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Autore: Lulumiao    01/01/2014    4 recensioni
Raccolta che, come dice il titolo, ha come argomento principale l'amore. Scriverò principalmente di coppie Femslash, sia umanizzate sia versione pony, ma non escludo delle future coppie Het. Vi prego di non avanzare richieste sulle coppie che volete vedere nelle storie, mi trovo bene solo con coppie che mi piacciono. Perciò scordatevi Rainbow Dash x Twilight Sparkle XD. Le recensioni sono sempre gradite, buona lettura!
I personaggi e i luoghi presenti in questa fanfiction appartengono a Hasbro.
EDIT 07/02/14: aggiunto un pezzo nel primo capitolo.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente aggiorno di nuovo! Non pubblico niente da tanto tempo, e mi scuso con tutti quelli che seguono le mie storie. Ho avuto un po’ di blocco dello scrittore, ma finalmente sono riuscita a buttare giù qualcosa.
Da un po’ di tempo negli Stati Uniti è iniziata la quarta stagione di My little pony, che ovviamente io seguo in diretta streaming su internet, e invito anche voi a farlo, se avete un minimo di dimestichezza con l’inglese; tra l’altro è anche un ottimo esercizio per imparare la lingua. Questa nuova serie sta portando tante novità e colpi di scena, la sto apprezzando molto nonostante alcune puntate siano un po’ inconcludenti. Parlando di questo capitolo della raccolta, ringrazio la mitica koopafreak per avermi suggerito il nome di Silver Platter XD Non mi veniva in mente nessun nome carino. Aspetto le vostre recensioni, sia positive sia negative.
Buon Natale in ritardo e buon 2014!!!
 
Personaggi: Rarity, Pinkie Pie, OC (Silver Platter), varie comparse, Twilight Sparkle (citata), Sweetie Belle (citata), genitori di Rarity (citati)
Generi: Commedia, Romantico, Sentimentale
Lunghezza: One shot (2508 parole)
Tipo di coppia: Femslash (anche Shoujo-ai, volendo): Rarity x Pinkie Pie
Note: AU
Avvertimenti: Humanized ponies
Rating verde
 
 
 
 
La… principessa azzurra
 
 
 
 
Rarity era ormai abituata alle stramberie della sua ragazza, ma quella sera non era per niente tranquilla.
Lei e Pinkie Pie erano fidanzate da due anni ormai, e mai Rarity avrebbe pensato di trovarsi così bene con una donna. Le erano sempre piaciuti gli uomini, ma dopo alcuni anni di profonda amicizia con Pinkie era finalmente riuscita a decifrare cosa c’era sotto quello strato di follia e risate… e aveva trovato qualcosa che le piaceva molto, fin troppo, per essere solo una semplice amicizia: un’anima solare, che vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno, desiderosa di regalare un sorriso agli altri a tutti i costi, che capiva perfettamente il valore dell’amicizia; non era solo superficiale ilarità, come poteva apparire a prima vista. E quando Rarity aveva capito che anche Pinkie era interessata a lei in maniera romantica, si era lasciata corteggiare volentieri. Avevano cominciato ad uscire in coppia, solo loro due, e avevano stupito tutte le loro amiche quando avevano annunciato il loro fidanzamento: chi mai avrebbe pensato che una sofisticata ragazza che aveva avuto decine di fidanzati e flirt con uomini, elegante, raffinata, educata e maniaca dell’ordine, potesse mettersi con una ragazza così disordinata, assurda, spesso priva nei suoi pensieri di filo logico, e apparentemente completamente folle? Be’, nessuno avrebbe mai potuto prevederlo.
Eppure la loro unione continuava da due anni ed erano stati il periodo più bello della vita di Rarity, fino a quel momento. Ogni giorno scopriva una sfumatura di Pinkie che prima non aveva colto, e sicuramente non c’era mai da annoiarsi con la regina del divertimento. Spesso il comportamento puerile di Pinkie la infastidiva, ma l’amore che provava le faceva dimenticare ben presto gran parte degli infantilismi dell’altra e la portava a pensare che con Pinkie al suo fianco il sorriso non le sarebbe mai mancato.
Ma Rarity, seppur molto innamorata, non dimenticava mai che Pinkamena Diane Pie poteva da un momento all’altro fare qualcosa di così assurdo da risultare addirittura pericoloso, perciò non abbassava mai la guardia. Ogni volta che avevano un appuntamento c’era sempre qualche possibilità di troppo di morire in circostanze poco chiare, non si era mai al sicuro con Pinkie. Perciò uno dei compiti di Rarity era frenare l’eccessivo entuasiasmo della sua ragazza, cosa che le riusciva quasi sempre, ma quella sera aveva uno strano presentimento.
Pinkie Pie si era comportata in modo strano nei giorni precedenti, come se nascondesse qualcosa. Confabulava a bassa voce tra sé e sé (non era strano che parlasse da sola, ma quando lo faceva di solito urlava), non ascoltava quando le si parlava, aveva perso la sua andatura saltellante… Rarity l’aveva addirittura sorpresa una settimana prima ad aggirarsi furtiva in una via del centro e aveva saputo dalla signora Cake che passava molto tempo nella sua stanza a parlare con voce solenne, ma la pasticciera era troppo educata e corretta per origliare.
Per questo non presagiva nulla di buono per quell’appuntamento; Pinkie le aveva detto che sarebbero andate a cena in un noto ristorante e che avrebbero fatto una passeggiata, nient’altro, ma Rarity si chiedeva se per caso dovesse prepararsi a fronteggiare chissà quale attacco di pazzia della sua fidanzata.
 
