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Autore: JoJo    07/01/2014    4 recensioni
[Storia vagamente ispirata al telefilm Gilmore Girls/Una Mamma per amica - Destiel]
Castiel si strinse nelle spalle “Niente è solo…Il figlio di John Winchester.”
“Quale, il gigante che sembra un alce?” domandò quindi l’altro, guardandosi intorno alla ricerca del compagno di scuola di suo fratello.
Il minore dei Novak scosse la testa “No, il maggiore. Dean.”
Gabriel si fermò di botto e, con una mano ben salda sul braccio del fratello, lo costrinse a fare altrettanto “Che ha fatto?”
“Niente.- sospirò pesantemente Castiel- Ma mi odia.”
Gabriel fece roteare gli occhi “Nessuno ti odia, Cassie.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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4. È qui la festa?

 
La scuola pubblica di Heaven non era grande nemmeno la metà di quella che Sam Winchester frequentava a Lawrence, e contava ancora meno studenti. Tuttavia, il giovane non poteva che iniziare ad apprezzare il nuovo ambiente: i professori erano competenti e i compagni di classe socievoli, nonostante lui fosse ancora troppo intimidito per potersi considerare davvero amico di qualcuno dei suoi coetanei. Nonostante ciò, all’Heaven High School era impossibile annoiarsi. Vi erano attività scolastiche di ogni tipo, corsi in preparazione al college, club degli scacchi, della matematica, della musica, del cinema e perfino uno dedicato alle serie televisive britanniche. C’era la banda della scuola, le squadre di baseball, di basket e di football, e un cospicuo gruppo di cheerleader. In effetti, Sam era rimasto stupefatto di come la scuola di una città tanto piccola potesse brulicare di così tanta vita.
Ciò che a Sam non piaceva della nuova scuola, tuttavia, era l’ufficio del preside, o, ad essere precisi, il preside in persona. Il signor Uriel Wisdom era un personaggio terrificante, a partire dalla sua stazza fino al suo sguardo minaccioso e la smorfia schifata sempre presente sulle sue labbra. Il più giovane dei Winchester aveva sentito storie riguardo l’odio smisurato che l’uomo provava per gli studenti, tanto che fra i corridoi della scuola giravano voci che giuravano che Uriel si riferisse ad essi con i termini ‘scimmie spelacchiate’.
Mentre sfilava mogio dalla postazione della signorina Rosen, l’iperattiva segretaria tutto fare della scuola, Sam non poté che ripercorrere frase dopo frase l’intera conversazione che aveva appena avuto con quell’uomo supponente.
I suoi voti non erano all’altezza.
I suoi voti non erano all’altezza!
Quando aveva sentito quelle parole per poco il minore dei fratelli Winchester si sentì mancare. A Lawrence aveva la media più alta del suo anno, pur seguendo tutti corsi avanzati, e da quando frequentava le superiori non aveva mai preso un voto inferiore ad A.
Secondo quanto gli aveva appena comunicato Uriel, invece, i test preliminari che avevano seguito la sua iscrizione alla Heaven High School si erano rivelati deludenti rispetto alle aspettative. Il preside gli aveva spiegato che non era del tutto sorprendente, considerato che il giovane si era iscritto ad anno scolastico già iniziato, e che sarebbe stato meglio per lui cercarsi un tutor in grado di indirizzarlo finché non sarebbe stato in grado di trovare un nuovo metodo di studio che coincidesse con quello di insegnamento dei nuovi docenti.
Una volta in corridoio Sam si passò le mani fra i capelli mentre si lasciava scivolare su una panchina. Che cosa avrebbe detto suo padre? E che cosa avrebbe significato questo incidente di percorso per la sua, fino ad allora perfetta, scalata verso l’iscrizione a Standford?
Era talmente immerso nei propri pensieri che non si era nemmeno accorto che anche la panchina di fronte alla propria era occupata e che l’altro studente, prima immerso nella lettura di un tomo voluminoso, aveva smesso di leggere per osservarlo con sguardo incuriosito.
