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Autore: AskMeToBelieve    06/01/2014    4 recensioni
Lui e lei a Parigi, ad amarsi davvero. Per fuggire da quella realtà troppo opprimente per loro, che li ostacolava soltanto e che li costringeva a nascondersi.
Lui è il suo VERO amore, quello che la fa sentire viva, come mai era successo.
Lei il suo UNICO amore, quello tanto atteso e cercato, che lo ama davvero e non solo perché è una famosa popstar.
Lui le da un ciondolo come simbolo del sentimento che li lega, come una promessa che sfida il tempo.
Non potrebbero essere piu felici di così.
Poi... un incidente, che indietreggia il tempo e li fa ritornare all'inizio di tutto. Dove ancora niente era scritto, o forse si?
Lei in Italia e lui a Londra. Lui non ricorda nulla, lei si, e ha soltanto quel ciondolo come prova del loro amore surreale.
Nessuno dei due può permettersi di perdere tutto questo, eppure la sfida contro il tempo, per il ricongiungimento del loro destino, può concluderla solo lei.
Un amore senza tempo da rimettere insieme, due ragazzi che si amano, ma il tempo, si prende ancora gioco di loro.
Riuscirà lei con un semplice ciondolo a far ritornare tutto come l'ultima volta?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Zayn’s Pov


Guardavo Harry imbarazzato ed arrabbiato che usciva dalla porta dell’auditorium, mentre Sophia pazientemente lo seguiva come se nulla fosse.
Mi dispiaceva di aver fatto quello che avevo fatto, ma era necessario. Avevo dovuto farlo. Avevo dovuto per forza mandare Harry a fare quell’intervista con la giornalista, perché non avevo altra scelta. Anche se lui avrebbe voluto incenerirmi con lo sguardo – e mi ero sentito in colpa – un giorno mi avrebbe ringraziato.
Sophia era una ragazza a modo, non sarebbe stata molto invasiva, ne ero certo. Lo avrebbe intervistato sulla sua quotidianità con la band e su tutto quello che aveva sempre fatto, e forse questo “parlare” lo avrebbe aiutato. Speravo soltanto che con quel loro breve incontro, lei lo aiutasse a capire quanto la sua attiva collaborazione fosse importante con noi.
Magari con lei sarebbe riuscito a riscoprire il valore che avevamo per lui e magari sarebbe ritornato sui suoi vecchi passi.
Perché io, non riuscivo più a seguirli. E non sapevo come aiutarlo. Da giorni era un Harry diverso, era un Harry irriconoscibile. Un Harry che io non conoscevo più, che non sentivo più il mio migliore amico.
Lo sentivo molto lontano da me, sentivo che un qualcosa tra noi si era spezzato, e non solo come band. Avevo la sensazione che, forse, qualcosa si fosse rotto in lui, ma non avevo idea di cosa potesse essere di così grave, al punto di farlo cambiare così tanto.
L’ultima volta in cui ricordavo di aver visto il “vecchio Harry” risaliva a tre giorni fa, esattamente, quando accadde lo spiacevole inconveniente di Skyler. Inconveniente che lo fece soffrire molto. Ricordavo la sua espressione delusa e sofferente come fosse ieri, percepivo perfettamente il suo urlo stanco e disperato, il suo “basta” silenzioso e la sua voglia di libertà, di sincerità. Poi da quel giorno, dell’Harry Styles a cui volevo un mare di bene, dell’Harry Styles gentile, disponibile, sorridente col mondo, forte come una roccia ma sensibile come pochi, non ce n’era più traccia.                
E volevo disperatamente sapere dov’era.                                                                                                                                                 
Adesso di fronte a me non c’era più un amico che conoscevo da una vita, ma uno sconosciuto con le sue stesse sembianze, col suo stesso sguardo, ma più spento, con la sua stessa faccia, ma più corrucciata, con la sua stessa anima, e forse più frammentata. Nel suo sguardo non percepivo più nulla, non riuscivo più a capire il suo stato d’animo. Non sapevo come comportarmi, come trattarlo, cosa dirgli, come reagire. Lo sentivo solo molto distante e questo era un male per tutti, soprattutto per la band. 
Quando due persone si allontano irrimediabilmente, non si sa mai come farle ricongiungere di nuovo; così l’’unica cosa che mi restava da fare era urlare più che potevo, alzare la voce e farmi sentire, pur di riportarlo indietro, pur di riportarlo nella sua vera natura. Ecco perché lo sgridavo, lo aggredivo oralmente e lo trattavo male… cercavo di rompere l’indistruttibile bolla di sapone che sembrava averlo avvolto per sempre. Ma non ci riuscivo, di nuovo.                       
Per me era il fratello che non avevo mai avuto, e lo sentivo lontano.  Era sconfortante sentirsi incapace di salvare chi tenevi veramente, era sconfortante restare a guardare senza poter porre rimedio a nulla. Il nuovo Harry menefreghista, aggressivo, orgoglioso ed insensibile stava mandando tutto a monte: un’amicizia di ben tre anni con gli altri ragazzi, un lavoro duraturo con la band, i progetti sognati e sperati da cinque cantanti sognatori, ed un’amicizia di una vita con me. Sembrava che Harry fosse cambiato da un giorno all’altro all’improvviso e drasticamente. Negli ultimi tre giorni si era sentito con una certa Olivia, una ragazza che gli faceva il filo tempo fa, ma che lui aveva sempre ignorato, ed ora tutt’un tratto, usciva con lei, la frequentava, la baciava e la portava addirittura a letto.                               
Non riuscivo a capire questa sua improvvisa incoerenza. Ero sicuro che si sentisse anche con altre ragazze, perché più volte riceveva chiamate di giovani sconosciute conosciute alle varie feste, e a cui rispondeva in modo anche fin troppo provocante per essere semplici “chiacchierate tra amici”.
E nonostante si mostrasse come un ragazzo sfacciato, queste cose mi meravigliavano ancora. Trascorreva la maggior parte del suo tempo ad andare a patetiche feste mondane dove i giornalisti si imbucavano continuamente, e lui finiva sempre con l’essere l’argomento principale dei titoli da copertina. Posto che aveva sempre odiato e sfuggito, ed ora sembrava non dargli più così tanto fastidio.                        
Tornava sempre brillo ed ubriaco e trascorreva la maggior parte delle notti sveglio perché non riusciva più a prendere sonno. Di conseguenza si svegliava più tardi del solito, saltando così le prove con la band o i diversi impegni lavorativi. Stava conducendo una vita troppo sregolata, troppo diversa e sbagliata per lui… e sapevo che per quanto potesse essere cambiato, c’era sempre e comunque una vecchia parte di lui che potesse ancora ascoltarmi e mettersi in salvo. Ed io cercavo disperatamente di poter raggiungerla.
Sophia era arrivata giusto in tempo. Questo suo progetto giornalistico su di noi e sullo sponsor ci avrebbe potuto aiutare a mettere un po’ di ordine nei nostri rapporti e forse avrebbe potuto, involontariamente, renderci più chiaro il problema che da giorni regnava tra noi, senza mai essere identificato. Avremmo potuto sfogarci con lei mediante le interviste, avremmo potuto rincominciare da capo. Ed ecco perché, per questo inizio, avevo preferito che partisse proprio da Harry. Perché lui era stato l’inizio di tutto questo, e non volevo che fosse anche la fine. Era la nostra unica speranza per riportarlo indietro, era la nostra unica scappatoia per ritrovare la tranquillità che avevamo perso.
Sophia sarebbe potuta essere la nostra salvezza, ed io speravo davvero che fosse proprio così. Era una ragazza gentile ed affidabile, era evidente dal suo sguardo e dai suoi modi di fare, e sin da subito notai il particolare effetto che aveva su di Harry. Non appena era entrata nell’auditorium i suoi lineamenti si addolcirono ed improvvisamente la sua attenzione, dallo sponsor, si spostò su di lei, e sembrava essere anche molto concentrato su quello che facesse o dicesse. Si era come ammutolito in sua presenza ed era strano, dato che in questi giorni Harry sembrava sempre tenerci testa, senza mai restare senza parole, ecco perché rimasi sorpreso davanti al suo silenzio.                                                     
Io ed i ragazzi notammo anche che si guardarono a lungo non appena lei ci raggiunse vicino al palco, e in quel piccolo lasso di tempo, ebbi la sensazione che gli occhi di Harry si riaccesero improvvisamente – anche se per pochi secondi - e che brillassero finalmente della luce che io credevo smarrita, trasmettendo delle emozioni che io credevo scomparse. Fu davvero ambiguo come Sophia fosse riuscita a farlo ammutolire senza dire nulla e a farlo, allo stesso tempo, parlare così tanto, soltanto guardandolo. Quindi, secondo me, sarebbe stata la persona giusta per aiutarlo.          Ed io, surrealmente, mi fidavo di lei. Volevo soltanto indietro il mio migliore amico ed ero disposto a tutto per aspettarlo, se sarebbe tornato.

