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Autore: motherfaca    03/01/2014    1 recensioni
L'amore è un piccolo sentimento borghese destinato alle persone, pazze di senno, che non aprono gli occhi al mondo da cui sono circondati.
Le persone cosa sanno veramente dell'amore? Viene sottovalutato come sentimento, viene catalogato come sentimento bello, bellissimo, perfetto, realmente è solo il sentimento più fastidioso da provare, è quella "cosa" che non vorrei provasse neanche il mio peggior nemico.
Parlate, parlate quanto volete, ditemi quanto io sia pazzo ad odiare l'amore, dite tutto quello che volete, ma io sarò sempre lì a dirvi quanto voi vi siate sbagliati.
Tutto questo è quello che poteva pensare Louis Tomlinson dopo la sua lunga relazione con Liam Payne, tutto il contrario di quello che pensa Harry Styles, ragazzo alla vista timido e chiuso, realmente spavaldo e pieno di vita.
Genere: Commedia, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai di colpo, Harry mise la sua giacca su di me come se fosse una coperta, era davanti a me e confabulava tra sè e sè.
-"Oh, sei sveglio." Si irrigidì, smise di parlare, prese una cicca e iniziò a masticare, mi fece un sorriso, tacque ancora.
Mi limitai a guardare l'orologio del telefono, mancava mezz'ora, solo trenta minuti e sarei stato a due passi da Liam. 
La nostra storia, se così si può definire, era contorta, complicata, io lo amavo, tantissimo, ma lui? Lui non si sa, si limitava a dedicarmi qualche "ti amo" quando lo soddisfavo, quando gli facevo compiere ogni suo desiderio carnale. 
Vivere nello stesso isolato era fantastico, era come vivere insieme, sempre con lui, tranne la domenica. 
La domenica la passava fuori città, non mi ha mai detto dove, né con chi, né perché, non mi rispondeva alle chiamate o ai messaggi.
Harry interruppe i miei pensieri con un forte colpo di tosse, si coprì la bocca con le mani e si piegò leggermente avanti, tossendo ripetutamente. 
Non lo aiutai, non gli diedi nessuna pacca sulla spalla, lo guardai, guardai come si risistemava il colletto della maglietta, come si risiedeva composto, stringendosi su se stesso, educatamente.
-"Manca poco, sei pronto?" Balbettò Harry, interrompendo l'imbarazzante silenzio.
-"Assolutamente, sono pronto e deciso, devo solamente dirgli che è finita."
-"Tutto qua? Scherzi? Io sarei qua perché lo devi lasciare? Volevo vedere una rissa tra froci."
Scoppiai in una sonora risata, feci battere diverse volte i piedi sul pavimento e mi passai una mano tra i capelli, nervoso.
Passò quella mezz'ora tra cicche da masticare, discorsi sulla vita e imbarazzanti silenzi che creava Harry.
Cercai il mio zaino e me lo misi in spalla, presi con forza la mano di Harry e, una volta fermatosi il treno, mi catapultai giù dal vecchio e rumoroso freccia verde che ci aveva portato fino a Bath. 
Scrissi con noncuranza un messaggio a Lottie, avvisandola che ero arrivato e stavo bene, andai alla fermata.
Ed ecco la sfiga di Tomlinson che appare ancora, sciopero dei mezzi. 
Dietro si sentivano solo gli insulti di Harry, non gli risposi, lo presi per l'ennesima volta per la mano e lo trascinai sul ciglio della strada, saremmo andati camminando.
-"Tu scherzi."
-"Ci metteremo al massimo un quarto d'ora, ormai siamo qua."
Lui capì quanto io stessi morendo dentro, le lacrime volevano farsi vedere per l'ennesima volta.
Aumentai il passo, il riccio mi seguì a ruota libera.
Controllai la cartina sul cellulare, mi trovavo di fronte alla via di casa Payne con i capelli spettinati, uno zaino in spalla e un cuore rotto in mano.
Attraversai la via a grandi e lente falcate, tutto il mondo intorno a me tacque per quei lenti minuti, mi fermai, respirai.
Eccola, casa Payne si trovava davanti a me.
-"Non posso."
Crollai, caddi a terra come un bambino, ma Harry mi rialzò in quel preciso istante, mi abbracciò forte.
-"So come ci si sente."
Non risposi.
-"Respira, tranquillo, possiamo venire in un altro momento."
Diceva calmo al mio orecchio sinistro, mentre gli stringevo senza accorgermene la maglietta gelida.
-"Busso."
Posai lo zaino, lasciai Harry fermo appoggiato ad un albero, si accese una sigaretta, ormai ero davanti alla porta.
Suonai.
Sentì dei passi, inconfondibili, erano i passi delle scarpe nere di Liam, quelle che lui non voleva consumare ma che metteva sempre, quelle che non abbandonava mai.
