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Autore: Leti_Bo    04/01/2014    10 recensioni
Dal capitolo 12.
'Da quindici minuti stavo stringendo la sua mano.
Da quindici minuti le lacrime scivolavano dai miei occhi, e giù sul mio collo, o sulle nostre mani intrecciate.. sulla mia.. sulla sua..
Da quindici minuti la stavo pregando di svegliarsi.
Ma sopratutto, da quindici minuti le stavo dichiarando il mio immenso amore, per lei.. sussurrandole cose dolci, con la speranza che potesse
anche solo sentirmi, riconoscere la mia voce.
Accadde ciò che non mi sarei mai aspettato.
La sua mano si mosse, stringendosi attorno alla mia.'
Genere: Erotico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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                               They call him 'dangerous', I call him 'love'.

Chapter 22.
-Soffrire.


Per un secondo quell’idea, l’idea più orrenda di questo mondo mi salta alla mente.
L’idea che lui possa essere quella persona mi fa rabbrividire, mi fa gelare il sangue, mi fa provare ribrezzo, voglia di vomitare, e così,
questa volta senza esitare lo chiedo. Lo chiedo perché voglio tagliare tutto li, voglio saperlo ora, non tra poco o tanto, voglio saperlo e basta, non ci sono perché.
“Tu..” è solo che al momento di parlare, le parole mi muoiono in gola. Vengono bloccate in una stretta che al solo pensiero mi fa andare
fuori di me, che mi fa infuriare, essere triste, depressa, arrabbiata.
Una sensazione che mi fa provare tutti i sentimenti cattivi di questo mondo, orrendo.
“Chiedimelo Bell, chiedimelo su. Christal pregala anche tu su, deve sapere” ghigna divertito l’alto uomo.
L’uomo che non ho mai odiato così tanto come adesso.
“Sei mio padre?!” chiedo con un filo di voce. La voce quasi impercettibile, e non so nemmeno se quella fosse stata una domanda o un affermazione di rassegnazione alla triste realtà.
Ride di vero gusto. Ride piegato in due, facendo risuonare la sua odiabile risata per la piccola stanza.
Christal, è ferma immobile, la testa china a guardarsi le scarpe, le mani nella giacca nera come i suoi capelli. Ferma nella posizione che assumo anche io quando sono imbarazzata o triste, la posizione uguale per le due sorelle.
Perché quella risata è un si, forte e chiaro. Non è una presa in giro, è solo la conferma alle mie paure, la conferma a quello che mai avrei voluto sentire, ma che invece avevo appena sentito, provato sulla mia pelle come una cinghiata di frusta, come più di una sola cinghiata.
Mi aveva abbandonato anni fa, più di quindici anni fa, e adesso? Adesso mi teneva in ostaggio perché chissà che cosa.
“Sei così cambiata da quando avevi due anni” dice avvicinandosi.
Quella frase non è una di quelle frasi che i genitori dicono ai figli ritrovati dopo tanti anni, perché gli erano strappati via in malo modo,
no, quella è solo una frase che da l’inizio al lungo discorso che già prepara mentalmente, quel discorso che innanzi di stare li a sentirlo mi strapperei le orecchia a morsi, se solo potessi farlo, le farei tagliare.
“Come ho detto prima eri più obbediente, ed anche più carina. Ora sei come tua madre” si ferma alla fine del discorso, senza lasciarmi capire cosa voglia dire con quelle parole, senza finire la frase, lasciandomi nel dubbio.
Che viene svelato subito, però.
“Proprio una puttana” lo urla, e arriva alle mie orecchia questa volta come uno schiaffo in pieno volto, come uno schiaffo di quelli che ti fa girare la testa su se stessa.
Ma non sto zitta, non posso lasciare che offenda mia madre, perché fino a prova contraria, lui con quella donna c’era stato, l’aveva scelta
per farsi una famiglia, e magari un tempo l’aveva anche amata.
“Non parlare così di mia madre. Non la conosci più ormai. Stare con lei come hai fatto te, per picchiarla e basta e andare via dopo due anni
non ti ha permesso di conoscerla, non puoi saperlo” gli urlo contro.
Mai toccare mia madre, non deve permettersi nessuno, soprattutto lui, che ormai è uno dei tanti capitoli chiusi della mia vita, o forse lo era
fino a questo giorno, o forse non era mai stato realmente chiuso perché ogni sera prima di dormire il pensiero di dove lui potesse essere mi passava per la mente, perché ogni sera prima di dormire la domanda del perché ci avesse abbandonato me la chiedevo, ma dopo questo giorno non avevo più bisogno di quei pensieri, di pormi quelle domande che non erano servite a niente per anni, perché nel torto sarebbe stato sempre e comunque lui.
“La conosco più di quanto tu pensi, e credimi, ho ragione quando dico che è una puttana proprio come te” soffia vicino a me.
Il suo alito sa di fumo, di alcool. Ubriaco, fumato, come sempre d’altra parte.
“Adesso basta. Non parlarle così. Tu la facevi essere una persona che non era, tu l’hai rovinata. Tu hai rovinato una famiglia. E’ tutta colpa tua” urlo, questa volta trovando la forza di alzarmi in piedi e dargli una lieve spinta, perché anche se mi sono alzata, di forza addosso ne è rimasta veramente poca.
“E tu hai imparato a essere così violenta e puttana stando col tuo Harry?” dice avvicinandosi pericolosamente.
Indietreggio, andando però a battere contro la fredda parete. Anche attraverso la maglia posso sentire quanto gelato sia il muro.
“Sei in trappola” dice avvicinandosi ancora di più.
Si volta però verso Christal che sta tremando, lei ha paura, so che ha paura per me, lei sa come è nostro padre, lei sa che non si fermerà,
lei vorrebbe aiutarmi.
“Christal, dammi quello che ti ho fatto portare giù” dice con tono duro. Cosa le ha fatto portare.
“Papà.. no, io.. non posso” balbetta lei, indietreggiando verso l’uscita. E’ quasi sul punto di uscire, quando però lui a grandi falcate la raggiunge, dandole un forte schiaffo in pieno volto. Schiaffo che la fa cadere a terra. Sobbalzo, vorrei correre da lei, curarle le ferite, ma
come posso? Di ferite ho già le mie da curare adesso.
La tira su brutalmente per un braccio, estraendo dalla tasca di lei credo ciò che lui chiedeva, e poi la sbatte fuori, richiudendo la porta con un grosso battito.
Si avvicina di nuovo a me. Dal fuori si sentono le urla, e i pugni sulla porta da parte di Christal, ma non riuscirà ad aprirla.
Lui l’ha chiusa a chiave, e adesso siamo solo io e lui.
 
