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Autore: Bloode    05/01/2014    3 recensioni
Cameron è il primo grande amico di Ariel, si conoscono da quando Ariel è nata e hanno giocato insieme fino all'età di sette anni. poi un giorno Cameron e la sua famiglia svaniscono nel nulla. Ariel crede che si siano trasferiti e la sua vita continua anche senza Cameron. dieci anni dopo Ariel sembra una ragazza come tante altre e cerca di vivere una vita normale, ma lei in realtà custodisce un grande segreto: appartiene alla grande famiglia delle Fate. tuttavia riesce a conciliare le due vite senza troppi intralci. un giorno però nella vita di Ariel arriva un ragazzo nuovo dal quale lei dovrebbe star lontana perchè è venuto per darle la caccia. ma c'è qualcosa negli occhi di questo ragazzo che attrae irrimediabilmente Ariel. e questo potrebbe creare un grande problema sia per il mondo delle Fate, quello di Ariel che per la setta dei Cacciatori: la nuova famiglia di Cameron, o per come lo conoscerà Ariel... Blake.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per tutto il resto del pomeriggio Ariel rimase in stato catatonico, nella testale frullavano milioni di domande:conosceva quel ragazzo? Se si dove si erano conosciuti? Se no, perché avere questa forte convinzione di conoscerlo già? Poteva essere stato lui ad aggredirla? Non poteva certo accusarlo solo perché aveva una moto nera e un casco integrale. E poi il volto di Blake occupava la sua mente, era così bello, aveva due occhi pazzeschi, che assomigliavano pericolosamente al ricordo degli occhi dell’aggressore che Ariel aveva relegato in un angolo della mente. Conosceva quegli occhi, li conosceva ma non come gli occhi del Cacciatore che voleva ucciderla.. lei sapeva di averli visti altrove, in un altro contesto, in un altro tempo. Arrivò a casa verso le sei quella sera. Aveva passato il pomeriggio a girovagare per la città da sola, andando contro le raccomandazioni della madre. Non era andata a danza come aveva promesso a Gloove, non aveva chiamato Trent e nemmeno Bart, aveva detto a Samantha che stava poco bene e che voleva stare da sola e tornarsene solamente a casa; invece aveva girato come un fantasma per tutte le vie della città alla ricerca di risposte, senza trovarle.
Tornò a casa e salì i gradini che la conducevano alla sua camera. Si infilò le punte e iniziò a fare fouettes fino a che le caviglie non iniziarono a cedere.  Poi una strana quanto familiare sensazione le invase il piede; tolse la scarpetta e il salvapunta e scoprì senza essere troppo sorpresa che un’unghia era andata, si avvicinò alla scrivania e aprì il terzo cassetto, dove teneva l’occorrente per disinfettare e fasciare e trovò qualcosa che non stava cercando ma che in un momento le diede una speranza che covava da tempo: una foto di Cameron, un primo piano, guardò i suoi occhi, il colore ed il taglio, identici a quelli di Blake,poi guardò la foto con attenzione, alla ricerca di altri dettagli che potessero provare che erano la stessa persona. Non sapeva perché ma sentiva che c’era un legame fra Cam e  quel ragazzo nuovo, con il quale aveva parlato solo mezza volta, che aveva guardato solo per quindici minuti al massimo e che sembrava non conoscerla. Non era mai stata così istintiva, così irrazionale ma stavolta c’era qualcosa dentro di lei che le diceva che non si stava sbagliando, che non importava quanto pazzo e impossibile potesse sembrare, doveva scoprire cosa c’era sotto lo sguardo così familiare di quel ragazzo, che poteva essere interpretato in milioni diversi di modi, che poteva essere descritto con tantissimi aggettivi tranne che con uno : normale.
