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Autore: Mrs Maddox    06/01/2014    6 recensioni
-" William,c-che cosa sei...tu?"- balbettai, con la poca voce che mi restava.
Lui chiuse un attimo gli occhi,con aria disperata, e appena li riaprì mi disse quello che non mi sarei mai aspettata di sentire. Furono le ultime parole che percepii, prima di sentire le mie gambe cedere, cadere a terra e sprofondare nel sonno.
-"Io sono uno Shadowhunter, un cacciatore di demoni"-
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Storia ambientata nel XXI° secolo nonostante alcuni personaggi, che fanno parte di Shadowhunters- Origini, siano nel XIV° secolo. Inoltre i personaggi sono gli stessi ma la storia è completamente diversa: infatti nessuno degli avvenimenti di cui si parla nei libri di shadowhunters è già accaduto. Ci tengo a precisare che ho citato anche alcuni personaggi di TMI. Nonostante questi siano vissuti nel presente, nella mia storia fanno parte del passato. L'opposto avviene con quelli di Shadowhunters_le origini, che,invece, si ritrovano nell'epoca moderna.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi svegliai avvolta nelle lenzuola ormai zuppe di sudore.  Avevo sognato, era l’unica soluzione ragionevole, ma era sembrato tutto così reale. Quella stanza non era la mia. Perlopiù era calda, troppo calda e l’aria quasi soffocante.  Mi girava la testa, probabilmente mi ero ammalata. Appena la mia vista cominciò a offuscarsi, scorsi la porta che si stava aprendo e qualcuno avvicinarsi al letto. La stanchezza mi stava trasportando ma capii che era una ragazza. Feci appena in tempo a notare i suoi capelli rossastri, sistemati in una coda di cavallo, e occhi nocciola  che mi erano molto familiari, poi scivolai di nuovo nel sonno. Di una cosa , però, ero certa.  La ragazza era Alison.
 
