Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Chains_    05/01/2014    41 recensioni

N= {a, i, l, n} A= {a, i, l, n}
Allin guardò il pezzo di carta passatole dal suo compagno di banco e si accigliò, non capendo subito le sue intenzioni.
“A meno N...” Sussurrò Niall scrivendo l'operazione d'insiemistica.
“Uguale insieme vuoto.”
“I nostri nomi!” Esclamò sorpresa la ragazza.
“Sì, sono composti dalle stesse lettere.”
“E se uno viene sottratto all'altro...”
“L'altro si annulla.” Concluse Niall sorridendo.

Quando Allin ebbe la possibilità di frequentare il liceo di Mullingar, non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe stata sconvolta dalla presenza di un ragazzo. Per sfortuna gitana, acrobata nel circo di famiglia, non avrebbe voluto né potuto innamorarsi di un irlandese. Eppure fu grazie a Niall che Allin iniziò a credere in un futuro in cui essere zingara sarebbe stato solo un ricordo. Ma il peggio doveva ancora venire. I due dovevano ancora esser separati.

"Sai cosa c'è, cugina? C'è che è sempre stato A-N, non N-A. Chi vieni sottratto a chi? Ora lui sta ad XFactor ed io qui, distante chissà quanto!"

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=t652GzFXWqc
La Fanfiction prende ispirazione dal vero.
[Personaggisecondari: LittleMix, 5Sos...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Gypsy

Buonasera! Ringrazio tutte le lettrici che hanno recensito e vi invito a leggere le note a fine pagina... Che dire, spero che il capitolo vi piaccia!
PS: la parte in corsivo è un flashback.

«Non ci posso credere!» Esclamò Niall, osservando la scena presentatagli davanti.

Brividi scossero il suo corpo, i suoi occhi cristallini vagarono da una parte all'altra del palco. L'avrebbe riconosciuta tra mille, l'unica ragazza in grado di far accelerare il suo battito cardiaco, Allin. Lei era lì, ad intrattenere un pubblico.

«Ecco il suo segreto.» Sussurrò a se stesso.

Mai avrebbe pensato che lo sarebbe venuto a sapere così presto, per caso. Infatti, era stata una scelta dell'ultimo minuto quella di chiedere alla madre di poter saltare la scuola e andare così al circo con suo fratello Greg, che quel giorno avrebbe dovuto accompagnarvi la loro piccola cuginetta Daisy.

Il biondo parve fossilizzarsi a guardare ogni gesto della ragazza, rendendosi conto delle occhiate maliziose che questa lanciava di tanto in tanto al pubblico, coperta solo da un body color del cielo. Quando notò questo dettaglio, 'irlandese sentì qualcosa ruggire nel suo corpo. Un pizzicore invase la zona del basso ventre, scendendo sempre più. Niall allora guardò in basso, notando un rigonfiamento del pube. Si era eccitato, inutile negarlo. Il ragazzo avvampò immediatamente, cercando di realizzare l'idea che Allin aveva potuto comportare una reazione simile del suo corpo. Insomma, non che non fosse abituato all'avere un'erezione. Quante volte lui e i suoi amici, durante le gite scolastiche, ad esempio, si erano divertiti a vedere alcuni video a luci rosse? Sicuro più di un paio. A Niall, fondamentalmente, faceva strano l'averla avuta in un contesto simile, per una visione simile. E, se a primo impatto era rimasto impietrito, in un momento successivo il giovane stava cercando di collegare ogni caratteristica della Allin, schiva studentessa, che aveva conosciuto lui, con quella Allin, meravigliosa acrobata di un circo, che lo stava ipnotizzando. L'irlandese arrivò a cogliere molte differenze tra le due versioni della bionda. Il modo di vestire, quello di porsi, di pettinarsi, di truccarsi, ad esempio.

«Lei odia questo.» Mormorò Niall notando che Allin non aveva mai smesso di sorridere, anche se alcuni sguardi e gesti quasi impercettibili facevano intendere che non era affatto tranquilla.

«Forse è abituata a sorridere.» Pensò Niall. «Esibendosi deve dare un impatto positivo al pubblico, cosa che comporta anche l'avere un accogliente ed affascinante sorriso... Come il suo adesso.» Il futuro cantante arrivò all'amara conclusione che il curvare le labbra della zingara non era altro che un gesto d'abitudine. Proprio per questo i suoi occhi si velarono di lacrime.

