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Autore: Nynev    06/01/2014    1 recensioni
Non sono mai stata una ragazza o una strega normale … lo so. Segreti, cose che non posso dire o fare … era questa la mia vita. Madre assente, padre inesistente … due migliori amici incasinati quanto me … ma ehi, cosa potevo farci? Ne ero felice dopotutto … fino a che tutto non mi è crollato addosso.
Ora?
Non faccio parte di questo mondo magico … loro non capiscono, non sanno da che razza di posto vengo … sembra che tutto vada bene qui, che i pregiudizi siano sconfitti definitivamente… tutti illusi …
Eppure cosa può fare una ragazzina? Niente.
Eccomi qui a raccogliere i cocci e rimetterli insieme … mi serviva la caduta per potermi sollevare … ed ora che ho visto il fondo e sono tornata in superficie, ho tutto ciò che nel profondo avrei sempre voluto, ma che non avevo mai chiesto … spero solo che il destino non decida di strapparmelo via. Perché quando si è creature segnate non si può sapere cosa è in agguato, proprio lì, dietro l’angolo.
Dietro la pace apparente si nasconde il caos … e il pericolo non è solo una possibilità.
Siamo solo ragazzi … ma la battaglia reclama anche i nostri nomi.
Per me è già cominciata da tempo …
( Perché dovevo vivere in questo mondo ...)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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*salve a tutti: ho notato che negli scorsi capitoli ma soprattutto in questo c’erano diversi errori di grammatica e ortografia. Ed ecco quindi che ho deciso di postarli corretti. Ringraziate quindi la grande, magnifica … Amy, la mia Amy che è la migliore al mondo!!! *si inginocchia di fronte ad un altare eretto apposta per lei(un magnifico altare)*
Perché la mamma è sempre la mamma … ma la mia è proprio magnifica e mi sopporta quando deve correggere i miei scritti ed anche quando alle 23:30 mi fisso che DEVO trovare la partitura di “Caro mio ben, credimi almen” di Giordani ed una volta scovato su internet mi metto a cantarlo saltellando per casa come una deficiente … grazie Amy, sei unica!!!
 
 
 
Two weeks of Hell
 
 
 
 
Ho sempre viaggiato molto spesso, sia per mezzi umani, che volando, che smaterializzandomi, ma non avevo mai usato un camino. Non so perché, non c’era mai stata l’occasione. Così quando salutiamo Teddy e mi ritrovo a seguire Harry e Ron per un camino di pietra nera, lasciando che delle fiamme verdi mi avvolgano serro gli occhi con forza e mi aggrappo con foga alla manica del pastrano nero di Harry, spaventata all’idea di potermi perdere nel vuoto. Quando atterriamo mi ritrovo in un salotto grande e spazioso, finemente arredato in un equilibrio perfetto di Magico e Babbano. Ci sono mobili antichi di legno intagliato con simboli runici e scaffali pieni di libri su libri, ma anche un computer fisso in un angolo e un televisore attaccato alla parete. Sento delle voci provenire da una stanza lì accanto e presto due donne si affacciano sul salone, una con i lunghi capelli ricci e castani raccolti in una coda, gli occhi scuri gentili e il viso dolce ma autoritario al tempo stesso, pieni di un energia inesauribile, l’altra dai capelli rossi e gli occhi azzurri, una donna fascinosa con il portamento fiero di una principessa.
- Eccovi finalmente! – dice la prima avanzando ed abbracciando Ron.
- Credevamo non arrivaste più … - dice l’altra che invece sorride mentre Harry le va in contro e le da un bacio per poi girarsi verso di me.
- Ginny … lei è Sofiya. – le dice con un sorriso e quella si fa avanti tendendo la mano che stringo titubante.
- Molto piacere signora Potter … - dico.
- Chiamami Ginny, facevi così da piccola …- afferma lasciandomi spiazzata – Che piacere rivederti … - mi sorride rassicurante, anche se non serve a molto. Sono un nervo scoperto e mi guardo intorno come alla ricerca di una via di fuga.
- È proprio lei? – chiede l’altra donna da dietro le spalle di Ginny. Si fa avanti e mi porge la mano mentre mi scruta con stupore.
- Probabilmente tu non puoi ricordare, eri troppo piccola …. Hermione Weasley … -
- A …. Sophia S-Scott – mi presento io e la vedo sorridere dolcemente.
- Sei identica a Lada … davvero identica – mi dice ed io mi irrigidisco. – È così bello che tu sia qui! Non credevamo che vi avremmo mai riviste- sospira tristemente – Mi dispiace così tanto …. – cerco di sottrarmi al contatto con la sua stretta forte, a disagio e con urgenza, incespicando quasi all’indietro. Lei se ne accorge e fa un passo indietro mentre tutti mi fissano confusi. Ginny è la prima a riscuotersi.
- Bene … Sophia – cerca di recuperare – vieni, andiamo a casa, devi essere stanca, domani ti farò fare un giro della casa ma credo che ora tu voglia solo riposarti in santa pace … - mi chiede illuminando gli occhi azzurri, identici a quelli di Ron, con un sorriso rassicurante che ricambio con uno appena stiracchiato.
- Oh … sì, molte grazie – dico prendendo un sospiro e seguendola fuori dalla stanza, verso una portafinestra che da su un giardino – B-buona notte – dico uscendo felice di lasciarmi alle spalle i tre adulti che mi sorridono e riprendono a parlare tra loro.
 