“ Perché hai detto alla ragazza di intervistare prima Harry?” mi sussurrò confuso Liam all’orecchio, cercando di non farsi sentire dal signor Hampton.   
“ Esattamente per quello che ho detto.” Dissi accertandomi che non ci avesse sentito. “ Harry non è sempre presente alle prove, è bene approfittare dato che stava qui con noi.” Continuai sussurrando. “E poi magari, parlando con lei Harry riesce a rendersi conto di cosa significa stare in una band, e forse ritornerà a prendere gli impegni seriamente chissà”.                                                                                        
Liam annuì. “ Probabile… speriamo solo sia così. Vorrei soltanto rivedere il vecchio Harry. Mi manca parecchio.” Sospirò deluso.
“Anche a me. Ma lo rivedremo, ne sono certo”affermai deciso guardandolo. Perché Harry sarebbe ritornato in sé prima o poi, ed io e i ragazzi avremmo fatto il possibile affinché ciò accadesse. “E se lo conosco bene, so anche che non tarderà molto, dobbiamo solo saper aspettare”. Soffiai contraendo la mascella teso, cercando di convincere anche me stesso.

Liam mi diede una pacca sulla spalla come per convincersi e rassicurarmi allo stesso tempo e ritornammo entrambi  a guardare lo sponsor che fissava Harry e Sophia allontanarsi.   
 Magari, la mia, era una speranza senza fondamento, oppure invece, era soltanto un’ambizione lontana, ma il vero Harry mancava a tutti noi e se fosse ritornato, quella ragazza l’avrei ringraziata per sempre.
 