Aprì la porta, mi ritrovai di fronte il ragazzo che amavo.
Era cresciuto, non aveva più i capelli lunghi alla rinfusa, ora aveva un taglio militare, da uomo duro, aveva si e no un centimetro di capelli.
Avevo molti più muscoli, era tonico, affascinante, bellissimo.
Lo guardai negli occhi, sempre quelli, maliziosi e terribilmente profondi.
-"Possiamo parlare?"
-"Sono le dieci del mattino, non potevi venire più tardi?"
Sbottai, iniziai a vomitare tutte le parole che mi passavano per la testa.
-"Stronzo, stronzo al massimo, mi dicono. Non rispondi a nessuna chiamata, a nessun messaggio, te ne sei andato senza dire nulla, mi hai lasciato solo sapendo che per te avrei dato tutto, ero terribilmente innamorato di te, cazzo Liam, sei uno stronzo."
Sputai acidamente, mettendomi le mani tra i capelli, guardando in basso per non cadere nel suo sguardo che riusciva sempre a stregarmi.
Rise, continuò a ridere di me, di quella situazione.
-"Louis, non ci amiamo da tempo, stavamo insieme per modo di dire, scopavamo e basta."
-"Non mentivo quando dicevo di amarti."
-"Louis, devi capire che niente è per sempre. Ora puoi andartene?"
-"Ero venuto per chiarire, voglio chiarire Liam, io ti amo ancora."
Dissi, abbassando il tono della voce, quasi sussurrando, guardandolo.
Ero caduto ancora nella sua trappola, nei suoi bellissimi occhi. 
Mi prese il volto, lo alzò, portò la sua bocca sulla mia, mi baciò.
Mi baciò con passione, le nostre lingue danzarono insieme, come una volta, mi strinse a sè, mi stava cercando di portare dentro casa.
D'istinto non risposi, anzi, lo incitai a continuare, quando dei passi veloci interruppero i miei pensieri perversi all'idea di Liam nudo.
Uno strattone riuscì a staccarmi da Liam, mi girai, Harry con il fiatone mi stava tenendo da dietro.
-"Tu chi cazzo sei?" Sbottò Liam, odiava essere interrotto, sopratutto quando si parlava di fare sesso.
-"Sono l'amico sfigato che si è portato dietro per impedire che qualcuno gli faccia del male una volta ancora."
-"Senti levati." Disse Liam prendendomi una mano, tirandomi a sè.
Mi opposi.
Mi opposi a Liam, mi schiacciai sul petto di Harry, quasi cadevamo per terra. 
-"Louis, disobbedisci?" Disse ridendo sguaiatamente.
Stavo per rispondergli, quando Harry mi trascinò via.
-"Fammi fare quello che voglio." Gli sussurrai all'orecchio, mentre mi trascinava come una mamma trascina un bambino.
Cercavo la sua attenzione, lo seguivo controvoglia, fin quando sentì la porta di Liam qualche metro dietro di me chiudersi.
Mi bloccai, aspettai che Harry mi lasciasse i polsi e mi appoggiai con il cranio ad un albero vicino.
Respirai profondamente, inspirai, esperirai, scivolai sulla corteggia e mi sedetti sulle radici sporgenti.
Scoppiai a piangere.
Harry mi guardò, mi lanciò un fazzoletto e si sdraiò di fianco a me, guardando le forme intricate delle nuvole.
-"Ti racconto una cosa."
Aspettò, mi sdraiai di fianco a lui, quasi ad udire solo i suoi respiri.
-"Non sempre sono stato così menefreghista, anzi, ero uno di quei classici sfigati che studiano. Oh bhe, tuttora studio molto, ci tengo a me un pochino."
Risi, lo guardai mentre sorrideva verso il cielo, azzurro come non mai.
-"Anch'io ero fidanzato, ho avuto un ragazzo per circa tre anni, ma non un semplice fidanzato, uno di quelli passeggeri, per me era quello giusto, la mia dolce metà, il mio tutto. Prima di uscire con lui avevo l'ansia, per qualsiasi cosa, per la maglietta non abbinata, per i capelli mal composti, per le scarpe senza una macchia. Ogni suo bacio era qualcosa di speciale."
Si fermò, mi girai una seconda volta verso di lui, ora non sorrideva, si mordeva velocemente le labbra, sbatteva altrettanto velocemente le palpebre.
-"Lui si chiamava Niall."
Si interruppe ancora, potevo capire quanto fosse difficile raccontare una storia ad uno conosciuto da poco.
-"Il giorno del nostro primo anniversario mi confessò che era malato, nel senso, mi disse che non stava molto bene. Non mi disse mai cosa, finché un giorno mi ritrovai a fare la strada verso casa senza di lui."
Si sedette a gambe incrociate, strappò qualche ciuffo d'erba e riprese.
