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Autore: Acridouis    03/01/2014    0 recensioni
i wonder if he'd miss him
Genere: Comico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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and if.
 
Zayn.
Le palpebre, quel giovedì mattina, mi si aprivano a stento e la voglia di scoprire il mio corpo dalle coperte era pari a zero. Guardai l’orologio e sbuffai notando, con mio grande dispiacere, che erano le sette e che ero di nuovo in ritardo. Alzai le serrande e coprii il mio viso con il braccio dai raggi del sole che vi penetravano. Un ultimo sbadiglio e poi diritto verso il bagno.
Mezz’ora dopo ero pronto. Nell’ultimo periodo non ero solito prepararmi alla perfezione come facevo prima; non ne sentivo il bisogno. Qualcosa, o meglio, qualcuno mi stava cambiando e mi stava facendo capire che l’aspetto fisico non serve a molto se hai un carattere di merda. Allora lasciai perdere la mia estetica e cercai di migliorarmi dal punto di vista morale.
Io odiavo il mio carattere: ero freddo, distaccato, taciturno, pensieroso, ma sapevo anche buttar fuori il mio lato più tenero nell’ambito familiare.
Mi ero sempre mostrato distaccato da quell’ammasso di gente strana e menefreghista che popolava la mia scuola.
E poi? E poi…era arrivato Liam Payne.
Non so cosa diamine mi aveva fatto e cosa mi stava facendo, ma ci stava riuscendo nel migliore dei modi. Mi ero aperto con lui, mi stava scoprendo, stava abbattendo ogni tipo di muro di cemento armato e mi stava capendo. Mi aveva spogliato di tutte le mie difese e ne aveva ricavato qualcosa  in più: la fiducia.
Era inevitabile che lo amassi con tutto me stesso.
Io amavo lui, ma lui non amava me. Un circolo vizioso che fungeva da titolo ad ogni mia esperienza amorosa. Piacevo solo alle ragazze, ma loro non piacevano a me e quindi ciao.
Tra mille pensieri spostai lo sguardo verso le chiavi della moto e le afferrai. Salutai mia mamma con un bacio e una volta uscito fuori di casa mi strinsi nelle spalle e mi diressi verso la moto.
Non ebbi il tempo di mettere il casco quando –Malik!- sentii urlare da una voce maschile, a me familiare.
Mi girai di scatto e arrossii violentemente in viso, tossii per nascondere l’imbarazzo –ciao Payne.- chiusi il cruscotto e montai in moto.
-buongiorno.- mi diede un bacio –posso salire?- Indicò il sedile e lo incitai a montare.
-prendi tu il casco. L’idea che ti possa far male a causa mia mi infastidisce.-
Ecco cosa. Avevo il coraggio di dire queste parole, di mostrare i miei sentimenti, cosa che non avevo mai fatto in tutta la mia vita. E con chi lo stavo facendo? Liam, ovviamente.
Durante tutto il tragitto avevo il batticuore e sorridevo come un bambino sentendo le sue mani sul mio petto stringere impaurite.
-vai piano Zayn!- urlava e stringeva più forte ad ogni accelerata.
-non fare il bambino, non ti lamentare.- lo rimproveravo ironicamente mentre lo sentivo stringere in una morsa ancora più forte delle precedenti.
Frenai d’impatto e –siamo arrivati, bacchettone.- ci risi di gusto nel vederlo con gli occhi strabuzzati e il viso sconvolto.
-sei un pazzo.- ripeteva mentre si spogliava del casco e si aggiustava i capelli in modo isterico –sei un completo pazzo. Potevo morire.-
-ah...morire, morire, certo...morire.- lo deridevo mentre mi guardava accigliato e –un bacio me lo dai lo stesso?- riuscii a dirlo.
-dove?- sorrise
-dove vuoi tu.- quelle parole mi fecero capire che io da lui non volevo altro che amore e basta.
-per il momento sulla guancia.-
Lo fece e nel mentre sentii il suo profumo, sul suo collo morbido. Rabbrividii al tocco delle sue labbra sottili e gli sorrisi.
-allora io vado?- mi sorrise mentre mi guardava malizioso.
-io proporrei di no, ma se vuoi davvero andare vai.- pregai con tutto me stesso che la risposta sarebbe stata “allora resto con te, ti bacio, facciamo l’amore e ti dico quanto sei bello.” E invece la risposta fu –magari ci vediamo dopo, io ora ho filosofia. Ti aspetto fuori scuola alle due, ok?-
Sbuffai, mi lamentai, non so in quanti altri modi dimostrai il mio disappunto e –ok, a dopo allora.-
Mi sorrise, ma lo fece in una maniera diversa dalle altre; fu come se il suo sguardo mi disse “sto per diventare tuo, non fare passi falsi.”
Alzai la mano in cenno di saluto e sospirai.


