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Autore: Elbeth    06/01/2014    1 recensioni
Mi sono sempre chiesta chi era Sirius Black e come mai un personaggio così affascinante come lui, non avesse mai avuto nessuna al suo fianco.
Ho liberato la fantasia e questo è il risultato!
Hogwarts, ultimo anno dei Malandrini, nuovi personaggi, nuovi avversari e l'atmosfera cupa dell'inarrestabile ascesa del Signore Oscuro...
Vi giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
***
Dal capitolo XVII:
....
Nessuna anteprima.
Stavolta potete solo leggerlo...
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Dedicato a chi ho amato
...adesso e sempre

... E Felice Anno Nuovo!

Mentre scendeva l’ampia scalinata di marmo lucido, non poteva evitare di pensare a ciò che le aveva appena detto Andrè. Doveva convincerlo a venire ad Hogwarts, non avrebbe rinunciato a suo fratello così facilmente ed ormai era certa che anche lui lo volesse: solo aveva troppo paura del padre e delle conseguenze.

Ci vuole un’idea geniale…

Ora, però, doveva concentrarsi: quella sera non sarebbe stata una sera normale. E non si trattava solo del Capodanno. Avere come ospite Lord Voldemort, non era usuale, neanche per suo padre.

Ed io dovrei essere cauta ed avere più paura!

Invece era solo furiosa. Dopotutto era il Signore Oscuro la causa di tutti i mali della sua famiglia: i fragili nervi di sua madre, la condizione di Andrè, l’abbandono della Francia e quel clima di tensione e precarietà che non li abbandonava mai. Eppure, anche suo padre aveva le sue colpe: invece che preservare la famiglia, l’aveva servita su un piatto d’argento a Voldemort.
Suo fratello l’attendeva ai piedi della scalinata, accanto al padre.
Elisabeth sfoggiò il suo miglior sorriso: era diventata abile a mentire. Anche questo andava aggiunto alla lista delle cose negative. Fingere di essere altro da se stessa. Fingere che tutto fosse normale. Fingere e basta.

«Sei bellissima, mia cara!»

«Grazie padre» cinguettò lei, sistemandosi i lunghi guanti blu, intonati con il suo abito da sera.

Doveva apparire così, così come l’avevano allevata ad essere: un bell’oggetto da mostrare. Era rivoltante, ma era necessario.
Lo faceva per lei, ma lo faceva soprattutto per Andrè. Una parte di lei era certa di riuscire ed era curiosa. Curiosa di guardare in faccia l’uomo che le aveva rovinato la vita.

«Andiamo? Non vorrai fare aspettare i nostri ospiti?» notò una certa esitazione in suo padre, non usuale per lui.

«Hai ragione cara, andiamo!»

Prese elegantemente il braccio che il padre le porgeva, mentre Andrè li seguì, subito dietro le loro spalle.
L’ingresso nell’immensa sala da pranzo della dimora dei Delaroche fu accolto con il silenzio.
Il silenzio fu ciò che caratterizzò quella sera ed Elisabeth lo ricordò nei mesi a seguire. Era un silenzio irreale, pesante. Era la paura a dettarlo ed il terrore, incarnato nell’uomo che ora veniva incontro a lei e a suo padre e che sorrideva loro. Un sorriso stampato in un volto che Elisabeth non dimenticò, fino alla fine dei suoi giorni.

«Delaroche, che incantevole figlia che hai!» le prese la mano e se la portò alle labbra, accennando un galante baciamano, poi spostò l’attenzione sul fratello «Buonasera Andrè!»

«E’ un onore averla nella nostra umile dimora…»

Si sorprese nel sentire il tono deferente del padre: Antony Delaroche non si era mai rivolto con quel tono a nessuno!
Era abituato a dare gli ordini, non a riceverli.
Ora si sentiva nervosa. Fino ad allora non era mai riuscita a comprendere appieno né i comportamenti del padre, né quelli di Andrè: ora, improvvisamente, capiva.
Capiva il gelo irreale nella stanza, capiva il terrore della gente, capiva di essere, per la prima volta, veramente in pericolo. Deglutì, mentre cercava di mantenere il controllo e non tremare. E rimanere con il sorriso, che tanto abilmente aveva costruito, stampato sul volto. Eppure non riuscì a frenare il brivido che le percorse la schiena.