«Nì, tutto bene?» Gli domandò quindi Greg al suo fianco. Il castano aveva riconosciuto Allin, avendo visto una sua foto nel cellulare del fratello minore.

«No, non è bello capire che una persona a cui tieni soffre, nascondendolo a tutti.» Niall guardò ancora l'acrobata, immaginandosi un possibile confronto con lei.

In quel momento, Niall decise che le avrebbe parlato il giorno dopo, magari a casa sua, con calma.

«...E vicino ad una tazza di cioccolato.» Pensò poi, sorridendo.

Se l'avrebbe abbandonata? Mai, non per una cavolata come quella di lavorare in un circo, o di appartenere ad un popolo nomade.

* * *

Allin da tempo si era accorta della presenza di Niall. Il suo sguardo, che da falso e distaccato era diventato terrorizzato, lo confermava. Il cuore le batteva all'impazzata, il suo corpo tremava e la presa delle mani sul cerchio si era fatta meno stretta, così come i suoi movimenti sembravano essere più indecisi, distratti. La bionda pero' non smise di sorridere neanche un istante: il pubblico non doveva vederla fragile o triste. Poco dopo l'esibizione finì del tutto e Allin poté rimettere piede a terra. Le sue gambe sembravano non reggere il peso del suo corpo, l'acrobata pensò che sarebbe potuta cadere da un momento all'altro. Il suo sguardo si impuntò un ultimo istante su Niall. Lo aveva deluso, la sua espressione sorpresa ma anche enigmatica ne era la conferma.

«Sicuramente penserà male di me. Sicuramente non vorrà più starmi vicino. Dirà tutto ai compagni di classe e allora anche loro mi allontaneranno... E io tornerò a studiare qui, in questo dannato circo.» Allin fece un cenno di saluto al pubblico che, confuso, la vide scappare letteralmente dietro alle quinte.

* * *

«Cosa è successo Allin?» Chiese la madre vedendo la figlia sbattere velocemente le palpebre con la speranza di non piangere.

«Niall.» Mormorò la bionda e allora a Marie fu tutto chiaro: l'irlandese l'aveva riconosciuta e lei non solo aveva paura di una sua reazione, ma anche del padre, che aveva assistito alla sua letterale fuga dal palco.

La donna allora si avvicino ad Allin, abbracciandola calorosamente.

«Che cazzo hai fatto?! Sei una cretina! Quello è il pubblico! Hai visto le loro facce, eh?! Le hai viste?!» Tuonò Gonzalo con furore, entrando nei camerini.

Marie si pose a difesa della figlia, davanti a questa.

«Gonzalo calmati. Non sarà un'imperfezione a rovinare uno spettacolo.» Mediò la donna, con fare stanco.

Eh sì, quella era solo una delle tante volte in cui Marie faceva da pacere. Infondo, pero', quando Allin entrò nelle loro vite, l'uomo l'aveva avvisata.

* * *

«Io non ho intenzione di essere suo padre, sappilo. La tratterò come fosse una normale acrobata, una della compagnia.» Mormorò schifato il dominatore di tigri, sputando a terra con disprezzo.

«Cosa dovrei fare? Abbandonarla?! Non se ne parla. Me ne vado anche io piuttosto.» Marie scosse la testa, portandosi le mani al petto, sentendo il suo cuore battere all'impazzata, agitato, confuso, incerto, spaventato da una situazione scomoda, instabile, terribile.

«Tienila pure, ma non contare su di me. Sarai non solo madre, ma anche padre.» Convenne l'uomo.

Proprio lui che odiava i bambini. Non avrebbe mai accettato l'essere padre di una creatura. Figurarsi di Allin.

«Così sia.» Rispose Marie, sperando inutilmente che Gonzalo sarebbe cambiato, nel corso degli anni.

* * *

«No, Marie. Tu non capisci. Allin è costantemente distratta. Salta allenamenti. Ride senza motivo. Torna tardi da scuola. Dimmi se ti pare un comportamento adeguato.» Gonzalo guardò con odio quella ragazza, così incoerente per lui, così diversa e meritevole di disprezzo, a suo parere.

«E se si fosse innamorata?» Azzardò la donna. Lì per lì non si rese conto di aver fatto un errore madornale.

«Che cosa? Innamorata? Lei non può esserlo! La sua vita è questa, la compagnia. Lei è il più grosso fardello che io abbia mai dovuto sopportare, non può distrarsi. Non può crearmi problemi.» Gli occhi di Gonzalo si incendiarono di un antico rancore.