Liam era il mio esatto contrario: comprensivo e affettuoso. Era bello, bello, bello e ancora bello. I capelli castani, alzati in una piccola cresta, la barba incolta, gli occhi che gli sorridevano insieme alle labbra e le braccia muscolose. Mi piaceva quando si strofinava gli occhi quando fumavo perché “il fumo mi fa bruciare gli occhi” così diceva. Odiava il tabacco e il suo odore, odiava la pelle sudata e le persone che non si lavavano, odiava i libri di storia, ma era bravo anche in quello. Voleva eccellere in tutto e ci riusciva.
Aveva eccelso nel mio cuore e questo bastava.
Vi siete mai innamorati di tutte le piccole cose di una persona? Dei suoi difetti e dei suoi pregi? Io sì, di lui.




Harry.
La storia del “forse è meglio se non ci sentiamo.” l’avevo sempre associata a quei film scassa palle di cui si conosce già il finale e non avrei mai pensato che un giorno mi sarei ritrovato a dirla io, nella vita reale.
Sentirla nei film non aveva lo stesso effetto di quando poi la dissi io. Mi sentivo così inutile, ipocrita ed egoista, ma allo stesso tempo sollevato perché non volevo illudere Louis di cose che non sarebbero potute mai accadere.
Sì, ovvio, mi piaceva, ma Niall aveva un ruolo fondamentale ed abbandonarlo così sarebbe stato una mossa da veri stronzi.


-si dice che Horan si sia fidanzato.- Paul mi svegliò dai pensieri che assillavano le mie giornate.
-cazzate.- sbuffai, aumentai il passo e lo sentii correre e affannare per raggiungermi. Paul era l’unica persona che mi rimaneva, l’unico amico e l’unico confidente.
-a me non sembra.- alzai lo sguardo e vidi che il suo indice indicava un armadietto non molto lontano, una ragazza con le spalle appoggiate a questo e un Niall Horan spalmatoci sopra. Un “bleah” uscì ironicamente e spontaneamente dalle mie labbra.
-che cazzo è quello?- sussurrai
-è quello che ti stavo dicendo io da un quarto d’ora, Harry. Come al solito sottovaluti la mia prontezza e non mi dai ascolto.-
-da ora in poi non lo farò più, promesso. Ora vado.- non lo degnai nemmeno di un sguardo, ormai fisso su quella scena pietosa e per la seconda volta lo lasciai da solo per raggiungere le mie tresche amorose.
Mi bloccai non appena vidi che il suo sguardo si fermò su di me e un sorrisino bastardo si aprì sul suo volto.
-salve Styles.-  mi diede le spalle e iniziò a percorrere il corridoio lasciando la ragazza sola.
Lo raggiunsi e –chi è?- sorrise, lo sguardo sempre fisso in avanti.
-una ragazza.- tossì –la mia.-
-la tua ragazza!?- urlai, rise ancora più forte. Continuava a non guardarmi, a camminare a passo spedito e non lo vedevo per niente a disagio.
-si, cosa c’è di strano?-
-c’è di strano che fino a prova contraria…sei gay e io sono il tuo migliore amico e…- mi stoppò, si girò di scatto e per la prima volta in quella giornata mi guardò negl’occhi.
-tu non sei il mio migliore amico, tu sei niente per me, ormai da tempo.- mi pietrificò, mi uccise, sanguinai dentro e la mente si offuscò.
Continuò il suo tragitto e io rimasi fermo, tra la folla assordante, con il mondo gettato in aria e poi fatto cadere per terra fino a farlo frantumare in piccoli pezzi.
Me lo meritavo, giusto?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Erano giorni che non vedevo Tomlinson in giro e dissi tra me e me che era impossibile che fosse ancora per causa mia. Infondo era un ragazzo forte e quindi affidati la sua assenza all’influenza che in quel periodo girava parecchio.
-Paul.- gli sorrisi avvicinandomi. Ormai era diventato l’unico punto di riferimento un quella scuola di merda. –come stai?-
Mi fece l’occhiolino schioccando la lingua sotto il palato, era segno che stava bene.
-tu che sai sempre tutto…- continuai sorridendo –che fine ha fatto Tomlinson?-
Si fece cupo in viso, spostò lo sguardo dal mio, sospirò e…
 
 
Buio, completamente buio nella mia testa. Mi teneva intrappolato senza aria, senza un singolo spiraglio di luce. Vuoto totale alle parole “Louis è in ospedale, Harry’’.
 