Ariel continuò a scrutare la foto, dimenticandosi del piede sanguinante e del tappeto che si stava macchiando. E trovò quello che stava cercando, sul collo di Cam c’era una voglia perfettamente tonda, piccolissima ma perfettamente distinguibile, il giorno dopo Ariel avrebbe controllato anche il collo di Blake. Mentre faceva queste riflessioni il telefono trillò e lei per poco non si prese un colpo; era Sammy, non fece in tempo a dire pronto che Sammy attaccò subito a parlare
“ Oggi avevi una faccia quando hai visto Blake, e la tua espressione è peggiorata quando hai visto che la moto parcheggiata fuori dalla scuola era la sua! Allora prima di spiegarmi il perché di tutto ciò voglio darti la targa della sua moto, mi ringrazi dopo!”
“Cosa? La targa della sua moto? Ma perché lo hai fatto? E come poi?”
“Si, la sua targa, l’ho fatto perché ho visto la tua faccia e poi, mentre tu eri lì come un pesce lesso a guardare imbambolata ed impietrita lui e la sua moto io mi sono spostata leggermente verso destra e prima che partisse ho scattato una foto alla targa, semplice no?”
“Ti potrebbero arrestare lo sai si? Sei una pazza!”
“Oh prego, non c’è di che Rel..a che servono gli amici se no? Ora però devi spiegarmi tutto! E non accetto scuse, chiaro? Si da il caso che rischio la galera per te!”
“Grazie.. ma ora non posso spiegarti più di tanto.. devo finire di studiare e potrei scommetterci, fra meno di due minuti mia madre mi dirà che la cena è pronta. Domani ti dico tutto però, promesso.”
“Rinvii sempre! Ma che hai? Ultimamente sei così strana. Domani mattina da Harry’s Bar alle otto meno dieci! E non azzardarti a fare un minuto di ritardo!”
“Ti adoro tantissimo!”
“Si anch’io.. ritarda e sei morta!”
Quanto era difficile non poter spiegare alla sua migliore amica che oltre alla solita, e complicata vita di una normale adolescente,Ariel doveva gestire una seconda esistenza dove Fate, poteri e Cacciatori riempivano i momenti dove poteva godersi una pausa dai problemi delle comuni adolescenti. In più era nel codice di regole imposto dalla Corte: “nessuna fata deve per alcuna ragione rivelare la propria identità ad un essere umano”. Dire a Samantha che lei era una fata e che molto probabilmente il nuovo e bellissimo Blake era un cacciatore venuto nella loro scuola solo per togliere di mezzo Ariel era già complicato di suo; se si aggiunge il fatto che nella confraternita Ariel non era vista sotto un’ottima luce per così dire, la confessione della seconda identità di Ariel diventava direttamente impossibile.       Era un bel guaio. Ma ne sarebbe uscita. O almeno così sperava.
Il mattino seguente alle otto meno dodici minuti Ariel era da Harry’s Bar, seduta al loro  solito tavolo con una tazza di Acqua e limone e un cornetto integrale, davanti a lei c’era la cioccolata con panna e scaglie di cioccolato e il cornetto con crema pasticcera e fragole di Sammy, che entrò nel bar con le braccia incrociate, fingendosi arrabbiata, ma poi inciampò nel laccio della scarpa sciolta e Ariel scoppiò a ridere, così come un po’ tutte le persone presenti nel bar. Samantha si avvicinò al tavolo e afferrò la tazza quasi più grande di lei e mandò un’occhiata truce ad Ariel
“Non credere che questa semi-caduta tolga pathos alla mia entrata da donna molto risentita! Sia chiaro!”
“No.. per carità.. non ha minimamente intaccato la tua camminata trionfale!”
“Mhh.. bene ora dimmi tutto!”
Fece Samantha con ancora la bocca sporca di panna e cioccolata. Sembrava una bambina, così piccola e minuta, con i capelli un giorno di un colore e il giorno dopo di un altro raccolti in una coda bassa;la tipica acconciatura di chi quella mattina non voleva pettinarsi. Gli occhi da gatta erano contornati da un doppio strato di matita viola. Sul visetto da topino spuntava un sorrisetto mentre aspettava che l’amica svuotasse il sacco. Era seduta sulla sedia tenendo una gamba piegata con il piede appoggiato sulla seduta e l’altra penzoloni. Indossava dei jeans neri con le toppe colorate, delle scarpe con il rialzo fucsia e un dolcevita verde., rigorosamente fluo. Il tutto accompagnato dagli immancabili accessori: bretelle e cinture colorate, braccialetti a go go e collane di varia natura, sulla testa un cappellino col pompom che lasciava scoperte le orecchie cariche di orecchini.