Sophia’s Pov

Camminavo a passi incerti dietro di Harry, ignara della destinazione a cui lui volesse condurmi. Mi guardavo attorno imbarazzata ed ecco che quella strana sensazione che provavo solo in sua presenza, si faceva di nuovo spazio dentro di me: tremavo, ero in totale fibrillazione, sentivo come se il mondo avrebbe potuto anche fermarsi ed io ero ancora lì con lui. Come se l’ossigeno sarebbe potuto anche finire, ma io ero comunque viva, al suo fianco. Avrebbe potuto condurmi anche nel luogo più buio della Terra, ma se stavamo insieme, non m’importava di nient’altro.
Sarebbe stato bello comunque. Dovevo ancora metabolizzare il fatto che avrei lavorato con lui e la sua band per un’intera settimana e che, di conseguenza, avrei assistito alle prove o a qualsiasi altra forma di attività che avrebbero fatto ogni singola volta.                  
Era decisamente l’occasione che stavo aspettando da tempo, il pretesto per dare l’inizio a tutto, e finalmente, adesso, mi ero ufficialmente convinta che il destino voleva solo che ci incontrassimo nella maniera migliore. E c’era riuscito.             
Non appena ero entrata dalla porta dell’auditorium e mi ero accorta che avevo lui di fronte ai miei occhi, per la seconda volta nell’arco della stessa mattinata, sentivo il mio cuore accelerare il ritmo, come se esplodesse nel petto. Ma solo quando io ed Harry ci riguardammo intensamente per l’ennesima volta, il mio stomaco sembrò sprofondare fin sotto i piedi, costringendo il mio cuore a salirmi in gola e a battere ancora piu’ forte.
Era surreale il fatto che ci fossimo incrociati cosi’ tante volte, al punto da piegare i fatti ed incontrarci per davvero, e se riflettevo sul fatto che, da ora in poi, avrei potuto parlare con Harry tranquillamente e conoscerlo come avrei voluto sin dall’inizio, sorridevo come una bambina alle prese con la sua prima cotta. Il mio sorriso non smetteva di abbellire il mio volto e di sembrare quasi stampato su di me, senza che potessi eliminarlo.
Cosi’ come lui era stampato nel mio cuore, e mai se ne sarebbe andato.                                                                               
Nonostante Harry mi avesse trattato male stamattina, sapevo che quei suoi impulsi non erano volontari, ma erano frutto di particolari atteggiamenti alterati – seppur sbagliati - che usava per proteggersi, per nascondersi da qualcosa… ma cosa? Anche se l’articolo di giornale che avevo letto mi aveva fatto restare a bocca asciutta, sapevo che c’era una specifica verita’ dietro a tutto questo. Una verita’ nascosta tra incessanti ipocrisie e coperture, ed io volevo scoprirla. Non per il mio progetto, ma per salvare lui. E non ringraziero’ mai abbastanza quel ragazzo moro dallo sguardo intenso che, poco fa nell’auditorium, aveva fatto in modo che io ed Harry avessimo potuto appartarci da soli e parlare, dopo tante attese.
Era giunto il momento di mettere voce ai nostri tormenti interiori, a quella piacevole e proibita intesa segreta che c’era tra noi ad ogni sguardo, seppur fossimo ancora due sconosciuti.                                                                                             
Era il momento giusto per stravolgere le regole, per girare tutte le carte, e lo avrei fatto, con non so quale coraggio.                                           
Harry sembrava nervoso. Camminava davanti a me in maniera abbastanza distante, come se volesse mantenere le distanze ma, contraddittoriamente, ad ogni passo, si voltava leggermente all’indietro. Come per cercarmi, come per accertarsi che fossi ancora li’, che non andassi via.
Ma non me ne sarei mai andata. Io ero venuta per restare. Con lui. Per sempre. E questo suo goffo ma tenero comportamento, non fece altro che convincermi ancora di piu’ del fatto che lui era una brava persona e che stava fuggendo da qualcosa, proprio come pensavo. Lo riuscivo a capire perfettamente, e se ero qui, in Inghilterra, era perche’ avevo bisogno di un cambiamento. E questa, era la mia, di fuga.  
Arrivammo ad un luogo per me molto speciale, perche’ fu l’origine di tutto: il Rose Garden. Il bar dove esattamente tre giorni fa, io e lui ci incontrammo per la prima volta. Dove i nostri sguardi avevano iniziato a fondersi, a rafforzarsi, dove la mia vita era cambiata radicalmente.
Mi sorpresi della scelta di Harry, del perche’ con tutti i bar di Londra, mi avesse portato proprio qui. Ero certa che anche lui conoscesse bene il significato di questo luogo, ma non sembrava tenere cosi’ tanto a quel posto come me, e percio’ al mio stupore, si affianco’ la perplessita’.
Entrammo nel locale e ci sedemmo nello stesso tavolino dove si trovava lui l’ultima volta, e subito dentro di me un turbine di piacevoli ricordi mi invasero completamente la testa.
Sarei voluta restare li’ a fantasticare tutto il giorno, perdendomi nella loro bellezza, ma ne avevo gia’ una davanti a me in cui perdere ogni percezione. Inoltre avevo anche una “missione” da portare a termine: far emergere il vero Harry, e non potevo perdere altro tempo. Adesso avrei dovuto mettere da parte la mia timidezza e buttare fuori tutto il coraggio che non avevo mai avuto, e non vedevo l’ora.

“Perche’ mi hai portato… qui?” dissi titubante sull’ultima parola, incerta se concludere la domanda o meno, ma era giusto conoscere la risposta. Per me era importante.

Harry volto’ la testa verso di me sorpreso, probabilmente non si aspettava quella domanda, ma riusci’ a rispondere senza farmi attendere molto.

“ Questo e’ il mio bar preferito, ci vengo sempre e non ho la minima intenzione di andarmene”. Disse tagliente. “Perche’ me lo chiedi? Questo bar non e’ di tuo gradimento?” chiese quasi ironico.      
                                                                         
“Credevi ti rispondesse che era perchè gli ricordava il vostro primo incontro? Stupida Sophia. Stupida, stupida!” Pensai pentendomi di averglielo chiesto.

“ No, no e’ perfetto!” affermai raggiante cercando di giustificarmi.

Non dovevo permettere che le sue risposte scortesi mi ferissero. La sua era tutta una strategia, ed io sarei dovuta essere piu’ forte di quella copertura. Non dovevo piegarmi a quel suo intercalare forzato, dovevo dimostrargli che di me poteva fidarsi.

