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Autore: Caelien    02/01/2014    3 recensioni
Sospesa causa esami! Riprenderò appena possibile!
*Petrichor: l'odore della pioggia sulla terra umida. [Inglese]
"Dentro la tasca non portava solo il suo nastro celeste. Dentro quella tasca c'era la verità, taciuta da tempo".
Maria è partita per Londra; scossa dagli avvenimenti di Moonacre, decide di recarsi altrove, per qualche tempo. Nonostante i solleciti di suo zio, non farà ritorno alla valle prima di aver compiuto i diciotto anni. Quattro anni lontana da magia e mistero, ma soprattutto, quattro anni distante da lui.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maria Merryweather, Robin De Noir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era già passato qualche giorno dal suo arrivo a Moonacre.
Il sole sembrava scomparso, mentre le nubi grige e la nebbia erano predominanti su tutta la valle. La pioggia bagnava il terreno incessantemente, diffondendo quell'odore che andava su fin dentro l'anima, di terra umida ed erba rinfrescata.
Maria guardava senza sosta fuori dalle finestre, incapace di mettere piede fuori dal castello. Aveva cominciato a credere che il sole si stesse nascondendo per lei, per non offendere la malinconia che portava dentro al suo cuore. Questo, anche se poteva essere un pensiero irrazionale ed infantile, le provocò un ancor più pesante senso di colpa.
L'accesso alla biblioteca di suo zio era ora illimitato; ciò le permise di rifugiarvisi per giornate intere. Più teneva la mente e la memoria occupate, più i cattivi pensieri sarebbero stati lontani da lei.
Leggeva di persone che non poteva essere, di vite che non avrebbe mai potuto vivere. Rifiutava i romanzi d'avventura, quelli di fantasia, mentre perferiva maggiormente storie che con personaggi i quali sarebbero potuti esistere senza modificare alcuna legge naturale, con avventimenti banali e usuali.
Ad interrompere i suoi tentativi di distrazione, vi erano Loveday e Miss Heliotrope, le quali, preoccupate, si recavano spesso a portarle qualche cosa da mangiare e da bere. Perchè, oltre che la parola, Maria sembrava aver ora perso anche la fame.
Un pomeriggio, durante il quale la pioggia cessò, Loveday e Sir Benjamin si arrischiarono a stanare Maria fuori dal suo rifugio. Attraversarono i corridoi mano nella mano, sperando, questa volta, di averla vinta sull'orgogliosa nipote.
-Maria? È permesso?- Chiese Loveday, socchiudendo la porta. Maria era seduta a terra, ancora in camicia da notte. Fece segno di assenso col capo, senza distogliere lo sguardo dal libro. -Mia cara, la pioggia finalmente ha smesso di cadere. Non vorresti fare una passeggiata?- Domandò Sir Benjamin, andandole vicino. La ragazza sembrò non avvertire alcun suono. -Maria? Insomma, ti sto parlando!- Esclamò Benjamin, spazientito. -Come? Avete detto qualcosa?- Chiese Maria, con un'espressione smarrita sul volto.
-D'accordo, adesso basta.- Loveday superò il marito, prendendo Maria per un braccio e facendola alzare con la forza. -Maria, devi uscire da questa stanza. Ti stai ammalando, mia cara, e questo non vogliamo che accada, dico bene? Quindi va' di sopra a metterti qualcosa, oggi uscirai, che ti piaccia o no.- 
Dopo qualche protesta, Maria venne accompagnata da Miss Heliotrope in camera. Loveday e Sir Benjamin erano rimasti sulla soglia della biblioteca, confusi ed amareggiati.
-Cosa può stare tediando in questo modo il suo animo? Era una bambina così... Dolce, così solare.- Disse l'uomo, prendendosi il viso tra le mani. -So cosa le sta capitando, Benjamin. Perché l'ho vissuto anche io, quando ci separammo.- Sir Benjamin sembrò non capire, inizialmente, le parole della donna. Ma dopo qualche istante, la sua mente si rischiarò. -Non vorrai dire che...- Loveday annuì amaramente. -Robin.-