«Basta Gonzalo! Era solo una supposizione la mia!» Si giustificò Marie, voltandosi verso l'adolescente con compassione.

«Vero Allin?» Aggiunse poi, fissandola negli occhi azzurri, azzurri come i suoi.

«Cambierò, te lo giuro. Restiamo pero', restiamo qui a Mullingar.» Allin deglutì, inghiottendo l'eccesso di saliva ristagnato nella sua bocca a causa dell'agitazione, della paura.

A quelle parole, sussurrate flebilmente, Gonzalo si girò, andandosene. Marie guardò ancora la figlia, chiedendole scusa con un solo sguardo, poi seguì il marito.

Ma la giovane acrobata non aveva bisogno di inutili scuse. Lei era abituata alle sfuriate del dominatore di tigri: una in più o una in meno non le avrebbe cambiato la vita.

* * *

«Niall!» Esclamò Allin quando fu sola, domandandosi poi cosa avrebbe potuto fare per salvare la situazione.

Avrebbe dovuto aspettare la fine dello spettacolo? Oppure cambiarsi, saltare la sua seconda esibizione e andare a parlare con il biondino, rimasto seduto a testa china al suo posto?

«Non puoi andare, rifatti lo chignon.» Mormorò Leena, avvicinandosi alla cugina.

«Conosci tuo padre. Sai che odia la gente comune almeno quanto il più schizzinoso di questa odia noi. Se esci da qui e gli fai intendere di Niall, ci porterà probabilmente dall'altra parte dell'Irlanda. Ti ha avvisato, no? Nessun contatto stretto, nessuna distrazione.» Spiegò la ragazza, abbracciando la bionda.

Leena sapeva e comprendeva la sensazione di sconforto provata dalla giovane acrobata, il suo voler scappare via, il suo voler vivere normalmente, sentendosi parte integrante del popolo irlandese.

«Hai visto la sua faccia? Era allibito, sorpreso e poi si è irrigidito, ha stretto la mascella. Lee, il suo sguardo sembrava essere ghiaccio!» Allin era spaventata, indecisa sul da farsi.

«Devi tornare in scena, manca poco alla tua esibizione con il nastro.» Le fece notare Hannah, raggiungendola in camerino.

«Arrivo.» Allin cedette, incapace di lottare, di farsi valere, di non farsi mettere i piedi in testa.

Era così debole a quei tempi, così bisognosa di qualcuno che la consolasse, che la aiutasse, tirando fuori la sua grinta, la sua capacità di ribellarsi.

La bionda si guardò ancora riflessa nello specchio e rise. Ancora nessun pianto... Ancora per poco.

* * *

Altri applausi, altri schiamazzi, altre facce curiose. La piccola acrobata non si rese conto di tutto ciò. I suoi occhi di un azzurro banale, secondo lei, erano fissi su Niall. Era rimasto. Con un'espressione indecifrabile sul volto, ma era rimasto. La realtà posta davanti a lui superava ogni sua aspettativa, in effetti.

La bionda era una rom.

Tutto sembrava schiarirsi, avere un senso, per Niall.

«Ora capisco perché ha nascosto tutto questo, anche a me.» Sibilò il ragazzo.

Gran parte degli irlandesi disprezzava gli zingari, appartenenti a qualunque ceppo etnico. Li chiamavano knacker, “macellai di cavalli”, e questo non era di certo un complimento. L'irlandese sbiancò, vedendo la ragazza fissarlo negli occhi. Deglutì pensando a quanta tristezza era nascosta dietro il suo sguardo. La bionda si arrotolò nel suo nastro. Niall allora rabbrividì, vedendola salire in alto, spaventato dall'eventualità che lei sarebbe potuta cadere davanti ai suoi occhi. Dopo tre estenuanti minuti, in cui il ragazzo non aveva fatto altro che sussultare dalla paura, Allin scese dal nastro toccando terra, poi salutò di nuovo il pubblico con più calma e si rifugiò di nuovo dietro alle quinte.

* * *

«Lo spettacolo sta finendo, devo sbrigarmi.» Mormorò Allin, sfilandosi in un colpo solo il body da scena e le calze color carne.

Leena l'aveva nuovamente raggiunta, per sostenerla ancora.