“Allora, Harry giusto?” Iniziai il discorso, fingendo di accertarmi che fosse quello il suo nome.   
“Si” mugulo’ teso. “ E tu Sophia, vero?”                                                                                                                                             
“Si” risposi sorridendo.

Era comico come mi avesse posto la stessa domanda per smorzare la tensione, anche se manteneva sempre un tono freddo.
Era così carino, dannazione.  

“ Dobbiamo iniziare questa breve intervista per il progetto, quindi direi di iniziare subito, cosi’ finiamo in fretta e sarai libero!” scherzai. 
“No, non sono per niente libero.” Affermo’ freddo. “Cioe’… ho un sacco di cose da fare una volta uscito da qui, dubito di avere realmente del tempo per me”.  Sembro’ giustificarsi con noncuranza. Era davvero strano, sembrava agitato.                                                                 
Esitai un attimo prima di continuare. “Ok. Allora e’ stato un bene che il tuo amico ha fatto iniziare proprio te, cosi’ dopo puoi dedicarti meglio ai tuoi impegni” cercai nuovamente di smorzare la tensione.                                                                                                                                      
“Gia’… una vera fortuna” mugulo’ beffardo.                                                                                                                                                                
“Non e’ cosi’?” aggrottai la fronte non capendo.                                                                                                                                              
“No. Dubito che Zayn lo abbia fatto per i miei impegni, ma per i loro semmai.” Affermo’ appoggiandosi allo schienale della sedia e prendendo il telefono in mano. “ Ha voluto mandare prima me perche’ ultimamente non sono sempre presente alle prove, e per paura che per colpa di queste mie assenze cadano tutti i loro progetti, ha preferito assicurarsi che almeno con quel fottuto sponsor ci fosse per certo anche il mio nome!”                                                                                                                                                        
Rimasi in silenzio. Non credevo che quel Zayn sarebbe capace di pensare solo a se stesso. Era evidente che lo aveva fatto per cercare di recuperare un rapporto con lui. Davvero Harry non riusciva a capirlo?

“ Capisco… ma lo ha fatto anche per il tuo bene.” Dissi quasi sussurrando. “E’ vero, è un qualcosa che serve alla band, ma forse a loro manca il tuo sostegno. E vogliono comunque mantenere il tuo nome se conseguono successi credo. Non vogliono escluderti nonostante tutto.” Cercai di convincerlo senza sembrare troppo invasiva o opprimente.          
“Stronzate. Nessuno sa davvero qual’e’ il mio bene.” Disse poi abbassando lo sguardo, pigiando i tasti sulla tastiera del telefono.

Mi si strinse il cuore. Possibile che si sentiva cosi’ impotente con il mondo? Io sapevo, invece, qual’era il bene giusto per lui e stavo cercando di darglielo. Ma era davvero difficile.                                                                                                            
Cercai di trovare le parole giuste per consolarlo, o semplicemente per cambiare discorso senza sembrare scortese e guardandomi nuovamente intorno, notai Harry fissarmi intensamente, come se mi stesse studiando. Io lo fissai a mia volta, ma con espressione interrogativa.

“ Non mi farai le solite domande dei giornalisti senza ritegno vero?” interruppe il silenzio.

Lo guardai confusa. Non capivo il motivo di quella premessa.

“ Non mi costringerai a dire una parte della mia privacy solo per farne una stupida copertina giusto? Perché se è così stai solo perdendo tempo. Ho gia’ avuto a che fare con giornalisti invadenti e non mi piace per niente. Risulta soltanto fastidioso fare un intervista e non rilascio un bel nulla.” Continuò apatico e quasi rassegnato a quella triste realtà.                     

Adesso capi’. Era soltanto spaventato. Temeva che gli potessi fare domande scomode sulla sua privacy alle quali non avrebbe saputo trovare una risposta. O che magari, avessi travisato a modo mio qualsiasi cosa avesse detto, creando finti scoop.   
Ora intuivo la sua premessa e mi ero decisamente convinta del fatto che lui fosse diverso da come si mostrava. Stava sicuramente parlando dello stesso articolo che avevo letto io la stessa mattina, e non potevo dargli torto. Quella copertina faceva vedere solo cio’ che si preferiva mostrare per un maggiore profitto: una fanatica pop star mondana, superficiale e spregiudicata, ma non era il vero Harry. Quello vero lo avevo davanti ai miei occhi esattamente in quel momento ed, involontariamente, mi aveva rivelato una sua debolezza.
Era questo che non avrebbe dovuto avere paura di mostrare, perché anche con queste sue fragilità, era ancora più bello. Se non di più.

“Stà tranquillo. Non ti faro’ nessuna domanda scomoda, se è questo che intendi. E’ un progetto giornalistico che devo consegnare al college, non devo mica pubblicarlo su un giornale?” Lo rassicurai.

Avrei voluto accarezzargli la mano, ma forse non voleva quel contatto troppo spinto, cosi’ evitai.     
   
“Meglio cosi’. Credevo iniziassi a farmi domande riguardo alle mie continue assenze alle prove, o peggio, sulla mia storia con Olivia. Di cui gia’ fin troppi giornali ne parlano abbondantemente. Sarebbe patetico aggiungere altro materiale per gli sfigati che vivono solo di questo” Disse guardando basso, addolcendo i lineamenti, quasi come se fosse sollevato dalla mia affermazione.

Mi guardo’ riconoscente e per pochi secondi, mi parve quasi di vedergli accennare un sorriso, ma probabilmente non appena si rese conto di quello che stava per fare, si corresse tornando subito serio. E fu un vero peccato non vedere quelle sue meravigliose fossette.