ALISON’S POV:
Mi svegliai cullata dal cinguettio degli uccelli fuori alla finestra.  Avevo dormito abbastanza bene ma mi ero svegliata uno e due volte nel sonno, colpa degli incubi. La luce del sole passava attraverso le ante, leggermente aperte. Si prospettava una mattinata serena, nonostante fosse inverno e in quel periodo pioveva di continuo.  Della notte precedente ricordavo ben poco. C’era stato un omicidio, o almeno così credevo, ma la cosa più strana erano quelle “cose” nere che infestavano la casa dove si era svolta la festa. Ero nel panico ma vicino a me c’era Emily, ancora più spaventata.  Ad un certo punto Will aveva tirato fuori qualcosa dalla giacca ma non feci in tempo a vedere che cosa. Qualcuno mi aveva presa per le spalle e trascinata dietro un pilastro. Era stato Jem, l’amico di Will. Ci eravamo conosciuti alla festa e mi era sembrato subito un ragazzo affidabile e intelligente. 
-“Corri fuori di qui, all’ingresso,nasconditi e aspettami lì”- fu tutto quello che disse. Si stava impegnando  in tutti i modi di mantenere un timbro di voce saldo, ma percepii ugualmente una nota di paura.
-“Ma devo portare Emily fuori di qui!”-
-“Aiuterò io Emily,tu va”-
Allora lo feci, iniziai a correre e mi fermai solo quando raggiunsi un albero dalla parte opposta della strada. Speravo con tutto il cuore che Emily uscisse sana e salva da quella situazione. Non sapevo neanche io perché avessi affidato la mia amica a quel ragazzo, che a stento conoscevo. In un certo senso mi fidavo di lui, e sapevo che non mi avrebbe deluso. L’ultima mezz’ora della serata prima che scoppiasse il caos l’avevo trascorsa con lui. Era stata la parte migliore di tutta la festa.  Avevamo semplicemente parlato ma mi sarebbe piaciuto chiacchierare con lui fino alla fine della serata.  Quel ragazzo aveva un chè di speciale. Chissà, magari era merito dei suoi occhi. Non ne avevo mai visto di tanto particolari: neri, venati d’argento. 
Appena tornò, aveva con sé Will e Emily. Lei era svenuta ma sembrava illesa e Will la portava in braccio. Andammo tutti alla macchina di Jem, parcheggiata a meno di dieci metri da lì, e partimmo. Non sapevo dove saremmo andati ma l’importante era essere al sicuro. Non era il momento delle domande e dei sensi di colpa. Perché ero in macchina con due ragazzi appena sconosciuti? Dov’era finita quella vocina nella mia testa che mi diceva sempre di pensare prima di fare le cose e che puntualmente non ascoltato? Non ne avevo idea. 
Il viaggio era stato silenzioso. La tensione era calata, persino io ero abbastanza tranquilla. Quella sera eravamo arrivate a casa di Jem, o almeno così credevo. Era un appartamento, non molto grande ma in buone condizioni:due camere da letto, due bagni, un piccolo salotto e una cucina. Con delicatezza Will aveva disposto su uno dei letti Emily,ancora in stato di incoscienza.  Jem nel frattempo era andato in cucina a fare un paio di telefonate. Dopo aver mandato un messaggio a mia madre,dicendole di avvertire anche la madre di Emily che stavamo entrambe bene, mi sedetti sul divano in salotto. Era tardi e entrambe le nostre madri avrebbero saputo della festa il giorno dopo. Le scrissi che io ed Emily eravamo rimaste a dormire da un’amica.
Quando Jem  finì di telefonare venne in salotto e parlammo di quello che era successo quella sera. Appena mi disse la verità su di lui e su Will rimasi a corto di parole. Non avrei mai creduto che potessero davvero esistere dei demoni, tantomeno  meno shadowhunters, cacciatori di demoni. Dopo l’iniziale smarrimento ripresi la calma e mi feci spiegare alcune informazioni riguardo alla loro “razza”: mi raccontò dei nascosti, delle rune, delle spade angeliche e mi diede una notizia sconvolgente.  Saremmo partite per Londra il giorno dopo per stabilirci all’istituto, il luogo dove accoglievano gli shadowhunters senza un posto dove andare( Avrebbero accolto anche noi che non lo eravamo? O forse … si?)   Avrebbero fatto credere con un incantesimo ai nostri genitori che eravamo partite per una gita-studio. A tutti gli ospiti della festa alcuni stregoni( esistevano persino loro?) avevano fatto in modo che ognuno dimenticasse l’accaduto. Fortunatamente nessun altro, al di fuori degli invitati, era venuto a conoscenza di quegli eventi.  Ci saremmo allontanate da quella città che ormai per me, e soprattutto per Emily era pericolosa. Jem mi disse che avevano scacciato la maggior parte dei demoni e appena erano riusciti a portare Emily in salvo, quelli si erano dissolti, lasciandosi dietro solo nebbia e fumo.  Mi spiegò anche che i demoni di solito non sono visibili ai mondani e probabilmente avevano perso così tanta energia che persino le loro difese si erano abbassate. Per qualche strana ragione era Emily il loro obiettivo. Quando cominciai a sentirmi stanca, salutai Jem con un cenno della mano e mi avviai in camera sua, che mi aveva gentilmente concesso. 
Quella notte Jem aveva dormito sul divano ma non sapevo dove fosse Will. Verso le due era uscito e non l’avevo più sentito rincasare. 
Al risveglio, dopo essermi fatta una doccia calda, il mio primo pensiero andò a Emily. Entrai nella sua camera cercando di fare meno rumore possibile e mi avvicinai al letto. I suoi occhi erano socchiusi ma ero sicura che stesse ancora dormendo. Era accaldata, probabilmente lo shock della sera precedente l’aveva fatta ammalare. Tornai pochi minuti dopo con una pezza fredda e gliela poggiai delicatamente sulla fronte. Uno scricchiolio attirò la mi attenzione. Mi girai di scatto e vidi Jem sulla porta. Si era cambiato. Adesso portava una camicia bianca e pantaloni beige. Era bellissimo.
-“ Gia sveglia?”_
-”si, sono venuta a controllare Emily”-
-“Lo vedo.  Adesso però dobbiamo andare a Londra, vieni con me. Il mio parabatai è tornato e appena Emily si sveglierà ci raggiungeranno”-
-“ Il tuo cosa?”-
-“Parabatai. Io e Will siamo come fratelli, anche se non abbiamo nessun legame di sangue. Ti spiegherò tutto durante il viaggio. Adesso andiamo.”- 
Annuii. Mi tese la mano e io l’afferrai. Uscimmo di casa e andammo alla stazione per prendere il primo treno diretto a Londra.
 