Seguo Ginny per un giardino fino alla portafinestra di un’altra casa nella quale entriamo dalla cucina. Lei mi guida al piano superiore e verso l’ultima porta di un corridoio.
- Ora è solo la camera degli ospiti, ma domani avremo il tempo di renderla un po’ più accogliente ok? – mi sorride ancora aprendo la porta su una stanza con un grande letto matrimoniale, tutta sui toni chiari del lilla, con le pareti ricoperte da una carta fiorata con lo sfondo crema.
- Grazie davvero … io – lei si sporge a stringermi una mano ed io mi irrigidisco all’istante.
- Non ti preoccupare cara … davvero, non c’è alcun problema. Harry mi ha scritto brevemente ciò che è successo … e beh, per qualunque cosa tu possa avere bisogno io sono qui – mi sorride ancora. Prendo un respiro tremulo. L’unica cosa di cui ho bisogno è svegliarmi e scoprire che è stato tutto un incubo, ma lei non può far si che questo accada. Annuisco tirando un sorriso sul volto perché se parlassi forse scoppierei a piangere. Non ce la faccio più.
- Ti ho lasciato sul letto un cambio pulito che dovrebbe andarti … ti lascio un po’ in pace … - mi dice e la ringrazio mentalmente per tutto ciò che sta facendo – Il bagno è la terza porta sulla sinistra. Hai fame? Spero che Harry e Ron ti abbiano già fatto mangiare ... –
- Sto bene grazie … - dico mentre lei indietreggia chiudendo la porta e lanciandomi un ultimo sorriso. Appena sono sola sento la lacrime scorrermi sulle guance. Lascio cadere la borsa a terra e me stessa sul grande letto, rannicchiandomi nelle mie stesse braccia e singhiozzando fino a che mi manca il respiro.
 
Non è giusto. Solo questo poso pensare.  Mi chiedo il perché di ciò che è successo, come è possibile perdere così tanto in un solo istante? Mi sento vuota, anche l’aria che respiro non mi appartiene e mi riempie i polmoni bruciando come fuoco. Ansimo stringendomi tanto forte tra le braccia da farmi male ai muscoli, tanto da affondare le dita nella mia stessa carne. In un attimo mi vengono alla mente tutti i momenti negli ultimi due giorni nei quali avrei voluto sciogliermi in lacrime che invece ho trattenuto. Ora che sono sola però non ho motivo si sopprimerle e le lascio libere di scorrere fino a che mi sento annegare. Come la scorsa notte, sul divano di quell’albergo.
 
Non le ho nemmeno detto addio. Non ho detto addio a nessuno di loro. Non ho salutato i miei amici a scuola, ne Alan o Monica, non ho detto addio a Greg e Hiro e non gli ho detto che gli vorrò sempre bene. Non ho detto addio a mia madre, non le ho mai detto quanto fosse una mamma fantastica nonostante il fatto che non ci fosse mai, nonostante tutte le volte che mi lamentavo dell’allenamento e delle interminabili ore sui libri e sui calderoni, nonostante le dicessi così spesso che era troppo severa su tutto. No, io l’ho salutata con il sorriso, promettendole che avrei studiato anche senza un istitutore, l’ho salutata con uno sbuffo diretto alle sue interminabili raccomandazioni. Non le ho detto “Ti voglio bene”, non le ho detto “mi mancherai”.
Soffoco i singhiozzi portandomi un pugno alla bocca, non voglio spaventare Ginny e Harry e farmi vedere in questo stato. Ma il petto si alza e si abbassa sempre più velocemente e tra un singhiozzo e l’altro semplicemente arriva il buio che è l’unica cosa capace di darmi un po’ di pace.
 
Apro gli occhi lentamente, mi fanno male come se fossero trafitti da spilli.
Osservo l’orologio e noto che sono solo le quattro di mattina ma non ho intenzione di tornare a dormire solo per cadere di nuovo nell’oblio. Mi cambio velocemente con i pantaloncini e la maglietta ancora piegati sul cuscino che non ho utilizzato e senza fare rumore scendo le scale e mi guardo intorno. La casa è accogliente e moderna, una qualsiasi casa babbana con addirittura delle normali foto affiancate da quelle in movimento, appese alle pareti.
Entro nella grande cucina in acciaio e da lì esco su un grande portico che corre lungo tutto il lato posteriore della casa, sul quale ci sono un lungo tavolo e diverse poltrone con un tavolino basso. Osservo il giardino spazioso e curato, recintato da un’alta siepe e noto come sia uno unico con quello della casa accanto, identica all’esterno a quella dei Potter. Deve essere la casa dove siamo arrivati ieri tramite camino, dove vivono Ron ed Hermione probabilmente.
Sedendomi sul bordo del portico rialzato chiudo gli occhi e mi godo per un attimo l’aria fresca della mattina inglese a contatto con la pelle. Mi tremano i muscoli, le spalle, le braccia e le gambe e mi sento come imprigionata nel mio stesso corpo. Se non mi muovo potrei esplodere. Così scatto in piedi e senza nemmeno pensarci inizio a correre lungo il perimetro del grande giardino, facendo il giro delle due imponenti villette per svariate volte. Mi concentro semplicemente sul movimento dei muscoli e sul ritmo del respiro e dei passi, senza pensare a nient’altro. Appena mi fermo mi sdraio sull’erba e inizio a fare una serie di addominali e poi un ‘altra e un’altra ancora per passare ad altri esercizi di stretching.
 
