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Autore: Gemad    05/01/2014    1 recensioni
-Oh Harry! Io e Draco ci siamo chiariti ed ora siamo solo amici- disse Pansy -Sai stavo pensando che voi due potreste essere grandi amici-. -Cosa? Io e Malfoy.... Amici! Tu sei matta Pansy- disse Harry dandole un pugnetto sulla spalla.
Genere: Avventura, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Pansy, Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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 Capitolo 17: Senza una seconda scelta

Harry prese il Mantello dell’Invisibilità, che cercò gli amici al buio.
-Neville! Ron! Dean! Seamus!-.
-Harry!- urlò Ron, erano tutti e cinque a pancia in giù, con la tenda ormai caduta al suolo.
-Che cosa è successo?- chiese Neville, -Silenzio!- disse Harry.
Sentì delle voci venire fuori dalla tenda -Che diavolo hai fatto Jones?- il cuore di Harry gli salì in gola; Auror, pensò.
-Che problemi ci sono Appio? Ora sono in trappola!- urlò Jones.
-L’hai sentito al Ministro, ci ha indicato lo schema con precisione, e poi arrivi tu credendo di fare quello che vuoi, solo perché hai il comando della pattuglia!>> urlò una voce sconosciuta.
-Tu, Davids non rompere- urlò nuovamente Jones, gl’Auror si misero a discutere tra di loro ferocemente.
-Che facciamo Harry?- chiese Neville.
-Dobbiamo andarcene subito!- rispose Harry.
-Quanti credi che siano?- chiese Dean spaventato, -All’incirca una decina o otto, non saprei-.
Ora era il momento di agire, -Sentite, non possiamo usare il Mantello, ci siamo troppo allungati in questo periodo, non ci entriamo nemmeno in due!- avvisò Harry.
-E cosa facciamo? Ci facciamo catturare, ci arrendiamo?- chiese Ron.
-Assolutamente no!- esclamò Harry -Noi scaperemo, e se è necessario useremo la forza- Harry distingueva a fatica i volti degli amici, ma sapeva che tra le loro facce c’era un misto di terrore e paura.
-Sentite, lo so che non sarà facile, ma pensate, che questa sia la notte, come quella nella Stanza delle Necessità, e noi c’è la faremo, loro sono disuniti, e noi invece dobbiamo restare uniti, d’accordo?-. Gli amici fecero un cenno d’intesa, ed erano pronti.
Harry strappò la tenda, ed uscì scattando insieme a Ron, Neville, Dean e Seamus.
-Eccoli! Prendeteli!- urlò Jones -Forza lanciate più incantesimi possibili!-.
All’improvviso sentì numerosi incantesimi sfiorargli -Stupeficium!-, -Confringo!-, -Expelliarmus!-, -Protego!- urlarono i cinque per proteggersi in corsa. -Non possiamo scappare per sempre!- urlò Seamus correndo.
-Lo so, ma non possiamo affrontargli frontalmente, non c’è la faremo!- disse Dean.
Era notte, solo la Luna illuminava la strada, e siccome si trovavano in una foresta, c’era il rischio di sbattere contro un albero.
-Levicorpus!- urlò Jones mancando la mira -Ti prendo stavolta Potter, non mi scapperai, hai avuto fortuna a Hogwarts!- era velocissimo Jones, e sicuramente era il più dotato e pericoloso di tutti.
-Petrificus Totalus!- urlò Neville centrando Appio.
-Ottimo Neville! Continua così!- lo incoraggiò Harry lanciando qualche Confringo insieme a Ron e facendo cadere degl’alberi così che gl’Auror al loro inseguimento erano in quattro.
-Maledizione! Ci stanno seminando! Correte beoti!- urlò Jones; ormai correvano da un quarto d’ora, probabilmente non avevano mai fatto una corsa così lunga i cinque, erano sfiniti, un po’ per quello che avevano ingerito nel cenone e un po’ per la stanchezza dell’essere rimasti in piedi per tutta la notte.
