Fandom: Black Friars.
Pairing/Personaggi:
Rating: Arancione.
Chapters: 12/14+1.
Genere: Introspettivo, Erotico (Beh, moooolto
soft).
Words: 1493
Canon or Fanon?:
Fanon, almeno credo. Se poi, in segreto, questi due si siano divertiti alle spalle della povera Kristian, beh… non sono affari
nostri, no?
Note: Saaaaalve
e buon anno! Per iniziare in bellezza, ecco una coppia che scoppia, una ship che ho amato tantissimo ma che, in questo capitolo, mi
ha fatta un po’ penare. Avevo taaante possibilità,
davanti. Davvero, davvero tante. Dovevo uccidere Emelyn?
Dovevo farla partecipare ai giochi? Non ne avevo la minima idea. Non mi sono
potuta spingere troppo oltre per via del raiting
generale, scrivere una rossa non è possibile, quindi mi sono arrangiata così,
spero apprezzerete lo stesso <3 Emelyn mi sta un
po’ antipatica, devo ammetterlo, anche se non raggiunge affatto i livelli di
Fay. Credo che nessuna riesca a raggiungerli. Perdonatemi se questo capitolo
ferirà una delle vostre coppiette preferite <3
Ah, auguri a tutte le befane,
per domani!
Perversione.
Damian&Rafael
C’era
silenzio in quella stanza, da quando lei era andata via. Un silenzio
opprimente, che non faceva altro che ricordargli quanto, in realtà, lui fosse
solo. Certo, non avrebbe mai e poi mai smesso di ringraziare Damian per il
meraviglioso regalo che gli aveva fatto, concedendogli di passare il resto
della sua vita con la donna che amava, ma non riusciva ad impedire a se stesso
di pensare che, forse, sarebbe stato meglio se l’avesse persa completamente,
piuttosto che costringere se stesso a vivere solo di notte, passando il giorno
come un cadavere ambulante per le vie della città.
Amava la
sua Emelyn come non aveva mai amato nessuno, in tutta
la sua vita. Ma era stanco, davvero, davvero stanco. Aveva chiuso gli occhi
quando Ned gli aveva detto che la sua esistenza sarebbe
stata completamente sconvolta. Aveva chiuso gli occhi quando, per la prima
volta, aveva visto il corpo della sua amata ricoperto di sangue non suo, negli
occhi una frenesia che non aveva mai visto.
La verità
era che lui voleva indietro la sua Emelyn, ma che la
donna che lo abbracciava, la notte, non era più davvero lei.
Era diventata irascibile, imprevedibile, un momento sembrava la donna più
innamorata del mondo e quello dopo scappava dalla finestra per ritornare solo a
notte fonda, nutrita e con i segni evidenti di una nottata tutt’altro che
tranquilla sulla pelle.
E lui non
poteva dirle nulla, perché, infondo, l’amava. Non le diceva nulla, illudendosi
che fosse solo un momento passeggero, lo stress della trasformazione, a
renderla così diversa. Si illudeva che, un giorno, lei lo avrebbe guardato e
sarebbe tornata ad essere la dolce ed allegra ragazza di Faldras
che gli aveva rubato il cuore.
« Ti
vedo accigliato, mio duca. »
Oh, poi c’era
lui.
Lui che
era stato l’unico a capirlo fino in fondo, l’unico ad aiutarlo quando il crollo
emotivo stava per farlo capitolare. Non Ned. Non
Allen o il giovane Axel. Lui, quel vampiro imprevedibile che non aveva fatto
altro che rendergli la vita un inferno. Lui che gli aveva fatto il dono più
grande di tutti o lo aveva condannato alla dannazione eterna.
« Emelyn è appena andata a caccia. Non ha fatto altro che
urlarmi contro. » disse, semplicemente, senza
spostarsi dal davanzale su cui si era seduto per osservare la meravigliosa luna
che rischiarava la notte della Vecchia Capitale. Sperava, forse, di riuscire a
scorgerla, fra le piccole vie e di potersi rasserenare almeno un po’, impedendo
a se stesso di immaginarla nell’atto di tradirlo per l’ennesima volta.
« Noi
di stirpe Lancaster siamo imprevedibili, oggi deve essere un giorno… no. »
Damian si fece avanti, sfiorandogli il viso con la punta delle gelide dita -
non si era ancora nutrito,evidentemente - ed
accomodandosi sulla poltrona vicina. « Sono certo che
quando tornerà ti butterà le braccia al collo, sbandierando il suo amore
imperituro per te. » aggiunse, con un ghigno divertito
e, molto probabilmente, ironico. Era sempre ironico, il vampiro, quando si
parlava della relazione fra le sua creatura ed il suo
Duca. Forse per lui era uno scherzo divertente, vederli rincorrersi senza mai
prendersi davvero. Forse li vedeva come delle marionette di cui lui era il
burattinaio. Era il vampiro a muovere i fili della loro storia? Possibile. Probabile.
Sicuro.
« Tu non
ti sei mai svegliato, una sera qualunque, urlandomi cose come maledetto
traditore, assassino e… uhm… credo abbia detto una cosa come “mi hai fatta
condannare in eterno” » ribatté l’ex Duca della Chiave, alzando gli occhi al
cielo, prima di sospirare con rassegnazione. Non era la prima volta che uno
scenario simile si abbatteva su di lui. Nonostante non fosse affatto facile, ci
aveva quasi fatto l’abitudine.