Quando finalmente sento la stanchezza sopraffarmi insieme ad una fame improvvisa guardo l’ora e scopro che sono ormai le sette e mezza, così mi avvio verso la portafinestra della cucina dalla quale sono uscita.
All’interno trovo Harry e Ginny seduti al tavolo della colazione. Mi sorridono.
- Buongiorno – mi dicono ed io annuisco rigida come saluto.
- Siediti e fai colazione – mi invita Ginny.
- Grazie ma non ho fame … vorrei … posso avere del caffè per favore? – chiedo. Lei mi sorride e mi porge una tazza fumante che io bevo senza zucchero in un paio di lunghi sorsi e che poi sciacquo nel lavandino, sentendomi gli occhi di entrambi addosso.
- Qui ci sono i tuoi nuovi documenti … credo che sia meglio se Ginny li mette insieme a quelli di tutti noi, così non li perdiamo … - mi dice Harry mentre sto asciugando la tazza. Mi giro a guardarlo eloquente e lui abbassa lo sguardo.
- Non ho intenzione di scappare se è quello di cui hai paura … - dico io controllata e fredda – Non saprei dove andare dopotutto … e non è che voi qui mi stiate torturando … - lui accenna un sorriso un po’ sghembo e mi osserva da dietro gli occhiali tondi mentre la figura della moglie osserva lui come a chiedere come deve comportarsi con me. Io intanto apro un paio di mobiletti per scoprire dove sono le tazze e lei mi raggiunge e me la prende dalle mani per riporla nel posto giusto. La osservo bene come lei fa con me.
È alta poco più me e quindi intorno al metro e settanta, quasi come suo marito, capelli rossi e lunghi che le scendono per la schiena e occhi luminosi e attenti. Mi sorride incoraggiante mandandomi un messaggio chiaro. Di me ti puoi fidare.
- Comunque va benissimo se li tenete voi … io avrei davvero paura di perderli … - dico cercando di fare un sorriso gentile – Ma ne avrò bisogno per aprire un conto corrente presso una banca normale ed uno presso la Gringott … - aggiungo poco dopo.
- Se vuoi posso pensarci io oggi in ufficio … così domani andiamo a deporre le firme e siamo a posto. Ci verseremo su qualcosa in modo che tu possa avere l’autonomia a cui sei abituata – mi dice Harry.
- oh no … cioè, grazie ma non ce n’è bisogno … mamm – mi schiarisco la voce facendo una smorfia – Ho io dei soldi da versarci .. solo che sono su altri conti non intestati al mio nuovo n… non intestati a Sofiya Scott … -
- Non credo sia saggio prelevare dai vecchi conti di tua madre … sono sicuramente controllati – commenta Ginny.
- Non questi … è sicuro – dico io annuendo, non voglio che loro si prodighino per me più di quanto non stiano già facendo.
- Va bene … al più presto uno di noi due ti accompagnerà in banca … - annuisce Harry alzandosi – Io ora devo andare, ci vediamo stasera … per oggi rimarrà Ginny con te – dice lasciando un bacio sulle labbra alla moglie e poi uscendo dalla cucina.
Io osservo Ginevra Potter leggermente a disagio, cosa che credo lei percepisca a che se cerco di nasconderlo.
- Non serve che tu rimanga con me … io posso cavarmela, se tu hai da fare … - le dico ma lei sorride dolcemente.
- Non ti preoccupare, non volevamo lasciarti da sola fin da subito … e poi così oggi vediamo un po’ cosa ti manca e andiamo a comprarlo … -
- Uh … va bene, grazie – dico io mordendomi il labbro.
- Sei sicura di non voler mangiare niente? – mi chiede. Io scuoto la testa con la convinzione che qualsiasi cosa mangiassi non riuscirei a tenerlo nello stomaco. – Ok, che ne dici se ora andiamo su così ti do dei vestiti e andiamo a fare compere? – mi dice.
- Grazie Ginny ma davvero non ce n’è bisogno … io ho praticamente tutto ciò che mi occorre .. –
- Oh .. non credevo che tu avessi potuto prendere le tue cose … -
- No … ma mamma mi ha lasciato delle cose – dico con un groppo in gola – Snzi … è meglio se vado a disfare la valigia … - dico avviandomi verso le scale.
- Beh , vango a darti una mano così facciamo prima … - sorrido rigida a quell’affermazione.
 
