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Autore: Alexandra_ph    01/01/2014    4 recensioni
"... Il fatto è che non so spiegarti cos’è successo. Non razionalmente, almeno.”
“Spiegamelo, allora, alla tua maniera irrazionale.”.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-3-

 (assegnare le parti)

 

 

 

Perfetto! Manca il rossetto e poi… sei perfetta.
Non credevo di riuscirci. Ma scopro che la faccenda è alquanto strana: a quanto pare mi vengono automatiche cose che non avrei mai immaginato di saper fare in vita mia.
Avrei anche potuto evitare il trucco, ma tu non ti presenti mai in ufficio senza almeno un velo di rossetto a sottolineare la curva delle tue labbra; quando ti accade di non essere perfetta come al tuo solito, c’è sempre qualcosa che non va. E proprio oggi non vogliamo che qualcuno pensi che qualcosa non vada, vero? Sarebbe troppo imbarazzante rispondere cosa.
E’ una fortuna che tu non sia in uno dei tuoi “giorni no”: in bagno, nell’armadietto, mi sono trovato di fronte ad una scatoletta… ci ho messo qualche minuto a capire cosa potessero essere.
Quell’esperienza, ti assicuro, preferisco evitarla. Poi, magari, mi sarei scoperto capacissimo anche di mettere un assorbente interno, ma sono contento di non doverlo provare.
Almeno per il momento.
In effetti… cerco di non pensarci, ma… tornerò mai nel mio corpo?
Sono alle prese con la spazzola quando suona il telefono. Calma: ci vuole concentrazione prima di rispondere.
“Colonnello Mackenzie…”
Dall’altra parte, per un attimo, un silenzio quasi esitante.
“Chi parla?” domando.
“Mi… mi scusi… devo aver sbagliato numero…”
All’altro capo sento una voce che mi sembra essere la mia e, in sottofondo, rumori familiari.
Tento l’inverosimile.
“Mac…? Sei tu?”
Mi accorgo di attendere con ansia la risposta, a confermare che le mie ipotesi sono corrette.
“Harm?”
Sento sollievo, nella mia voce, quando trovi il coraggio di domandarmi se a rispondere al tuo apparecchio, e con la tua voce, sono proprio io.
Avevo ragione, allora: siamo ognuno nella pelle dell’altro.
Assurdo, irreale.
Ma sapere che ci sei tu, dentro il mio corpo, in qualche modo mi rassicura. Spero che sia lo stesso anche per te.
“Sì, sono Harm.”
Che liberazione, poterlo dire a qualcuno! Non mi ero reso conto di quanto avessi bisogno di poter parlare con qualcuno che potesse capire. Non oso immaginare come ti senti tu, oltretutto in mezzo a persone che quasi non conosci…
“Mac, come stai?”
“Bene… più o meno. Senti… Hai capito che cosa è successo?”
“Non ne sono certo, ma credo che c’entri l’eclissi di luna e…” esito a dirti tutto quanto: come faccio? Non vorrei che pensassi che tutto questo casino fosse colpa tua.   
“Harm, credi che la mia frase di ieri…”
Ci sei arrivata da sola.
“Devi averlo desiderato talmente tanto intensamente che fossi nei tuoi panni…” cerco di sorridere con la voce, per sdrammatizzare un po’, prendendoti bonariamente in giro.
“Credi davvero che volessi tutto questo? Che pensassi a quello che ho detto?”
“Sì, Mac. Sono convinto che pensassi davvero a quello che hai detto. Ma non credo affatto che volessi che accadesse realmente una cosa simile.”
“Cosa faremo, Harm?”
“Non lo so…”
“Voglio tornare a Washington…”
“Ma non puoi, Mac! Ho le qualificazioni. E poi la Parker…”
“Harm, rifletti: come faccio a volare al posto tuo?”
“Puoi farcela, Mac. Io ho fatto il caffè…”
“Se permetti non è proprio la stessa cosa”.
“Aspetta, non è questo che intendevo. Volevo dire che mi sono reso conto che so fare le cose che solitamente fai tu. Mi sono persino truccato, e devo dire che sono, o meglio sei, perfetta come sempre”.
“Ma volare, Harm! Lo sai che non sopporto di volare neppure quando sei tu a pilotare… figurati se devo farlo io…”
“Potresti trovarlo divertente. E poi c’è Skates… ti può aiutare lei”.
