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Autore: inlarrysarms1994    04/01/2014    1 recensioni
Louis aveva preso il mio mondo e l'aveva messo nella sua tasca, come fosse un portachiavi.
Ogni posto in cui andava senza di me, ero costanemtente scossato per la mia ossessione di sapere se stesse bene o se amasse farmi soffrire. In realtà stavo perdendo il controllo, perchè da quella scossa in più che aveva dato alla mia vita, mi ero reso perfettamente conto che il rosso era un colore che gli apparteneva e che, se Samuel aveva deciso di farmi vivere, lo aveva fatto per una sola ragione: per rendere Louis Tomlinson la persona più felice del mondo.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era difficile convivere con tutto quel male.

Quando perdi qualcuno, la cognizione del tempo sembra farsi spazio nell'inconscio e si perde assieme alle cose che hai più nascoste.
Quando perdi qualcuno, in realtà, perdi anche te stesso.
Perchè riuscire a superare un dolore del genere, non bastava distrarsi o sfogarsi con qualcuno, non bastava ricordare e riuscire a sentirne il profumo. Non c'è soluzione, non c'è rimedio per fermare questo evento naturale e Louis lo sapeva.
Non l'avrebbe mai detto, non avrebbe mai pensato di perdere la persona che amava con tutta l'anima, l'unica che accettasse chi era, che riusciva a capirlo dal profondo.

Quella mattina era disteso sul prato del suo giardino, osservava con consistenza le nuvole cercando di formulare l'immagine di sua madre, per essere sicuro che, da qualche parte, vivesse ancora. Ma per lui tutto ciò non aveva comunque senso, perchè non era accanto a lui. E non si vergognava a dire che, a 19 anni, sua madre gli rimboccava ancora le coperte e stampava un dolce bacio sulla sua fronte. Amava parlare di sua madre ed una delle cose che amava fare, era estendere a destra e a manca l'amore che quest'ultima gli donava senza nulla in cambio.
Eppure, ci son persone che disprezzano la vita o si accaniscono contro le proprie madri, spesso per motivi banali e Louis non riusciva a non arrabbiarsi per questo.

 
Quanto vorrei ancora mia madre qui.
Ti prego, ritorna.
Perchè mi hai fatto questo?
Che ne sarà di me?
Mi manchi.
E ti odio.

Erano queste le uniche frasi che formulava la sua testa quando si metteva a pensare; ogni mattina sorgeva il sole e lui immaginava sua madre aprire le finestre e inondare la stanza di quei raggi caldi, che arrivavano dritto sul suo viso come a trasmettere il suo calore addosso. Ogni sera, tornando a casa alle 5 del mattino, Louis voleva sua madre accanto perchè come al solito, non era riuscito a combiare niente. Voleva un amore, voleva un amico, desiderava fare una vita normale. Ma non era mai stato così difficile per lui spazzare via quel manto di timidezza, di introversia e si ritrovava a piangere su se stesso.
E non riusciva ancora a capacitarsi che sua madre non fosse più lì. Come se non bastasse, dopo la sua morte, era riuscito a diventare più scontroso e ad avere quel pizzico di determinazione in più.

 
Almeno mi hai dato questo, mamma.
La forza di socializzare con le persone.
Nel bene o nel male, io lo faccio.

Accese una sigaretta disteso nell'erba, e pareva di inumidirsi la schiena perchè poco prima aveva piovuto ed ora c'era il sole ad asciugare quei fili d'erba che parevano luminosi solo con qualche goccia di pioggia. Era questo che desiderava: un sole perfetto dopo un'intera mattinata di temporale. E quale momento migliore della giornata per godere di un tempo mite perfetto per una tranquillità eterna? La sera.
Louis amava la sera e se non fosse per quelle stelle e quella luna, si sarebbe già inondato di paura, fallimento, debolezza.
Era masochista, lui non viveva per morire, lui moriva per vivere.
E adorava la notte perchè gli ricordava tanto sua madre, che a suon di ninna nanna, ad appena 5 anni, riusciva a farlo addormentare anche su una sdraio dopo un barbecue con gli amici. Ed amava l'umidità perchè ne sentiva parecchia nelle vene quando trascorreva la notte con sua madre disteso su quella sdraio.