Ero seduto vicino la fermata dell’autobus, “rassicurato” dalle pacche sulle spalle di Paul e a torturarmi le unghie fino a farmi male.
-E’ un fatto ereditario Harry- continuava a cantilenare il ragazzo al mio fianco che, inutilmente, cercava di calmarmi.
-che c’entra? Lui non se lo merita tutto questo male.-
Sensi di colpa, ecco cos’era. Mi sentivo parte del suo dolore e infondo lo ero. Lo schifo e la rabbia che provavo per me stesso era infinita: prima Niall, poi Louis.
Sapevo che non ero stato io a causargli quella malattia
, ma qualcosa dentro me diceva il contrario.
-sua mamma è morta per questo, Paul.- mi alzai di scatto con le lacrime agl’occhi –ma lui non deve morire!- il muro di cemento armato che avevo creato crollò dinnanzi ai miei occhi e crollai anche io con esso in un pianto singhiozzato e amaro. Le mani sul viso, la mia voce che ripeteva sotto voce “non può morire, non lo merita” e Paul che mi circondava con il suo abbraccio. Quella mattina di febbraio era da dimenticare.


 
Dovevo andare da lui, in qualche modo dovevo farlo. Chiesi a Duncan se sapesse qualcosa e lui, con gli occhi gonfi mi scrisse su un piccolo foglio di carta il nome dell’ospedale dove si trovava, e la stanza. Lo ringraziai e lui mi offrì un thè prima di andare. Lo accettai e nel mentre scoprii che era un ragazzo in gamba. Conosceva Louis da dieci anni ed erano migliori amici; ne avevano passate tante insieme, a detta sua.
Quando mi resi conto che era troppo stanco e distrutto per parlare, presi il coraggio e andai in autobus fino a destinazione.


La puzza di disinfettante e le pareti bianche mi mettevano ansia. Mi avvicinai lentamente alla signorina dai capelli rossi vicino il bancone e –salve.- feci intimidito. Alzò lo sguardo e i suoi occhi verdi incrociarono i miei, il suo voto si aprì in un sorriso –dimmi caro.-
-si, senta vorrei raggiungere la stanza 108.-
-certo, dimmi il nome del paziente.-  non si fidava di me, normale.
-Louis Tomlinson.-
Picchiettò il suo nome sulla tastiera del pc, scorse tutti nomi e –sì, 108. Sali al secondo piano, la prima sulla destra.-
-grazie mille.- mi sorrise
Ancora più agitato entrai nell’ascensore enorme, accompagnato da un infermiere e il suo carretto del pranzo. Quella roba puzzava, povero Louis che doveva mangiarla.
Uscii dall’ascensore e girai appena a sinistra. Guardai il numero su di essa, 108. Il mio cuore batteva e piano piano aprii la porta, con estrema cautela.

Vidi solo un bimbo, senza capelli, accovacciato su se stesso mentre dormiva. La coperta marrone lo sovrastava. Il suo respiro era regolare. Aveva un ago che gli penetrava nel polso dalla quale fuoriusciva un liquido contenuto nella flebo.
Non c’era nessun’altro in quella stanza e di sicuro quella cretina d’infermiera di era sbagliata. Feci per andarmene quando –infermiere?- fece il bambino.
Non si mosse, ma io rimasi di pietra. Quella voce la conoscevo, mi era familiare. Mi voltai, ma non c’era nessuno. Notai solo che sopra il comodino c’era una targhetta con una foto vicino: Louis Tomlinson.
Quel bambino, piccolo ed indifeso era Louis.


bimbo, senza capelli, accovacciato su se stesso mentre dormiva. La coperta marrone lo sovrastava. Il suo respiro era regolare. Aveva un ago che gli penetrava nel polso dalla quale fuoriusciva un liquido contenuto nella flebo.
Non c’era nessun’altro in quella stanza e di sicuro quella cretina d’infermiera di era sbagliata. Feci per andarmene quando –infermiere?- fece il bambino.
Non si mosse, ma io rimasi di pietra. Quella voce la conoscevo, mi era familiare. Mi voltai, ma non c’era nessuno. Notai solo che sopra il comodino c’era una targhetta con una foto vicino: Louis Tomlinson.
Quel bambino, piccolo ed indifeso era Louis.














si, allora, anche io mi sono sentita male a scriverlo e mi sento una persona orrenda.
è corto, ma tanto tanto d'effetto e per questo l'ho postato.
scusate se ho fatto passare tutto questo tempo, ma tra scuola e altri problemi c'ho messo tantissimo.
il prossimo lo posterò prima, promesso.
vi amo.
xxx
  
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