«È finito. Tua madre sta facendo i saluti finali.» Hannah raggiunse le due ragazze, iniziando a levarsi lo spesso strato di trucco che le copriva il viso paffuto da quattordicenne.

Le sue parole non rassicurarono la bionda, anzi. Allin doveva ancora vestirsi e mettersi le scarpe. Non poteva lasciare che Niall se ne andasse, doveva fermarlo e spiegargli tutto al più presto.

Due minuti dopo la ragazza era già fuori dalle quinte, ancora truccatissima. Con velocità e attenzione cercò Niall ai bordi della pista, ma non riuscì a vederlo.

«È già andato via. Merda!» Realizzò allora, iniziando a correre verso l'uscita, scontrandosi di tanto in tanto con qualche spettatore.

Quando finalmente fu all'aperto Allin riconobbe subito una testa bionda tra la gente che si stava disperdendo per il grande parco in cui era collocato il tendone da circo.

«Niall!» Gridò una prima volta la ragazza. L'irlandese, al suo richiamo, non si voltò.

«Niall!» La bionda urlò ancora, facendo girare alcuni dei presenti verso di sé.

Gli occhi di Allin incominciarono a pizzicare, la ragazza dovette chiuderli un attimo in più del normale, prima di riaprirli di scatto.

«Niall...» Il biondino continuò a camminare indisturbato.

L'acrobata allora mosse un passo all'indietro. Pensò di averlo perso. Come aveva sospettato, come sapeva che sarebbe successo fin dall'inizio. I suoi incubi notturni che da due mesi a quella parte la assalivano, impedendole di dormire, si erano realizzati. Solo quando si voltò di schiena, riavendo come visuale unicamente il tendone a strisce bianche e rosse, Allin capì che, mollando tutto, avrebbe fatto una grande cavolata. Allora sì girò di nuovo, correndo verso Niall, verso l'unica persona che, dopo anni, la stava facendo piangere, di nuovo.

E così, proprio quando fu ad un metro da lui, una goccia bagnò la sua guancia destra. Una lacrima a cui non era stato impedito di scendere, perché l'arrestarla non era la priorità in quel momento e non valeva quanto bloccare il ragazzo avanti a lei.

«Niall Horan, ascoltami.» Mormorò Allin decisa.

Greg, distogliendosi dai suoi pensieri, si arrestò, facendo cenno al fratello di fermarsi.

«Allin, giusto?» Domandò il maggiore degli Horan, sorridendole.

La ragazza allora non capì più niente e si accigliò confusa.

«Allin!» Esclamò Niall, sfilandosi le cuffiette dalle orecchie con un'espressione incerta. Era strano per lui vedere il volto di Allin coperto di trucco, essendo abituato sempre a vederla solo con del lucidalabbra alla pesca, quasi incolore.

«Sei schifato, vero? Non mi hai chiesto neanche spiegazioni, non ti sei fermato quando ho gridato il tuo nome...» Allin tremava come una foglia e non riusciva ad alzare lo sguardo, tant'è che non aveva neanche notato il ragazzo intento a sfilarsi gli auricolari prima di pronunciare il suo nome.

«Chiariamo alcune cose. Primo: non sono schifato e non capisco il motivo per cui dovrei esserlo, non sono così cretino da cambiare opinione su una persona solo perché questa non è ordinaria, ma rara e speciale. Secondo: non mi sono fermato perché pensavo di disturbarti, ti avrei parlato domani, con calma. Terzo: per distrarmi dalle urla di Daisy, mia cugina, stavo sentendo la musica ad alto volume quindi non ti ho sentita, sciocca.» Spiegò tutto d'un fiato l'irlandese, sorridendo con le guance imporporate dall'imbarazzo e dalla timidezza che, dopo due mesi di stretto contatto con Allin, ancora non davano cenno di alleviarsi.

La ragazza arrossì violentemente e il suo cuore sembrò arrestarsi, per poi riprendere a battere ad una velocità fuori dalla norma. Era così sollevata, così immensamente felice che se le avessero chiesto di descrivere le sue emozioni su carta lei probabilmente avrebbe lasciato il foglio in bianco, non smettendo di sorridere raggiante.

«Quarto: mio fratello è uno stupido perché a sentire urlare il mio nome, avrebbe potuto chiamarmi.» Aggiunse dispettoso l'irlandese, accogliendo Allin in un caloroso abbraccio.

«Ma che ne sapevo si riferisse a te?» Domandò perplesso il fratello, rendendosi conto di essere in torto.