                                                                                                                          *

Maria e Miss Heliotrope erano nella camera da letto. Convincere la ragazza a rinfrescarsi era stata un'ardua impresa, ma Miss Heliotrope sapeva come averla vinta.
-Allora, cosa preferisci indossare per la passeggiata? Oh, trovo che questo abito marrone damascato ti starà d'incanto, mia piccola...-  -Io non sono piccola. Non sono più una bambina, Chiamatemi Maria, mia cara Miss Heliotrope.- Maria la interruppe bruscamente, mentre stringeva i lacci della crinolina.
-Oh... Oh, certo Maria. Allora, desiderate indossarlo?- Chiese la donna, recuperando il sorriso. Maria fece segno di no con il capo. -C'è un abito blu scuro nell'armadio, vicino ad una cuffia grigia e ad un mantello nero. Andrà bene quello, Miss Heliotrope.- La donna, seppur perplessa dalla scelta, aiutò Maria a vestirsi. Passò qualche istante ad osservarla, attraverso lo specchio; era un'altra persona. Maria Merryweather non c'era più. Quella ragazza, la quale ormai aveva perduto ogni traccia di allegria e spensieratezza, aveva sì il suo volto, più maturo, ma non più la sua anima. La osservò raccogliere i capelli ramati in trecce, per poi fissare dietro il capo. Una volta, quei lucidi fili rossi, avrebbero accarezzato le sue spalle. Fu il momento della cuffia, la quale le nascondeva il bel volto, dandogli un'aria cupa.
Miss Heliotrope cercò di trattenere le lacrime negli occhi. A preparativi terminati, accompagnò Maria all'ingresso, dove gli zii la aspettavano.
-Che bello vederti sistemata, piccola mia.- Esordì Sir Benjamin. -Pronta per andare?- Chiese, con un sorriso, Loveday. -Sì, ma non verrò con voi. Preferisco passeggiare da sola, se non vi dispiace.- Loveday e Benjamin si guardarono per un momento. -Certo che no, Maria.- Le disse suo zio. -Grazie zio. Tornerò al calar del sole.- Disse Maria, prima di scomparire nella fitta nebbia.
-Pensate sia il caso di seguirla?- Chiese Miss Heliotrope. -No, Miss, non credo. Conosce la valle, non si perderà. A più tardi.- Le disse Loveday, per poi incamminarsi con Sir Benjamin verso il paese.

