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Autore: Agorafobia    06/01/2014    3 recensioni
- Non sei all'altezza amore, poi come la mettiamo con la prostata? Neanche per vederti eiaculare come la fontana di Trevi. - Sputò quella battuta per poi bere dalla sua bottiglietta.
- Tesoruccio, ora come ora ti sbatterei sul tavolo e ti farei provare tanto di quel piacere che mi leccherai i piedi alla fine per farti scopare di nuovo. - Scese dal tavolo e si appoggiò contro il muro.
- Pardon, ho un calo e dovrei mangiare, se vuoi venire a tavola. - Gli palpò il culo sporgente e sodo, poi prese la roba da mangiare e si avviò verso il tavolo. Si sedette svogliatamente sulla sedia in plastica color nero e aprì la sua confezione, piena di delizie. Afferrò le bacchette e iniziò a cibarsi, masticando con calma e a bocca chiusa. William si mise davanti a lei e iniziò a infastidirla infilandole il piede tra le gambe.
Genere: Comico, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Silly.


 
- Bisturi - Ordinò in modo autoritario ad uno dei suoi infermieri. Jennifer, eseguì il suo ordine immediatamente, passandogli il piccolo coltellino affilato. Con la mano più ferma possibile, tagliò quel pezzo di appendice infiammata. Era la sua ultima operazione per quella giornata, poi il suo turno sarebbe finito. Prese il filo e fece i soliti punti di sutura; poi, sbuffò, contento e soddisfatto anche questa volta che non erano state complicazioni nell'intervento. Tolse i guanti e li buttò nell'apposito cestino. Si tolse la tunica celeste con delle pesanti borse sotto gli occhi, ma con un sorriso splendentemente candido sul volto. 
- Grazie Jenn - Le diede l'indumento e se ne andò, augurandole buon proseguimento di giornata, che si prospettava  fortunatamente molto calma e quieta. Uscì dalla sala operatoria grattandosi i capelli e sognò di potersi mettere seduto nel ristorante sotto casa sua e di poter divorare del bel branzino marinato al punto giusto, come piaceva a lui. Entrò nella caffetteria riservata al personale medico e si servì dalla caraffa del caffè bollente, che versò in una tazza color avorio. Guardò quella bevanda fumare e lasciò che la condensa che saliva verso l'alto, arrampicarsi nelle sue narici. 
- Hey allegro chirurgo, hai finito il turno? - Domandò qualcuno, affiancandosi a lui e servendosi della sua stessa bevanda. 
- Si, Logan. E tu? Hai finito di mettere le mani tra le gambe di tutto il genere femminiole di San Francisco? - Chiese sarcasticamente lui dandogli una pacca sulla spalla. Avvicinò le labbra alla tazza e cercò di bere quella sostanza scura con insuccesso: appena gli arrivò sulla lingua, strizzò gli occhi per il bruciore e ributtò all'interno del contenitore piccolo il caffè. 
- E' lavoro, Louis, esclusivamente lavoro! - Esclamò mangiando una pralina al cocco e leccandosi le dita per quanto fosse buona quella delizia. 
- Dite tutti così voi sporchi ginecologi. Com'è andato il weekend? - Louis cambiò discorso, evitando di litigare come facevano ogni giorno. Logan annuì, raccontandogli di aver portato Rose e i suoi figli nella sua casa al mare e di aver passsato le due giornate dentro casa, anche se in felicità e armonia. 
- E tu? - Le rispedì la domanda. William invece raccontò delle sue due serate di fuco con lei: mora, occhi da cerbiatto penetranti e corpo da paura. Una di quelle che incontri al bar mentre sorseggia calma una birra direttamente dalla bottiglia il sabato sera. Gli raccontò di come lei lo provocasse mentre sorseggiava la bevanda non troppo alcolica e di come, tanto in tanto, cacciava fuori la lingua, passandola tra le la labbra e poi rimetterla dentro, tranquilla e pacata come se non stesse facendo nulla. Lui, invece, cercava di sembrare un uomo con la testa al suo posto e una vita lavorativa normale, non caratterizzata da orari extra e pagamenti scarsi. Tutti i suoi tentativi di corteggiamento