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Autore: aris_no_nami    06/01/2014    1 recensioni
All’inizio del mondo, quando la terra non era ancora una sfera e quando l’uomo non esisteva, il Tutto era solo uno spazio di cielo costellato. Un piccolo angolino di cielo blu notte con tanti puntini caldi e bianchi.
Erano tutte stelle calde, non ce n’era una di fredda.
E così era da secoli.
Un “giorno”, in un piccolo spazio nel cielo, nacque una stella fredda. Era piccola e fredda. L’unica di tutto il cielo.
C’era chi non la voleva e chi la proteggeva a tutti i costi.
E così fu per altrettanti secoli.
Ma, un “giorno”, un gruppo di cinque stelle, stanche di stare sempre ferme li, e desiderose di conoscere il Tutto, decisero di lasciarsi andare nel vuoto.
Caddero per tanto tanto tempo.
Però, nella caduta, si ruppero in mille pezzi e non tutte caddero sullo stesso posto.
Certe caddero in alto, tra le nuvole, certe un po’ più in basso, tra l’aurora boreale e certe più in basso di tutte, sulla terra.
Angeli.
Diavoli.
Umani.
(...)
Ero ormai a pochi metri dal bus che questo partì.
Rimasi immobile ad osservarlo andarsene.
Era uno scherzo?!
E per completare l’opera cominciò a piovere.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo squadrai meglio, da testa a piedi.

No… Tutti mi andavano bene… Tutti… MA NON LUI!
Lo guardai con una faccia annoiata e schifata per poi tornare alle mie valigie. Le presi e le portai verso il letto singolo.
-No. Quel letto è già occupato.
Mi disse la testa rossa.
Senza neppure guardarlo mi diressi verso la coppia di letti e appoggiai le valigie accanto ad uno di essi.
-Come mai sono in stanza con te? Non avrebbero dovuto mettermi con un’altra ragazza?
Chiesi, cominciando a svuotarle nei cassettoni di legno candido ai piedi del letto.
-Bo – rispose buttandosi sul letto –non ho la più pallida idea del perchè… E le ragazze che c’erano una volta non ci sono più.
-Perché?
-Perché venivano trattate di merda. Però gira voce che dovrebbe arrivarne un’altra…
Annuii lentamente preparandomi psicologicamente a dover vivere in mezzo a ragazzi in piene crisi ormonali.
Quando ebbi finito di sistemare i vestiti richiusi le valigie e le misi sotto il letto.
-Spero tu non abbia sistemato pure i vestiti da femmina perché, credimi, ti serviranno ben poco.
Disse sedendosi sul letto a gambe incrociate.
Mi girai verso di lui guarandolo attentamente… Aveva i capelli piastrati e sembravano più rossi… Cercai di guardarlo dentro ma non ci riuscii… Proprio come nel sogno.
-Non sono così scema.
Risposi scuotendo leggermente la testa.
-Anche secondo me.
Disse una voce proveniente dall’entrata. Pochi attimi dopo Mr. Occhi era tra noi.
-PURE TU?!
Mi lasciai sfuggire urlando come una demente.
Il moro mi guardò storto per poi buttarsi sul letto dov’era seduto Taemin.
-Và sul tuo letto.
Gli disse Minho mettendosi il braccio sugli occhi.
Taemin si alzò e venne verso di me, si sedette sul letto accanto al mio e mi guardò con sguardo stanco per poi buttarsi sul morbido materasso.
-State scherzando, vero?!
Chiesi loro, senza ricevere una risposta.
-Hey!
Niente… Non mi badavano neanche minimamente.
Rimasi impalata lì, in piedi davanti al letto, con sguardo assente e scioccato.
Forse sarebbe stato meglio rimanere alla Royal…
 
Era passata ormai una buona mezz’ora da quando ero arrivata ed erano circa le cinque del pomeriggio. Il sole stava comincianod a calare…
Ad un tratto Minho si alzò di scatto dal letto e mi guardò con uno sguardo preoccupato.
-Sveglia Taemin.
Mi disse per poi uscire velocemente dalla stanza.
Mi alzai svogliatamente dal letto e spinsi giù dal letto la testa rossa che stava dormendo come un ghiro. Il ragazzo si svegliò immediatamente al contatto col pavimento e mi guardò con una faccia da killer psicopatico.
-Minho mi ha detto di svegliarti.
Gli spiegai, sedendomi nuovamente sul letto.
-Che ore sono?
-Le cinque del pomeriggio.
A quelle parole si alzò immediatamente e cominciò a svestirsi. Io lo guardai con due occhi da civetta.
-Che fai?
-Devi cambiarti pure te, altrimenti arriviamo in ritardo. Mettiti dei vestiti comodi perché dobbiamo fare attività fisica.
Mi spiegò.
Presi dei pantaloncini da corsa e una maglia a maniche corte, rifuggiandomi in bagno.
-Ma in ritardo per cosa?
Urlai mentre mi cambiavo.
-Per la punizione di una settimana che ha ricevuto il nostro dormitorio.
Urlò a sua volta.
Uscii vestita e lo trovai già pronto alla porta. Uscimmo e ci incamminammo velocemente in un posto a me sconosciuto.
-Punizione per cosa?
Chiesi mentre lo seguivo.
-Diciamo che alcuni dei ragazzi più grandi hanno fatto vari casini e tutti noi ne abbiamo rimesso. Niente di che.
 