“E cosa dovrei dirle? Che il Comandante Harmon Rabb, esperto pilota di tomcat, improvvisamente ha scordato anni e anni di addestramento al volo? Oppure dovrei dirle la verità? Ma fammi il piacere, Harm…”
“E perché no?”
“Che cosa?”
“Dirle la verità”.
“Ma per favore…”
“Non sto scherzando, Mac. Potrebbe capire. Ti assicuro che Skates potrebbe davvero capire”.
“Tu lo credi? Dovevi vedere la sua faccia poco fa quando ti ha visto in mutande".
“Aspetta, aspetta… cos’hai detto?”
“Lascia perdere… ha bussato alla tua cabina per avvertirti che sarebbe stata lei il tuo RIO e io ho aperto, senza riflettere…”
“Un momento: hai detto che Skates sarà il tuo RIO?”
“No. Io ho detto che Skates sarebbe dovuta essere il TUO RIO…”
“Ma è perfetto! Lei è bravissima, il miglior secondo con cui abbia mai volato… quello che non saprai fare tu, te lo dirà lei”.
“Tu sei pazzo. Vuoi vedermi morta? O vuoi morire tu? – Accidenti che casino! - Capisco che quello che è successo, tecnicamente potrebbe essere definito colpa mia, ma…”
“Tu non c’entri niente con tutto questo. E non morirai affatto. E neppure farai morire me.”
“Sei sempre così maledettamente sicuro di te?”
“No, non sempre. Avrei avuto delle difficoltà con gli assorbenti… E non ho ancora provato i tacchi…”
Sento una risata, quella che speravo di ottenere con le mie parole, e capisco che stai cedendo.
“Se io provo a pilotare, tu devi uscire con Webb. Ho appuntamento con lui, questa sera”.
“Scordatelo”.
“Allora niente qualificazioni”.
“Ma così non potrò volare per sei mesi…”
“Sta a te decidere…”
Non conosco una donna più caparbia di te. Forse è proprio per questo che ti adoro.
Ma uscire con Webb… C’è un limite a tutto!
“Coraggio, Harm. Si tratta solo di un appuntamento…”
“Non pensare neppure per un minuto che ci vada a letto assieme… Scordatelo!”
“Non saresti tu a farlo, ma io. E poi Clay…”
“Zitta. Non voglio sapere com’è Clayton Webb tra le lenzuola”.
“E chi ti dice che stavo per dirti com’è a letto? Ci sono altri posti…”
“Vuoi o no che vada all’appuntamento?”
“Guarda che sei tu quello che vuole che io piloti un tomcat…”
Cerco di porre fine a questo battibecco, ricordandoti che il tempo passa.
“Non devi essere sul ponte fra poco? E io devo andare dall’ammiraglio”.
“Oddio, che ore sono?”
Eheheh… sentire che proprio tu mi domandi l’ora è quasi divertente.
“Ma come, Mac? Non lo sai?” ti prendo in giro.
“Divertiti pure…”
“Non mi sto divertendo. O meglio, un pochino sì. Ma questo particolare può farti capire che ho ragione e che puoi pilotare”.
“E tu, allora, puoi uscire con Clay”.
Niente da fare, non cedi.
“Ok, d’accordo. Uscirò con Webb”.
E’ terribile anche soltanto dirlo.
“Promesso?”
“Promesso”.
“Ti chiamo più tardi… provo a tastare il terreno con Skates, ma potrei aver bisogno del tuo intervento per convincerla”.
“Chiama al tuo cellulare”.
“Va bene. Harm…”
“Dimmi”.
“Ho paura…”
Capisco subito che non ti stai riferendo al volo –o meglio, non solo a quello- ma a qualcosa di più grande di noi.
“Lo so, Mac. Anch’io”.
“Anche tu?”
“Sì, Mac. Anch’io”.
Resti un attimo in silenzio, come ad assorbire quello che ti ho detto. Per un momento temo che la mia confessione ti agiti maggiormente. Invece sento un lieve sospiro che mi giunge attraverso l’apparecchio e ho la sensazione strana, quasi irreale, di esserti vicinissimo. La mia voce è calma, tranquilla, quando mi parli di nuovo.
“Ciao, Harm”.
Devo aver detto la cosa giusta per tranquillizzarti. Sapere che anch’io ho timore di quello che ci è accaduto deve averti confortata.
E’ strano… non so se in un'altra situazione di pericolo avrei ammesso con te una mia debolezza… probabilmente no, pensando, erroneamente forse, che sapermi padrone della situazione ti avrebbe fatto sentire più forte. O più combattiva. Magari mi sono sempre sbagliato e a te sarebbe bastato sapermi semplicemente più umano.
“Ciao, Mac. E… grazie”.
“Harm… un’ultima cosa…”
“Dimmi”.
“Davvero ti sei truccato?”