«Sei uno stolto, Greg.» Commentò allora il minore tra i due.

«Colpa della tua racchettata in testa quando eravamo piccoli.» Si giustificò il castano facendo spallucce, comportando una risatina dell'acrobata e della bambina al suo fianco.

«Allin, posso rubarti un po'?» Domandò Niall alla ragazza, lanciando al fratello uno sguardo inceneritore, imponendogli di andar via.

«Me lo chiedi?» La bionda seguì senza scrupoli il ragazzo.

* * *

«Allora... Deluso? Sorpreso?» Domandò con tono disinteressato la bionda, lasciando che la sua gamba destra penzolasse nel vuoto.

Niall l'aveva portata dall'altra parte del grande parco, dove c'era una quercia grande e robusta, dai rami piuttosto spessi e resistenti, sui quali il futuro cantante, si era rifugiato sin da piccolo, per suonare in pace la sua chitarra e guardare il mondo da un'altra prospettiva.

«Solo un po' preoccupato.» Rivelò questo, seduto dietro Allin, in modo che la schiena della ragazza fosse a contatto con il suo torace. La sua, invece, era appoggiata al tronco del grande albero.

«Preoccupato? Scopri che sono una zingara, cosa che voi irlandesi odiate in massa e tu sei... Preoccupato?» Allin assunse un'espressione sorpresa, scuotendo la testa, quasi divertita.

«Quando stavi sul nastro hai messo un piede in fallo. L'ho notato, sai? Ho avuto paura che cadessi a terra.» Rivelò Niall, con un po' di vergogna.

«È pur vero che sei il mio angelo caduto dal Paradiso, ma non per questo devi prendere il vizio di cascare con il rischio di farti del male!» Ironizzò poi, come era suo solito fare.

«Ma che dici!» I due ragazzi risero a crepapelle, non solo per la tentata battuta di lui, ma anche per quel momento, così inaspettato, così felice.

«Raccontami.» Azzardò l'irlandese, poggiando il mento sulla spalla sinistra dell'acrobata.

«Pensi che la tua famiglia mi odierà?»

«Raccontami.» Insistette il biondo.

«Io non so da dove cominciare.» Allin si perse a captare ogni singola sfumatura della corteccia del ramo in cui lei e Niall stavano seduti a cavalcioni, pensando a come le profonde increspature della pianta corrispondessero alle tante cicatrici, altrettanto profonde, del suo giovane cuore.

«Faccio io le domande e tu mi rispondi?» Propose quindi il ragazzo di Mullingar.

Non avrebbe voluto per nulla al mondo mettere in difficoltà la biondina, la sua tenera compagna di banco, più di quanto questa non lo fosse stata già.

«É andata.» Affermò lei.

«Ti piace esibirti?» Domandò il futuro cantante circondandole i fianchi per infine andare ad unire le sue mani con quelle di Allin.

«Lo detesto.»

«È strano il tuo mondo... Ma tu sei terribilmente affascinante, agli occhi miei.» Allin guardò altrove, guardò il cielo coperto da uno strato di nuvole bianche, elettrizzata dalla dichiarazione improvvisa di Niall.

«Altre domande?»

«Giusto un centinaio o più.» E, dicendo questo, il biondo poté giurare a se stesso che quel numero non era affatto esagerato.

«Continua allora, io non ho fretta.» In quel momento, agli occhi di Allin era passato tutto in secondo piano, anche lo spettacolo che si sarebbe tenuto la sera.

«Pagherei oro per sapere tutto della tua vita.»

«Quando ero piccola ho frequentato la scuola, fino al momento in cui ho imparato a leggere e a scrivere. Poi fu deciso di farmela abbandonare, anche perché nella mia compagnia circense, che è anche la mia famiglia, c'è il vizio di discriminare le altre persone, come queste fanno con noi. In primo liceo ho chiesto nuovamente ai miei di tornare a scuola, ma non è andata bene. Dichiarai di essere figlia di una pavee e di un kalè. Mi chiamavano “zingara da quattro soldi” e alla fine lasciai perdere. Sono stata un altro anno senza andare a scuola, ma poi ho pensato che se voglio abbandonare al più presto il circo devo essere quantomeno diplomata. Quindi ho riprovato, non ho perso le speranze e devo dire che mi è andata più che bene.» Allin, ancora una volta, si lasciò sfuggire una lacrima.