-Harry!- disse Ron -Non c’è la faccio più. Dobbiamo scappare!-.
-Dobbiamo smaterializzarci Harry!- suggerì Neville.
-Si ma dove?- chiese Harry.
-Non importa Harry!- esclamò il rosso -Dovunque è meglio di qui!-, l’aria, il vento ed il freddo stava soffiando sulla faccia dei cinque, con straordinaria agilità, degna di un calciatore di calcio, evitavano i tronchi degl’alberi come birilli.
-Va bene! Dobbiamo cercare di toccarci tutti in qualche modo!- disse Harry.
-Bisogna fermarsi Harry!- disse Neville.
-Ha ragione! Gli alberi ci ostacolano!- urlò Seamus. Maledizione, pensò Harry col fiatone, doveva fermarli per più di un minuto, non aveva nessuna pietra di Polvere Buiopesto Peruviana, però conosceva un incantesimo, che poteva fargli guadagnare del tempo, -LUMOS SOLEM!- urlò Harry all’indietro, facendo sprigionare una luce fortissima dalla sua bacchetta.
Come previsto, gli Auror si fermarono a causa della mancanza momentanea di vista -Vigliacchi! Solo così riuscite a fuggirci! Non fateli scappare!- urlava Jones.
I cinque si fermarono, nascondendosi dietro una roccia.
-Dove andiamo Harry?- chiese Ron con fiatone. 
-Trattenete il fiato e attaccatevi a me!- urlò Harry. Non ne aveva idea, non sapeva dove andare, ma con i suoi amici, le bacchette, la Mappa del Malandrino ed il Mantello dell’Invisibilità, sapeva che ogni posto era migliore di quello in cui stava adesso, ma aveva un vuoto di memoria. Appena sentì le mani degli amici afferrarlo, si smaterializzò con un luogo a caso.


Detestava la smaterializzazione, con la sua sensazione che farebbe vomitare chiunque, ed il suo corpo essere trascinato come in un imbuto, e che toglie il respiro. Alla fine, i cinque si ritrovarono a Privet Drive, di fronte al cancello dello zoo che Harry visitò a undici anni.
-Dove siamo?- chiese Ron guardandosi intorno.
-Zoo di Privet Drive, lontano da Glouchester, ora siamo al sicuro- disse dando sicurezza ai compagni Harry.
-Che cosa facciamo adesso?- chiese Seamus -Insomma siamo senza un riparo, senza cibo, abbiamo perso tutto quello che avevamo raccolto alla tenda, persino la radio-.
-Non esattamente- disse Ron, che prese il suo borsello, frugando all’interno, ed estraendone la radio.
-Propongo di cercarci un riparo, almeno per la notte- propose Neville.
-Si ma dove?- chiese Seamus.
-Non possiamo fermarci, dobbiamo incamminarci nell’ombra- disse Harry.
-Ma verso dove?-.
-Non so, dobbiamo cercare un posto che ci nascondo: una grotta, una foresta o qualunque altra cosa- disse Dean.
Così i cinque, dopo quei minuti di puro terrore, si misero in cammino, nel freddo della notte di Capodanno. La cosa però sembrava più difficile del solito; nella zona c’erano molti festini, feste e tante persone riversate nelle piazze e strade dei paesi per il Capodanno.
Harry controllò l’orologio, ed era mezzanotte passata da venticinque minuti, e stava solo desiderando che questa cosa finisse.
-Come hanno fatto a trovarci?- chiese Ron.
-Non saprei, gli Auror avranno scoperto il nostro nascondiglio da diverse settimane- disse Neville -E poi gli hai sentiti. Dicevano che il Ministro in persona aveva progettato una manovra d’attacco ben precisa. E’ stato un colpo di fortuna che uno di loro ha fatto di testa sua, altrimenti, a quest’ora tutto il Mondo Magico avrebbe scoperto che eravamo in viaggio per le celle del Ministero-.