“Vuoi almeno dare un morso al cornetto prima?”
Con la mano tintinnante di bracciale, due anelli alle dita e le unghie ognuna di un colore diverso, Samantha afferrò il suo sostanzioso cornetto e diede un bel morso, leccandosi poi le dita sporche di crema.
“Non ti eri messa a dieta Sammy?”
“Mai sentito parlare di diete ingrassanti? E poi mia madre dice sempre che sembro un’orfanella malnutrita, quindi non mangio così tanto solo perché mi piace!”
Fece lei toccandosi la pancia e addentando nuovamente il cornetto
“Dico solo che dovresti mangiare in modo più salutare! Sai per avere un buon fisico”
“Chi è la ballerina fra noi?”
“Io”
“E chi è la rock star?”
“Tu?”
“Hai mai sentito di Rock star attente alla linea? Loro bevono,fumano e mangiano torte alla panna per cena! Tu sei una ballerina e mangi acqua e limone a colazione! Ti ho mai detto qualcosa?”
“Veramente si.. tutti i giorni!”
“Ma per il tuo bene!”
“Credi che ti dica di mangiare più sano perché voglio vederti a trent’anni col colesterolo a mille?”
“No ma.. ehi! Signorina conosco il trucco! Vuoi sviare la conversazione! Non attacca! Tieni. Ora dimmi tutto su Blake e sulla sua moto!”
Fece Samantha allungando sul tavolo un foglietto con sopra scritto un numero di targa, un nome,un cognome e il modello della moto.
“Oh.. beh ti avevo già detto di essere stata aggredita da un pirata della strada no? Beh la moto di Blake assomiglia a quella del motociclista che mi ha mandato fuori strada.. ma una semplice coincidenza credo..”
Sul viso si Samantha si accese una luce e negli occhi una scintilla, il sorriso si ampliò sul suo volto quasi non rovesciò la cioccolata rimasta nella tazza per il salto che fece.
“Ma è  fantastico! Ci pensi io e te, un mistero da risolvere,e poi l’accusato è così sexy! Oh si!è decisamente la cosa migliore che potesse capitare!”
“Oh.. sono commossa nel vedere la tua preoccupazione verso i miei confronti. Comunque non se ne parla! Non andremo a investigare, darò solo il numero di targa ai miei genitori e loro sapranno che farci. Grazie!”
“Ma.. ma.. ma.. è l’avventura?”
“Bevi e andiamo che siamo in ritardo! Mi raccomando non una parola con nessuno di quello che ti ho detto”
Samantha annuì mogia e finì la cioccolata, poi lasciarono i soldi sul tavolo e si avviarono all’uscita. Percorsero i soliti cinquecento metri parlando del più e del meno e di come Sammy ritenesse che Bradly Castler fosse decisamente il suo tipo.   
A vederle così, nessuno avrebbe pensato che due ragazze così diverse potessero essere amiche per la pelle dalla quarta elementare fino al terzo liceo. Eppure da quando Sammy era arrivata nella scuola elementare e la signorina Tomphson aveva detto “Samantha, vicino ad Ariel c’è un posto libero, vai a sederti lì!” loro due si erano guardate, si erano sorrise ed avevano capito di essere destinate ad essere amiche. Certo la diversità sia fisica che caratteriale era decisamente notevole. Da un lato uno scricciolo che sembrava uscito da un cartone animato, dall’altro una ballerina normalissima all’apparenza, che indossava semplicemente jeans e golfini.