In silenzio svuoto lentamente la borsa della maggior parte dei vestiti che mi ha lasciato mamma.
- È un incantesimo fatto davvero bene … sei stata molto brava –
- Non l’ho fatto io … mamma mi ha lasciato tutto, mi ha preparato una via di fuga … come, come se sapesse – sussurro io tenendomi occupata nel tirare fuori le pile di abiti e nascondendo il viso dietro ai capelli biondi così che Ginny non mi veda. Lei rimane in silenzio.
- Abbiamo finito? – mi chiede dopo un po’ avvicinandosi e mettendo le mani nella borsa con me. Ne tira fuori una delle borse di nylon e ne vede altri vestiti.
- E questi? –
- Lasciamoli lì … ne ho già tanti da riempire l’armadio … - dico io. Lei fissa gli occhi azzurri nei miei e mi guarda triste.
- Non … non ti succederà niente qui con noi … non ti serve una veloce via di fuga – dice leggermente desolata, affranta.
- Io … io … - vorrei darle una giustificazione che non la ferisca perché lei è dolcissima e sta facendo davvero tanto per me. Non voglio fare del male a nessuno di loro, specialmente a lei. Abbasso il viso verso il parquet scuro sotto ai nostri piedi – M-mi dispiace … - dico iniziando a prendere i vestiti e metterli nell’armadio sotto il suo sguardo quasi sbigottito. Quando ho il coraggio di guardarla negli occhi li trovo luccicanti di gioia. Prende un’altra borsa di nylon.
- Oh … questa è pesantissima, cosa c’è dentro? – la appoggia sul pavimento e la apre trovando molte munizioni.
– Per Merlino! –esclama facendo un passo indietro scioccata per poi guardarmi interdetta.
- Quelle è il caso di metterle da qualche parte non accessibile … - dico riponendo di nuovo il borsone di Nylon nella borsa. Ginny Potter mi guarda male e si porta le mani ai fianchi.
- Non vorrai mica tenerle spero! –
- Certo che voglio tenerle! E se un giorno mi dovessero servire? – chiedo io decisa e sicura, in un tono che non accetta repliche
- Non in casa mia! Sono munizioni! E immagino che tu li dentro abbia anche una pistola per usarle! – è davvero arrabbiata.
- Beh, sì … - dico io d’un tratto titubante. Non capisco quale sia il problema … è molto più difficile che io possa fare del male a qualcuno con una pistola, dato che dovrei venire a prenderla, che con la bacchetta che tengo in tasca.
- Non le terrai in casa mia! Sono pericolose! – mi dice diventando rossa.
- Ginny, ascolta … non le tengo a portata di mano, giuro! Mi basta la bacchetta per difendermi … -
- Tu non dovrai difenderti proprio da niente signorina! – si infervora. io la guardo scettica ed anche un po’ scocciata e lei sembra accorgersi della sua reazione esagerata e rilascia i pugni prendendo un respiro.
- Senti Ginny … mamma mi aveva lasciato delle cose, te l’ho detto … delle cose in un posto sicuro dove mi sono nascosta quando sono scappata …. Mi ha lasciato scritto di prendere tutto, nel caso mi fosse servito … - le dico e lei scuote la testa ma non è arrabbiata, sembra sconsolata.
- Non ti serviranno, non sei in pericolo qui e avrai sempre noi che ti daremo una mano e ti proteggeremo …-
Io sbuffo. Non ho intenzione di separarmi da ciò che mi ha lasciato mamma … e se è l?organizzazione a cercarmi non sono sicura di essere propriamente al sicuro.
- scusa – mi dice lasciandomi di sasso – è che non ho mai visto una pistola vera … e beh, sono davvero molto pericolose … -
- nessuno saprà che ci sono e nessuno potrà trovarle … non le toglierò nemmeno dalla borsa, come il resto dell’attrezzatura da spia … lo giuro – le dico richiudendo subito la borsa e riponendola nell’armadio. Lei mi guarda ancora leggermente preoccupata ed annuisce rigida prima di sedersi sul bordo del letto e tirare un sospiro.
- grazie …  di tutto – dico cercando di addolcire la voce ma rendendomi conto da sola di quanto invece appaia distante anche a me – grazie perché mi avete accolto qui anche se non me lo merito … - sussurro. Ginny alza lo sguardo su di me sorpresa.
- ma certo che te lo meriti! – mi dice sporgendosi con una mano in avanti. Sembra intenzionata ad accarezzarmi in viso ma io mi ritraggo e allora lei la riabbassa rassicurandomi con lo sguardo.
- non ti piace il contatto fisico eh? – mi chiede titubante.
- no – dico solo gelida girandomi per chiudere le ante dell’armadio e rigirandomi poi a fissarla senza espressione.
- ok … beh, direi che abbiamo finito qui …- esamina la stanza – che ne dici se ci liberiamo della carta parati? – mi chiede sorridente come se io non le avessi appena parlato come un automa. Alzo le spalle ed estraendo la bacchetta la aiuto a scollare la carta da parati e successivamente a tinteggiare le pareti di bianco brillante ed asciugarle, il tutto in un silenzio totale che mi lascia pensare.
 
Ginny ed Harry stanno davvero cercando di aiutarmi, ma non credo che la cosa mi vada a genio. Allo stesso tempo però sono sollevata che mi abbiano trovato, che si stiano esponendo per me. Perché la verità è che non sarei in grado di farcela da sola, non ne sarei capace …. Ma non voglio che loro si facciano un idea sbagliata di me, perché io non sono solo un’orfanella da accogliere in casa propria, loro non mi conoscono e non credo abbiano capito cosa sono in grado di fare …
- Sofiya? – mi chiama Ginny. Mi riscuoto e smetto di fissare la parete bianca come se potesse mostrarmi l’ignoto. La donna mi sorride comprensiva. Che sappia a cosa stavo pensando?
- Tutto bene? – mi chiede cauta, aspettandosi probabilmente un qualsiasi tipo di sfogo ed ora capisco perché Harry mi ha lasciato da sola con lei. Vogliono riuscire a farmi superare la situazione, sperano che con lei io mi apra … ma non sono il tipo io.
- Si certo, scusa, mi sono incantata. Deve essere che sono stanca sai, il cambio di fuso orario … - dico sorridendo e sorprendendola – dicevi? –
- Oh, volevo sapere se avevi intenzione di tingere le lenzuola … ci vuole in attimo con l’incantesimo giusto –
 
Così una volta che abbiamo finito, la camera pur essendo completamente diversa da quella che avevo a casa mia, me la ricorda. Le pareti bianche la rendono luminosa e le tende chiare alle finestre fanno passare tanta luce. le lenzuola verde bosco mi fanno quasi sorridere.
- Bene … pensa un po’ alle cose che ti mancano e magari domani andiamo a fare compere ok? – annuisco con il solito sorriso di riconoscenza stampato in faccia – Io vado a preparare pranzo … - dice uscendo.
- Ginny … io non ho molta fame, anzi … non ti preoccupare per me, se mi viene fame mi arrangio io ok ? – le dico. Non è esattamente una bugia … ho molta fame ma al solo pensiero di magiare qualcosa mi si chiude lo stomaco … Lei mi sorride ancora e scende le scale.
A velocità della luce mi fiondo in bagno e sotto il getto gelato della doccia.
 
Appena sento l’acqua scorrermi sul viso è come se si portasse via una maschera. In un attimo mi ritrovo a singhiozzare, rannicchiata sotto il getto d’acqua che si mischia alle mie lacrime e mi permette di fingere che quelle non esistano.
 