“Va tutto bene?”
Sam si ritrovò a sobbalzare suo malgrado. Alzò lo sguardo, incrociando quello di due grandi occhi blu puntati su di lui.
“Cosa?- domandò, prima di scuotere la testa e provare a formulare una frase di senso compiuto- Certo, sì tutto bene.”
Castiel annuì, poco convinto “Ne sei sicuro? Sei appena uscito dall’ufficio di Uriel e so per esperienza che parlare con lui può essere piuttosto impegnativo.”
“Già.” sospirò il ragazzo più giovane, per poi scoppiare in una piccola risata impregnata di imbarazzo.
“Posso assicurarti- continuò a parlare l’altro, facendo un segno al libro che stringeva ancora fra le mani e mettendolo da parte- che di qualsiasi cosa ti abbia parlato non si tratta di niente di irrisolvibile. Uriel tende a drammatizzare molto.”
Sam sbuffò sonoramente “Me ne sono accorto. Secondo lui non sono all’altezza degli insegnamenti che ho scelto, ma ho preso solo un paio di B!”
Castiel si aprì in un sorriso “Oh. È solo questo? Ma tu sei nuovo, giusto?”
“Sì.- disse il quindicenne, per poi ricordarsi di non essersi ancora presentato- Mi chiamo Sam. Sam Winchester.”
“Lo so. Come tutti in città, del resto. Sono stato anche io alla tavola calda di tuo padre- scherzò Castiel- Io mi chiamo Castiel Novak e posso assicurarti che la situazione in cui ti trovi non è affatto così grave come sembra.”
“Davvero?” ribatté con poca convinzione Sam.
Il giovane dagli occhi blu annuì “Certo. Ti basterà trovare un tutor e un compagno di classe che ti aiuti a studiare in base alle richieste degli insegnanti. Non ci vorrà molto prima che la tua situazione migliori.”
Sam si strinse nelle spalle. Stranamente parlare con quel ragazzo era già bastato a tranquillizzarlo e a mettere tutto in una prospettiva migliore.
“Non è che potresti darmi il nome di qualcuno che sarebbe disposto a farmi da tutor?” domandò quindi, alzando uno sguardo speranzoso sul proprio interlocutore.
Castiel si morse il labbro inferiore e aggrottò le sopracciglia, pensieroso “Beh, non so se può esserti di aiuto, ma lo scorso anno ho fatto da tutor a Kevin Tran. Anche lui si era appena trasferito e aveva un problema simile al tuo e…”
“Tu sei un tutor?” domandò Sam, il volto completamente illuminato.
“Non mi definirei propriamente come tale, ma ho già ricoperto questo ruolo un paio di volte, sì.” ammise il giovane, annuendo piano.
Il minore dei fratelli Winchester si alzò “Ma è meraviglioso! Castiel, ti prego, potresti farmi da tutor? Sei la mia unica speranza!”
Castiel scoppiò a ridere, divertito dal tono melodrammatico usato dallo studente più giovane “Credo che prima dovresti chiedere delle referenze a Kevin.”
“Siamo al liceo, Castiel, non abbiamo bisogno di referenze.” disse il ragazzo, facendo roteare gli occhi.
Il giovane dagli occhi blu sorrise indulgente “Ma sarebbe più efficiente da parte tua richiederle. Se vuoi, avrei anche il nome di una studentessa del tuo stesso anno con cui potresti formare un gruppo di studio, credo che ti potrebbe essere altrettanto utile.”
“Di chi si tratta?” si informò Sam, incuriosito.
“Jessica Moore.- rispose quindi Castiel- La conosci?”
“Sì.- ammise l’altro- Seguiamo un paio di corsi insieme.”
Per la seconda volta quella mattina, Sam Winchester si lasciò cadere sulla stessa panchina, ma se la prima volta lo aveva fatto in preda all’ansia e alla disperazione, in quel momento era decisamente sollevato.