Tutto gli ricordava Jay.
L'altalena retta su un albero, la sdraio della notte, la giacca malandata che sua madre osava porgli quando aveva freddo. E lui quella giacca la vedeva ogni secondo, perchè ogni volta che apriva il suo armadio gli faceva visita. Voleva tanto buttarla via, se non fosse per il suo attaccamento estremo alla madre.

 
Mi ricorda tanto lei.
Louis, devi andare avanti.

E di andare avanti non se ne parlava, perchè anche se lui aveva una vita lunghissima davanti, desiderava solo poter toccare nuovamente, anche solo per un secondo, il viso di sua madre.

Erano le 5 e 32 quando Louis cominciò ad infreddolirsi e, dopo un'attenta riflessione su come riuscire a vedere sua madre, decise di rintanare. La sua voglia di rientrare a casa e stare a sentire suo padre che lo obbligava a ritornare a studiare, era ben poca.
Aprì la porta con fare lento per non riuscire a farsi sentire, ma trovò suo padre sulla poltrona del soggiorno a guardare la tv. In realtà, non la stava guardando sul serio e Louis lo sapeva. Ogni gesto di suo padre, era seguito dal pensiero della moglie costantemente, ogni cosa facesse. Osserava la tv con fare assente, tirando dal sigaro di tanto in tanto e godendosi il bicchiere di whisky che, come al solito, era già vuoto in poco più di 3 minuti.


"Devi tornare all'università, domani iniziano i corsi" - Louis sussultò. Suo padre l'aveva visto con la coda dell'occhio rientrare in casa e se non fosse per gli occhi color oceano del figlio, lo avrebbe guardato in faccia. La voglia di leggergli negli negli occhi il disperato bisogno di sua madre, non era tantissima ed evitava addirittura di inserirla nel discorso. Ogni volta che suo figlio menzionava sua madre in un discorso o se ne andava in camera da letto o fingeva di dirgli una cosa importante, cambiando discorso in un batter d'occhio. Per Louis c'era voluto un pò a capirlo, perchè pensava di fare qualcosa di bello, ricordando sua moglie mentre lavava i piatti o abbracciava la tv quando trasmettevano la sua serie tv preferita. Era buffo ricordarla così, perchè ricordarla nei momenti di dolore? E suo padre questo sapeva farlo bene, sapeva trasformare un bellissimo momento in un qualcosa di rotto ed irreparabile. Non a caso, aveva eliminato dalla sua camera qualunque cosa riportasse a sua moglie, qualunque oggetto che riuscisse a raffiorare nella mente il concetto 'ricordo'. Ma Louis gli aveva vietato di togliere anche i suoi oggetti dal soggiorno, le sue foto sorridenti o la collezione di profumini sulla mensola in bagno.
"T-ti ho già detto..." - Louis chiuse gli occhi per un attimo e  prese un respiro - "ti ho già detto che non mi va."
Se non fosse per il suo carattere ormai spento, suo padre si sarebbe messo a sbraitare pur di convincere suo figlio a far qualcosa, ma con la rassegnazione era riuscito a calmare la sua ira ed a trovare un nuovo metodo per obbligare suo figlio a far qualcosa: insistere, chiedere le cose ogni secondo. Voleva che Louis ritornasse a studiare, che il futuro di suo figlio fosse migliore del suo, che qualunque cosa facesse si dimenticasse dell'assenza di sua madre. Ma dopo quel giorno, si arrese. Era impossibile farlo anche per lui, come riuscirci con un figlio?


"Prima di prendere una decisione del genere, Louis...prima di prenderla, pensaci. Per favore." - gli disse suo padre, con un tono duro ma malinconico allo stesso tempo, come volesse mantenere la stessa calma di sua moglie ma per Louis, lui, non avrebbe mai sostituito sua madre. In tutti questi anni era soltanto un immagine poco chiara quella del concetto paterno che girovagava in casa; suo padre era sempre assente, viaggiava per lavoro, quando poteva approfittava e restava fuori mesi e mesi.
 
Perchè ne senti ora la mancanza, eh?
Non potevi starle accanto quando era viva?

Avrebbe voluto dirgli queste parole, ma evitò, quando suo padre drizzò la schiena per qualche secondo e si alzò di scatto, camminando verso di lui.
Louis sentiva il sangue bollire dentro, il cuore non ebbe nemmeno il tempo di prendere una rincorsa che lo sentì battere sempre più forte. Ogni passo verso di lui, la velocità aumentava e quando ci furono occhi contro occhi, restarono a fissarsi per un tempo che per Louis sembrasse infinito e sembrava così duro con suo padre, che per la prima volta sostenne quello sguardo senza abbassare le difese. Fu suo padre a spostare lo sguardo per qualche secondo e poi ritornare sui suoi.