POV GINNY
La guado venire a sedersi con me sul divano davanti alla televisione e fissare lo schermo con intensità. Rannicchiata nella sua tuta leggera sembra fragile, i capelli scomposti e il viso pallido, stretta nelle spalle.
Ho provato seriamente a farle capire che posso essere un appoggio per lei, ma sembra non interessarle. E forse, conoscendo Lada avrei dovuto aspettarmelo. Odiava chiedere aiuto e deve aver insegnato a sua figlia a comportarsi nello stesso modo.
Quando Kingsley ha inviato Hermione a casa con il racconto di ciò che era successo a Rio … mi è mancato il fiato. Lada è stata una delle amiche più care che io abbia mai avuto, pur nella sua particolarità, nel suo essere così sfuggente … ho sempre saputo di poter contare su di lei e quando era semplicemente sparita dopo la morte di Paul …
Sospiro continuando a sfogliare le carte che ho in mano, informazioni che dovrei riuscire a mettere in un articolo …
 
È morta. Non posso crederci. Non è possibile che Lada, quella Lada, sia semplicemente morta.
Harry mi ha spiegato molte cose da che è tornato da Rio, a partire da Igor Chekrov e l’Organizzazione, fino ad arrivare a Lada che ne entra a far parte e che muore in una missione per conto suo. Mi vengono le lacrime agli occhi a pensare che la mia amica si sia lasciata corrompere dal dolore fino a riavvicinarsi a quel mondo … e trovo impossibile che abbia trascinato sua figlia con sé.
Lancio un’altra occhiata ad Anastasija e sento gli occhi pizzicare. So di dover riuscire ad aiutarla … non posso nemmeno immaginare come possa sentirsi. Scoprire che il mondo che hai intorno è una bugia … anche Teddy mi ha parlato di questa nuova Anastasija che non ha niente a che vedere con la dolce bambina di due anni di tanto tempo fa. Mi ha detto quanto è rimasta sconvolta nello scoprire la sua vera forma e mi chiedo come Lada possa averle fatto questo … Ron mi ha detto quanto sembrasse dispiaciuta ed imbarazzata per aver affrontato con tanta ferocia ben cinque Auror …
E vedo nei suoi inumani occhi argentei e brillanti, quanto questa situazione, questa casa, non le piaccia. Come lei non riesca a rilassarsi, come sia sempre impaurita, stressata.
 
Due settimane ho passato con lei e non sono riuscita a convincerla a parlarmi. Sembra assente per la maggior parte del tempo ma credo che molte delle domande che le pongo e alle quali non ricevo risposta lei le percepisca e scelga di lasciarmi chiusa fuori dalla sua vita.
In sole due settimane ho già visto il dolore consumarla. È minuta, alta poco meno di me e non sembrava di certo una bambina quando è arrivata … ma ora inizio a preoccuparmi. Non mangia …. L’ho beccata a far evanescere quel poco di cibo che si serve dal piatto e anche quello che le ho visto mangiare ho paura che lo vomiti. Penso abbia perso diversi chili da che è qui con me.
 
Ogni giorno mi alzo la mattina presto, ma lei è già in giardino a sfinirsi di fatica fino a che per cortesia non entra e beve del caffè mentre io e Harry mangiamo. Poi si siede davanti alla televisione o prende uno a caso dei molti libri in casa e inizia a leggere. Spesso la trovo incantata che guarda fuori da una finestra.
L’ho sentita piangere e vedo che il suo sguardo si spegne giorno per giorno. Sembra sempre di più Lada. Mi ricordo in quali condizioni si era presentata qui per dirci della morte di Paul. Era così: deperita, fragile … lontana. Ma se anche Lada è stata in grado di portare avanti la sua vita rifiutando il nostro aiuto Ana non può esserne capace ed ora che sta male sembra avere la sua età … quindici anni, solo quindici anni e tutto ciò che conosceva le è stato portato via.
 
Vorrei che si aprisse, che si sfogasse, che si lasciasse aiutare … anche Hermione ci ha provato ma sembra chiudersi ancora di più in sua presenza …
La osservo nuovamente trovandola che scruta invece me come ormai fa spesso, e nei suoi occhi vedo la sua forza spegnarsi come un candela sotto la pioggia.
- Sofiya? – la chiamo con il nome che a quanto mi è stato detto si è scelta, il nome di quella sua gemella mai nata. Non sembra nemmeno che mi abbia sentita tanto il suo viso rimane privo di espressione ed i suoi occhi continuano a muoversi frenetici per la stanza, scrutando tutto e vedendo niente.
Oggi sembra stare anche peggio di ieri e del giorno prima. Guarda altrove ma non torna ad essere insensibile come suo solito. Stringe forte le mani a pugno e la vedo accasciarsi contro il divano.
Il respiro rallenta e la vedo guardarsi intorno smarrita fino a che non capisco … sta svenendo, per la mancanza di cibo e di sonno, sta svenendo per un attacco di panico forse o forse solo per lo stress. Mi inginocchio subito davanti a lei e mi sporgo a prenderle le mani anche se lei oppone una leggera resistenza.
Poi per la prima volta la chiamo con il suo nome. Mi hanno detto che è meglio se la chiamiamo Sofiya perché è necessario che la sua identità di prima si perda … ma non credo che come Sofiya sia in grado di affrontare la situazione ora come ora.
- Anastasija? – fissa lo sguardo su di me ed io mi risiedo di fianco a lei tenendole ancora le mani – piccola, va tutto bene … stai calma – la dico forzandola in un abbraccio. Lei rabbrividisce tra le mie braccia e si irrigidisce ma questa volta decido di non lasciarla scappare. La stringo più forte senza poter dire niente, dondolando solo leggermente avanti e indietro e la sento rilassarsi di colpo contro di me.
 
POV ANA
Due settimane. Per due settimane ho resistito. Ignorando le sue domande e le sue attenzioni, nascondendomi in un’immobilità priva di emozioni che forse ha salvato la mia sanità mentale. Due settimane che non mangio e non dormo, che non riesco a fare altro che sorridere per finta davanti ad Harry e Ginny cercando solo di non fuggire da queste persone che so essere qui solo per aiutarmi per poi piangere disperatamente ed in silenzio appena sono da sola.
Ed ora mi ritrovo a singhiozzare vergognosamente sulla spalla di Ginevra Potter, che mi abbraccia come se così potesse tenermi insieme nonostante io sia ormai a pezzi.
- Sc-scusa – dico a un certo punto tra un singhiozzo e l’altro e lei mi stringe ancora più forte.
- Non fa niente piccola, non fa niente .. – dice solo cullandomi come farebbe con un bambino.
Ogni lacrima brucia sulle guance come fuoco ed ogni respiro mi fa dolere il petto come se vi fosse una grande ferita non guarita che manda una fitta ad ogni movimento.
 