“Hai detto che studi al college, giusto?"
“Si… al London State”                     
“Mmmh… un buon college. Uno dei migliori, in realta’.”  Affermò sorpreso.  
"Gia’… ho vinto una borsa di studio per la lingua inglese, a seguito dei miei studi in giornalismo estero, e sono venuta qui. Non credevo fosse un college cosi’ prestigioso a dire la verita.” Dissi con nonchalance.

Era la prima volta da quando avevo conosciuto Harry, dove entrambi parlavamo tranquillamente senza avere a che fare con i suoi sbalzi d’umore o toni minacciosi. Anche se solo per cinque minuti. Ed era assolutamente meraviglioso.
Avrei voluto che il tempo non passasse mai. Mi sentivo come se stessi parlando con un amico di vecchia data.
Soltanto che io, di “quell’ amico”, me n’ero innamorata. 

“ Aspetta, hai detto borsa di studio?” affermo’ appoggiando i gomiti sul tavolo. “Non sei inglese?” sembrò sorpreso.  
Sorrisi. “No, sono italiana”.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        
Improvvisamente Harry porto’ la sua attenzione nuovamente sul telefono, non appena quest’ultimo vibrò, interrompendo il discorso.  In pochi secondi, un imbarazzante silenzio ci avvolse, rendendo tutto ancora più difficile.                                                                       
Stavamo tergiversando cavolo. Nessuno dei due voleva aprire un argomento specifico, ma allo stesso tempo, nessuno dei due voleva finirla lì ed andarsene. Dicevamo solo parole confuse senza concludere niente, e se lo avessi lasciato andare, senza fare ciò che mi ero prefissata, non me lo sarei mai perdonato. Stavano sfuggendo troppe occasioni e dovevo agire al più presto.
Cosi’ chiusi gli occhi, respirai profondamente e gli feci la domanda che aspettavo da tempo.

“ Harry…” sussurrai il suo nome.

Lui smise di fare quello che stava facendo, e mi guardo’ attentamente, aspettando la mia domanda.

“Da cosa stai scappando?” gli chiesi tutto d’un fiato.

Non credevo di riuscirci davvero, eppure lo avevo appena fatto. Mi sentivo liberata da un peso opprimente, da un cuore che batteva affaticato per colpa del dolore nei suoi occhi. Attendevo impaziente una sua risposta e il tempo sembrava essersi bloccato improvvisamente. Ero in ansia.  
Harry era letteralmente scioccato e mi fissava con occhi sbarrati. Le sue ridi si fecero di un colore più intenso, e fu lì che mi accorsi che stava iniziando a lottare di nuovo con i suoi echi interiori. E che quella mia improvvisa domanda, gli scatenò qualcosa. Avevo già una piccola risposta dentro di me, ma mi sarebbe piaciuto averne conferma da lui. Non volevo che si sentisse smarrito ed impotente come mi sono sentita io in passato, ero lì per lui.                                                                         
Respirò profondamente, stringendo i pugni. Non sapeva che dire. Probabilmente non gli era mai capitato di dover parlare con qualcuno di una cosa così intima e dolorosa. Magari io ero una sconosciuta per lui, ma entrambi sapevamo che qualcosa ci univa e questo bastava per creare un minimo di sicurezza oltre che fiducia. Attendevo ansiosa la sua risposta, i minuti erano interminabili. Vidi Harry pian piano ricomporsi, rilassando le mani e facendo svanire il verde intenso dalle sue iridi. E ritornò esattamente come prima, come se non fosse successo nulla.

“E tu?” mi chiese allo stesso modo, rigirando la domanda.

Rimasi spiazzata. Possibile che era riuscito a capire che anche io avevo un urlo soffocato? Possibile che mi aveva capito così tanto? Non mi aspettavo quel repentino scambio di ruoli. Non sapevo cosa rispondere. Andai nel panico.                                 
Stavo scappando da qualcosa, ma non avevo voglia di ricordarlo per l’ennesima volta. Ero venuta qui per cambiare pagina, per rincominciare da capo, per fuggire da una realtà troppo opprimente, e riaprire di nuovo quella parentesi mi faceva male.
Dovevo essere forte per lui, dovevo fare in modo che lui cedesse alle sue debolezze, non io. Io avevo da poco imparato a non parlarne, non potevo ferirmi con le mie stesse mani.

“ Te l’ho chiesto per prima” dissi abilmente, accennando un sorriso.

Lo vidi corrucciarsi. Non prevedeva questa svolta improvvisa. Probabilmente credeva di avermi messo alle strette, ma dovevo cacciare fuori il mio lato forte. Dovevo tenergli testa, e ci stavo riuscendo. Mi dispiaceva stravolgerlo così tanto, ma era per il suo bene, speravo soltanto che un giorno lo avrebbe capito. Ci guardammo intensamente, come se quel gioco intenso di sguardi non volesse perderlo nessuno dei due.                          
Come se entrambi volessimo crollare, ma non sapevamo chi dei due avrebbe dovuto farlo per prima.  
Improvvisamente una voce femminile chiamò Harry da dietro le mie spalle. Mi voltai e con mio stupore non era Olivia, ma un’altra ragazza.
Alta, magra, bella come poche. Occhi color nocciola, ma allo stesso tempo intensi, capelli castani ma lunghissimi. Era perfetta e fin troppo complice con Harry. Corse fra le sue braccia felice e gli diede un bacio sulla guancia, ignorando la mia presenza a quello stesso tavolo.                 
Era chiaro che i due non erano semplici amici, ma qualcosa di più… e la domanda mi sorse spontanea: Harry frequentava due ragazze contemporaneamente? La sua vita sregolata era sbagliata fino a questo punto? Il solo pensiero mi fece venire i brividi.
Non poteva essere davvero un donnaiolo spregiudicato, no, no. Ma allora perché ogni volta che lo ripetevo a me stessa avveniva sempre qualcosa che mi facesse sospettare del contrario? Dannazione, ero stanca! Avevo bisogno di riflettere, di trovare la giusta forza per continuare fino in fondo e per convincermi a resistere. Un attimo prima leggevo nei suoi occhi un grido d’aiuto implacabile, e subito dopo sembrava non ne avesse più bisogno. Cosa stava succedendo? Guardai quella ragazza avvinghiata ad Harry in maniera delusa, mentre lui cercava di levarsela da dosso, fissandomi quasi dispiaciuto.