“E’ stata una fortuna trovarti qui, Castiel. A proposito, come mai non sei in classe?”
L’altro si strinse nelle spalle “La seconda ora è la mia ora buca. Sono l’unico del mio anno ad avere scelto di non frequentare educazione fisica."
Sam si ritrovò a sghignazzare “Non sei il primo che conosco a fare una scelta del genere.”
Il volto di Castiel si fece pensieroso “I tuoi amici a Lawrence, immagino. Ti deve mancare molto.”
Il quindicenne si strinse nelle spalle, restio a dare una vera risposta.
 “Com’è il Kansas?” domandò quindi l’altro studente.
“Bello.- si ritrovò immediatamente a dire Sam- Voglio dire, non è niente di speciale, solo che era…casa.”
Castiel annuì piano “Deve essere dura per voi ritrovarvi qui, ora.”
“Non è poi così male.- ammise quindi il ragazzo, ripensando alle ultime settimane passate in città- Heaven sembra un bel posto, sono certo che mi piacerà.”
“Heaven è un ottimo posto dove vivere.” confermò quindi il giovane dagli occhi blu, sulle labbra un sorriso lieve.
“Tu hai sempre abitato qui?” chiese Sam, incuriosito.
L’altro scosse la testa “No. Ho vissuto a Pontiac, Illinois, poi io e Gabriel, mio fratello, ci siamo trasferiti qui.”
Sam spalancò gli occhi, incuriosito da quella storia “Solo voi due?”
“Già.- gli sorrise di rimando Castiel- Avevo poco meno di tre anni, lui diciotto.”
“Ti ha cresciuto lui, quindi.” riepilogò il minore dei fratelli Winchester che, fedele al proprio nome, non era propriamente pieno di tatto.
L’altro ragazzo, tuttavia, sembrò non farci caso “Sì, siamo sempre stati solo io Gabriel. Anche se lui fa chiasso quanto una squadra di football dopo aver vinto una partita.”
“Oh.- Sam intravide in quella frase l’occasione per riportare la conversazione su territori più neutri- Sei appassionato di football?”
“No, in realtà non sono molto bravo negli sport.- ammise Castiel aggrottando la fronte- Ma una volta la squadra di football della città ha vinto una partita dopo trent’anni sfortunati e abbiamo tutti fatto festa per cinque giorni.”
Sam si ritrovò a ridere di cuore al sentire quella frase. In fondo, Heaven non era quel posto terribile che gli era sembrato al momento del trasferimento. E se l’aiuto di Castiel si fosse davvero rivelato prezioso e in grado di far ritornare la propria carriera scolastica agli splendori originali, di sicuro la vita per lui non avrebbe fatto che migliorare. In fondo, era certo che quello sarebbe stato un ottimo inizio per la sua prima vera amicizia ad Heaven.

 
Lavorare sulle macchine era più che una passione per Dean Winchester.
In effetti, da quando suo padre gli aveva fatto dono dell’Impala al suo sedicesimo compleanno, il ragazzo aveva spesso fantasticato sul poter diventare un meccanico, in un futuro, ed aprire finalmente un’autofficina tutta sua. Non erano passati che tre anni da quel giorno, eppure a Dean, dopo la morte di sua madre, sembrava di essere invecchiato di una decina in più.
Aveva quasi del tutto smesso di pensare al proprio sogno da ragazzino, ma da quando aveva incominciato a lavorare con Bobby Singer quell’idea aveva iniziato a frullargli di nuovo per la testa.
Ovviamente, avendo già un lavoro full time da Mary’s, Dean non poteva permettersi di passare moltissimo tempo all’officina di Singer. Ciò non voleva dire, tuttavia, che il giovane non provasse a passarci ogni minuto che aveva a disposizione.