Piango fino a che non ho più lacrime, ma non ho la forza di scostarmi da Ginny perché so che crollerei. Lei mi accarezza le braccia ed i capelli per poi scostarsi il poco che le basta per guardarmi in viso.
- Vieni … - mi dice alzandomi di peso e portandomi a sedermi in cucina. Mi porge una tazza fumante e mi costringe a berla mentre ancora non respiro regolarmente.
Riprendo piano controllo di me e appena questo accade abbasso la testa imbarazzata.
- Ana? Guardami … - non so dove prendo il coraggio per lasciare che Ginny mi faccia rialzare il viso.
- Va tutto bene … - mi dice accarezzandomi la guancia e la fronte. Mia madre non è mai stata molto espansiva, ma quel gesto … quel gesto lo ripeteva sempre, come se così potesse proteggermi, farmi una sorta di incantesimo. Mi slancio contro Ginny e la stringo forte in un abbraccio che la sorprende ma al quale risponde prontamente. Tremo tra le sue braccia.
- Che ne dici di un bel bagno caldo? – chiede.
 
Mi ritrovo davanti allo specchio del bagno mentre con un colpo di bacchetta Ginny fa riempire la vasca e comparire la schiuma per poi venire ad aiutarmi a togliere la tuta.
Mi spaventa quasi la mia immagine riflessa. Sono magrissima ed ho perso le mie solite curve dolci e morbide … sembro più una modella filiforme in questo momento e sinceramente mi faccio schifo da sola. Sono anche molto pallida ed il tatuaggio nero sul fianco attrae lo sguardo come un catello segnaletico al neon.
- Ho paura – mi lascio scappare e vedo ginny seguire il mio sguardo lungo il mio corpo.
- Vieni – mi dice facendomi entrare nell’acqua bollente – Sei solo un po’ stanca … vedrai che ora ti rilassi e dopo aver mangiato qualcosa e dormito ti sentirai meglio … - cerca di rassicurarmi.
- Non ero così … io non ero così magra … - dico.
- Lo so, ma non preoccuparti … devi solo riprenderti … -
- Non ci riesco – la guardo e probabilmente tutte le mie barriere sono crollate e lei vede quanto sia io spaventata. Sorride ancora dolcemente come se fosse quella la miglior medicina per tutti i mali.
-Sono qui apposta per aiutarti … - inizio di nuovo a piangere.
- Mi mancano … mamma e Hiro e Greg … mi mancano da morire – lei mi accarezza di nuovo le guance e la fronte.
- Chi sono? Hiro e Greg, chi sono? – mi chiede dolcemente continuando ad accarezzarmi.
- E-erano i miei migliori amici … - e mi ritrovo a dire tutto su di loro. Sono moto triste, ma forse grazie alle attenzioni di Ginny e all’acqua calda, non mi sciolgo in lacrime. Mi viene addirittura da sorridere quando racconto una delle tante imprese mie e dei miei compari e la vedo sorridere con me incitandomi ad andare avanti.
- Loro sono rimasti a Rio … n-non sanno niente di ciò che è successo. Non è normale stare senza di loro – dico mostrandole il braccialetto. – Rivoglio la mia vita … -
- Mi dispiace … so che è difficile da credere perché tu non ci conosci, ma siamo tutti qui perché vogliamo aiutarti … non sei da sola Ana, noi ti vogliamo bene e vogliamo esserti vicini, permetticelo –
- Come potete volermi bene se non mi conoscete? – chiede.
- Ti ho vista nascere … - mi dice – E volevo bene a Lada e Paul. Erano come un fratello e una sorella per me -
- Ma io non sono loro … e non merito il vostro aiuto – dico vedendola accigliarsi.
- È questo che credi? –
- È quello che so. Non sono una brava persona … -
- Hai mai fatto qualcosa di male?-
- Beh … sì – mi guarda alzando un sopracciglio – Io … ho attaccato cinque Auror –
- Ti stavi difendendo … -
- Avrei dovuto attaccare per uccidere, non per disarmare …  è questo che mi è stato insegnato –
- Ma non è quello che hai fatto … non sei un mostro, sei solo una ragazzina spaventata … - non ho nemmeno la forza di prendermela per l’avermi chiamata ragazzina.
- È che … non so più niente – dico prendendomi la testa tra le mani mentre lei continua ad accarezzarmi i capelli bagnati - Insomma … io … non so chi sono, non so chi era mamma … -
- Era una grande maga, aveva dei principi forti, ha sempre combattuto … era straordinaria –
- Se era così straordinaria perché lavorava per Chekrov? – sputo fuori quasi con rabbia e vedo Ginny ritrarsi leggermente, ferita anche lei da questo fatto come lo sono io.
- Lei … - cerca di mettere insieme un discorso – Non, non è più stata la stessa dalla morte di Paul … penso che abbia perso anche una parte di se … -
- Quella buona … - dico io amara.
- Lei lo amava disperatamente … ha fatto tutto ciò che era in suo potere per stare con lui, ha rinnegato la sua famiglia e la sua vita per stare con lui … - sospira – Quando se n’è andato …era distrutta, ma è stata troppo orgogliosa … non voleva che l’aiutassi, non voleva che avessi compassione per lei … così se n’è solo andata …. – le scivola una lacrima giù per la guancia – Non abbiamo più saputo niente di voi fino a tre mesi fa … -
- tre mesi? – è quando mamma è partita per la missione più o meno.
- Sì. Harry … si sono incontrati. Seguivano entrambi un gruppo di delinquenti ricercati anche dal governo inglese… - rimango a bocca aperta.
- Harry sa chi l’ha uccisa? – dico rizzandomi subito
- Sa chi lei stava pedinando … non chi l’ha uccisa … -
- Io .. non le ho nemmeno detto addio … - Ginny si china a lasciarmi un bacio sulla fronte che mi spiazza. Vengo investita da un vago ricordo di mia madre che ripete quello stesso gesto tante e tante volte e di un uomo dal sorriso dolce …
- Non abbiamo mai la possibilità di dire addio alle persone che fanno parte della nostra vita … ci vengono solo strappate. Ma non ne abbiamo mai veramente bisogno … - la guardo confusa – non devi dire addio a chi porterai sempre con te … - mi dice sorridendo mentre si asciuga delle piccole lacrime.
- Chi hai perso? – le chiedo senza potermi trattenere.
- Oh … tante persone … tante persone che conoscevo, compagni di scuola, amici … e mio fratello Fred … la morte fa parte della vita, ma non per questo bisogna smettere di vivere. Non credi che loro preferirebbero che noi continuassimo a sorridere? – mi chiede.
- Credo di sì …- sorrido appena, ma è un sorriso vero. – Ginny … hai una foto di… di mio padre e mia madre? – le chiedo arrossendo. Lei annuisce.
- Tua madre non ha mai amato le foto … scappava sempre da una o l’altra persona e le foto sono pericolose … ma devo averne una da qualche parte – dice uscendo.
 