Erano le sette e mezza, Pinkie Pie sarebbe arrivata a momenti. Rarity ricontrollò il trucco, i capelli, il vestito, la borsa, le scarpe… Tutto in ordine per la sua piccola dai capelli rosa. Per sicurezza aveva preso anche lo spray al peperoncino contro gli aggressori… Non si sa mai.
Fortunatamente Sweetie Belle era con i genitori quella settimana, non avrebbe dovuto occuparsi di lei.
Finalmente il campanello suonò, facendo trasalire Rarity. Andò ad aprire e si trovò davanti un mazzo di rose grande come un cespuglio, dotato di gambe e di una folta chioma rosa. Dopo un attimo di smarrimento Rarity capì che la strana entità che aveva davanti era in realtà la sua Pinkie, che le aveva portato in regalo il più voluminoso mazzo di rose rosse che avesse mai visto. Con voce un po’ incerta, cercando di capire a che livelli fosse la sanità mentale di Pinkie quella sera, Rarity salutò: «Ciao, tesoro…». Rarity chiamava tutte le sue amiche “tesoro”, perciò non fu l’appellativo a far trasparire l’affetto, ma fu il tono dolce con cui lo disse, che riservava solo alla sua fidanzata.
«Ciao, Rarity… Etciù!» rispose Pinkie da dietro il mazzo di rose. «Scusa, mi era finito un petalo nel naso… Guarda, ti ho portato dei fiori! Rose, le tue preferite! Ti piacciono?» chiese strofinandosi il naso in un modo ben poco femminile.
«Sono bellissime, Pinkie… Aspetta, ti aiuto…» rispose Rarity afferrando le rose e portandole in casa. Pinkie la seguì, finalmente liberatasi dal peso, chiudendosi la porta alle spalle.
«Allora, amore, stasera faremo tutto come abbiamo stabilito?» chiese Rarity immergendo le rose in alcuni vasi colmi d’acqua (non ne sarebbe mai bastato uno).
«Esattissimamente, voglio che questa serata sia fantastica!». La voce di Pinkie tremava un po’. Cattivissimo segno, pensò Rarity voltandosi per guardare la sua ragazza. Per fortuna i suoi capelli sono vaporosi come al solito, se fossero lisci vorrebbe dire che è triste e potrei anche aspettarmi l’imminente fine del mondo. Pinkie si avvicinò all’altra e la circondò con un abbraccio fin troppo stretto, al quale comunque Rarity rispose con affetto. La stilista, essendo molto più alta della compagna, posò un bacio tra i capelli di Pinkie, sentendo quel forte odore di zucchero che accompagnava la pasticciera ovunque. Dovrò chiedere a Twilight di spiegarle quali sono le conseguenze di un probabile diabete, pensò Rarity. Quest’ultima parlò, ancora abbracciando l’altra: «Sarà una serata fantastica se eviterai la morte del cameriere, l’ultima volta che siamo andate al ristorante quel poverino si è fatto proprio male… Dovremo evitare quel posto per sempre, peccato, è un locale così raffinato…». “E costoso”, avrebbe dovuto aggiungere, ma se un posto è elegante, allora per lei i soldi non contavano più nulla.
«Quello è stato solo un incidente, non l’ho fatto apposta, è stato lui a scivolare… Comunque dovremmo andare, sto morendo di fame e voglio assolutamente assaggiare la nuova torta alla tripla crema di limone del ristorante!».
«Sei sempre informatissima per quanto riguarda la cucina, tesoro» osservò Rarity sollevando un sopracciglio.
Pinkie sollevò la testa e guardò l’altra negli occhi, azzurro contro zaffiro: «Sono così informata che potrei giurare davanti a Princess Celestia che il bocconcino più prelibato di tutta Equestria sei tu…». Prima che Rarity potesse arrossire per il complimento –forse un po’ banale, ma pur sempre un complimento ricevuto dalla persona più importante del mondo–, Pinkie si alzò sulla punta dei piedi e la baciò teneramente. Rarity ricambiò, pur avvertendo un leggero tremore di Pinkie.
Sciolsero il contatto e Rarity prese la borsa.
«Possiamo andare?» chiese Pinkie spostando il peso da un piede all’altro.
«Possiamo andare» rispose Rarity dirigendosi verso la porta.
 