 

 

***

 

 

Cerco il tenente Hawkes, Skates (devo abituarmi a chiamarla Skates), sul ponte. La vedo accanto ad un Tomcat (probabilmente il nostro), che sta parlando con un meccanico.
Non credo che ce la farò mai a salire su quel bestione…
La osservo da lontano per un attimo, sicura di sé ed estremamente competente. Sta controllando assieme al meccanico qualcosa su un fianco dell’aereo e i suoi movimenti indicano che sa quello che sta facendo.
Harm ha ragione; me lo ha sempre detto, fin dalla volta che la difese in tribunale anni fa, che Skates è il miglior secondo col quale abbia mai volato. Dovrei essere tranquilla e invece…
Dannazione a te, Harm! Come puoi pretendere che piloti al posto tuo?
Si volta dalla mia parte e mi vede. Le faccio un cenno con la mano e la vedo dirigersi verso di me.
“Hey, come mai non indossi  ancora la tuta? Manca mezz’ora all’incontro con gli altri”.
“Vieni con me nella mia cabina. Ti devo parlare”.
Mi guarda sospettosa.
“Harm stai bene?”
“Vieni con me, ti spiego tutto”.
O almeno ci proverò.
Mentre mi segue, inizio a raccontarle qualcosa: le accenno al nostro discorso di ieri e lei mi ascolta attenta, ma mi guarda con aria perplessa.
Come darle torto? Anch’io non capirei cosa c’entra questo discorso che le sto facendo, a meno di mezz’ora dalle prime prove per le qualificazioni.
Tuttavia non mi interrompe e ascolta.
Quando siamo nella mia cabina, però, finalmente si decide.
“Harm, perché mi dici queste cose?”
Prendo fiato e mi butto.
“Io non sono Harm”.
Mi osserva negli occhi, dubbiosa, ma non dice nulla.
Proseguo, cercando di spiegare qualcosa che io stessa ancora non capisco.
“Harm è nel mio corpo a Washington. Io sono Mac”.
Continua a stare zitta. Ma non smette di guardarmi negli occhi. Non capisco se lo fa perché anche lei è incantata dal tuo sguardo, oppure perché, anche lei come accade a me, cerca nel tuo sguardo ciò che di solito non confessi.
“Deve essere accaduto nella notte, dopo l’eclissi di luna… quella frase che gli ho detto ieri, quando ero arrabbiata…”
“E dovrei crederti?”
“E’ la verità, anche se non so come dimostrartelo. Possiamo chiamare Harm…”
“Perché mi hai raccontato questa storia?”
“Harm non vuole che torni senza aver partecipato alle qualificazioni… sai quanto sia importante per lui volare…”
“Mi stai dicendo che piloterai tu, oggi?”
“Lui sostiene di essere riuscito a fare il caffè… e a truccarsi…”
“Ah, bè, allora… Ma dico: siete impazziti? C’è una certa differenza”.
“Lui è convinto che nei nostri corpi siano rimaste memorizzate azioni automatiche, che facciamo ormai da anni senza riflettere, e che se lui sa truccarsi, io so pilotare. E con te al mio fianco…”
“E tu la pensi allo stesso modo?”
“No. O meglio, non so… Oh, accidenti, è tutto confuso. Ma tu lo conosci, saprebbe convincere…”
Mi interrompe con una mano.
“Ricordi quello che mi hai detto ieri sera sul ponte?”
“No, assolutamente. Ti ho detto che non sono…”
Mi ferma di nuovo.
“Sei innamorata di Harm?”