fallirono quando, sbadatamente, le verso della vodka alla pesca sulla sua canottierina. Essendo su di giri, oltre al bicchierino, ci finì anche lui. La donna, reduce di una giornata che non aveva niente di emozionante in senso positivo,  gli sbraitò contro mostrando il suo gran caratterino da sfacciata. E a Louis, quello, piaceva tremendamente. Salutò Anthony, il suo accompagnatore, e seguì quella donna dal fascino tremendamente irresistibile mentre camminava ancheggiando verso la macchina. Finì insomma col dire che le serate del sabato e della domenica, le aveva passate a casa sua, e aveva lasciato a lui l'onore di immaginare quello che avevano fatto. 
- Vedi tu il nostro Louis! - Si complimentò battendo le mani e dandogli il pugno. 
- Fate coppia fissa, allora? - Gli chiese con un tono malizioso, sperando di riuscire a far accoppiare uno dei suoi medici che lo facevano ridere più di tutti. 
- Mi intriga, ma credo che sia stata solo una botta e via, Logan. - Constatò Lou con amarezza. 
- Dai, amico! Ormai questa storia è vecchia! Dai, su chiamala! - Lo spronò, spingendolo. I suoi occhi blu si spalancarono. 
- Tu dici? - Chiese conferma Louis. 
- O la va, o la scopi! - Esclamò finendo il caffè e salutandolo, pronto per il turno di notte. Il Dott. Tomlinson lo salutò con un cenno di mano e scolò anche lui il contenuto della sua tazza andandosene. Infilò il suo cappotto nero ed uscì dall'ospedale, salutando con un sorriso l'affascinante segretaria appostata dietro la scrivania dell'entrata. Aprì con le chiavi la macchina parcheggiata con una botta di fortuna proprio davanti all'edificio. Salì in auto e compose il suo numero. 
- Pronto? - Una voce scocciata si sentì dall'altro capo del telefono. 
- Ciao cupcake. - La salutò e si maledisse mentalmente per il saluto di merda che le aveva dato. 
- Ciao Louis. - Lo salutò sbadigliando e girandosi nel letto. 
- Tempo di prendere la cena e sono da te. - Annunciò con un sorrisetto mentre si avviava verso il più vicino take away scorrendo veloce tra le vie di San Francisco.
- Veramente avrei visite. - Sbuffò andando in cucina e addendò un chicco d'uva, godendosi la vista del Golden Gate e dell'Oceano.
- Annulla tutto, stasera sei mia. - Esordì, premendo ancora di più nell'acceleratore e chiuse la chiamata, buttando il cellulare sul sedile laterale. Mila, dall'altra parte, bofonchiò qualcosa di incomprensibile, poi buttò il cellulare sul divano ampio in pelle e corse in camera, a chiamare l'uomo che dormiva beato tra le lenzuola del suo letto. 
- Jeremy, Jeremy, svegliati! - Lo scosse e il moretto che aveva qualche anno in meno di lei, si svegliò mordendosi il labbro e sorridendo. Cercò di mandarlo fuori di casa, ma lui afferrò la camicia bianca in seta che le arrivava un po' più sopra del ginocchio e la fece finire sopra di lui. Avreva dei bicipiti da far paura e un petto così liscio e gonfio che quella notte la donna diede più concentrazione in quella parte del corpo, che in quella più in basso, tra le gambe. Capovolse la situazione mettendosi sopra di lei e le tirò giù gli slip color rosa pallido. Mila e il sesso erano migliori amici; non riusciva a resistere, soprattuto se sopra il suo gracile corpo c'era quello di Jeremy, collegiale giocatore di basket. Appena sentì qualcosa entrarle nell'apertura si sentì colmare i sensi da quella sensazione maledettamente nutriente e rilassante. Si aggrappò alle sue spalle, mentre lui muoveva il bacino contro il suo ferocemente e qualcuno suonava alla porta. Poggiò una mano sul suo petto e lo spinse fuori da lei. Si alzò, sbuffando e tirandosi su gli slip. Pestò i piedi scalzi per terra e arrivò alla porta, aprendola. 
- Ciao bocconcino, ho portato il sushi. - Le diede una pacca sul sedere e si accomodò in cucina, ma si stoppò non appena vide una figura mezza nuda appoggiata allo stipite della porta che dava accesso al salone. 