-"È morto, lui è morto Lou. E sai una cosa? Ai suoi non andava bene che fosse gay, già, indovina chi non poteva gridare al mondo di amarlo? Bhe, ovviamente io. Sono diventato Marcel, non ero più Harry-il-fidanzato-gay-di-un-morto, ero diventato Marcel, un certo vecchio amico di data di Niall che andava a visitare la sua tomba, che stringeva sua madre come se fosse la propria."
Respirò profondamente svariate volte.
-"Oh Lou. Ho vissuto un anno infernale a nascondermi da tutto e tutti, a nascondere il vero me. Io sono Marcel, Harry ormai non si vede da anni."
Mi rattristai ancor di più, ma le mie lacrime smisero ben presto di scendere.
-"C'è qualcosa di più brutto di non scopare più, semplicemente questo."
Disse mentre si alzò, gli tesi il braccio e mi sollevò di peso.
-"Quindi ora si torna a casa?" 
Soffiai, smorzando la tensione che si era creata.
-"Può sembrare una proposta strana, ma ti giuro che non ci sono secondi fini, ti va di venire a casa mia a studiare?"
Così ci incamminammo, prendemmo il primo treno e uscimmo da quella città, io con il cuore rotto e Harry anche, lui riaprì la ferita solo per farmi vedere quanto delle situazioni siano più delicate delle mie, quanto sia stato stupido a sentirmi così male per Liam.
Arrivati davanti casa Styles vidi che non c'era nessuna luce, non sentì nessun rumore dentro.
Sgattaiolai dentro per coprirmi dal freddo, salutai all'entrare, nessuna risposta mi arrivò.
-"Vivo da solo, non ricordarmelo, ti prego."
-"Ma è una figata!" Esclamai, mentre mi intrufolai nella cucina a vista.
-"Non fare casino."
Mi disse, mentre sorridendo mi mostrava tutta la casa.
Al piano di sotto un enorme salone e la cucina, con un maestoso tavolo da pranzo, al piano di sopra due camere da letto, una immacolata e curata perfettamente e l'altra disfatta e pitturata di blu cielo, alla fine del corridoio un bagno.
Mi raccontava che i suoi genitori lo mandarono a Londra a studiare perché nel suo paesino di nascita non c'era niente di interessante per un ragazzo sveglio come Harry, apparteneva ad una famiglia benestante, si potevano permettere di mantenere Harry e una casa a Londra senza problemi.
-"Dio, vorrei essere te."
-"Perché mai? Fa schifo vivere da soli, preferivo avere mia sorella tra i piedi e mia madre che mi urlava dietro."
-"Se ci tieni io ho quattro sorelle, un cane e una madre."
Squillò il telefono ad interrompere la conversazione.
Mia madre.
-"Si?"
-"Dove cazzo sei alle undici e mezza del mattino di un sabato signorino?!" Gridò dall'altra parte della cornetta.
-"Mamma sono a casa di un amico che si è sentito male."
-"Uno di quei fattoni che conosci tu? O sei da Liam?" Gridò ancora una volta.
Harry mi strappò il telefono di mano e lo appoggiò al suo orecchio.
-"Buongiorno signora Tomlinson, mi chiamo Harry, piacere. Sono nuovo in città e conosco solo Louis, ieri sera ho mangiato qualcosa che non mi ha fatto sentire bene e, abitando da solo, mi sono preso la briga di chiamare suo figlio. Oh, mi scusi ancora, non sono pratico in cucina e devo ancora imparare, non disturberò più suo figlio, si tranquillizzi, non bevo."
-"Ragazzo mio, tranquillo, però fai tornare a casa mio figlio."
-"Ma mamma è sabato!" Urlai, come mia madre, da dietro la testa riccia di Harry.
-"Infatti torna a casa o non esci questa sera." 
Ripresi il telefono in mano, prima che rispondessi mia madre attaccò.
Presi lo zaino e andai verso la porta.
-"Invece di stare a casa di Liam, siamo qua, quindi, stasera dove si va?"
Incalzai, mentre Harry mi apriva la porta da gentiluomo qual'era.
-"Direi che se non conosci nessun locale figo, poi ti chiamo e ci mettiamo d'accordo."
Harry annuì e mi chiuse la porta alle spalle, mentre camminavo verso casa, attraversando svariati isolati al freddo, con la sua giacca ancora addosso.
Arrivai a casa e mi gettai sul letto, respirai profondamente e raccontai tutto d'un fiato quello che era successo a Lottie, che mi guardava con occhi sgranati e sognanti.
-"Che bella persona che è Harry." Se ne uscì, sospirando con occhi sognanti.
-"Amore mio, è gay." 
-"Ma che palle!" Disse, sbattendo i pugni sul letto, tornandosene in camera sua sbattendo anche i piedi a terra e sbuffando, io ridevo come sottofondo.
  
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