«
Come potrei darti del traditore, se io stesso ho, alle spalle, un numero
infinito di tradimenti? » principiò il vampiro, alzandosi in piedi e
raggiungendolo con la velocità tipica dei non morti,
portandogli la mano dietro la nuca fino a costringerlo a piegare la testa e
guardarlo negli occhi gemmati. « Come potrei darti
dell’assassino, se io sono un mostro? » pronunciando
quelle parole, fece avvicinare i loro volti, fino a far sfiorare le loro
labbra. « E… beh, credo di essere stato io a dannarti,
mon cher duc. Non
che io rimpianga una sola delle mie azioni, sia chiaro. »
concluse, con una risatina soffiata proprio sulle labbra di Rafael, un attimo
prima che, a conferma delle sue parole, lo coinvolgesse in un bacio lento,
passionale, sconveniente per un milione di motivi e, almeno per Rafael,
incredibilmente desiderato.
Oh,
quante volte si era lasciato andare alla stretta del non morto? Quante volte
aveva mentito a se stesso, convincendosi che fosse stata l’illusione della sua
natura a spingerlo a determinate azioni? Tante, forse troppe. Ma non poteva
permettersi la verità. Non poteva accettare che la sua anima fosse precipitata
a tal punto nel peccato, macchiandosi di nero e rosso, di vergogna e passione.
« Tu,
Rafael? Tu rimpiangi qualcosa? » gli chiese il
vampiro, dopo averlo quasi spinto al limite della follia, con un sorriso furbo
ad incurvargli le belle labbra. Lo aveva fatto alzare dal davanzale e lui
neppure se ne era reso conto, talmente preso dalle emozioni che gli stava
facendo vivere. E, in quell’istante, con quella domanda improvvisa, si era
premurato di spingerlo contro il muro, per impedire, con il proprio corpo, ogni
possibile via di fuga. Non che Rafael volesse davvero fuggire.
«
Rimpiango di non averti tagliato via la testa quando ne avevo la possibilità. » fu il ringhio che Damian ottenne in risposta, insieme ad
un morso sul collo che, ovviamente, gli causò tutt’altro che dolore.
«
Fallo adesso, allora. » con una mossa improvvisa,
Damian si allontanò dalla sua consapevole vittima, aprendo la propria camicia
fino a mostrare il petto nudo all’altro. « Fai di me
ciò che vuoi, mio duca, sono nelle tue meravigliose mani. Tuo servo, per
sempre. » aggiunse, con un sorriso meravigliosamente drammatico, mentre si
lasciava andare sul grande letto della stanza, quasi fosse improvvisamente
morto, « Uccidimi, prendi il mio cuore morto e consegnalo alla Dea Nera! Cosa
può importare ad una creatura ultracentenaria, se non la possibilità di avere
il riposo da una mano amica? Prendi il tuo pugnale e trafiggi il cuore che è
eternamente tuo! » disse, quasi stesse recitando dinnanzi ad una
immensa platea, durante una delle rappresentazioni teatrali della
Vecchia Capitale.
«
Potrei farlo. » Rafael non si fece scoraggiare da quel
suo gioco, sfilando un pugnale dalla fodera attaccata ai pantaloni ed
avvicinandosi fino a montare sopra il non morto. L’unica candela presente nella
stanza fece riflettere il metallo della lama, illuminando brevemente il sorriso
sardonico della creatura immortale. « Potrei
trafiggerti e punirti per avermi condannato ad una vita notturna. » dicendo ciò, fece scorrere la punta della lama sul torace
dell’altro, graffiandolo leggermente. Osservò le piccole
gocce di sangue scuro, molto più scuro di quello umano, scorrere sulla
pelle perfetta, gocciolando sulle lenzuola ancora immacolate. Era uno
spettacolo macabro, inquietante, capace di fargli perdere la testa.
Cosa gli
aveva fatto quella bestia immonda, per trasformarlo in un essere così senza
pudore?
« Ma
non lo farai. » Damian gli passò le mani sui fianchi,
salendo lentamente lungo il busto e portando con sé la leggera camicia che il Duca
aveva indossato per dormire, fino a scoprirlo quasi completamente. « Non lo farai, perché tu mi desideri, mon cher. Desideri evadere dalla prigione di buonsenso in cui ti sei
rinchiuso, evadere dai limiti che la relazione con la nuova Emelyn
ti ha posto. » spiegò, con voce suadente, sfiorandogli
il corpo tonico ed abbronzato con la punta delle candide dita, deliziato nel
sentire il battito cardiaco dell’altro aumentare lentamente, fino a divenire
più forte del rumore del suo respiro. « Tu vuoi
punirla per la sofferenza che ti ha impartito e, per farlo, ti stai servendo di
colui cui lei deve la sua esistenza. Tu vuoi usarmi, mio duca, ed io non ho
nulla in contrario. » con un gesto veloce, scattante,
così improvviso da non poter essere registrato in tempo dai sensi dell’umano,
Damian lo spinse sotto di se, sorridendogli soddisfatto e passandosi la lingua
sulle labbra. « Ma io voglio qualcosa in cambio, lo
sai. »
Rafael
socchiuse gli occhi, mente percepiva i denti della creatura perforargli la
pelle del collo e la sua eccitazione premere contro di lui, consapevole che, a
breve, sarebbe stata a sua volta soddisfatta.
Era
sempre così, dopotutto. Lui cedeva sempre, perché ormai era dipendente da ciò
che lui poteva dargli. Sì, forse lo faceva per vendicarsi di Emelyn. Forse lo sfruttava per porre fine alla smania che
gli si agitava in petto, quando la sua donna usciva dalla finestra per poi
ritornare con addosso il profumo di un altro.
Ma non
poteva più negare che quella spaventosa perversione che lui gli aveva mostrato
fosse diventata il fulcro dei suoi pensieri e dei suoi desideri più nascosti.