«Ho trovato te.» Aggiunse poi, asciugandosi il viso e lasciando che una mano si sporcasse di trucco azzurro.

«Fisicamente, pero', sei molto simile alle ragazze irlandesi.»

«Questo perché ho ripreso da mia madre. I travellers, come lei, condividono le origini con voi irlandesi.» Spiegò Allin, compiaciuta dall'interesse provato dal ragazzo.

«Non ti piace essere così, vero?»

«Vorrei essere irlandese. Vorrei non lavorare in un circo. Vorrei non essere nomade. Vorrei non avere paura di essere giudicata come una cattiva ragazza, una ladra, una spacciatrice. Non vorrei essere etichettata una macellaia di cavalli!» Allin alzò gli occhi al cielo e un nodo alla gola non le permise di andare avanti con la risposta.

«Lasciati almeno etichettare come una persona dolcissima da me, la migliore che abbia mai conosciuto, la più stravagante e speciale. Forse anche la più bisognosa di affetto.» Il biondino sorrise a se stesso, stringendo maggiormente le mani di Allin tra le sue.

Avrebbe voluto essere più robusto, più alto, più grande, per poter difendere meglio la ragazza.

«Tuo padre...»

«Puoi anche non chiamarlo così. Io non riesco a definirlo tale. Lui è il mio capo di lavoro e del clan. Mi odia e non lo dico per vittimismo, per essere uno stupido e piatto personaggio di qualche libro o film. Lo dico perché è la realtà.» Chiarì la bionda, lasciando morire la domanda dell'irlandese sul nascere.

«Mi hai mentito solo su questo... O anche su altro?» Domandò il ragazzo, cambiando repentinamente discorso, vedendo il corpo della giovane irrigidirsi.

«Niall, tu mi piaci davvero.» E con questo, sussurrato flebilmente, con intimità e dolcezza, forse anche un po' di immaturità, Allin fece intendere che no, non aveva mentito di certo sui suoi sentimenti.

«Non ho bisogno di sapere altro.» Dichiarò allora Niall, al settimo cielo.

«...Anzi, da quanto tempo non piangevi?»

«Da troppo forse.» Ammise l'adolescente, concentrando lo sguardo sulle sue mani intrecciate saldamente a quelle del futuro cantante.

«...E allora sfogati, che non c'è niente di male a farlo con le persone che tengono a te.»

«Non credo di esserne più capace, sai?» Un sorriso amaro illuminò tetramente il volto di Allin.

«Bene, vorrà dire che ti insegnerò non solo a suonare la chitarra, ma anche a sfogarti con me.» Niall non perse il buon umore e, lentamente, scese dalla quercia, poggiandosi su vari rami, fino a toccare il suolo.

Anche Allin lo seguì, muovendosi con molta più agilità di lui.

«Ehi, ma non vale! Tu sei brava.» Scherzò il ragazzo, afferrandola al volo prima che potesse mettere piede a terra.

«Modestia e odio per il circo a parte... Lo so!» Allin restò in braccio a Niall, aggrappandosi alla sua schiena come fosse una scimmietta.

«Posso venirti a vedere ai prossimi spettacoli?»

«Se ti va, vieni!»

«Stasera ho la mia prima esibizione in pubblico, dopo cena.»

«E me lo dici adesso?» Domandò Allin sedendosi con un movimento sinuoso e deliberatamente posato sull'erba.

«Tanto non puoi venire, che importa?» Anche Niall si adagiò sul prato, leggermente umido, rannicchiandosi su se stesso e poggiando il mento sulle ginocchia.

«Voglio venire.» Dichiarò Allin. «Chiederò a Leena di coprirmi. Verrà con me e sua sorella Hannah. Mio padre mi lascerà uscire se penserà che io starò con loro e invece... Verrò a vedere te. Dimmi locale e ora.» Spiegò poi la ragazza.

La sua determinazione lasciò senza fiato il biondino. Lui non immaginava neanche quanto lei si fosse legata a lui, quasi in modo viscerale. Lo avrebbe sostenuto ovunque e in quel momento seppe per certo che lui avrebbe fatto lo stesso.

«Sono così felice di aver aiutato Greg ed averlo accompagnato qui per Daisy. E' fantastico sapere la verità.» Mormorò il ragazzo prendendo tra le sue mani quella destra di Allin, incominciando a disegnare ghirigori immaginari sul suo palmo ruvido e rovinato dallo sfregare con il cerchio.