-Hanno tenuto tutto all’ombra- si mise in mezzo Harry -Hanno cercato di tenere nascosto alla stampa e al resto del Mondo Magico, e ci sono riusciti. E noi siamo restati troppo fragili, non abbiamo preso misure di sicurezza, e probabilmente, il nostro caso non è mai passato, nemmeno per l’anticamera del cervello del Ministro, di portarlo in archiviazione-.
-Purtroppo, il Ministero è stato furbo ed intelligente- disse Ron che stava cercando qualche stazione che parlasse sui cinque, senza successo, a quanto pareva. Ormai erano entrati in piena campagna, e la debole luce delle cinque bacchette dei ragazzi provocata dal Lumos, illuminava loro la strada.
-A questo punto, abbiamo poche scelte ragazzi- parlò Neville.
-Che intendi dire Nev?- chiese la figura di Dean Thomas.
-Sto dicendo, che non possiamo continuare così, ci servono altre tattiche per poter sfuggire al Ministero. Questa è la realtà, noi siamo troppo giovani, e troppo pochi per poter continuare a rimanere nella latitanza-.
-E quali sarebbero queste “possibilità”?- chiese nuovamente l’Inglese tifosissimo del West Ham.
-Bè, avremo la possibilità di unirci alla malavita Inglese, scappare all’estero, oppure potremo-.
-Costituirci- intervenne Harry, -Esatto- disse Neville.
I cinque camminavano, e stavano per prendere una delle loro decisioni più importanti della loro vita.
-Dobbiamo ragionare su ogni scelta- propose Seamus.
-Bè, io escluderei la prima- disse Ron.
-Quale, unirci alla malavita?- chiese Harry -Perché se è così io approvo!-.
-Si Harry, parlo di quello-. 
-E’ ovvio che rifiuto!- disse prontamente Neville.
-Anch’io!- disse Seamus.
-Era scontato che io non approvassi il fatto di unirci ai criminali- disse Dean.
-Bene!- riprese Ron -Ora, dobbiamo decidere se rimanere ancora in latitanza-, -Cioè?- chiese Neville.
-Intendo dire che se accettassimo la malavita, non dobbiamo più rimanere nel Regno Unito, dovremo andare all’estero, perciò, se dovessimo rifiutare dovremo prendere da parte anche la seconda opzione, e consegnarci alla giustizia-.
Ed ecco che arrivò una lunga pausa di silenzio, rotta solo dal rumore degl’alberi che si muovevano grazie al forza del vento, ed il frastuono dei passi dei ragazzi che toccavano continuamente la terra. Sapevano che questa non era una scelta facile.
-Per deciderlo- incominciò Harry -Abbiamo tempo fino a domani mattina-.
-Perché?- chiese Ron.
-Perché a quel punto saremo alla scoperta, e siamo in una zona che neanche noi conosciamo-.
Ancora pausa -Insomma- disse Seamus -Cosa ci farebbero?-.
-Allora- riprese nuovamente l’argomento, Neville -Dunque, vi ho già detto, che saremo sottoposti ad una udienza, e che decideranno che fare di noi. Siccome siamo minorenni, ci chiuderanno, dentro le celle interne e sotterranee del Ministero in attesa del processo. Momentaneamente, ci sequestreranno le bacchetta, fino alla decisione della giuria- concluse Neville.
-Io preferisco costituirmi- disse Ron -Tengo troppo ad Hermione per abbandonare il Paese-.
-Io invece- disse Harry -Devo tornare ad Hogwarts, voglio tornare a casa mia-.
-E da Parkinson?- chiese Ron, -Si- disse Harry con un sorrisetto sulle labbra. Non poteva far a meno di stare senza pensare a lei.
-Io non posso restare senza i miei amici- disse Neville.
-Se lo fanno Nev, Ron ed Harry, allora lo faccio anch’io- disse Dean.
-Io non posso abbandonare il mio migliore amico- disse Seamus appoggiando la mano sulla spalla di Dean.