WILL’S POV:
Erano le sette del mattino quando tornai all’appartamento. Ero uscito per fare una passeggiata, come quando facevo i giorni in cui ero nervoso o semplicemente volevo stare solo. Non ero stanco ma qualche ora di sonno di certo non mi sarebbe guastata. Mentre stavo tornando, vidi Jem e l’amica di Emily (ancora non ricordavo il suo nome) che stavano uscendo di casa.  Stavano andando a Londra, proprio come avevamo programmato io e il mio parabatai poche ore prima. Appena entrai gettai le chiavi sul tavolo del salotto e il mio primo pensiero subito giunse a Emily. Quella ragazza per me era diventata speciale. All’inizio era solo la missione che mi era stata affidata. Avrei dovuto controllarla alla festa perché io e Jem avevamo rilevato in quella casa alti livelli di energia demoniaca. Charlotte ci aveva detto di proteggerla e portarla all’istituto, magari il giorno dopo quando avrebbe avuto il tempo di raccontarle tutto sugli shadowhunters.  Purtroppo i fatti si erano svolti in tutt’altro modo.  Non mi sarei mai aspettato che un’ondata di demoni Iblis attaccasse proprio lì, davanti a tutte quelle persone. Credevo che ce ne sarebbero stati massimo due, così da passare inosservati. Sapevo che Emily era in pericolo e che aveva un ruolo importante nel mondo degli shadowhunters, anche se non mi avevano spiegato in che modo, ma non avrei mai immaginato tanto interesse da parte di quelle creature oscure. 
Andai nella camera dove dormiva e mi fermai solo qualche istante sulla porta a guardarla. Era bella, ma soprattutto intelligente. La sera prima la sua personalità mi aveva colpito molto ma  mi ero tenuto lo stesso abbastanza distante. Al lavoro non andavano mai mischiati i sentimenti. Lei era lavoro, dovevo proteggerla. Nient’altro. 
-“Will?Will sei tu?”- 
-“ si sono io. Stai un po’ meglio?”- risposi, imbarazzato. Probabilmente mi aveva sorpreso a guardarla ma ormai non potevo più rimediare.
-“meglio, la febbre mi è quasi passata, credo”-
-“meno male. Volevo dirti che …”-
-“aspetta, voglio chiederti prima io qualcosa .. cos’è successo ieri sera? e-e ..cosa sei tu?”- pronunciò quelle parole quasi come un insulto. Era normale, considerando che si trovava in una casa che non era la sua in compagnia di un ragazzo che a conosceva a malapena.
Nell’ora successiva gli spiegai alcune cose sugli shadowhunters,  sul mondo invisibile e perché  alla festa ci fossero quei demoni.
Le dissi che la ragione era lei, anche se non sapevo neanche io il perché. Questi erano  segreti dell’Enclave.
Alla fine del mio discorso Emily rimase zitta per un po’, non era facile assimilare tutte quelle informazioni in una volta sola. La cosa positiva era che non era più spaventata ma neanche tranquillissima.
-“allora”-iniziò-“tu mi stai dicendo che oltre agli umani esistono anche altre … “razze”, tra cui shadowhunters, demoni, vampiri e altri mostri strambi. Io sono in qualche modo coinvolta nel vostro “mondo” anche se nessuno sa come, tranne un certo gruppo di persone che si chiama Enclave e che tra poco dobbiamo andare a Londra in una specie di albergo per shadowhunters perché qui sono in pericolo?”
-“in sostanza … si”- risposi, incapace di aggiungere altro. Già era un buon risultato che avesse imparato tutte quelle cose. 
-“e io non ho altra scelta che venire con te, giusto?”- chiese sconsolata
-“in un certo senso . Ma puoi fidarti di noi, abbiamo il compito di proteggerti. Inoltre … la tua amica è gia in viaggio”-
-“Alison?Dov’è Alison?”-
-“con Jem, è già partita e sembrava piuttosto entusiasta.”-aggiunsi-“Allora … sei pronta?”
-“si”- era incerta ma non potevo darle torto –“pronta”-
 