«Mi sento sollevata anche io, Niall.»

«Sai una cosa, Allin? Io non so come definire il nostro rapporto. E' tutto così nuovo per me. Insomma, sono vivace, allegro, ma... Quando si tratta di ragazze, anzi, quando si tratta di te divento timido ed impacciato. Non capisco cosa significa questo.» Il biondo posò la testa nell'incavo del mento dell'acrobata, sulla gola, scendendo poi fino alla clavicola, lasciandole un bacio a fior di pelle.

«Che ti importa di dare un nome al nostro rapporto?»

«Lo hai detto anche tu, il primo giorno in cui mi hai vista. “Se uno di noi viene sottratto all'altro, questo si annulla.” e allora ti dico: viviamocelo. Viviamo questo rapporto senza pensare, senza porgli freni... Lasciamolo crescere, facciamolo diventare qualcosa di importante.» Aggiunse quindi Allin. A quelle parole, Niall chiuse gli occhi, beato.

La giovane infine si perse a sfiorare con delicatezza e lentezza il volto di Niall, di quell'angelo dai colori chiari e i tratti ancora da bambino. Carezzò una sua guancia, sfiorò le sue palpebre e la zona intorno agli occhi. Seguì il profilo del suo naso leggermente schiacciato in punta, che definiva dolcemente “a patatina”. Infine, la bionda posò i polpastrelli sulle labbra sottili dell'irlandese che le dischiuse, lasciando fuoriuscire da queste un caldo sospiro. Allin sorrise arrossendo: Niall causava una tempesta di emozioni in lei. La ragazza non ci pensò due volte e lo baciò.

E in quel momento a nessuno dei due adolescenti importò se il loro legame sarebbe stato visto come nocivo, come quasi ossessivo. Insieme stavano bene, separati no. Allin rabbrividì, al solo pensiero di stare per tanto tempo senza il Niall. Una morsa le strinse lo stomaco, facendole abbracciare forte a sé il ragazzo, bisognosa di sentirlo vicino. Forse, in quel momento, il suo sesto senso le aveva fatto capire che ben presto un evento inaspettato li avrebbe separati, ingiustamente.

Spazio autrice
Parliamo del capitolo? A me sinceramente, tutto sommato, piace. Forse perché è dolce, ma allo stesso tempo anticipa, nella parte finale, un evento che succederà più in là. Inoltre il flashback dovrebbe farvi pensare un po' sul passato di Allin. Insomma, Gonzalo ce l'ha a morte con lei e, se da una parte Marie lo ritiene un mostro, dall'altra lo capisce... La domanda è: perché? Non so se si è notato, ma ho messo l'anima per rendere questo capitolo all'altezza, spero, delle vostre aspettative. In questa settimana è successo un fatto che mi ha scosso terribilmente, alcune di voi lo sanno. Ho pensato, lo ammetto, di mollare tutto così, ma poi mi sono data della cretina da sola. Non potevo abbandonarvi. Anche con l'autostima a terra, come in questo momento, ho giurato a me stessa che andrò avanti. Parliando di altro... Vi ringrazio infinitamente per seguire la mia storia, ma soprattutto per le recensioni. Sono davvero tantissime, più di quanto immaginavo. Non sono sopresa, di più! Proprio queste mi riportano ad un discorso importante: quello degli aggiornamenti. Penso che potrei prendere il ritmo di aggiornare ogni domenica. Adesso vi spiego perché. Tralasciando motivi come scuola e impegni personali, mi sento male all'idea di non riuscire a rispondere alle vostre recensioni o a recensire con fretta e superficialità le storie che seguo. Inoltre ho deciso, con voglia e felicità, di aiutare tre ragazze con le loro fanfiction e, considerando anche A-N, forse potrete capire che faccio davvero fatica. Altra cosa importante: la prima Os di H2 è finita e devo solo darle una sistemata. Penso la posterò sabato, ne sono quasi certa, al massimo domenica. Che dire, vi chiedo di esser comprensive con me. Giuro che, nel caso dovessi farcela, vi farò qualche aggiornamento improvvisato, magari con un giorno di anticipo.
Grazie di cuore, vi invito, come sempre, a recensire. Spero di non avervi deluse,
Giorgixx
PS: Nel caso volesse farmi qualche domanda questo è il mio account Ask:
Giorgia Efp
Questo, invece, è il mio account facebook: Giorgia Efp

 
   
 
Leggi le 41 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Chains_