“Vedi quella, lassù?” chiede indicandomi in alto. Solo ora che me lo fa notare, vedo una telecamera, piccola ma c’e.
“Permetterà al tuo caro Harry di vedere in diretta cosa accadrà ora. Perché il nostro scopo è si quello di far male a te, quello di distruggerti,
ma con te, con la tua sofferenza, noi vogliamo distruggere il tuo amato fidanzato” ghigna.
Lui gode, lui gode di tutto questo. E’ un pazzo maniaco. Non posso, non riesco e non voglio immaginare cosa farà, e il pensiero che Harry vedrà tutto mi distrugge ancora di più, perché lui non può venire a fondo con me, lui deve restare a galla, lui deve salvarsi.
 
 
Harry’s pov.
Louis sta guidando nel furgoncino col quale io e lui ci stiamo dirigendo alla ricerca di Annabell, con quei pochi indizi che aiuti esterni ci hanno dato.
Non parlo, non so cosa dire. Quasi non respiro nemmeno, mi manca l’aria nei polmoni per farlo.
Non sento nemmeno il telefono che nella mia giacca sta squillando, troppo distratto dal rumore dei miei pensieri, della mia preoccupazione.
“Vuoi rispondere?” mi chiede ticchettando le sue dita sul volante della macchina.
Mi sveglio dai miei pensieri, dai pensieri peggiori che potessi fare, pensieri su dove possa essere, su cosa stia facendo, su cosa le stiano facendo, su quale possa essere il suo destino, il mio destino, il nostro destino.
Mi siedo composto sul seggiolino della macchina. Mi accorgo che le mie guance sono leggermente bagnate, durante a quei pensieri forse
le mie lacrime erano partite senza chiedermi il permesso, lo avevano fatto perché tanto sapevano che io glielo avrei dato.
Ed allora, sento il telefono che non smette di suonare.
Lo tiro fuori, e l’unica cosa che vorrei leggere è il suo nome, ma purtroppo così non è, è Zayn a chiamarmi, e vorrei tanto che con questa chiamata lui mi porti buone notizie, notizie che riguardando lei, magari l’hanno trovata.
“Pronto?”
“Harry.. accendi il pc, apri le mail. Dovrebbe essere arrivata anche a te la mail che hanno mandato a tutti noi. C’e un video, un video di questo momento, di Annabell”
Non appena sento il suo nome  e lo collego alla parola video chiudo la chiamata in faccia a Zayn e faccio accostare la macchina a Louis
sul ciglio della strada.
Accendiamo il computer portatile e velocemente entro nelle mie mail, e così è.
Un video, da uno sconosciuto, non c’e il mittente, sono pure furbi più di quanto pensassi.
Apro la mail e un video, non registrato, ma live si apre, e comincia a partire. Non voglio vedere cosa accadrà, non ne ho il coraggio, ma per
sapere devo guardare.