“Impossibile, Sophia. Non può essere dispiaciuto che tu abbia assistito a questa scena, non farti strane idee.” Mi ripetei nella mia testa.

Dovevo andarmene. Forse non dovevo conoscere quella verità proprio quel giorno, non sarebbero mancate altre occasioni. E avevo soltanto una settimana per recuperare. Mi sentivo il terzo incomodo, ero di troppo. Così presi le mie cose e cercai di congedarmi.
Harry sembrava quasi sul punto di volermi trattenere, ma non ci riuscì perché lo precedetti sul colpo.

“Bhè, a quanto pare sembra che l’intervista debba essere rimandata!” dissi ironicamente. “Nessun problema, recupereremo un altro giorno.
Me ne vado”.

Mi alzai dalla sedia e li guardai un’ultima volta, dopodiché mi rassegnai al mio ennesimo fallimento.

“Ciao Harry” lo salutai malinconicamente, e senza dargli nemmeno il tempo di ricambiare, mi allontani uscendo dal bar.
Maledicendomi per aver permesso ad un altro ostacolo, di frapporsi fra noi.

***
 
Harry’s Pov

E’ delle persone troppo silenziose che devi avere paura Harry, soltanto di quelle. Aspettano solo il momento giusto per attaccarti e per renderti ciò che hai sempre temuto, ciò che non hai mai voluto essere. Prendono tutto di te, al punto di svuotarti e di renderti il nemico di te stesso“.

Mi rigirai tra le coperte agitato, al solo pensiero di quelle parole.

 “Vedrai che un giorno troverai qualcuno disposto ad amarti per ciò che sei. E se sta tardando così tanto ad incontrarti, è perché, forse, da qualche parte del mondo ti sta cercando disperatamente”.

Pensai tra un sogno e l’altro. E subito, mi venne in mente Sophia. Iniziavo a sentirmi già più tranquillo.

“E’ per la nostra carriera cazzo! Da quando non te ne frega più nulla?”

Mi corrucciai. Ecco che sentivo di nuovo quella scomoda sensazione di oppressione.

“Non ti riconosco più. Non sei lo Stesso Harry di prima. Chi sei adesso? Perché io non ne ho idea!”

Mi rigirai dall’altra parte nervoso, mettendomi un cuscino sulla testa. Come se facendolo, potessi impedire ai pensieri di vagare nella mia mente.
Che mi stava succedendo? Non riuscivo a dormire. Non riuscivo a tranquillizzarmi.                                                                          
Avevo come un senso di angoscia, di sensi di colpa e di frustrazione che non mi lasciavano più andare via. Perché ad un tratto mi facevo tutti questi problemi cazzo? Mille frasi si erano insediate dentro di me e mi martellavano in testa, impedendomi di conciliare il sonno. Era davvero snervante. Sospirai pesantemente, non sapevo che fare. Provai a rilassarmi, a non pensare più a nulla, azzerando ogni pensiero o preoccupazione. Cercavo di concentrarmi solo sul silenzio attorno a me.

“Da cosa stai scappando?”

