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Autore: _ImProudToBeAWizard    01/01/2014    2 recensioni
George Weasley ha perso la ragione. Dopo la morte del fratello si sente spezzato, privo di vitalità. Il suo è un dolore che neanche la famiglia o la torta di melassa di mamma Weasley possono curare e che, col passare dei giorni, rende il giovane sempre più spento, freddo, senza cuore.
È dunque la disperazione per la perdita del gemello, la causa di questa sua trasformazione... o c’è un’altra motivazione?! Una profezia, un antico incantesimo e la forza di due anime apparentemente uguali, ma completamente diverse saranno la soluzione di una lunga e pericolosa avventura alla riscoperta del proprio passato, e di se stessi.
E' la mia prima fanfiction! Spero vi piaccia ;)
_Wiz
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Katie, Bell, Nuovo, personaggio, Sibilla, Cooman
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAP 6


 

Abbiamo organizzato l’evacuazione dall’ospedale in fretta e furia proprio in quello stesso pomeriggio, dopo essermi svegliato. Mi aveva stupito la determinazione con cui Katie aveva appoggiato la mia richiesta. Era addirittura riuscita a descrivere il mio stato d'animo con una sola parola: solitudine. Non avrei potuto dire di meglio. In poche parole ha convinto quasi tutti. Mamma non era ancora d’accordo, ma non aveva grande voce in capitolo perciò la cosa ha preso atto comunque. Ci siamo organizzati in modo che nessuno dei medinmaghi o infermieri di turno all’ospedale ci potessero vedere: Harry ha portato da casa il mantello dell’invisibilità e io sono rimasto piuttosto stupito di poterlo usare, io e Fred avevamo provato a rubarglielo qualche volta ai tempi della scuola, senza alcun successo, ed ora me lo offriva come su un piatto d'argento. Ho finalmente provato il brivido di sentirmi invisibile!

 

Siamo dunque passati inosservati per tutto l'ospedale, gli altri ragazzi con le bacchette a portata di mano, pronti per qualsiasi problema. Hermione aveva anche previsto il momento in cui il medinmago sarebbe venuto a fare la visita di routine, creando una perfetta copia del sottoscritto sdraiata nel lettino d'ospedale.

 

Sto camminando per il corridoio, o anzi, è più preciso dire che sto fluttuando! Hermione ha voluto usare l’incantesimo Levicorpius per facilitare le cose ed evitare che “si sentisse un rumore di scarpe in più”. Katie si era offerta di starmi vicino per controllare che nessuno mi venisse addosso, ma ho prontamente rifiutato. Forse troppo bruscamente, ma solo così credo abbia veramente afferrato il messaggio: non la voglio vicina a me, disposta ad aiutarmi, questo potrebbe significare che fa parte della famiglia e non è affatto così. Non capisco neanche come sia potuta venire a trovarmi in ospedale, era una vecchia compagna di scuola, di squadra, niente più.

 

Alla mia destra c’è Hermione e alla mia sinistra c’è Ron. Harry sta davanti e fa strada. Ogni tanto fa un cenno di saluto a qualche infermiere, che eccitato di aver davanti “il bambino che è sopravvissuto”, gli rivolge uno di quei sorrisi da ragazza con gli ormoni a palla di fronte al suo cantante preferito.

 

I miei si sono già smaterializzati a casa, ci aspettano lì. Noi non abbiamo potuto fare ugualmente: purtroppo non ci si può smaterializzare all’interno dell’edificio e per questo dobbiamo raggiungere l’uscita. Prima però, recuperiamo la mia bacchetta. A questo proposito vedo Katie arrivare da un corridoio laterale a quello che noi stiamo percorrendo. Fa un cenno ad Harry e scopre un po’ la sua felpa per far intravedere una bacchetta in mogano, finemente decorata. La mia. Accidenti, non ci poteva pensare qualcun altro a questo compito estremamente –e sottolineo, estremamente- delicato?!

Raggiungiamo l’uscita, nessuno ci sta guardando con particolare interesse. Perfetto. Ci avviciniamo alle porte scorrevoli, varchiamo la soglia in tutta tranquillità e finalmente fuori, siamo risucchiati dal vortice della smaterializzazione.

Ci ritroviamo di fronte alla Tana. Sono di nuovo a casa.

Una fresca brezza mi accarezza il viso e mi scompiglia i capelli.