Arrivarono a piedi al ristorante. Era piccolo, ma accogliente e romantico, illuminato da una luce soffusa che rendeva l’ambiente molto intimo. Appena entrate, Pinkie si rivolse a un cameriere suo amico; dopo tutto, difficilmente si poteva trovare qualcuno in zona che non conoscesse Pinkie Pie. «Ehilà, Silver Platter!».
«Ehi, Pinkie!» rispose il cameriere accortosi della ragazza. Era un ragazzo molto magro, capelli blu e sguardo sveglio. Si avvicinò con dei piatti pieni di avanzi e disse, con il sorriso sulle labbra: «Come va, Pinkie? Seratina romantica con la fidanzata, eh?». Il ragazzo strizzò l’occhio a Rarity, che arrossì leggermente, ma la ragazza disse: «Sì, Pinkie fa sempre del suo meglio per corteggiarmi: mi porta sempre in posti carini». Rarity conosceva poco il cameriere, ma le sembrava un ragazzo buono e simpatico.
Pinkie si lanciò sulla sua ragazza e la strinse. «Il mio pasticcino mieloso adora queste sdolcinerie… Se no non sarebbe un pasticcino mieloso!». Rarity non amava molto le manifestazioni di affetto così esplicite in pubblico: una signora non dovrebbe dare nell’occhio con situazioni imbarazzanti. Perciò cercò di allontanare Pinkie e chiese al cameriere, indicando l’altra ragazza: «Mh, possiamo sederci al nostro tavolo? Credo che l’animaletto selvatico abbia fame».
Pinkie, dal canto suo, era indecorosamente avvinghiata alla sua ragazza con il viso più o meno all’altezza del seno di Rarity, ignorando qualsiasi senso del pudore. Il giovane capì l’imbarazzo e si affrettò ad accompagnarle al loro tavolo, leggermente lontano dagli altri. Rarity pensò che quello spostamento fosse stato fatto di proposito, e sorrise al pensiero della sua Pinkie che si impegnava per rendere tutto perfetto. Le due si sedettero, e prontamente il cameriere dai capelli blu portò loro due menù.
Se in quel momento Rarity non avesse avvertito l’impellente bisogno di controllare di aver portato con sé la sua trousse di trucchi da borsetta, forse avrebbe notato l’occhiata complice che si stavano scambiando Pinkie e il giovane impiegato del locale.
 