Spalancai gli occhi, girandomi in modo tale che il mio viso fosse rivolto il soffitto.                                                                                  
Credevo che il cuscino mi aiutasse, e invece non era servito a un bel nulla. Credevo che il silenzio mi permettesse di rilassarmi, e invece innescava ancora di più i miei echi interiori. Iniziai a sudare al solo pensiero di quella frase. Iniziai ad agitarmi come non mai, se riflettevo sul fatto che ero ad un passo così dal far saltare tutto. Mi alzai di scatto.                                                                                                                                    
Mi ritrovai seduto sul letto, con la schiena appoggiata alla spalliera, inerme di fronte a tutti quei pensieri. Inerme di fronte a quella stanza improvvisamente troppo grande. I ricordi sembrano riccheggiare ancora più prepotentemente, potevo risentire quelle frasi nella mia mente, esattamente come pochi secondi fa.
Mi guardai intorno, portai entrambe le mani alla testa ed urlai, urlai come non mai. Urlai per scacciare i pensieri, per mandare via tutto lo stress e la frustrazione. Urlai, perché era l’unica cosa che potevo fare. Riportai le braccia sul materasso stringendo le lenzuola nei miei pugni, e ancora affannando, cercai di ricompormi dopo quel mio sfogo liberatorio.    
Mi sembrava di essere solo contro tutti. O meglio, ero solo ancora una volta, a lottare contro me stesso. O forse no?                        
Ero confuso. Non sapevo più chi ero, cosa provavo, cosa dovevo fare. Mi ero lasciato trasportare dal mio stesso turbine di insicurezze… nonostante avessi provato a restarne fuori.
Ma da quando avevo incontrato Sophia, la strada verso il ritorno di “casa” sembrava essere più vicina di quanto pensassi.
Sembrava che il vero me non fosse poi così male, sembrava che tutte le cose brutte non avessero più importanza. Eccetto una: la sua faccia delusa non appena vide Cassidy avvicinarsi verso di me ed abbracciarmi, interrompendo bruscamente la nostra prima conversazione vera e propria. Proprio quando stavo iniziando a sentirmi a mio agio con lei, nonostante la domanda profonda che mi avesse fatto. Cassidy mi abbracciò e gli occhi di Sophia si spensero. Il suo sorriso si frammentò, e stranamente anche qualcosa dentro di me. Volevo assicurarle che nemmeno a me era piaciuta quella interruzione, che nemmeno io volevo che Cassidy s’intromettesse in quel momento… “magico”.
Avevo provato a dire qualcosa, a salutarla almeno, ma non ne ebbi il modo. Mi sarei voluto prendere a schiaffi. Inutile dire che non appena Sophia varcò l’uscita, strattonai Cassidy bruscamente, incenerendola con lo sguardo. La risposi poco elegantemente e me ne andai lasciandola blaterare alle mie spalle e non dando molta importanza a cosa mi stesse dicendo. Avevo altre cose a cui pensare, o meglio persone. E non mi era mia capitato di pensare così insistentemente ad una persona come mi stava accadendo ultimamente.
Sorrisi a quel pensiero, e mi sorpresi di quel gesto spontaneo. Avevo dimenticato come si facesse. Non lo facevo da un bel po’.
Ma con Sophia, molte cose che avevo dimenticato, mi erano ritornate in mente, ed era davvero strano.
Mi resi conto che stavo diventando un pappamolle, l’ identico Harry che stava per commettere lo stesso fatale errore di sempre: credere che le persone avessero ancora qualcosa di buono. E non potevo permetterlo ancora.
Mi alzai dal letto riluttante, dirigendomi verso il bagno per una doccia veloce. Avrei raggiunto i ragazzi non appena avessi finito, e ci sarebbe voluto un bel po’ di tempo, prima che accadesse. Uscendo dalla stanza ripensai se valesse ancora la pena innalzare la mia copertura anche con Sophia.
Non ero sicuro di quello che stessi facendo, ma per adesso era l’unica cosa che potevo fare. Anche se con lei, in me, tutto sembrava vacillare.

***

Entrai all’Old Hannings distrattamente. Non sapevo a cosa stavo pensando, ma quella mattina, nonostante mi fossi svegliato di soprassalto per colpa di una sorta di incubo, stranamente non ero di pessimo umore e volevo godere di quella rarità. Forse era un giorno particolare, chissà. Mentre mi addentravo nell’auditorium vidi Louis e Niall venirmi incontro precipitosamente, quasi come se avessero urgenza di dirmi qualcosa. Speravo davvero non fosse nulla di brutto, altrimenti del mio buon umore sarebbe rimasto ben poco.

“Harry!” dissero all’unisono raggiungendomi.                                                                       
“Ragazzi” dissi indifferente. “è successo qualcosa?”                                                                                                                                                       
“Non esattamente”.

Quando odiavo le risposte vaghe. Era così difficile rispondere si o no? Mi stavano facendo preoccupare.   
     
“Che cazzo significa ‘non esattamente’?” risposi leggermente alterato.                                                                                      
“Nulla. E’ venuta una ragazza mora mezz’ora fa che cercava te. Ha detto di chiamarsi Cassidy e aveva una cosa da chiarire con te”. Affermò Niall confuso.

Oh no. Mi avrebbe rotto le palle tutti i giorni assillandomi con le sue chiamate? Sicuramente voleva una spiegazione riguardo al comportamento rozzo che ho avuto con lei ieri, ma non ho voglia di darle spiegazioni, né tantomeno di sentire le sue lamentele. Allo stesso tempo, sentivo ritornarmi quella scomoda sensazione di angoscia, e mi resi conto che mi sentivo in colpa per aver permesso a Sophia di andare via, senza almeno scusarmi. Dovevo mettere fine a quella conversazione, non mi piaceva come mi stavo sentendo.

“E’ tutto ok? Cosa vuole da te quella ragazza?” continuò preoccupato. “Sembrava un po’ alterata”    
“Già. E soprattutto… chi è?” s’intromise Louis. “Non ti stavi frequentando con Olivia tu? Lei è una nuova fiamma?” disse scherzando.

Ma a me quel tono scherzoso sulla mia vita privata, mi urtava parecchio.      

“Nessuno di importante. Nulla che vi riguardi” risposi indispettito. “Grazie per avermi avvisato” dissi quasi imbarazzato e li oltrepassai non dandogli modo di controbattere.