Sono di nuovo a casa!

È una sensazione inspiegabile quella che mi colpisce, un'emozione che sa di calore, di nostalgia, ma soprattutto di libertà.

Corro automaticamente verso il retro della casa. L'odore di rose e di lavanda è diverso, sembra più dolce. Tutto attorno è circondato da un alone di bellezza, e pure la casa, nonostante cada a pezzi, mi trasmette grande accoglienza e mi da il bentornato, finalmente!

Perfino gli gnomi da giardino che vedo scorrazzare in giro mi stanno simpatici oggi, quasi li abbraccerei! Ne acchiappo uno al volo con entrambe le mani e poi, prendendolo con una sola e iniziando a ruotare il braccio, lo lancio verso il cielo limpido. Quanto mi era mancato farlo! Lanciavo sempre gli gnomi insieme ai miei fratelli per disinfestare il giardino. Per passare il tempo senza annoiarci giocavamo a chi lanciava lo gnomo il più lontano da casa, e chi vinceva veniva esonerato dal fare qualsiasi altro tipo di lavoro in casa, mentre a chi arrivava ultimo toccava fare anche il lavoro del vincitore. Io vincevo spesso, anche se ammetto che molte volte baravo spostando lo gnomo di qualche metro più in là di dove era realmente caduto.

Mi metto a ridere di gioia vedendo lo gnomo fare tre capriole prima di atterrare in un campo di margherite.

-George!- esclama una voce femminile. Mi giro e vedo Ginny correre verso di me. Questa scena mi riporta la memoria a parecchi anni fa, quando la mia sorellina non era altro che una bambina, e mi fa sorridere. Le vado incontro e la abbraccio contento. Ora Ginny è una donna, ma per rimarrà sempre la più piccola della famiglia, la mia dolce e tenera Gin.

-Hey, che brutta cera!- mi dice ridendo – vedi che adesso ti rimetti in sesto: mamma era talmente eccitata del tuo ritorno che in fretta e furia ha voluto preparare la meringona glassata!-

-Mm, non vedo l'ora!- le rispondo sorridendo.

Anche lei acchiappa al volo uno gnomo e lo lancia lontano. Sorrido.

-Ho vinto io, ovviamente!- esclamo con fare saccente, vedendo atterrare il suo gnomo pochi metri più indietro rispetto a dove è ancora disteso il mio.

Lei mi fa la linguaccia e mi tira una leggera gomitata sul fianco, così io per ripicca le scompiglio i capelli.

Entriamo in casa abbracciati, ridendo divertiti.

Dentro è tutto come l'avevo lasciato, il camino sulla destra con sopra la mensola piena dei libri di cucina di mamma, la poltrona e il lavoro a maglia che, colpito da un incantesimo, fa il tipico maglione Weasley da solo, di fronte le scale che portano alle camere e a sinistra la cucina, quel paradiso in cui le prelibatezze trovano dimora, specialmente nelle pance di noi ingordi!

Anche adesso un forte e delizioso odore di torta si espande in tutta la casa, e riempie le narici dei suoi affamati abitanti.

Non ho tempo di varcare la soglia di quel paradiso che mi ritrovo circondato da una marea di abbracci e baci. In casa non c'è solo la mia famiglia, ci sono anche i vecchi membri dell'Ordine, i membri di quello che era l'ES e i genitori di Hermione. Tutti stavano in cucina, un po' tanto schiacciati, pronti ad assaltarmi non appena fossi arrivato.

Un po' in disparte ci sono anche Draco Malfoy e Blaise Zabini. Mi sorprende vederli in casa MIA, in quello che per loro è sempre stato il massimo del degrado e della povertà. Non appena però Draco si volta verso di me e mi fa un cenno con la testa per salutarmi, non mi dà molto l'idea che si trovi a disagio. Forse è la quantità di gente a donargli, in ogni caso, un'espressione disgustata, o forse è la quantità eccessiva di amore che le altre persone si scambiano con baci e abbracci ad infastidirlo. Se è per quello lo capisco pure io!

Oltre ad avermi salutato, Draco sembra anche intenzionato a venirmi a parlare, ma si blocca non appena vengo distratto dal volto un po' arrossato ma sorridente di mamma Weasley, che inizia a consumarmi la faccia di baci.

-Mamma, per favore!- dico scorbutico. Ci sono troppe persone qui dentro, mi fa sentire in imbarazzo!