«Tesoro caro, ti sembra salutare prendere due primi, un secondo e tre dolci?» chiese Rarity, incredula davanti a tanta noncuranza nei confronti della salute.
«Mh, hai ragione, forse dovrei prendere un altro dolce, non vorrei dimagrire troppo» constatò Pinkie preoccupata.
«Difficilmente potresti dimagrire troppo, stai tranquilla» borbottò Rarity rassegnata.
 Pinkie Pie non era grassa, ma neanche magra: la maggior parte del suo adipe corporeo si concentrava nei fianchi e nelle cosce, ma non ce n’era abbastanza per poterla definire grassa; al massimo era un po’ tonda, paffuta. Rarity, da sempre amante della bellezza, era finalmente riuscita ad innamorarsi di qualcuno che, a differenza dei suoi partner precedenti, non rientrava proprio nello stereotipo di “bello ed affascinante”, e le sue amiche erano segretamente molto felici che fosse riuscita a superare la sua apparente superficialità.
La cena si svolse senza eventi particolari. Pinkie stava parlando di quella volta in cui aveva cucinato una torta a cinque piani che stranamente non entrava nel forno, ma appena Rarity ebbe ingoiato l’ultimo boccone di dolce si interruppe. «Allora la signora Cake mi ha detto: “Pinkie, la stai mettendo nel forno sbagliato, usa quello più grande!” e io non capivo perché la gente costruisse dei forni così piccoli, e allora… Oh, hai finito di mangiare? Bene…».
Rarity, che tentava di seguire il discorso di Pinkie, notò l’improvvisa interruzione. «Eh? Sì, ho finito… vuoi già andare via?».
«No, tutt’altro… Ehm, dunque…». Con aria misteriosa Pinkie chiamò Silver Platter, che arrivò trafelato.
«Tutto bene, ragazze? Porto via i piatti?» disse con un’occhiata complice a Pinkie.
«Sì, grazie…». Pinkie fece l’occhiolino a Silver Platter. Rarity notò gli strani sguardi che si stavano scambiando i due, e all’improvviso un pensiero la colpì: forse i suoi presentimenti erano fondati? Stava veramente per accadere qualcosa di strano?
All’improvviso, ad uno schiocco di dita di Silver Platter, i quattro occupanti di un tavolo lì vicino si alzarono; erano dei musicisti, a giudicare dalla forma delle borse che avevano accanto, da cui trassero frettolosamente i loro strumenti. Erano un quartetto d’archi, due uomini e due donne, vestiti con abiti eleganti, e subito si disposero vicino al tavolo di Pinkie e Rarity, attaccando una dolce melodia. Inutile dire che gli sguardi di tutti i presenti erano puntati sui musicisti e su Pinkie, che improvvisamente si era alzata facendo un gran baccano con la sedia.
«Ehm, tesoro… Cosa significa tutto questo?» chiese Rarity leggermente in imbarazzo. Nonostante adorasse essere al centro dell’attenzione preferiva avere la situazione sotto controllo, cosa che in quel momento non stava accadendo. Era abbastanza confusa e voleva capire cosa stava succedendo, onde evitare brutte figure o disastri.
Pinkie Pie si schiarì la voce e cominciò a parlare a voce alta: «Dunque, Rarity, forse credevi che questo fosse un appuntamento come gli altri, ma non lo è. Forse hai notato che in questi giorni sono un po’ nervosa, ma c’è un motivo. Sai che ti amo tantissimissimamente tanto» (un Ohhh si levò dai commensali) «e io so che tu ricambi… stiamo insieme da due anni, e ho capito che non esiste una donna più incredibile di te… Sei generosa, romantica, pensi sempre alle emozioni degli altri, mi correggi quando sbaglio e contieni la mia sbadataggine… Sicuramente hai anche dei difetti, sei un po’ vanitosa, esibizionista, ma tutti abbiamo dei difetti, io sono troppo esuberante e stupidina, per esempio. Ma ti amo così come sei, e so che anche tu mi ami così come sono. Non ti cambierei con nessun’altra donna al mondo, sono sicura di volere te al mio fianco per tutta la mia vita, perciò… Rarity, amore mio, vuoi sposarmi?». Con queste parole Pinkie Pie tirò fuori da una tasca una scatolina. La aprì e ne mostrò il contenuto a Rarity: un incantevole anello con diamante. 
Silenzio. Il quartetto d’archi smise di suonare, i clienti del ristorante smisero di mormorare.
Rarity non si aspettava nulla di simile, specialmente dalla sua piccola Pinkie: non credeva che l’altra prendesse così sul serio la loro relazione al punto di chiederle di sposarla. Rarity aveva sempre sognato un matrimonio da principessa, con tanti fiori, tanti invitati e un favoloso principe azzurro al suo fianco… In questo caso il principe sarebbe stato una principessa, ma che importa? Amava troppo la sua folle ed imperfetta Pinkie Pie per volerla cambiare con un qualunque uomo ricco, bello e carismatico, perciò…
«Sì Pinkie, voglio sposarti» rispose con un filo di voce e le lacrime di commozione che scendevano. Si levò un applauso fragoroso, e Rarity, tra le lacrime, il pensiero del trucco che si scioglieva, Pinkie che correva ad abbracciarla e le infilava l’anello al dito (ovviamente sbagliando e infilandolo all’indice della mano destra) e il quartetto d’archi che suonava una marcia nuziale, non si accorse dei pochi che non applaudivano, certamente qualche bigotto mentalmente molto chiuso. Silver Platter arrivò di corsa stappando una bottiglia di spumante, offerto da lui alle sue amiche. Pinkie abbracciò anche lui, sprizzando gioia da tutti i pori. Rarity all’improvviso capì: «Ma… ma… voi due eravate d’accordo?».
«Sì, Silver mi ha aiutata ad organizzare tutto, è stato fondamentale!» rispose Pinkie.
«Congratulazioni, ragazze, sono contento per voi» disse Silver Platter sorridendo da un orecchio all’altro.
Pinkie tornò a stringere Rarity, sussurrandole: «La mia proposta di matrimonio è stata abbastanza fantasticissima?».
Rarity sorrise, ricambiando l’abbraccio: «Da favola, tesoro».
 