I miei nervi erano stati messi a dura prova fino ad adesso, ma non volevo alterarmi l’umore. Non volevo ricadere di nuovo in quel discorso.
I miei passi si fermarono non appena vidi Sophia a pochi metri da me mentre parlava con Zayn e Liam. Erano seduti in fondo alla fila di sediolini e probabilmente stavano rilasciando l’intervista. La stessa intervista che non avevo avuto modo di concludere, o meglio, iniziare.
Fui sollevato nel vederla, magari avrei potuto chiarire le cose. Sentì una strana sensazione allo stomaco, ma non me ne curai, probabilmente era la fame. Mi sedetti poche file dopo la loro, giocando con il cellulare. Louis e Niall mi raggiunsero dopo pochi minuti e fortunatamente, non erano intenzionati a riprendere il discorso di prima. Parlarono con me del più e del meno, e anche questo, non lo facevo da un sacco di tempo.
Mi ero dimenticato di quanto fosse piacevole stare in loro compagnia, o forse non volevo ricordarlo, per la paura che anche questo, potesse farmi vacillare.                                                        
Improvvisamente Sophia si alzò dalla sua postazione, sorridendo a Zayn e Liam e si allontanò da loro prendendo il telefono dalla borsa. La guardai insistentemente, sperando che mi guardasse e mi sorridesse, almeno avrei avuto un buon pretesto per raggiungerla e per recuperare lo spiacevole inconveniente di ieri. Aspettai qualche secondo ma nulla. Ne aspettai altri, ma ancora niente.
Così decisi di rinunciarci, a malincuore… ma qualcosa mi costrinse a non staccare i miei occhi da lei: vidi gli occhi di Sophia sgranarsi di fronte al display, la sua bocca si dischiuse e istintivamente si portò una mano davanti ad essa come per coprirla. Aveva un’espressione sconvolta, era letteralmente sotto shock, sembrava terribilmente preoccupata ed improvvisamente iniziò ad ansimare pesantemente.
Iniziai a spaventarmi, cosa le stava succedendo? Cosa aveva letto sullo schermo di quel maledetto telefono che l’aveva sconvolta così?  Tesi la mascella angosciato. Anche i ragazzi si accorsero del suo malessere, e la fissarono preoccupati.
Dopo pochi secondi s’inginocchiò sul pavimento, tenendo sempre il telefono ben saldo nella sua mano. Spostò lo sguardo in un punto non identificato e potei leggere nei suoi occhi il terrore, la sofferenza, un senso di smarrimento non indifferente. Sapevo come si sentiva, sapevo cosa stava provando e non era affatto una bella cosa. La sua silenziosa agonia, dentro il mio cuore urlava così tanto al punto da perforarmi il petto, e stavolta, fui io che riuscì a percepire il suo urlo soffocato. E faceva tremendamente male.                                                                                                           
Sophia iniziò a tremare convulsivamente e fu solo allora che i ragazzi si allarmarono definitivamente. Io a quel punto scattai all’in piedi, buttando il telefono non so dove e corsi verso di lei, incurante di qualsiasi altra cosa.

“Sophia che succede?” le chiesi notevolmente agitato una volta arrivato da lei, poggiandole una mano sulla sua spalla. Ma nulla, non mi diede una risposta.

Continuava a guardare il pavimento in maniera smarrita e vidi i suoi occhi inumidirsi e offuscarsi allo stesso tempo. Soltanto allora guardò me, e stava urlando di essere salvata. Sentì le mie gambe non reggere più il mio corpo, e mi resi conto che stavamo tremando insieme, nello stesso preciso momento. Scelse me per quel compito, ed io non potevo esserne più felice. Avrei voluto gridarle un grazie a carattere cubitali, avrei voluto consolarla, rassicurala, ma non sapevo cosa dire.
L’abbracciai più forte che mai. La strinsi a me più forte che potevo. Volevo che percepisse il mio calore, la mia presenza, il mio supporto. La sentì piangere sulla mia spalla, e mi venne da stringerla ancora di più. Mi si strinse il cuore a vederla così fragile, era talmente debole che avrei potuto spezzarla. Ma io la salverò, solo io potevo aiutarla, perché solo io sapevo cosa stava provando.                                            
Dovevo scoprire da cosa stava scappando e ci sarei riuscito ad ogni costo, forse era arrivato il momento di rivelarle da cosa stavo fuggendo io innanzitutto, e se poteva aiutarla, lo avrei fatto.

“Stà tranquilla” Le sussurrai con voce tremante. “Non piangere, ti prego, adesso ci sono io con te”. Conclusi annullando ogni distanza, abbandonandomi tra le sue braccia, ed accertandomi che anche lei facesse lo stesso.

E per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentì esattamente dove dovevo stare.



Writer's Pov.
Ta daaaaan! Il capitolo piu' lungo di sempre! Ho trascorso giorno e notte a scriverlo e ne sono davvero orgogliosa! Questo e' in assoluto uno dei miei capitoli preferiti, e l'avro' riletto un dieci volte, talmente che non riuscivo a farne a meno. Non so ma questo capitolo e' cosi' pieno d'amore... cosi' maledettamente surreale.
Finalmente Harry sta iniziando a capire quanto gli manchino le cose che faceva prima, finalmente si sta rendendo conto di quello che prova per Sophia, e nel finale, si note chiaramente! Adesso dovra' decidere che cosa fare di questo sentimento profondo e nuovo che prova verso di lei... lo ascoltera' o lo mettera' a tacere per non far saltare il suo cambiamento? Non sara' facile per lui, ma speriamo faccia la scelta giusto. La parte finale di questo capitolo, mi ha fatto battere forte il cuore, spero anche a voi.
E di Sophia? Che mi dite? Vi aspettavate quella domanda? Vi aspettavate tutto quel coraggio da parte sua? Ma soprattutto, cosa nasconde Sophia? Cosa e' successo che l'ha fatta sentire male? Harry le rivelera' da chi o da cosa sta scappando? Taaaante taaaaante domande, chissa'. Ho seguito il consiglio di una ragazza che mi ha recensito, e ho messo il punto di vista di uno dei ragazzi , precisamente quello piu' vicino ad Harry, e ho scelto Zayn, che tra loro ci sono stati un bel po' di scontri. E bene che dicesse anche la sua. Speriamo che vi abbia chiarito le idee e che vi abbia fatto capire alcuni tasselli della storia. Ormai sta prendendo forma e dovranno accadere ancora molte cose. :) Scusate se ho aggiornato tardi, ma come ben sapete, la scuola rincomincia e sono stata sommersa dai compiti T.T ma adesso eccomi qui, e dato che per me e' un capitolo molto speciale, spero che lo leggerete e recensirete in voi. Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate! Un bacio grandeee! :*
- Alex.


P.S: Posso chiedervi un favore? Già che ci siete, se vi va, passate a dare un'occhiata a questa ff, la sta scrivendo una mia amica:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2274429
 
 
  
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