina».
La ragazza sbatté le palpebre, girando appena il viso. «Daniel».
Lui aveva la fronte appena aggrottata. «Rientrare non sarebbe una cattiva idea, sai».
Regina lasciò che la sua schiena affondasse contro il petto di lui. «E se io volessi restare sotto la pioggia?» chiese, col tono ostinato di una bambina piccola.
Il suo sguardo era fisso sul cielo nuvoloso.
Daniel non rispose subito. Tenendo la ragazza stretta a sé, appoggiò il mento sui suoi capelli imperlati di pioggia… «Immagino che stenderemo i vestiti vicino al fuoco perché si asciughino più in fretta».
Regina respirò.
Si girò nell’abbraccio di lui, in modo che si ritrovassero petto contro petto, e affondò il viso nell’incavo del suo collo.
Daniel, dal canto suo, la trasse ancor più vicino a sé, come per cercare istintivamente di proteggerla dalla pioggia che picchiava su di loro.
Non le chiese nulla.
Alla fine, dopo alcuni lunghi istanti, Regina alzò la testa, incontrando il suo sguardo.
Daniel abbozzò un sorriso. Con cura, asciugò una goccia che le stava scorrendo sulla fronte. «Vogliamo rientrare?»
Lei fece scivolare una mano lungo il suo braccio, andando a stringere quella di lui. «Sì».

Una volta tornati alle scuderie, si liberarono dei propri mantelli e li stesero davanti al focolare – un caminetto modesto, che si trovava accanto all’entrata.
Dopodiché, mentre aspettavano che il temporale cessasse, finirono di mangiare le mele.
Non da soli, naturalmente: ne offrirono la maggior parte ai cavalli, che parvero gradire molto quello spuntino.
Alla fine, i due giovani si accomodarono davanti al fuoco, masticando gli ultimi pezzi di mela…
Regina si chiese cosa avrebbe detto sua madre, vedendola così, seduta per terra di fianco ad uno stalliere… E si rese conto che non le importava.
Si sentiva così bene…
«Sai» disse Daniel, «se hai sempre tante mele, potresti farne seccare qualcuna».
Regina girò la testa e lo fissò. «Io?» chiese.
Lui ricambiò il suo sguardo, inarcando appena un sopracciglio. «No?»
La ragazza non rispose subito.
Sua madre aveva imposto che lei imparasse a leggere e a scrivere, che fosse istruita nella musica e nella danza, che sapesse filare, tessere e ricamare, che conoscesse il protocollo a cui attenersi in ogni situazione…
Ma, allo stesso tempo, aveva cercato di inculcarle l’idea che ogni genere di mestiere fosse degradante. Come se la praticità fosse qualcosa di infimo.
Grazie a suo padre, però, Regina si era interessata ai lavori dei giardinieri e degli stallieri… E amava occuparsi del melo nel loro giardino, così come amava cavalcare…
Per merito di Daniel, poi, aveva definitivamente capito di non essere nata per diventare ciò che sua madre voleva.
A giudicare dai suoi insegnamenti, Cora esigeva una fanciulla impeccabile che sedesse in un angolo e ordinasse ai suoi sottoposti di svolgere ogni genere di mansione.
Ma Regina non era così. Lei voleva vivere, e saper fare tante cose…
«Potrei provare» ammise, catturata da quella nuova idea. «Chi lo sa, potrei anche rivelarmi una cuoca provetta».
Sorrise, mentre Daniel le stringeva silenziosamente una mano per dirle che concordava.
E fu allora che, nei propri abiti ancora umidi, Regina si sentì felice. Felice e basta.
Non c’era nessuna tempesta che lei dovesse affrontare da sola. Daniel sarebbe sempre stato al suo fianco.


















Note:
Quando mi sento giù, scrivo Stable Queen per consolarmi. (Il ché è paradossale, considerato quello che la Stable Queen fa ai miei feels.)
Che dire, auguro a tutti un felice anno nuovo! Spero che questa storia non abbia rovinato a nessuno il primo giorno del 2014 XD E spero di non aver fatto pasticci coi personaggi...
  
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