                                                                                                                         *
La strada verso il bosco era esattamente come la ricordava.
Scoscesa, piena di rumori che rieccheggiavano per chilometri. Il fruscio delle foglie sull'orlo dell'abito, era una musica piacevole e nostalgica nelle sue orecchie. Camminava guardando davanti a sé, osservando gli alberi con le loro fronde secche e spoglie, qualche animale fare capolino dalla sua tana. 
Non era stato facile, ma la decisione di recarsi alla fortezza dei De Noir era ora più determinata che mai. Non avrebbe potuto tenere dentro di sé il dispiacere ancora a lungo. Loveday aveva ragione: Maria si stava, lentamente, ammalando. Ogni respiro era come  un pugno sul petto ed ogni battito del cuore era uno sforzo disumano.
Aveva rimandato per troppi anni, ma adesso non si sarebbe voltata indietro.
Mentre ripercorreva quei sentieri, immagini del passato le passarono davanti agli occhi; lei che trovava Serena in una trappola, lei che fuggiva da Coeur De Noir e dai suoi cavalieri. Ma persino la memoria si tratteneva dal mostrarle quel volto, che solo nei sogni tornava ad osservare.
Aveva pensato tante volte di scrivergli una lettera, ma ogni volta che la penna e la carta erano davanti a lei, ogni frase le sembrava scontata, senza senso, inutile. Doveva vederlo, doveva fare sì che i suoi occhi, in assenza di coraggio, parlassero per lei.
Le lacrime le rigarono il volto, mentre passava ora vicino all'albero con le radici intrecciate; quello dove, anni prima, aveva trovato insieme a lui le perle della Luna.
A interrompere il suo vagabondare tra i ricordi, fu un rumore, secco e brusco. Un ramo spezzato.
Per un attimo trasalì, spaventata, ma cercò di respirare profondamente. È qualche animale, pensò. O forse...
Ad un tratto, si sentì stringere le spalle in una violenta morsa, ed un oggetto tagliente posarsi sotto al suo mento. Sapeva che urlare era inutile, nessuno l'avrebbe sentita. Cercò inutilmente di girarsi, per vedere in viso il suo aggressore, ma tutto quello che poté fare, fu constatare che le mani, coperte da guanti con le dita tagliate, erano quelle di una figura femminile. Dovette dare della stupida a sé stessa, per aver anche solo potuto pensare che potesse essere lui.
-Che cosa... Vuoi?- Chiese Maria a denti stretti, stando attenta a non sfiorare la lama del coltello con il collo. -Sta' buona Miss, o non mi sarà difficle lasciarti in una pozza di sangue.-  Mentre cercava di rimanere calma, nonostante il cuore stesse per romperle la gabbia toracica, sentì dei passi veloci avvicinarsi a lei e alla misteriosa ragazza.
-Te ne ho trovata una ricca stavolta!- Sentì dire alla ragazza, dietro di lei. D'un tratto, la sentì lasciare la presa, ma la lama del coltello le graffiò la pelle, a metà del collo.
Il sangue le colorò la pelle bianca, cadendo in grandi gocce. Si chinò sulle foglie, per riprendere il respiro, ora affannoso.
La cuffia le copriva il volto, impedendole lo sguardo davanti a lei.
-Buongiorno Miss, credo sarebbe saggio se voleste lasciarci i vostri soldi. O preferite ritrovarvi con la gola tagliata?- Era la voce di un ragazzo, a risuonare adesso. 
Una voce che conosceva fin troppo bene.Rimase paralizzata a terra, senza la forza per muovere le gambe o le braccia. Sentì un'altra lama poggiarsi all'altezza del mento. -Alzate il vostro viso, damigella!- Rise, seguito dalla ragazza. Maria tremava, ma cercò di sforzarsi. Dopo aver sfilato la cuffia, alzò, il più lentamente possibile, il capo verso di lui.
L'espressione sul viso di lei, macchiato dal sangue e percorso dalle lacrime, era pietrificata, impaurita. Il ragazzo davanti a lei trasalì; la spada gli cadde dalle mani, e gli occhi gli si spalancarono. -Rue, va via.- Disse bruscamente. -Ma cosa succede? Chi è?- Protestò lei. -Ti ho detto di andare via!- La ragazza si allontanò, indispettita, e sparì attraverso i cespugli. 
Erano soli, uno di fronte all'altra, Dopo quattro anni.
-Robin...- Disse lei, soffocando i singhiozzi per il pianto.
Non era cambiato di una virgola; il tempo sembrava essersi fermato all'ultima volta che lo aveva visto. Era ancora più alto di lei, vestito allo stesso modo, e con un nastro azzurro che spuntava dal taschino della sua giacca. Le dita di Robin le sfiorarono il viso, per poi posarsi sul taglio del collo. -Ma... Maria.-
Lo stupore lasciò presto spazio ad un espressione indignata e furiosa. Respirava con forza dalle narici. Raccolse la spada da terra, per poi voltarsi in direzione della fortezza.
-Va' via. Non farti vedere mai più.-
Maria, dopo averlo visto sparire, cadde in ginocchio.
Il suo pianto giunse alle orecchie del ragazzo anche una volta arrivato a casa. 


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Care lettrici! Grazie per aver visitato numerose i capitoli della mia storia, e grazie a chi l'ha inserita tra le seguite e le preferite! Mi rendete davvero felice!
Come vedete, i capitoli sono corti, ma densi di avvenimenti. Spero possa continuare a soddisafre la vostra curiosità!
Un bacio grande, Crys*

P.S. Tacenda: dal latino, cose che è meglio lasciare nascoste. Meglio se non vengono dette.
 
 
   
 
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