Durante il suo giorno libero, in particolare, aveva preso l’abitudine di prepararsi un semplice pranzo al sacco e poi recarsi da Singer per passare l’intera giornata con la testa infilata sotto il cofano di una macchina bisognosa di attenzione.
Era proprio durante uno di quei giorni che l’auto rimorchio arrugginito di Rufus Turner, migliore amico e socio di Bobby, fece il suo rumoroso ingresso dal polveroso cortile dell’autorimessa, trascinandosi dietro un bizzarro maggiolino giallo.
L’uomo scese dall’auto borbottando, prima di strillare il nome del suo amico per attirarne l’attenzione.
“Rufus! Che diavolo hai da strillare?- sbottò Bobby, per poi cambiare immediatamente tono quando riconobbe il giovane che era appena sceso dal sedile del passeggero dell’auto rimorchio- Oh, Castiel. Sono tre settimane che non passi, credevo che tu e Gabriel aveste finalmente deciso di cambiare auto.”
Il ragazzo gli rivolse un sorriso imbarazzato “Non possiamo proprio permettercelo al momento, Bobby, lo sai.”
Il vecchio si grattò la testa, pur senza togliersi il suo inseparabile e malconcio berretto da baseball “Scommetto che comprare una nuova macchina vi costerebbe meno che portare da me quel rottame tre volte al mese.”
“Tu ci fai sempre enormi sconti.” gli ricordò quindi Castiel, sorridendogli grato.
“E tu mi fai trovare sulla veranda biscotti appena fatti ogni domenica mattina.” borbottò il meccanico, facendo un ampio gesto del braccio come se volesse scacciare da sé e dal suo interlocutore l’idea che lui potesse essere estremamente generoso.
Il ragazzo scosse la testa “Non puoi sapere che sono io.”
“Certo, Castiel.- Bobby fece roteare gli occhi, prima di puntare lo sguardo sulla macchina gialla- Allora, che cos’ha questa volta?”
“Non parte.” dichiarò quindi il giovane, stringendosi nelle spalle. Non sarebbe stato in grado di dire di più, considerando che ne lui ne il fratello erano propriamente ferrati sull’argomento.
Il meccanico, tuttavia, annuì, come se quella risposta fosse più che sufficiente “Ok, solo un attimo. Dean!”
Il maggiore dei fratelli Winchester al sentire chiamato il proprio nome sgusciò immediatamente fuori dall’auto su cui stava lavorando, una meravigliosa Mustang rossa appartenente all’inquietante signor War.
“Che c’è?” domandò, fingendo così di non avere affatto origliato fino a quel momento la conversazione fra il suo datore di lavoro e il compagno di scuola di suo fratello.
“Occupati dell’auto di Castiel.” gli ordinò quindi Bobby, prima di girare i tacchi per ritornare in ufficio.
Dean annuì immediatamente, e si rivolse al nuovo arrivato mentre si puliva il grasso che aveva sulle mani con un piccolo telo sdrucito “Ok. Allora, qual è il problema?”
“Speravo potessi dirmelo tu.- ribatté Castiel, seguendolo passo passo mentre sganciava il maggiolino dall’auto rimorchio per poterlo quindi analizzare- Bobby dice che Herbie sta cercando in ogni modo di ricorrere all’eutanasia.”
“Herbie?” il meccanico alzò un sopracciglio, mentre apriva il cofano per osservare le condizioni del motore.
“Gli ho dato questo nome quando avevo quattro anni.- spiegò quindi Castiel, non senza arrossire leggermente- Gabriel mi ha incoraggiato.”
Dean annuì distrattamente, ma ormai la sua attenzione era completamente catalizzata dal compito che gli era stato assegnato. Osservando il motore del vecchio maggiolino giallo era palese che quell’automobile fosse più vecchia che d’epoca. I problemi di quella macchina, ad un occhio esperto come il suo, erano più che evidenti. Tuttavia, si limitò a focalizzarsi sul motivo per cui l’auto avesse deciso di non mettersi in moto più.