Dopo un paio di minuti arrivammo in un campo da calcio nel quale c’erano vari ragazzi che si stavano riscaldando. Stavo per entrare quando Taemin mi fermò per la spalla.
-Fai finta di essere qua già da tanto, non fare cavolate, non parlare e stammi abbastanza vicina.
Mi disse guardando verso il campo.
Io lo osservai atentamente… Perché mi stava dicendo quello? Perché aveva questo senso di protezione dei miei confronti? Perché… mi sentivo protetta accanto a lui? Forse…
-Perché mi hai detto tutto questo?
Il rosso non mi rispose e mi spinse dentro il campo. Lo seguii fino ad un angolo del campo e ci mettemmo entrambi a fare riscaldamento. Dopo poco si avvicinarono due ragazzi, uno era Minho e l’altro era quello che aveva visto all’entrata la scenata col scimmione, ed entrambi si erano legati i capelli in una micro codina.
-Yo Taemin! Come va?
Gli chiese il tipo dai capelli mezzi biondi.
-Va. Te?
Il biondo fece spallucce per poi mettersi a guardarmi.
-Che vuo…
Non feci in tempo di finire la frase che Taemin si fiondò su di me tappandomi la bocca e rivolgendo un sorriso idiota al biondo il quale si mise a ridere.
-Lei è quella nuova, no?!
Disse guardandomi e facendo uno sguardo strano…
Io annuii con ancora la mano del rosso sulla mia bocca.
-Ya Tae! Mollala!
Intervenne Minho dando una sberla in testa all’idiota il quale mugugnò massaggiandosi il punto dolente. Io continuai imperterrita a fare esercizi fino a che Taemin non mi tirò per un braccio verso un tipo che stava parlando circondato dalla folla di ragazzi
-Bene ragazzi. Tutti sapete perchè siamo qua. Ora cominciamo con cinquanta giri di campo, poi faremo flessioni e addominali, altri cinquanta giri di campo per poi finire con un’amichevole di calcio. Forza! Diamoci dentro!
Detto ciò tutti i ragazzi si prepararono in varie file a bordo campo per poi cominciare a correre. Io, intanto, cercavo di rielaborare quello che avevo appena sentito dire… cinquanta giri, flessioni, addominali, cinquanta giri, calcio… Guardai il cielo e mentalmente mandai al diavolo tutti i santi possibili.
-Quello era il nostro Sunbae, il capo indiscusso del dormitorio.
Mi disse una voce alla mia destra. Mi girai e vi ritrovai il biondo.
Non lo badai e accellerai la corsa, ma purtroppo lui mi seguì.
-Perché mi eviti?
Mi chiese dandomi una piccola spinta. Io lo incenerii con lo sguardo, il che lo fece ridere sguaiatamente.
-Sei invadente Jonghyun.
Dissi stringendo i denti dal nervoso. Jonghyun smise immediatamente di ridere e mi gurdò in una maniera serissima.
-Come sai il mio nome?
Il tono della sua voce era duro e un po’ inquietante… Deglutii a fatica per poi scuotere la testa.
-L’avevo sentito per caso…
-Quando?
-Ya! Come sei opressivo!
Strillai ricevendo occhiatacce da parte di alcuni ragazzi che ci erano davanti.
-Non urlare stupida.
Mi sussurrò ridacchiando. Dopo di che se ne stette zitto per vari giri di campo, standomi sempre accanto. Sfruttando quel silenzio che si era creato cercai di osservarlo dentro ma anche con lui la cosa non funzionava. Sbuffai infatsidita e volsi lo sguardo verso il cielo azzurro con qualche nuvoletta candida.
… quanto mi mancava quel posto magnifico…
 