Ormai, era deciso, dovevano fare quella scelta, ed ora erano più felici, e si godevano le loro ultime ore di libertà, cercando di trovare un modo per farsi catturare. Harry proponeva di farsi catturare dai Babbani, presentandosi davanti al commissariato e urlare ai poliziotti di prenderli. Ron, invece diceva di entrare dentro il Ministero col Mantello, e di sbracciarsi in mutande sulla fontana che stava al centro della redazione.
Neville, voleva farsi avvistare a Diagon Alley, Dean invece, voleva farsi beccare sopra un campo di Quidditch a livello Internazionale, mentre Seamus, non aveva alcuna idea, e ha detto che qualunque avessero scelto, a lui andava bene. Alla fine, decisero l’idea di Harry, perché così, tramite lo scambio polizia Babbana e Auror Magici, avrebbero avuto più tempo di libertà.

Per la fine della notte, decisero di coricarsi sotto un albero, lontano dalle strade principali. I cinque, si addormentarono subito. Harry invece prima di addormentarsi, si lesse un’altra volta la Mappa del Malandrino, e notò che la figura di Pansy, era sempre con Pucey.
Richiuse la Mappa con molta rabbia, anche perché sapeva, che quando sarebbe tornato allo scoperto, molte cose sarebbero cambiate, e soprattutto se sarebbe riuscito a tornare ad Hogwarts. La notte stava passando in fretta, ed i cinque ragazzi, stavano vivendo le loro ultime ore di libertà; un leggero vento stava provocando il rumore delle foglie di alberi e cespugli di quella campagna.
La Luna sempre alta nel cielo, che illuminava con tutta la sua grandezza quella notte, come un sole notturno. Le stelle, invece, facevano da Apostoli della Luna, che insieme ad essa, stavano dando un grande panorama al cielo. La notte, Harry, la passò difficilmente, a causa dei continui risvegli. Non riusciva a scrollarsi di dosso la figura di Pansy con quella di Pucey; lo stava irritando troppo. Già odiava Pucey, per il suo arrogante comportamento, e soprattutto per la Casa di appartenenza.
Alle sei del mattino, Harry rinunciò ad un nuovo tentativo di prendere sonno, e aspettò che i compagni si svegliassero, e guardò l’area sottostante. Vide una città lì vicino; ma pensò, che era meglio farsi arrestare in una città che creava clamore, la cosa lo stava divertendo molto.
Alle sei e un quarto, i compagni si risvegliarono, e decisero, siccome il Mistero della Magia, si trovava a Londra, di dirigersi verso Glasgow.
-Bene, tutti pronti?- chiese Harry ai compagni che si erano attaccati a lui, i quattro fecero un cenno d’intesa, e si smaterializzarono nella città prescelta.
Inizialmente si nascosero in un vicolo, ma siccome erano appena le sei e venti del mattino, c’era poca agitazione, preferirono, temporeggiare.
-Allora Harry- disse Ron al Ragazzo-Che-E’-Sopravissuto, -Come la metterai con Parkinson?-.
Harry guardò nella direzione di Seamus, Neville e Dean che erano presi a fare delle scintille, -Tranquillo, amico- lo rassicurò il rosso, -Sai che di me ti puoi fidare, e loro non sentiranno niente di tutto ciò-.
Harry ci pensò su, ma sapeva perfettamente, che Ron era il suo migliore amico, e che qualunque cosa gli avrebbe detto, lui l’avrebbe mantenuta segreta, se Harry lo voleva -Ecco, è difficile- incominciò creando già interrogativi in Ron -Difficile che cosa?-.
-Non sappiamo nemmeno se torneremo ad Hogwarts, Ron!-.
-Fidati Harry, nel bene o nel male, Silente farà di tutto per aiutarci, non credi?-.
-Bè in un certo senso hai ragione- rispose Harry; sapeva che Silente era affezionato ad ogni singolo studente, che entrava e che usciva da Hogwarts.
-Il problema è, per quanto tempo ancora, dovremo rimanere lontano da Hogwarts- riprese il moro.