Arrivarono a scuola e notarono subito nel parcheggio la moto di Blake. Tutti gli studenti erano ancora fuori e non appena la campanella suonò Ariel e Sammy si divisero per andare a prendere i libri ai propri armadietti. Ariel imboccò il corridoio C dove c’era il suo, e vicino al numero 37, c’era un armadietto con lo sportellino aperto, non appena l’anta si chiuse Ariel lo vide. L’armadietto numero 38 era di Blake. Con noncuranza si avvicinò, anche se le tremavano le mani e lasciò il cappotto pesante nello scomparto più lungo. Blake si accorse di lei dopo circa un minuto, si girò, abbassò la testa e la guardò. Era decisamente alto. Ariel buttò lo sguardo a terra e guardò solamente i suoi anfibi neri e le scarpe da ginnastica di Blake, poi i suoi occhi salirono piano sui jeans blu scuri,poi sul maglioncino aderente grigio che indossava, aveva il collo alto e segnava perfettamente la sua figura.
“Ciao Ariel. Letteratura in prima?”
Annuì presa com’era da quegli occhi così familiari. Poi Blake le sorrise, in un modo assurdo; non da diciassettenne che sa di essere bello e che usa questo suo potere per ammaliare le ragazze. Le sorrise come un tempo le sorrideva un bambino. Un bambino che lei adorava e che se ne era andato senza lasciare alcuna traccia. Istintivamente strinse il ciondolo; gesto che Blake notò e, continuando a sorridere però, contrasse la mascella, come in un attacco di nervosismo.
“Cam.. oh Blake, si, letteratura. Anche tu presumo”
Fece Ariel indicando con un cenno della testa il libro che il ragazzo stringeva in mano. Vide le cicatrici e si ricordò quello che aveva visto il giorno precedente. Quella voglia sul collo di Cameron. Doveva controllare se anche Blake l’avesse sarebbe stata al prova regina. Abbassò gli occhi sul collo di Blake e .. indossava un maglione a collo alto. La solita fortuna. Blake la guardò, poi guardò l’orologio.
“Dovresti andare in classe”
“Dovremmo, sai anche tu sei uno studente!”
“Si.. ma va prima tu. Io arriverò dopo”
Stranita Ariel chiuse l’armadietto e si girò,salutando con un gesto della mano. Poi si avviò per il corridoio, prima di prendere le scale si girò e trovò Blake esattamente dove era rimasto. Che la fissava appoggiato agli armadietti; sembrava quasi che stesse sorridendo.
“Non mi sento troppo bene Mrs. Jeskins. Posso uscire?”
“Si vai cara, sei decisamente pallida oggi Ariel. Va a prenderti qualcosa al bar e poi torna. Vuoi che venga qualcuno con te?”
Ariel scosse la testa e si avviò verso la porta. Poi si girò prima di chiuderla. Blake la stava guardando. Chiuse la porta pervasa dai brividi e si rintanò in bagno. Passarono cinque minuti,andò al bar della scuola e prese una bottiglietta d’acqua; poi rientrò in classe. Dieci minuti dopo la campanella suonò. Ariel si alzò velocissima e urtò Blake, che alla stessa velocità stava scattando in avanti per uscire dall’aula.
“Mentre eri fuori la Jeskins ha detto che dobbiamo lavorare su Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Ti porto la mia parte di lavoro entro dopodomani e tu fai la tua. Poi uniamo il tutto”
“Dovrebbe essere svolto insieme il lavoro. Sai si chiama di coppia!”
“Io lavoro da solo. Sempre.”
“Beh non stavolta! Non prenderò un’insufficienza perché tu vuoi fare il lupo solitario! Quindi, io sono libera il sabato pomeriggio dalle cinque alle otto. Se ci sei ci vediamo in biblioteca e iniziamo le ricerche”
Ariel non sapeva dove aveva trovato tutto quel coraggio. Ma si sentiva più forte senza sapere perché; Blake intanto, visibilmente sorpreso, infilò le mani in tasca e guardò un attimo a terra, poi rialzò gli occhi, si morse il labbro e  rispose
“Ok.. ci vediamo in biblioteca alle cinque.”
Poi senza nemmeno salutare se ne andò e Ariel riprese a respirare
  
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