Più tardi Pinkie Pie e Rarity stavano camminando verso casa della stilista, abbracciate. Stavano ovviamente discutendo dei preparativi del matrimonio, senza trascurare nessun particolare. Avrebbero collaborato, Pinkie era bravissima ad orgnanizzare feste e Rarity poteva impedirle di appendere palloncini ovunque, sostituendoli con eleganti fiori bianchi. All’improvviso la donna dai capelli indaco si ricordò di un particolare. «Pinkie, quando ti ho detto di sì gli archi hanno cominciato a suonare una marcia nuziale… Che cosa avrebbero suonato nello sventurato caso in cui ti avessi detto di no?».
«Una marcia funebre, ovviamente» rispose Pinkie, lasciando Rarity un po’ perplessa. «Ma ero certa che avresti detto di sì».
«Mh, comunque, tornando al discorso di prima, tesoro, quante persone pensi che dovremmo invitare?» chiese Rarity, ammirando l’anello luccicante ora collocato sul dito giusto.
«Be’, ma è logico… Tutte!».
E, guardando con tenerezza quell’energetica ragazza dai capelli spettinati, paffutella e con qualche rotella fuori posto, Rarity capì che quando Pinkamena Diane Pie dice “tutte”, significa proprio TUTTE. Si chiedeva dove avrebbero accolto così tante persone, ma, in fondo, chi ha mai visto pochi invitati al matrimonio di una principessa?
 
 
 
 
  
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