“Vedi quella, lassù?” chiede l'uomo indicando in alto. Annabell, è ancora viva, ma sotto la prigionia di lui.
“Permetterà al tuo caro Harry di vedere in diretta cosa accadrà ora. Perché il nostro scopo è si quello di far male a te, quello di distruggere,
ma con te, con la tua sofferenza, noi vogliamo distruggere il tuo amato fidanzato” ghigna ancora lui. 

Gli farà male, lui le farà del male, e poi distruggerà anche me, dopo che io avrò sofferto con la sua di distruzzione. E' un uomo crudele.
Faccio per chiudere il computer, non voglio assolutamente sapere cosa accadrà adesso, ma è Louis, a obbligarmi di tenerlo aperto.
"Harry dobbiamo capire cosa succede, altrimenti non potremo fare niente" dice prendendo il computer e lo porta sulle sue gambe.
"Io non voglio guardare Louis" dico e mi volto dall'altro lato, in modo da guardare fuori, in modo di cercare e trovare una soluzione a tutto
questo.
Me dovevano prendere, me devono distruggere. Lei non c'entra niente. Lei non doveva assolutamente entrar a far parte del mio
mondo pericoloso, nonostante sia il suo amore.
Anche se non vedo però sono obbligato a sentire. Il volume c'e, ed io non sono sordo.

"Per favore, che vuoi fare?" sento la voce di lei disperata.
Ha paura, non doveva finire così, non doveva assolutamente andare così. Lei dovrebbe essere con me. Io e lei in questo momento dovremmo
essere in spiaggia, a fare il bagno, e a divertirci con Zayn e Jessica, invece lei si trova in chissà quale orrendo luogo, e sta per cominciare la
sua definitiva distruzzione, distruzzione lenta e sofferente.
"Bambina mia. Sai.. a tua madre lo facevo qualche anno fa. Ma tu eri ancora troppo piccola" 
"Non chiamarmi così, non sono la tua bambina, non dopo tutto quello che è successo, non dopo tutto quello che mi stai facendo"

A quelle parole mi costringo a guardare, perché ciò che è appena uscito dalle loro bocche mi lascia perplesso, forse quanto lo è Lou.
"E' suo padre?!" sussurro tra me e me, non so se sia una domanda che mi pongo o un'affermazione che la mia mente ha appena elaborato.
"Si Harry" mi volto verso Louis quando mi parla. Entrambi siamo sconvolti, e dopo questo non posso più lasciar perdere.
Devo guardare ciò che accade, anche la più spregevole delle torture, perché se quello è suo padre devo andare più affondo, anche se mai
capirò come un padre possa fare questo alla sua figlia, alla persona sangue del suo sangue.