"Vuoi rovinarti la vita? Prego, fallo pure." - sussurrò suo padre a mò di provocazione, trattenendo sempre un velo di tristezza negli occhi.
"E da quando ti preoccupi per me, papà? Tu non ci sei mai stato per me. Lei c'era, tu no."
"Lei non c'è più." - urlò suo padre, abbassando gli occhi e stringendo i pugni. Louis era sorpreso da quell'azione istintiva, era dalla morte di sua madre che non aveva una reazione del genere e un pò si spaventò, ma non restò sulle sue, perchè aveva tanto da dire, ancora. E di certo una sera non sarebbe bastata.
"No, non c'è più" - disse Louis guardandolo negli occhi, con un sorriso nervoso stampato in faccia, trattenendosi più che poteva - "e non fare finta che ti manchi, non farti trovare sempre solo, malinconico, non fare finta che ti importi qualcosa. A te non è mai importato nulla di lei" - si fermò, ma ripartì qualche secondo dopo sbraitando, ad 1 cm dal viso di suo padre, scostando nervosamente i capelli - "sono stato io accanto a lei quando stava per andarsene! Ero io a curarla, mentre tu fottevi la tua segretaria!".


Uscire finalmente da quella casa, dopo la discussione statica ma incontrollabile con suo padre, per Louis fu una liberazione. Si ritrovò a respirare finalmente un'aria nuova, pulita; quella della sera, completamente diversa dall'aria che si respirava in casa. Oppressione, tristezza, mancanza di qualcosa di concreto. Quella sensazione a lui non piaceva per niente, lui che era stato sempre chiuso in casa, senza amici, si stava finalmente aprendo per affrontare una vita al di fuori di quelle quattro mura, che non fossero i cani o il cassiere del supermercato.
Adesso lui, aveva trovato Niall. Avrebbe dovuto ringraziare suo padre che, quella mattina dell'incidente di sua madre, lo obbligò ad andare all'università, urlando contro sua madre per convincerla ad essere più dura con il figlio, ad essere più determinata quando si parlava di lui.Ma avrebbe anche voluto strozzarlo, perchè sua madre era andata via e non avevano avuto nemmeno il tempo di ricoinciliarsi. Immaginava sua madre e suo padre litigare, urlare, sbraitare come i matti mentre lui usciva di casa per andare all'università. Sperava la situazione si calmasse, ma non andò così, perchè riuscì a sentire le loro urla anche sulla veranda, appena dopo l'ingresso. Ma dopo giorni a pensarci, la sua preoccupazione svanì. Insomma, a suo padre non è mai importato nulla, nè di lui, nè di sua madre. E lei lo sapeva.

 
"Adesso basta, chiudi quella bocca, insolente!"
"Devi smetterla di comandare tutto e tutti, Dean! Sono stanca di tutto questo!"
Louis si sentì morire. Strinse forte i pugni, una smorfia di dolore e rabbia allo stesso tempo e poi scoppiò. Scoppiò come mai prima nella sua vita.
E così lo sentì. Il sangue colare dalla mano, come per magia, come se quel gesto non fosse mai esistito, da essere così veloce come un registratore di cassette quando mandi avanti. Non se n'era nemmeno reso conto ed il dolore arrivò dopo una manciata di secondi, sia alla mano, sia al suo cuore che come per magia, si ruppe in mille pezzi alla visione dei suoi genitori litigare come frasennati. Non che fosse la prima volta, ma per Louis ogni volta era quella peggiore. E di conseguenza, le cose non smettevano mai di peggiorare.
"Chiudi quella bocca, faccia di merda. Esci subito da questa casa, se non vuoi che chiami la polizia!".
Quel pugno dato allo specchio subito prima la porta della cucina, era stato fatale. Gli aveva dato quel coraggio che non aveva mai avuto.
Quelle parole furono una lama per il padre, si sentiva trafiggere da qualunque parte ma riuscì a non sentire il dolore, perchè ciò che lo faceva stare più male, erano state le parole di suo figlio.



 
  
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