-Oh, scusa tesoro. Sono solo così contenta di riaverti finalmente a casa!- dice tra le lacrime.

-Ma non eri tu quella che voleva obbligarmi a restare in ospedale?- rispondo.

La vedo intristirsi di botto, e questo mi fa sentire terribilmente in colpa.

-Sono contento di essere tornato a casa mamma, mi sei mancata davvero.- aggiungo andandola ad abbracciare. La sento rilassarsi tra le mie braccia e ritornare a sorridere. Sollevata mi dà un altro bacione killer sulla guancia, per poi rituffarsi tra forno e fornelli.

Vengo salutato calorosamente dai miei altri fratelli, da Harry e Hermione. Vedo Lee e lo corro ad abbracciare, entrambi ridiamo tra le lacrime ricordando tutti i momenti passati insieme. Vedo Angelina e saluto calorosamente anche lei, contento di sapere che nonostante sia stata la mia ragazza ma non abbia funzionato, questo non abbia affatto compromesso la nostra amicizia. Saluto anche quello che ora è diventato ministro, Shackebolt, e mi fermo a fare una chiacchierata con i signori Granger.

Verso sera se ne sono andati quasi tutti, rimangono a cena solo Hermione, Harry e Katie, invitata insistentemente da mamma -nonostante il mio grande disappunto- a restare.

-Allora: ci vuoi dire che diavolo ti frulla per la testa ultimamente?- chiede Ron di punto in bianco, nel bel mezzo dell'ultimo boccone di meringa avanzata dopo la mia festa di bentornato.

Questo ultimo boccone si fa estremamente insipido. Si sa che le parole talvolta più efficaci delle vere e proprie magie...!

-Non è niente, qualche brutto incubo.-

-Terribile, semmai!- mi risponde Gin. -Da quello che mi hanno detto parlavi come se ciò che tu dici di aver “sognato” ti è in realtà successo realmente!-

-Esattamente che cosa ti hanno raccontato, Ginny?!- sto ripensando al mio “fantastico” monologo nella stanza d'ospedale. Non mi ero accorto di aver parlato ad alta voce, eppure, così facendo, ora tutti sanno esattamente tutto quello che è successo. Solo non riescono bene a collegare le informazioni e pensano che io stia andando di testa.

Gin non fa caso alla mia ultima domanda:- O hai sbattuto troppe volte la testa, o ti è successo qualcosa e io sono piuttosto sicura che la risposta giusta sia la seconda. Anche se non metto neanche in dubbio la possibilità che tu abbia sbattuto la testa da qualche parte e più di una volta...!-

Alzo gli occhi al cielo con fare un po' stressato.

Non avevo proprio intenzione di alzare così tanto l'interesse nei miei confronti, ma in effetti è solo grazie a questo mio nuovo “problema” che sono riuscito a tornare a casa.

Forse è solo per quello che oggi sono venute a trovarmi tante persone... Non per dimostrarmi il loro affetto e il loro appoggio in questo momento difficile, e magari dirmi un in bocca alla mandragola per il futuro. No.

La notizia della mia pazzia e dei miei incubi stravaganti si dev'essere diffusa così velocemente -con quelle pettegole di mamma e Ginny. Sono sicuro che in mezzo c'è anche lo zampino di Katie, questa ragazza la sopporto proprio poco!- che tutti sono venuti a vedere se le dicerie erano vere.

Tutte facce, espressioni, parole false.

Tutto falso.

-Ve lo dico domani, se mi va.- rispondo infine con voce cupa. - Io ora me ne vado a letto, è già mezzanotte.-

Senza salutare esco dalla cucina e salgo le scale.

Come un automatismo raggiungo la camera che condividevo con Fred. Lo realizzo non appena sono di fronte alla porta e il pensiero mi provoca un brivido di paura ed emozione.

Stringo tremante il pomello e lo giro. Lo scatto della serratura mi fa bloccare un attimo sul posto.

Considerandomi un idiota per aver esitato a lungo, decido di spalancare la porta.

La stanza è quasi immersa nel buio, ma solo un raggio di luna, dal colore argenteo, passa attraverso la persiana e si riflette sul pavimento, in legno, impolverato, donando così alla stanza un'atmosfera... direi malinconica.

Mi faccio avanti e sfioro con le dita il profilo del mio letto. Raggiungo anche quello di Fred e non appena lo tocco io... lo ricordo.