- Lui è il tuo nuovo maggiordomo? - Chiese appoggiando le confezioni sul tavolo in legno di noce e avvicinandosi al ragazzo. 
- Sisi! L'ho assunto oggi! - Disse lei andandogli dietro. 
- E lo fai stare con i boxer? E' un po' troppo trash pasticcino, non credi? - Prese come un gioco il fatto che c'era già un ragazzo in casa sua. Voleva giocare? Louis avrebbe fatto di tutto. 
- Lo so lo so, però, sai, facevo dei controlli di qualità. - Ammiccò strizzandogli l'occhio. 
- Allora, caro maggiordomo, ti dispiacerebbe rifare il letto che sono sicuro voi abbiate usato e levarti dai coglioni? - Il sorrisino da stronzetto che si formò sul suo viso fece scoppiare a ridere la donna di fianco a lui. Jeremy guardò con aria interrogativa il moro. 
- Aria ragazzo, aria! - Esclamò mentre si sedeva sul divano e agitava le mani in aria. Lui cambiò fronte, prese le sue cose e, senza salutare e senza rivestirsi, se ne andò. Mila raggiunse Louis sedendosi a gambe incrociate poco più lontano da lui. Guardò i suoi occhi color blu cobalto che si scontravano con il castano della sua barba e gli conferivano un'aria particolare e sensuale. 
- Allora, Grey's Anatomy? Divertito oggi a lavoro? - Lei sorrise scoppiando a ridere e dandogli un pugno sulla spalla. 
- E tu, tesoro, hai aperto abbastanza le gambe? Sai dopo neanche per doverti operare se si allarga troppo. - Ammiccò lui, accarezzandogli la gamba scoperta. 
- Birra? - Gli domandò lei levando la sua mano e alzandosi per raggiungere la cucina. Lui annuì e la seguì, scompigliandosi i capelli. 
- Che bei maggiordomi, dovrei averne anche io una a casa che mi accolga così, mi migliorerebbe la vita! - Esclamò sedendosi sul piano della cucina. Lei gli tirò la birra, che lui aprì con l'apribottiglie appoggiato poco più in là da lui. 
- Non sei all'altezza amore, poi come la mettiamo con la prostata? Neanche per vederti eiaculare come la fontana di Trevi. - Sputò quella battuta per poi bere dalla sua bottiglietta. 
- Tesoruccio, ora come ora ti sbatterei sul tavolo e ti farei provare tanto di quel piacere che mi leccherai i piedi alla fine per farti scopare di nuovo. - Scese dal tavolo e si appoggiò contro il muro. 
- Pardon, ho un calo e dovrei mangiare, se vuoi venire a tavola. - Gli palpò il culo sporgente e sodo, poi prese la roba da mangiare e si avviò verso il tavolo. Si sedette svogliatamente sulla sedia in plastica color nero e aprì la sua confezione, piena di delizie. Afferrò le bacchette e iniziò a cibarsi, masticando con calma e a bocca chiusa. William si mise davanti a lei e iniziò a infastidirla infilandole il piede tra le gambe. 
- Sai dove mettertelo. - Gli augurò continuando a degustare il salmone affumicato che tanto amava. Lui rise e le strizzò l'occhio iniziando a mangiare anche lui. Mila iniziò a giocare con il cibo: si passava il sushi tra le labbra come un rossetto e poi se lo metteva in bocca, in modo tremendamente sensuale. Poi prese le bacchette e iniziò a strusciarsele lungo il collo, scendendo sul petto e raggiungendo il seno. Louis seguì quei movimenti con agonia. 
- Devo dire che ci sai fare con la bocca, chissà come hai imparato. - Ammiccò grattandosi la barba. 
- E' arte, questa. Non credi anche tu? Non ti affascina il fatto di pensare due corpi avvinghiati uno con l'altro, che si scavano dentro, che si trasferiscono amore? Secondo me è la cosa più eccitante che ci sia. - Affermò prendendo la mano di Lou sopra il tavolo e incrociandola con la la sua. 
Lui, con le gambe, spalancò le sue, sorridendo maliziosamente. 
- Uh, non dovresti essere così maldestro. - Ammicò bevendo l'ultimo goccio di birra. 
- Fammi essere più che uno scopamico, o quello che cazzo vuoi. - Si alzò, appoggiando le mani sul tavolo. 
- Uh, Dott. Tomlinson, non dovrebbe essere così frettoloso. Ci penserò dopo. - Ammise. 
- Dopo quando? - Domandò lui facendo il giro del tavolo; lei si allontanò con la sedia dal tavolo. 