-Io credo, che passeranno almeno- si interruppe e ragionò -Più di venti giorni è sicuro, o minimo due settimane-.
-Così tanto?- chiese Harry che sbuffò.
-Mettiti un po’ nei panni della giuria e del Ministro Harry. Non riusciranno a risolvere la cosa in quattro e quattr’otto, ci vorrà del tempo, e rimanderanno sicuramente almeno due udienze- disse Ron.
-Su questo non hai torto-, passò qualche secondo di pausa.
-Ma non stavamo parlando della tua situazione sentimentale Harry?- chiese il rosso.
-Bè, dicevo, che è difficile, non so nemmeno, se riuscirò a guardarla in faccia, dopo quello che ha fatto-.
-Ma non sai nemmeno, se sta veramente con quel babbeo di Pucey-.
-Vedi un po’ tu Ron, lì becco allontanandosi verso il Cortile della Torre dell’Orologio insieme, Pansy, l’ultima volta che ci siamo visti, non riesce a dirmi se ha un altro ragazzo o no, ieri notte avevo riaperto la Mappa e li becco nuovamente insieme, secondo te questi non sono dei dati a favore del fatto che quei due stiano insieme?- aveva detto tutto molto velocemente e con un pizzico di rabbia e scocciatura nella voce.
-Detta così sembrerebbe- disse Ron calmo -Ma, secondo il mio parere, devi provare a chiarirti-.
-Ron, ho paura di soffrire-.
-Sicuramente, avrà sofferto anche lei Harry- Harry lo guardò strano -Cioè, non voglio dire che sta cercando vendetta- cercò di chiarire il più velocemente possibile. -E cosa intendi dire?-.
-Intendo dire, che non potrai evitarla per sempre, e che una qualsiasi storia, con qualsiasi ragazza, ti darà gioia e felicità. Ma ci saranno momenti, in cui sarai triste e arrabbiato-.
Harry guardò di nuovo Ron < -Bè, ci sto passando anch’io in questa fase Harry. A me Hermione manca tanto-.
-Come la metterai tu con Hermione?- gli chiese subito Harry.
-Ci parlerò non appena ne avrò l’occasione, ma stavamo parlando di te, credo-.
-Non lo so ancora cosa farò- disse Harry.
-Non preoccuparti Harry, hai tutto il tempo per pensarci-.
Sorrise alle parole dell’amico, -Su quale criterio logico ti sei basato per calcolare la durata di noi cinque in carcere?- chiese Harry curioso.
-Conosco un po’ il Ministero, anche grazie a papà, ma anche perché il 1 Febbraio giochiamo contro Corvonero-.
-O cavolo è vero!- Harry era così impegnato a pensare a Pansy, che si era totalmente dimenticato del Quidditch.
-Pensi che ci faranno giocare?- chiese Ron.
-Sappiamo entrambi di come è fatto Baston. Insisterà sul fatto del campionato, e torneremo a giocare- e anche Ron sorrise.
Harry, era stufo di questa vita. Nascosto all’ombra continuamente, senza la possibilità di comunicare con qualcuno liberamente; voleva tornare ad Hogwarts, giocare a Quidditch e uscire con gli amici per le mura del castello, o tra l’erba dei giardini di Hogwarts, prima e dopo il Coprifuoco.

Le ore successive, passavano con i ragazzi che erano in continuo movimento di vicolo in vicolo, fino a che non arrivarono ad un ora che andava bene a tutti: 10:30. Così, si avviarono verso il commissariato più vicino, col cappuccio in testa; come avevano pianificato, si misero davanti ai gradini che conducevano alla porta, videro che c’era molta gente, ed era quello che loro volevano.
Così, Harry ebbe l’onore di suonare il campanello del “Glasgow’s Police Station”, -Si?- chiese la voce di un poliziotto.
-Buongiorno, sono Harry Potter, e sono insieme a Neville Paciock, Ronald Wealsey, Seamus Finnigan e Dean Thomas. Se non l’ha ancora capito, siamo i cinque latitanti minorenni, ricercati in tutta la Nazione del Regno Unito, e volevamo dirvi che ci stiamo costituendo-.