Io esco dalla vasca la cui acqua è ormai tiepida e mi avvolgo in un grande asciugamano per andare in camera e vestirmi. È lì che Ginny mi raggiunge sedendosi di fianco a me sul letto e porgendomi una piccola fotografia.
Inquadra una ragazza bionda, capelli lunghi e lisci come la seta che le scendono intorno alle spalle, di un colore tanto chiaro da apparire quasi bianco. Sorride dolcemente, sinceramente come poche volte mi è capitato di vedere, ma sono gli occhi a sorprendermi. Non sono grigi come quelli che ho sempre visto io … sono di un argento così puro e luminoso da sembrare uno bianco e l’altro blu, forse per un gioco di luce particolare. Il suo viso è giovane e rilassato. Il suo sorriso si apre sulle labbra piene. Un ragazzo alto sta in piedi dietro di lei e le cinge la vita con le braccia, stringendo una bottiglia di burrobirra in mano.
È imponente, la pelle abbronzata ed i capelli castano-rossicci, divisi in tanti riccioli. Fisso gli occhi sul suo viso, cercando di riportare alla mente un qualsiasi ricordo di lui che però non sopraggiunge. Mi riempio lo sguardo dei suoi occhi azzurri dalla strana sfumatura.
- Di … di che colore aveva gli occhi? – chiedo confusa. Vorrei affinare la vista per poterlo vedere meglio ma forse per la stanchezza non ci riesco.
- Viola … Paul aveva gli occhi viola quando rimaneva nella sua forma naturale – dice Ginny. Torno a guardarlo tramite quella fotografia immobile, desiderando che possa invece muoversi, così da rivelarmi anche un suo piccolo movimento, così da poter scoprire qualcosa in più su di lui.
Mi aggrappo quasi disperatamente a quel sorriso che riconosco, leggermente storto e contornato da una fossetta sulla guancia sinistra.
Sorpresa alzo la testa e mi osservo allo specchio a muro della camera tendendo piano le labbra in un sorriso e sfiorando quella stessa fossetta sulla guancia, unica rilevante differenza tra me e mia madre. Vedo le guance rigarsi di altre lacrime, non di disperazione ma di gioia mista a malinconia.
- Ciao Papà … piacere di conoscerti - sussurro tornando ad incontrare il suo sguardo attraverso la foto. Di colpo un flash nella mia testa e mi alzo correndo all’armadio per tirare fuori la borsa. Ci rovisto dentro mentre Ginny mi osserva in apprensione – Ma dove cavolo è? – corro al comodino e prendo la bacchetta – Accio Wolfy! – dico puntandola verso la borsa. Un attimo dopo un grumo di finto pelo grigio ed imbottitura ne schizza fuori ed io lo prendo al volo tornando a sedermi di fianco a Ginny.
Osservo il vecchio pupazzo maltrattato e con dita tremanti spingo dentro il suo corpo l’imbottitura che ne esce.
- Wolfy … - dice Ginny quasi incredula sorridendo – Posso? – mi chiede prendendolo dalle mie mani. Gli punta contro la bacchetta e sussurra un Reparo per poi restituirmelo – Sai chi te l’ha regalato? –
Io scuoto la testa.
 – Paul era così su di giri e spaventato … quando ci ha chiamato per dirci che aveva portato Lada in clinica ha detto che se ne era proprio dimenticato. Era tanto agitato da non dirci dove lo aveva messo … Così prima di venire a vederti abbiamo dovuto perlustrare tutta la loro casa per trovarlo … l’aveva nascosto nel doppiofondo dell’armadio – dice sorridendo. Io lo stringo al petto osservando ancora la foto.
- L-lui lo sapeva vero? Della mamma … del V-volkin –
- Era quello che di certo ne sapeva di più … a Lada non piaceva parlarne … -
- A mamma non piaceva parlare di tante cose …. – dico con una punta di risentimento e Ginny mi offre di nuovo il rifugio delle sue braccia che io non disdegno.
- Non è mai stata brava a parlare dei suoi sentimenti … forse le faceva troppo male –
- Fa male anche a me – mi trema la voce. Ginny mi prende il viso tra le mani e mi asciuga la lacrime per poi stamparmi un altro bacio in fronte.
- Mi dispiace molto per ciò che hai passato …  sei stata molto coraggiosa … - mi dice sorridendo. Cerco quasi di soffocarmi in un suo abbraccio perché io non mi sento coraggiosa. Mi sento una codarda e mi sento solo una bambina stupida e spaventata. Vorrei essere grande, essere forte e capace di cavarmela da sola.
- Grazie – dico contro la sua spalla e lei sorride ancora.
- Dai …. Ora basta tristezza. Andiamo a preparare la cena – aggiunge facendomi alzare.
- Posso tenerla? – le chiedo mostrando la foto.
- È tutta per te – risponde prendendola e poggiandola con Wolfy sul comodino per poi portarmi per mano fino alla cucina.
 