“Uhm.” borbottò a mezza voce, gli occhi verdi ancora ben puntati sul motore che gli si trovava di fronte.
“Che c’è?- domandò immediatamente l’altro giovane, decisamente preoccipato- Qualcosa di grave  che non va?”
Dean sospirò, alzandosi per guardare il proprio interlocutore negli occhi “Direi di sì. Credo che per sistemartela dovrò tenerla qui per qualche giorno.”
“Oh, solo questo.- sorrise Castiel, visibilmente sollevato- Pensavo che Herbie ci avesse lasciato per sempre.”
“Per tua fortuna sono molto bravo in quello che faccio.- ribatté spavaldo l’altro- Ti serve un passaggio per tornare in città?”
Il ragazzo dagli occhi blu scosse piano la testa “No, grazie, credo che farò una passeggiata. Bobby ha il nostro numero, quindi può chiamare a casa quando la macchina sarà pronta.”
“Ok.- acconsentì Dean, prima di voltarsi verso l’ufficio dell’officina e urlare- Bobby?”
L’uomo uscì dall’edificio borbottando contrariato “Che diavolo vuoi, ragazzo?”
“Castiel se ne sta andando.- lo informò quindi il giovane meccanico- La sua auto deve rimanere qui per qualche giorno.”
Bobby scosse la testa “Pff, è già tanto che quel ferro vecchio non abbia tirato le cuoia.”
“Herbie ce la farà anche questa volta.” gli assicurò Dean con un sorriso da sbruffone.
Castiel sorrise a quello scambio di battute, prima di rivolgersi al burbero uomo a sua volta “Bobby, ti ricordi della festa di sabato, vero?”
“Io odio le feste, Castiel.- gli ricordò Singer con tono scontroso- Non verrò.”
“Lo hai detto anche lo scorso anno e sei arrivato prima di chiunque altro.” gli ricordò il giovane Novak, con tono serafico.
“Volevo solo portarti il tuo regalo e svignarmerla.- borbottò Bobby contrariato- Non è colpa mia se quel pazzo di tuo fratello mi ha praticamente incatenato al divano.”
Il ragazzo scoppiò in una risata leggera “E poi ti sei divertito. Quest’anno invece lascia perdere il regalo e presentati puntuale. Ti prometto che la torta ne varrà la pena: la farà Gabe!”
Bobby si voltò di lato, intenzionato a non cedere “Io non vengo alla tua festa, e questo è quanto.”
“Verrai.- gli assicurò Castiel, per poi voltarsi verso il meccanico più giovane- Non dargli retta, Dean, lui verrà. E ci sarai anche tu, non è vero?”
Dean gli rivolse un sorriso brillante “Ti ho detto che ci sarei stato, giusto?”
“Perfetto! Ci vediamo sabato, allora.”
E, dopo aver sventolato con leggiadria la mano in segno di saluto, il giovane si incamminò velocemente lungo la strada che lo avrebbe ricondotto a casa.
Quasi senza accorgersene, Dean era rimasto in piedi nel cortile, lo sguardo fisso sul punto da cui Castiel era appena sparito.
“Scordatelo, ragazzo.”
La voce di Bobby, alle sue spalle, lo fece sobbalzare.
“Cosa?- sbottò, ricomponendosi e ritornando al proprio lavoro- Di cosa stai parlando?”
L’uomo non si fece ingannare dal suo tono disinteressato “Non fare il finto tonto con me. Ho riconosciuto lo sguardo con cui fissavi Castiel Novak.”
“Non avevo nessuno sguardo.- borbottò Dean, puntando lo sguardo sul motore del maggiolino per non dover fissare quello del proprio datore di lavoro- E, soprattutto, non lo fissavo.”
“Ci mancava poco che i tuoi occhi non saltassero fuori dalle orbite e diventassero a forma di cuore.” aggiunse quindi Bobby, con un tono che era quasi divertito.