"Cosa vuoi farmi?" dice lei cercando di indietraggiare sempre di più, ma non può. Il suo corpo è già troppo schiacciato contro il muro.
"Vieni qui" dice lui. Se solo potessi gli toglierei quel sorriso malizioso e malvagio che ha sul volto, glielo toglierei a suon di pugni, fino a farli
perdere i sensi, fino a farlo morire.
Non ha pietà, si avvicina lui, e la prende prepotentemente per un braccio. Lei si oppone e allora lui la strattona un po', fino a che non la batte 
contro il muro.
Batte la testa, la schiena, e il rumore è udibile anche da un video attraverso il computer. 
Lei geme di dolore e si accascia a terra, contorcendosi dal dolore.
"E' questo ciò che tua madre provava sempre. Dimmi, come è provare il dolore sulla propria pelle? Non è bello?" ghigna lui chinato su di lei.
"Tu sei pazzo" sussurra Bell con un filo di voce. 
Forse era meglio se non lo diceva, lui adesso gliela farà pagare.
Non posso vedere il suo viso contorcersi di rabbia, ma si alza e le lascia un forte calcio nello stomaco, che la fa urlare forte. La fa piegare
su se stessa, mentre sdraiata a terra si contorce ancora per ciò che sta provando.
Srotola qualcosa tra le sue mani, e solo quando capisco cosa è vorrei urlare, farmi sentire da loro, impedire tutto questo, ma l'unica cosa che
riesco a fare è piangere, piangere perché non può farle questo, non può farle ancora più male di quello che già le ha fatto.
Il suo corpo non è fatto per questo, non è fatto per soffrire, lei deve essere amata, e l'unica persona in grado di farlo come si deve sono io, 
anche se il nostro non è un amore sano, visto le conseguenze che sta portando, su di lei, su di me, su di noi.
La prende con forza, perché ormai il suo corpo ha perso le poche forze che le erano rimaste, la gira facendola poggiare al muro con la faccia
rivolta verso esso, e senza pudore comincia a toccarla, comincia a stringerle i fianchi, a farle ancora più male, e a me, l'idea che quel corpo
che solo io avevo toccato, che io solo posso toccare adesso lo stia toccando possessivamente lui mi fa rabbrividire, mi fa rivoltare lo stomaco.
E' tutto così ripugnante, orrendo ciò che lui le sta facendo, e non ha finito.
Le alza la maglietta, ed io distolgo lo sguardo perché non voglio vedere ciò che lui le sta per fare.
Giro la testa a destra, e chiudo gli occhi, cercando di non sentire nemmeno l'audio.
Ma purtroppo il rumore della cinghia che si ifrange sulla sua schiena è troppo forte, forte quanto le urla di lei, le sue urla di dolore a quel duro
impatto, sulla sua schiena candida, su quella schiena che mai sarà più come prima.


Tutto si interrompe, e mi volto di nuovo verso Louis. Ha chiuso il computer con forza, il suo sguardo è fermo davanti a lui, uno sguardo duro.
Uno sguardo che sa di odio, vendetta. Uno sguardo che sul suo volto non avevo mai visto.
"Louis" lo chiamo e lui si volta. I suoi occhi trasmettono appunto odio, vendetta, rabbia e tutti questi sentimenti, ma non solo, ne escono
anche delle lacrime, per lei.
"Harry.. non avevo mai visto una cosa così. Queste immagini non si cancelleranno, le sue urla non le dimenticherò. Non dimenticherò il 
sangue che le scorreva giù dalla schiena" e allora lo stoppo, perché non voglio sentire altro, perché non voglio immaginare ciò che lui
ha visto, perché aver sentito le sue urla mi è bastato, e allora col suo stesso sguardo gelido lo guardo, e "Parti. Avranno la vendetta che
si meritano" dico. E lui non se lo fa ripetere due volte, perché velocemente sfreccia su quelle strade deserte, senza guardarsi indietro, 
ma solo avanti.


Spazio dello scrittore:
Scrivere questo capitolo, è stato un vero parto. Sono tre giorni che ci lavoro anche se non è un capitolo
estremamente lungo. Però ci ho messo tanto perché descrivere così le cose è dura, sopratutto se si è come me, 
che soffrivo nello scrivere ewe
Non potete manco immaginare come mi sento dopo averlo scritto.
Lo so sono troppo crudele, ma purtroppo fa parte della storia.
Non è un capitolo per niente felice, e finalmente è stato svelato chi era quell'uomo (molte di voi già lo
avevano capito) ed è stato svelata anche l'identità della ragazza, che avevo detto essere importante.
E' la sorella della nostra cara Annabell.
Riguardo al pov. di Harry volevo chiarirvi i casini con la scrittura normale e quella in corsivo.
Ciò che è scritto in corsivo è ciò che lui sente e vede dal video che guarda con Louis.
Scusate il ritardo, solo che mi ero depressa, perché lo scorso capitolo ha avuto solo 3 recensioni 
e diciamo ci sono rimasta parecchio di merda lol
Vabbe, a presto e baci.
E buon anno in nuovo anche se in ritardo.
Leti.xx



 


 
   
 
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