Per la prima volta da che abito qui con Harry e Ginny la vedo cucinare. Non ho mai visto mia madre impegnarsi troppo in cucina, non era una gran cuoca … Ginny è per me una scoperta stupefacente.
Incanta pentole e mestoli perché girino da soli, un po’ come faccio io per i calderoni quando mi esercito con le pozioni, cucina dieci cose diverse contemporaneamente mentre una spugna lava i piatti rimasti nel lavandino dopo che gli altri sono magicamente volati nella lavastoviglie.
- P-posso aiutarti? – le chiedo meravigliata, osservando con quanta sicurezza si muove nella cucina e dedica ad ogni pentola un’occhiata. Si gira a sorridermi.
- Certo, molte grazie … puoi tagliare le verdure – mi indica il tavolo sul quale poggia poco dopo, un grande tagliere, due coltelli e diverse zucchine e patate. Mentre lei torna ad occuparsi dei fornelli io incanto il pelapatate perché faccia il suo lavoro e il secondo coltello perché copi i miei movimenti con il primo.
Quando Ginny si gira a vedere come me la cavo e probabilmente a darmi una mano vedo un’espressione sorpresa sul suo viso.
- Non credevo te la cavassi con gli incantesimi casalinghi … Lada non era molto brava – dice. Per una volta il sorriso che mi spunta sul viso è vero anche se malinconico.
- Beh … passavo tanto tempo a casa da sola … ho dovuto imparare – dico alzando le spalle. Lei mi sorride e penso che quel sorriso sembra fatto per mettere a posto le cose, per aggiustarle in qualche maniera. Non posso fare a meno di ricambiare e quella sera, quando Harry torna a casa dal Ministero per la prima volta da due settimane riesco a finire ciò che Ginny mi mette nel piatto senza doverlo far Evanescere quando lei e Harry sono distratti.
Anche il mago dai capelli scuri se ne accorge e lancia un sorriso alla moglie.
- Come stai? – mi chiede schietto dopo un po’ solo per arrossendo subito dopo sotto lo sguardo di Ginny.
- B-bene … oggi sto m-meglio – dico abbassando lo sguardo imbarazzata per il comportamento che mi rendo conto di aver tenuto in questo tempo che ho passato con loro. Ginny mi posa una mano sulla spalla ed io non mi ritraggo. Già questo è un risultato …
- Beh, l’importante è che oggi tu stia meglio – dice Harry e gli sorrido grata prima di non poter trattenere uno sbadiglio.
- Scusate – arrossisco mentre Ginny ride.
- Vai pure a dormire … - mi dice per poi ripetersi anche con il marito che come me sta sbadigliando vistosamente.
- Grazie … - dico alzandomi e dirigendomi verso le scale. Mi fermo prima di uscire dalla stanza e mi giro a guardarli, in piedi uno di fianco all’altra che mi sorridono. Sorrido di rimando – Buona notte – sussurro timidamente prima di salire le scale velocemente e chiudermi in camera per mettere il pigiama.
Mi rannicchio sotto le coperte e per la prima volta non sento il bisogno di piangere. Tutto ciò che mi frulla nella testa sono ricordi felici.
È con un po’ di malinconia che mi stringo Wolfy al petto come se avessi ancora nove anni e penso che dopotutto è vero che le persone non si perdono solo perché la vita le allontana dalla nostra portata. Perché anche se non ho mai ricordato il viso del mio papà lui è sempre rimasto con me in un modo o nell’altro …
 
 
 
HELLO PEOPLE …
 
come ormai si può dichiarare appurato scientificamente … le scadenze non mi piacciono … ne prima ne dopo che beh, scadano.
La verità ragazzi? L’unica cosa che riesco a rispettare è la mia ispirazione … quindi per chiunque mi stesse seguendo e si aspettasse il capitolo per la settimana prossima o almeno la fine di questa … beh, eccolo qui a solo tre giorni di distanza credo … sinceramente non lo so perché ho finito di scrivere l’altro, l’ho postato ed ho iniziato subito a scrivere questo … sarà che con le vacanze ho avuto un po’ di pace ;)
Tutto questo per dirvi che purtroppo non credo posterò così velocemente sempre (come avete già potuto appurare tra il capitolo tre ed il capitolo quattro)
 
È che se ho un capitolo pronto non ce la faccio a farvi aspettare! Voglio subito sapere cosa ne pensate!!!
Lo so -_-‘’ sono senza speranza.
Ringrazio molto tutti coloro che mi seguono, mi ricordano, mi preferiscono o semplicemente mi leggono. Ma un ringraziamento speciale va a Albus Severus Potter che mi ha scritto una recensione magnifica!!!
 
Ti avevo detto che in questo capitolo sarebbe comparso James …. Ma ho paura che la mia protagonista mi abbia portato in un’altra direzione … comunque non vedo l’ora e allo stesso tempo sono terrorizzata del momento in cui dovrò scrivere dei personaggi della New Generation … sigh, probabilmente mi verranno malissimo …
 
Ringrazio anche max85 che ha lasciato una recensioncina (?) prima di lui J
 
Spero che vogliate farmi sapere cosa ne pensate
 
Un bacione dalla vostra scrittrice lunaticamente pazza (??????)
Nyn
 
 
 
 
  
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