La domanda mi gela. Perché mai mi chiede proprio una cosa simile?
“Non vedo cosa c’entri questo con…”
“Rispondimi”.
“Esco con un altro uomo. Si chiama…”
“Clayton Webb. Sì, lo so. Ma non ti ho chiesto questo”.
“Come lo sai? Te ne ha parlato Harm? Perché?”
“Sto aspettando la tua risposta…”
“E a cosa ti serve la mia risposta?”
“Per capire… se quello che mi hai raccontato è la verità o se Harmon Rabb è improvvisamente impazzito”.
“E’ inutile, gliel’ho detto che non mi avresti creduta…”
“Non ho detto questo. Ma devo esserne certa. Quello che mi chiedete di fare –volare con te se non sei Harm- se permetti richiede una discreta dose di pazzia… voglio decidere con consapevolezza”.
“Continuo a non capire la domanda”.
“Tu rispondi. So io perché ti ho chiesto proprio quello. Ma voglio la verità”.
“E come sai che sarà la verità?”
“Tra un pilota e il suo secondo occorre la massima fiducia. Se non esiste, non voleremo mai assieme…”
Ha colpito nel segno. Il tenente Hawkes, oltre ad essere un bravo RIO, è anche una donna decisa e di idee molto chiare.
“Sì…”
“Sì, sei innamorata di Harm?”
“Sì”.
“E allora perché esci con Webb e non stai con lui?”
“Lui non è innamorato di me. Mi vuole solo quando ho un piede fuori dalla porta… solo allora si ricorda di me. E poi non sopporta un milione di miei difetti, continua a rinfacciarmeli… e io non sopporto i suoi”.
“Ed è per questo che vuoi pilotare un aereo da un milione di dollari pur avendo il terrore di salirci sopra? Perché non lo sopporti?”
“Gliel’ho promesso. Se lui uscirà con Webb…”
“Harm che esce con Webb? Come vorrei essere lì, a vederlo!”
“Anch’io…” sorrido assieme a lei all’idea. Poi mi rendo conto di quello che ha appena detto.
“Allora mi credi?”
Mi guarda per un momento, indecisa.
“Chiama Harm, voglio parlare un attimo con lui”.
Obbedisco all’istante e compongo il mio numero di cellulare. Quando rispondi, ti spiego brevemente quello che è successo (tralasciando ovviamente la domanda di Skates e, soprattutto, la mia risposta) e te la passo.
La sento salutarti e restare in silenzio, mentre ascolta quello che le stai dicendo; poi sento che ti domanda di dirle quello che le hai detto ieri sera sul ponte.
Non riesco a captare la tua risposta… comincio ad essere curiosa di questa vostra conversazione, che pare essere decisiva perché lei creda a tutta questa assurda vicenda.
La vedo sorridere alla tua risposta; poi si volta a guardarmi e, prima di salutarti, la sento dirti una frase.
“A proposito della nostra scommessa, Harm… ho verificato e l’ho vinta io”.
Non  capisco quello che sta succedendo tra voi… neppure quando ti sento quasi urlare dall’altro capo del telefono.
“Quale delle due?”
Skates sorride, ma non ti risponde. Chiude la telefonata, guarda l’orologio e mi dice, prima di uscire:
“Ti aspetto sul ponte, Mac, tra dieci minuti. Infilati la tuta e prendi il casco… puoi metterlo prima di salire sull’aereo”.

  
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