Sentì la voce del poliziotto ridere, -Certo, come no, ed io sono Brad Pitt, andate a fare scherzi da un’altra parte- e chiuse il citofono.
-Ma che miseriaccia gli è preso?- chiese Ron.
-Forse non si aspettavano questa mossa da parte nostra- disse Neville.
-Dovremo fare un po’ di casino- suggerì Seamus, e Harry era d’accordo così come gl’altri.
Si misero in mezzo alla strada, e si misero ad urlare come dei pazzi, fermando i poco più di venti secondi le macchine, provocando un caos pazzesco. Così, degli agenti di polizia uscirono, e appena videro i volti dei cinque ragazzi, gli puntarono le pistole contro, cercando di fargli ragionare ad arrendersi, e dicendo che non avevano via di scampo.
-Non c’è bisogno di sprecare fiato!- urlò Neville.
-Noi siamo venuti qui per consegnarci!- aggiunse Ron.
-Esatto, ci arrendiamo!- esclamò ad alta voce Seamus.
-Non ne possiamo più di questa vita in latitanza!- si mise in mezzo Dean.
-E ci stiamo costituendo alle autorità se non l’avete capito. Non siamo armati, ed è la verità!- esclamò Harry.
Con cautela, i poliziotti si avvicinarono, con i cinque che avevano le braccia alzate; i poliziotti, con loro grande stupore, gli ammanettarono, e gli portarono dentro il commissariato. Presero ad Harry la pergamena che nascondeva la Mappa del Malandrino, il Mantello dell’Invisibilità e la bacchetta, a Ron presero bacchetta, radio e il suo borsello, e altrettante cose a Neville, Seamus e Dean; ed infine, gli misero in celle vicine, uno in ognuna.

Ora Harry, poteva stare tranquillo, avevano completato la fase numero uno del loro piano per il ritorno ad  Hogwarts. Le celle, erano messe lateralmente, ed avevano al loro interno un gabinetto, un letto, una finestra, e la porta era a sbarre verticali in metallo: un classico, pensò Harry.
-Ehi Ron!- lo chiamò Harry appoggiandosi alle sbarre, fortunatamente i due furono messi vicini, ed erano da sinistra a destra Neville, Harry, Ron, Seamus e Dean.
-Tutto a posto Harry?- gli rispose Ron.
-Si non preoccuparti, e te?-.
-Tutto ok- disse semplice.
-Quanto tempo pensi ci impiegheranno a portarci via da qui?- chiese Harry.
-Non saprei, prima le autorità dovranno informare il Ministro Babbano, e poi lui avvertirà Caramell. Ci vorrà un po’-.
Harry, si avviò verso il letto, e si sdraiò, sapeva che sarebbe stata una noia in cella, ma sperava che almeno potevano starci due in una. Passavano i minuti, Harry guardava fuori dalla finestra, stesso panorama, stesso posto e stesso effetto.
Dopo quello che sembrava una infinità, un poliziotto incominciò a portare via, ad uno ad uno i cinque per interrogarli, purtroppo non riuscì a parlare con Ron, perché lo portarono subito verso la stanza dell’interrogatorio, dove lo fecero sedere, ed uno dei due poliziotti che presiedevano nella stanza, si sistemò davanti alla faccia di Harry
-Harry Potter- incominciò prendendo in mano un fascicolo -O più precisamente Harry James Potter, ragazzo di tredici anni, nato il trentuno Luglio del 1980 a Londra, figlio di genitori defunti in un incidente d’auto, residente a Privet Drive con gli zii Dursley Vernon e Evans Petunia, frequentante la scuola di Oxford, ricercato ed accusato di atti osceni in luogo pubblico, tra cui traffico di fumo e alcool tra minorenni, ed entrato in latitanza con cinque ragazzi residenti nello stesso istituto-.
Harry capì che molte delle informazioni sono state truccate per nascondere la sua vera identità, -Esatto?- chiese al moro, -Si- rispose Harry.
