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Autore: NapalmNoir    06/01/2014    1 recensioni
"Ricacciavo la mia anima e la sotterravo sotto la sabbia. Preciso, meccanico, con gli occhi chiusi. Pesavano troppo per tenerli aperti. Subito dopo mi addormentai, scordandomi del cimitero vivente che mi circondava."
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vomitai tutto quella sera. Ad un certo punto mi ero pure scordato cosa avevo bevuto. Sentivo solo il liquido scendere, fare a botte nel mio corpo per prendersi lo spazio che gli spettava. Sentivo l'acido bruciare le pareti interne dello stomaco. Cristo, se stavo male! Non riuscivo nemmeno a stare seduto, figuriamoci in piedi. Devastato. Mi ero sdraiato sulla sabbia a faccia in giù per sentire un po' di fresco. Spiaggiato. Voci giravano sopra di me. "Ma chi è quello?" Non appena scoprivano che ero io si mettevano a ridere. Avevo la fama di uno che non aveva mai vomitato dopo una bevuta. Non era un granché di fama. Ma di sicuro era meglio di tante altre.
Ecco, ad un certo punto decisi, buttiamo tutto al fumo. Anche la fama da stomaco d'acciaio. Via, su! Come un cane che si sbarazza delle pulci. Tutto fuori! Ricacciavo la mia anima e la sotterravo sotto la sabbia. Preciso, meccanico, con gli occhi chiusi. Pesavano troppo per tenerli aperti. Subito dopo mi addormentai, scordandomi del cimitero vivente che mi circondava.
Ripresi conoscenza che stavo in piedi, appoggiato con la testa ad una di quelle orrende palme da spiaggia e sulle spalle un enorme asciugamano. Come diavolo ero riuscito ad alzarmi non lo so. Un mio amico mi prese sotto braccio per portarmi un centinaio di metri più in là, sempre in spiaggia. Lì non potevamo più restare per un motivo che mi era parso trascurabile, a quanto pare. Cento metri per un ubriaco sono troppi. Ad ogni passo mi scuotevo tutto. Lo stomaco mi urlava minacce nell'orecchio. Ma la testa non si trovava lì per sentirlo. Una volta arrivati mi misi di nuovo a dormire. Sognai i miei demoni annegare, morire, venire calcificati. Se non fosse stato per l'insopportabile mal di testa, anche il risveglio sarebbe stato bellissimo. Mi alzai. Mi diedi una controllata. Ero a posto, non mi ero sporcato durante la mia cavalcata. Strano che fossi uscito indenne. Mi diressi verso casa con altri compagni di sbronze.

Le persone mi chiedevano perché mi fossi spinto oltre. E io non rispondevo. Muto, come un bambino scoperto a rubare la marmellata di notte. Che diavolo dovevo dirgli? Che mi sentivo una nullità? Che avevo una voragine dentro di me? Che pur di provare qualcosa, mi ero spinto alla pura autodistruzione? Nessuno poteva capirmi a pieno. Per questo sceglievo di starmene zitto e di lasciare a loro la scelta delle ragioni che più gli andavano a genio.  
  
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