*    Nel frattempo all’Istituto *
“Henry svelto! Metti tutto in ordine,  arriveranno a momenti!” 
Era Charlotte, agitata più del solito perché Will e Emily sarebbero arrivati all’Istituto di Londra in meno di dieci minuti.  Jem e un’altra ragazza mora, che capì essere Alison, amica di Emiy, erano già arrivati qualche ora prima.  All’istituto,al momento, c’erano solo Charlotte, Henry, loro figlio e i domestici.  Cecily Herondale, la sorella di Will, e il suo sposo Gabriel Lightwood si erano trasferiti pochi mesi prima, una settimana dopo il matrimonio. Erano partiti per la Francia, un luogo che aveva sempre affascinato Cecily fin da bambina. Tutti erano stati tristi per la loro partenza ma si erano ripromessi di tornare a salutare di tanto in tanto. Gideon e Sophie,anche loro marito e moglie, li avevano seguiti. E infine Tessa…beh Tessa era un caso a parte. Era stata all’istituto solo  pochi mesi perché pensava che quello stile di vita non facesse per lei. Non voleva essere una Shadowhunters ma avrebbe voluto tornare a New York, insieme al fratello Nathaniel, e scrivere un libro. Era quello il suo sogno e noi dell’istituto non la frenammo, sebbene tutti le volessimo un gran bene. Primo fra tutti Will, che aveva sempre avuto un debole per quella ragazza dai capelli rossi. La sua era stata solo una cotta ma era rimasto comunque molto dispiaciuto per via della sua partenza . Nel mese di luglio Tessa partì, e nessuno da quel momento ebbe più sue notizie. 
 Charlotte si ricosse da questa breve parentesi del passato da cui si era lasciata trasportare.  Un rimbombo riecheggiò nell’edifico. Erano arrivati.
 
EMILY’S POV:
Io e Will prendemmo il treno delle 9 per Londra. Saremmo arrivati a destinazione entro due ore massimo. Mi ero decisa a chiamarlo Will, William non mi piaceva.  Ero ancora un po’ assonnata e avevo un forte mal di testa, residuo della lieve febbre della notte prima. Will mi aveva assicurato che i nostri genitori, miei e di Alison, avrebbero pensato che eravamo in gita-studio e,passando un po’ di tempo con lui, cominciavo ad abituarmi alla sua compagnia. Era divertente e spontaneo, a parte che era bello. Molto bello. I riccioli scuri e gli occhi azzurri avevano un chè di magnetico. Nonostante ciò, lo conoscevo da poche ore e non era consono alla situazione fare dei pensieri  del genere su di lui. Quindi mi concentrai sul discorso che aveva cominciato Will sulla sua paura delle anatre. Non avevo prestato molta attenzione fino a quel momento ma decisi di ascoltare lo stesso il resto di ciò che aveva da dire.
-“… non sai mai cosa potresti aspettarti da quegli animali. Dopo quella volta che un anatra mi morse il dito da piccolo non mi sono mai più avvicinato, e mai lo farò”- concluse.
Ridacchiai, come si poteva essere spaventati da animali così innocenti? Io le avevo sempre adorate.
-“secondo me sono carine”-
-“per niente”- 
Risi di nuovo. Guardai l’orologio e mi accorsi solo allora che il nostro treno si sarebbe fermato di lì a poco. 
-“Si scende”- disse Will. 
Ci alzammo contemporaneamente e uscimmo dal treno.
 
Ad aspettarci  c’era una carrozza ottocentesca, trainata da cavalli. Strano che nel ventunesimo secolo esistessero ancora.  Salii seguita da Will.  L’interno era piccolo, i sedili ricoperti da velluto grigio e impreziositi da alcuni intarsi  color avorio.  Lungo i vetri stavano cominciando a scorrere piccole gocce d’acqua, che si moltiplicavano ogni secondo che passava. Stava iniziando a piovere.  Nella mia città i temporali erano all’ordine del giorno. Non sarebbe stato difficile abituarsi al clima di Londra. 
La carrozza ci scortò fino a un grande luogo abbandonato, c’erano macerie ovunque. Non capivo perché eravamo lì. Non poteva essere quello l’istituto … o no?
-“So che sembra solo un grande mucchio di terra e spazzatura ma guarda bene, osserva meglio. Se davvero sei coinvolta in questo mondo come noi, allora avrai sicuramente la Vista. Ti permette di vedere al di là dell’apparenza.”-
Feci come aveva detto e pian piano apparve davanti a noi un edificio imponente. Sembrava quasi una chiesa. 
Scendemmo, riparandoci dalla pioggia con un ombrello offertoci gentilmente dal guidatore della carrozza.
Will pronunciò delle parole, poi ci fu un rumore strano e il grande portone in mogano si aprì, rivelando un ampio salotto. Lì ad aspettarci c’erano un uomo con in braccio un bambino, una donna sulla trentina e due figure familiari: l’amico di Will( mi disse che si chiamava Jem) e  lei, la ragazza che mi era mancata tanto … Alison. 
 
 
 
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Ed ecco il secondo capitolo. Ho superato le 140 visualizzazioni e anche se non ho raggiunto le 150 l'ho postato lo stesso. Comincerò oggi stesso a scrivere il terzo. Se vi va recensite, accetto consigli e critiche:)  
 
  
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