- Dopo avermi trombato, no?! Non è quello che stai per fare? - Chiese retoricamente, slacciando al camicetta e mostrando il suo seno scoperto.
- Sul tavolo? - Indicò l'oggetto con un dito. 
- Sul tavolo. - Affermò lei. La prese in braccio, palpando ogni cellula de suo culo, mentre lei lo afferrò per il collo e lo baciò. Sentì il suo sedere entrare forse troppo maldestramente in contatto con il tavolo, ma la sua attenzione venne catturata dalle sue gambe che vennero spalancate per accogliere il corpo di Louis. Gli slacciò i bottoni dei jeans skinny con troppa facilità, mentre lui le succhiava il collo. 
- Voi giornalisti siete così rompipalle e rompicoglioni. - Ammiccò prima di baciarle l'incavo dei due seni e succhiare il destro facendola gemere come una gallina. - Vogliamo parlare di voi medici? Siete così pallosi e vecchi. - Affermò con il fiatone, mentre armeggiava con i boxer. 
- Mi reputi vecchio? - Tentò di parlare mentre lei lo baciava con foga e gli rubava il respiro.
- Tu sei l'eccezione, sei l'unico medico con cui vado a letto. - Tirò i suoi capelli, mentre cercava di spostare le sue mutandine così da riuscire a penetrarla; gli capitava così, di sfiorare con le dita la sua pelle più facilmente eccitabile. Cacciò degli urletti quando lui le levò di dosso quell'indumento che gli stava facendo perdere troppo tempo. Lei avvolse le gambe sul suo bacino e prese il piccolo Louis tra le mani. 
- Dopo non dire che non ti ecciti facilmente. Sei quasi patetico. - Esordì lei scoppiando a ridere.
- Zitta e urla. - E infatti fu così, quando inaspettatamente la penetrò. I suoi occhi da cerbiatto si spalancarono ancora più del dovuto. Arpionò le sue braccia, mentre buttava la testa all'indietro, cosa che Louis approfittò per baciarle il petto. Afferrò i suoi fianchi perchè il contatto non gli bastava. Lei lo baciò cercando di riprendere fiato e ridendo quando i capelli dell'uomo davanti a lei strusciavano contro la sua fronte.
- Biscottina, credo che la prima a venire sarai proprio tu, oggi. - Disse strizzandole una tetta. Lei in risposta conficcò le unghie nel suo collo, facendolo urlare. 
- Gattina arrapata. - Confermò spingendo ancora di più. 
- Spero che ti caschi il cazzo. - Lo maledì con un sorrisetto prima di baciarlo e prima che qualcuno suonasse alla porta.  Lui le succhiò il collo e la lasciò andare. 
- Arrivo! - Urlò mentre si infilava le mutandine, si riallacciava la camicetta e si guardava alla specchio per vedere come era ridotta. A Louis, invece, bastò tirarsi su pantaloni e boxer e chiudere tutto con i bottoni, anche se l'erezione era molto visibile. 
Aprì la porta e un biondo pompato altro 2 metri era sulla porta. 
- Ciao John. - Sussurrò con voce suadente al suo orecchio. 
- Hey, e lui chi è? - Domandò Louis alzandosi in piedi. 
- Lui è il mio maggiordomo nuovo, no? - Lei gli strizzò l'occhio e lui annuì, sorridendo. 
- E lui, invece? - Chiese John corrugando le sopracciglia.
- Oh, lui è solo un mio collega di lavoro. - Ammiccò Mila presentadoli. 
- Un collega di lavoro con un'imminente eiaculazione, direi. - Affermò lui guandando i suoi pantaloni. 
- Problemi alla prostata, un gran casino! - Esclamò lei e guardandolo e ridendo. Lei prese per mano il palestrato e lo guidò verso la camera da letto. 
- E io? - Domandò William spalancando le braccia.
- Grazie per la visita, e la prossima volta voglio il sushi un po' più fresco! - Lo salutò con un cenno di mano mentre il biondo la stava spogliando. 
Sei proprio ingenuo, Louis. 

 
/////////////

Eccomi bellissime! So che non ci sarà nessuno,
ma mi è venuta in meste questa os e non sono riuscita a non pubblicarla. 
Che ne pensate? E' molto leggera da leggere e perdonatemi gli errori, ma non faccio in tempo
a ricontrollarla perchè sto uscendo. Lasciatemi critiche, di tutto. 
Buon rientro a scuola! 

Baci, Vale.

 




 
  
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