-Allora Harry- incominciò con tono docile -Tu e la tua banda, siete rimasti in latitanza per tanto tempo e per essere adolescenti tredicenni, ve la siete cavata abbastanza bene-.
-Grazie- rispose con un ghigno sulla faccia, -Ora, ti ho richiamato per farti sapere, che le autorità di Londra, hanno intenzione di portarvi in un Istituto di sicurezza, e che l’udienza è stata fissata per il 3 Gennaio, ovvero fra due giorni. Fra pochi minuti, un camion vi scorterà a Londra. Questo è tutto! Ora torna in cella!- disse in tono severo indicando la porta.
Dopo che Harry venne fatto alzare a forza, venne riportato in cella, dove aspettò con impazienza che il Ministero, lo portasse nelle celle sotterranee. Non ci impiegarono molto tempo; la figura di Kingsley Shacklebolt si portò davanti a loro,.
-Buongiorno ragazzi!- disse lui -Sono stato mandato qui, per portarvi al Ministero della Magia, dove, in quanto minorenni, verrete rinchiusi in una cella sotterranea-.
-Una per cinque?- chiese Seamus.
-Abbiamo pensato, che sarebbe stato meno stressante per voi, per questo sarete nella stessa cella tutti e cinque-, i cinque sorrisero verso Kingsley che rimase soddisfatto della loro espressione, e così, pensò Harry, la fase numero due del suo piano si era completata. Kingsley lasciò la radio ai cinque per “Sentire le notizie di questi tempi” come aveva detto loro lo stesso Kingsley.
Accesero la radio è tutti i canali della radio parlavano di loro
-Torniamo ora alla questione dei cinque, ormai non più latitanti, ragazzi che si sono costituiti presso la stazione di polizia di Glasgow in Scozia. Ora, vorrei dare il benvenuto al nostro ospite Cornelius Caramell che ha gentilmente accettato il nostro invito di parlare della questione-, e subito la voce di Caramell rispose alle domande dell’intervistatore.
-A mio parere, i cinque sapevano di non avere le capacità di continuare a sfuggire alla legge, e si sono costituiti con umiltà e coraggio. Senza essere spinti da nulla, ma solo, sempre a mio parere, dalla volontà di poter tornare il più presto possibile dai loro familiari e amici-.
-Sul processo?- chiese curiosamente l’intervistatore.
-Non si preoccupi, questo processo, sarà a porte chiuse, sarà presente il sottoscritto, tutto il Wizengamot, e coloro che vorranno testimoniare a favore o sfavore dei cinque-.
-Sarà lei a guidare il processo?-.
-Ovviamente! Sarà tra due giorni, ma scusate, ora ho un impegno importante, e devo andare-.
-Ma certo Ministro, grazie della sua compagnia. Ora invece parliamo dello sport, con i Puddlemore United, appena promossi in Serie A, faranno un tour, per l’Inghilterra, assieme ai Falmouth Falcons, nella quale affronteranno rappresentative giovanili e duelli fra le due squadre professionistiche-.

I due giorni, passarono molto più in fretta rispetto a quelle ore passate a Glasgow, perché erano insieme, e c’erano argomenti di cui parlare. Poi, il 3 Gennaio, alle ore 11:00, Kingsley, scortò i cinque verso l’aula dell’udienza.
-Novità?- chiese Harry all’Auror.
-No Harry! Non sono riuscito a raccogliere alcuna informazione, ma ricordatevi, restati calmi, c’è il pienone!- disse con un sorriso sulla faccia.
-Cioè?- chiese Ron, -Ci sono un sacco di studenti di Hogwarts, venuti a testimoniare, e Silente sarà il vostro avvocato di difesa-.
-Cosa?!- chiese incredulo Seamus -Silente ci farà da pubblica difesa?-.
-Esatto!- disse Kingsley; arrivarono alla stanza dell’udienza, e Harry prese un grande respiro, entrando assieme agli amici.


   
 
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