«Sua figlia ha freddo, Delaroche, la faccia accomodare vicino al fuoco»

«La ringrazio della premura, oggi è particolarmente freddo»

La sua rigida educazione le venne in soccorso e la voce che le uscì era naturalmente compita e deferente, come si confaceva ad una persona di rango.

«Ci penso io, padre»

Andrè, poi, le venne in aiuto, sottraendola allo sguardo sottile e penetrante di Voldemort. Le porse il braccio, sostituendosi al padre, e la condusse al camino. Intanto, il resto degli ospiti si era avvicinato per salutare il padrone di casa, che educatamente stringeva mani ed elargiva sorrisi.
Lizzie non riusciva più a connettere razionalmente: l’impressione che Voldemort le aveva fatto era indescrivibile. Il suo volto era talmente inquietante, da essere ripugnante e non era riuscita a fissarlo negli occhi per più di qualche istante. Tutto il suo coraggio, tutta la sua determinazione, tutta la sua rabbia erano stati spazzati via in un attimo!
Guardò il fratello, quasi terrorizzata, mentre Andrè le sorrideva.

«Sei una Delaroche!» le sussurrò all’orecchio, richiamandola alle sue origini ed alla sua dignità e per un istante sembrò riprendersi.


La serata fu indimenticabile.
Nei mesi successivi le sarebbe tornata più volte alla mente, come la peggiore della sua vita.
Anche peggio di quando aveva trovato Andrè in un lago di sangue ed aveva pensato che fosse morto!
Peggiore di tutti i peggiori incubi che avrebbe mai potuto avere!
Comprendeva, ora, fin troppo chiaramente come si fosse giunti a quel punto e la strana sudditanza che ognuno in quella stanza, animali inclusi, avevano per Lord Voldemort.
Fu costretta a rivolgergli parola, ancora un paio di volte, quando il padre, sicuramente per fare buona impressione, le disse che era stata smistata in Serpeverde. Solo in quel momento passò negli occhi, altrimenti freddi e indagatori dell’uomo, un barlume di emozione ...“umana”!

«Serpeverde! La migliore Casa di Hogwarts non c’è dubbio!» rise ed alzò il calice, subito imitato da tutti gli altri «C’è ancora il vecchio Silente, se non sbaglio. Ai miei tempi era solo un insegnante…»

Il tono di superficialità con cui alluse al preside, le parve strano.

«Si, c’è ancora lui» rispose diplomaticamente Lizzie.

«Dovrò venire a fargli visita un giorno o l’altro…»

Il tono gelò il sangue nelle sue vene e dai volti dei più: non era stata l’unica a subirne l’effetto. Di nuovo benedisse la sua educazione formale, mentre accompagnava con un sorriso le parole di Voldemort.
Il resto di quella cena non fu particolarmente degno di nota, Lizzie ricordò solo la paralisi totale dei suoi pensieri. Era come se si fosse sentita spoglia, nuda. Come se avesse perso il dono della ragione. C’era solo l’istinto, nudo e spaventato, che cercava la via per sopravvivere a tutto quel terrore, a tutta quell’oscurità, a tutta quella angoscia!
Solo dopo Andrè le disse che era stato un bene: pareva che il Signore Oscuro fosse un abile legilimens e che nessun pensiero potesse essergli celato.
Quando abbandonò il salone, per accomiatarsi, mentre gli uomini rimanevano a fumare sigari e bere Whisky Incendiario, Lizzie si accorse che il suo corpo non aveva mai smesso di tremare.


***************************

N.d.A. 
Perdonate l'enorme, immenso ritardo.
Non ci sono scuse, ma per chi mi ha letto e spero mi leggerà ancora ci tengo a dire una cosa.
E' stato un periodo duro...
E non pensavo di essere capace ancora di trarre gioia dallo scrivere.
Quindi, sono felice di essere di nuovo qui.
Buon anno! Che sia meglio di quello precedente!

El 
  
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