Io lo vedo. Vedo me e lui, ognuno nei propri letti a parlare fino a tardi del più e del meno.

Mi giro nella parte opposta e vedo me e lui seduti sul pavimento, appoggiati con la schiena contro il muro a consultare la mappa del malandrino, durante le vacanze di Natale.

Mi viene in mente la botola che ci eravamo improvvisati sempre in quel pavimento. Sposto il comò, di fronte ai letti, di un metro e faccio pressione su una delle assi in legno, quella attaccata al muro e scheggiata leggermente sull'angolo in basso a destra.

L'asse si alza nella parte opposta a dove ho fatto pressione e così la posso rimuovere. Agisco lentamente, cercando di non fare troppo rumore per evitare di svegliare qualcuno.

All'interno ci sono tutti i nostri esperimenti che da giovani avevamo fatto sulle caramelle, ma che solo anni dopo sono diventate il nostro trampolino di lancio e hanno dato vita al negozio dei Tiri Vispi Weasley.

Un sorriso spontaneo nasce sulle mie labbra, alla vista delle pasticche vomitose.

Un sorriso però che ha un gusto così amaro... Ah, quanta nostalgia.

Troppi ricordi in una volta.

Rimetto tutte le scatolette varie al loro posto e ripongo il comò dov'era. Mi alzo e vado a spalancare la finestra. L'aria fredda della notte mi colpisce in piena faccia, e con essa cerco di nascondere le lacrime che silenziose iniziano a scivolare sul volto, per poi cadere giù a colpire il davanzale impolverato.

Mi sento di nuovo un idiota, dato che non c'è nessuno con me per cui avrei motivo di nascondermi.

Capisco allora che le sto nascondendo a me stesso.

Non ho mai pianto, neanche per mio fratello. Ho sempre scalciato, urlato, mi sono anche ferito. Mai pianto.

Guardo il cielo e mi sento persino infastidito dallo splendore della luna, lei che ora mi osserva inquisitrice.

Di sicuro non ho intenzione di dormire qui, sta notte. Non oso immaginare l'effetto che avrebbe su di me, sdraiarmi tra le coperte del mio letto, se solo la vista della stanza mi ha scombussolato tanto.

Non oso dormirci anche se so che mamma ha premurosamente messo tutte le lenzuola pulite in occasione del mio arrivo.

Anche se so che così la deluderò di nuovo, come ho fatto non appena ho messo piede qua dentro.

Una delusione in più da aggiungere alla lista.

Apro di poco la porta e provo a sentire se per caso qualcuno è ancora sveglio, ma sono tutti andati a dormire.

Prendo la mia bacchetta che Katie mi aveva consegnato poco dopo la materializzazione di fronte alla tana e con un veloce Lumos la rimetto in funzione dopo mesi.

Mi godo un attimo il momento: riavere la bacchetta fra le mani, vedere la sfera di luce fuoriuscire dalla punta della bacchetta ed illuminare il corridoio e l'imbocco delle scale di fronte alla porta.

Inizio a scendere di sotto. Per un po' penso che dormirò sul divano.

Raggiungo il salotto, ma voltandomi verso il divano vedo che qualcun altro l'ha occupato interamente: Katie dorme tranquilla su di esso e, infastidendosi per la luce della mia bacchetta, si volta dall'altra parte per poi continuare a dormire tranquilla.

Sospiro. Vorrà dire che andrò a dormire nel fienile.

Non appena entro sento molto di più il freddo, per questo con la magia accendo un piccolo fuoco vicino al mucchio di paglia in cui mi sarei appisolato per la notte.

Trasfiguro un rastrello in una coperta e da sdraiato sulla paglia, me la appoggio addosso.

Dopo un po' mi addormento, in contemplazione delle fiamme che danzano sinuose davanti a me.  




All'angolino di Wiz

Buonasssera potterheads! Oggi ho ricevuto un dono bellissimo: l'ispirazione! ;)
Ecco a voi un capitoletto fresco fresco e succulento...sisi, sono fumata, ma capitemi, è sempre così il primo dell'anno!
E a proposito, AUGURI a tutti voi, miei cari lettori! Godetevi la lettura in questo inizio anno! :)
Ah, e ovviamente, recensite ! Fatemi sapere che cosa ne pensate!
A presto,

_Wiz

 

  
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