***
 
Era ormai passato un mese dall’arrivo di quella ragazza. Non parlava mai con nessuno, pranzava sempre sola, stava attenta alle lezzioni e poi o se ne andava in camera oppure danava a correre. La punizione era ormai finita ma lei si faceva ogni giorno cinquanta giri di campo con una costanza impressionante. Minho e Taemin non ne parlavano mai e quelle rare volte che mi sfuggiva qualcosa riguardo lei rispondevano sempre vaghi, come se per loro non esistesse neppure. Più che altro era Minho che mostrava un interesse pari a zero dei confronti della ragazza…
-Senti Taemin – lo richiamai mentre stava mangiando un hamburger enorme –come si chiama la ragazza?
Il piccoletto mugugnò qualcosa di incomprensibile con ancora il boccone in bocca. Io lo guardai con uno sguardo tra lo schifato e il pietoso il che lo fece ridere.
-Ho detto che mi pare si chiami Amy. O qualcosa del genere.
Ripetè con la bocca vuota.
-Si. Amy è il suo nome.
Intervenne Minho che non aveva ancora parlato dalla mattina.
Dopo quella piccola conversazione su Amy il pranzo si spostò su tutt’altro argomento ossia il compito di matematica che avevamo appena fatto.
 
-Ragazzi, io vado! Ci si vede!
Urlai a Taemin e Minho che salirono in moto e partirono verso casa. Io mi incamminai lentamente verso il cancello della scuola direzzionato in due posti tutt’altro che allegri per delle vacanze. Infatti avevamo due settimane si riposo per delle vacanze che si era inventato di sana pianta il preside ossia le “Vacanze dell’Atleta” che consistevano in un tot di giorni nei quali potevamo recuperare le forze per poi tornare carichi a scuola.
Minho e Tae sarebbero andati a casa dei genitori di Taemin e avrebbero passato il tempo tra imparare ad andare in moto così da non dover sempre salire dietro l’amico per Tae, e rimorchiare e giocare a calcio per Minho. Mentre io… io non sapevo neppure dove andare per dormire.
Ero perso nei miei pensieri quando, poco più avanti da dove mi trovavo, vidi una persona dai lunghi capelli neri con una capiente borsa ed un vestitino di jeans.
Amy.
Stavo per correrle dietro quando mi fermai. Dovevo andare in quei posti e di certo non  mi sarei portato dietro QUELLA… anche se… nei confronti di quella ragazza… sentivo una strana attrazione… come se la conoscessi già… come se avessi già avuto a che fare con lei…
-Hey, dove vai?
Mi chiese venendomi accanto. Io la guardai sospetto… perché mi rivolgeva la parola?!
-Non guardarmi così. Mi sembravi tanto giù di morale. E non è da te.
Rispose saltellando emntre camminava.
-Ah. Comunque vado… in un posto… tu?
Risposi vago.
-In un posto…- rispose a tono –Posso venire con te?!
Mi chiese diretta. Io per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva.
-Cosa?!
-Posso venire con te?
Ripetè.
-Be… se vuoi…

Un attimo…
-Ok. Vengo.
Disse senza giri di parole.
Io mi bloccai di colpo. Avevo seriamente detto una cosa del genere?! E per di più a una come quella?! Ero forse impazzito?!
-Ya! Che ti prende! Dai, muoviti! Il tempo mica aspetta te!
Urlò tirandomi per il braccio. Varcammo il cancello e si diresse verso destra quando io la strattonai e mi mollai dalla sua presa.
-Che hai?!
Chiese spazzientita.
No. Non poteva venire. Non volevo che venisse. LEI no! Perché le avevo risposto in quella maniera… non riuscivo proprio a spiegarmelo… Era come se a parlare non fossi stato io…
La guardai dritta negli occhi con lo sguardo più severo e duro che avessi… Aveva dei grandi e bellissimi occhi di un nero particolare. Erano così allegri e gioiosi… come non glieli avevo mai visti prima. Sbuffai e scossi la testa… non sarei mai riuscito a dirle di no.
-Ti deprimerai.
Le dissi cominciando a camminare dalla parte opposta.
-Mh… non credo…
Rispose pensierosa.
Ormai stavamo camminando da una ventina di minuti a bordo strada e il silenzio aveva preso possesso di tutto, fino a che non lo ruppi, causando un così strano suono che solo dopo capii essere la mia voce…
-Tu dove devi andare?
La ragazza abbassò la testa e fece un mezzo sorriso tra l’amaro e il malinconico.
-In un posto…
Rispose vaga.
-Ya! Non rubarmi le battute!
La contraddissi, cercando di rendere il clima almeno un più allegro. Lei ridacchiò e rialzò la testa.
  
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