Dean scosse la testa “Sta zitto, vecchio.”
“Dico solo che sarebbe meglio per te lasciar stare quel ragazzo.- ritentò di spiegare il meccanico più vecchio, la sua voce paterna- Ha già un fidanzato ed è piuttosto innamorato. Non voglio che ti si spezzi il cuore appena arrivato in città.”
“Non succederà.- gli assicurò Dean- Ora scusa, ma è meglio che mi metta subito al lavoro sulla macchina dei Novak.”
Bobby lo osservò mentre si gettava nel lavoro con determinato cipiglio. Sapeva che quel Winchester era un bravo ragazzo, certo. Ma, anche se lo conosceva da poco, era già riuscito a farsi un’idea di quanto cocciuto potesse essere.
Il meccanico sospirò pesantemente.
Come se Heaven avesse davvero bisogno di un melodramma sentimentale, si ritrovò a pensare.

 

 

Casa Novak non era niente di speciale.
Una semplice villetta a due piani, con una veranda con un divanetto di vimini, un giardino incolto e poco curato attraversato da un vialetto di ghiaia e una cassetta delle lettere blu.
Per Gabriel e Castiel, però, quello non era soltanto un edificio.
Era una casa, nel vero senso della parola. Un rifugio con un forte valore affettivo, comprato con notevoli sacrifici economici e fisicamente portatore di innumerevoli ricordi della loro vita insieme.
Come la scoloritura indelebile sul pavimento della cucina, frutto del primo fallimentare tentativo di Gabriel di prendersi cura della nuova casa con una giornata di pulizie generali.
O come le tacche incise nello stipite della porta della camera di Castiel, ognuna etichettata con l’età e l’altezza del ragazzo, che il fratello maggiore aveva iniziato a registrare con pazienza certosina dal giorno del loro trasferimento.
In quella casa i due fratelli avevano vissuto momenti spensierati e altri più malinconici. Gabriel aveva trascorso nottate intere sul divano, troppo stanco dai mille lavori che doveva fare per riuscire a pagare il mutuo per riuscire a salire le scale e infilarsi nel proprio letto. Castiel aveva spostato da solo i mobili della propria cameretta per fare spazio alla sua collezione di libri, le pile ordinate addossate alle pareti destinate ad aumentare ogni volta che il ragazzo passava dal mercatino delle pulci. Insieme i due avevano fatto maratone di film, abbarbicati sul divano a mangiare pizza all’ananas, cucinato dolci cercando di intuire a quale temperatura dover regolare il loro vecchio e malconcio forno, erano stati costretti a vivere per un intero mese al piano terra quando Castiel si era rotto una gamba a dieci anni, e anche litigato quando le loro personalità troppo diverse avevano iniziato a scontrarsi troppo, ma solo per fare pace poche ore dopo.
Nonostante il loro attaccamento a quella casa e i mille ricordi che essa conservava, tuttavia, i Novak non avevano sempre vissuto lì.
Quando il padre dei due ragazzi aveva deciso di sparire per sempre senza lasciare traccia in seguito alla morte della consorte, Gabriel, appena diciottenne, era stato costretto a lasciare la loro vecchia casa portando con sé solo un paio di valige e il piccolo Castiel stretto fra le braccia. Avevano vissuto in tristi e luridi motel, quando non poteva permettersi niente di meglio, e poi per un po’ gli stipendi del maggiore dei fratelli gli avevano permesso di cercare una sistemazione più stabile nella stanza subaffittata da un’ottantenne con problemi di udito.  Infine, finalmente, erano riusciti a raggiungere l’indipendenza e ad affittare un monolocale solo per loro due, proprio nel centro di Heaven. Gabriel si era innamorato immediatamente della città e i suoi abitanti non potevano certo non affezionarsi a quel giovane determinato e al suo fratellino con gli immensi occhioni color cielo. E così, quando il ragazzo aveva avuto l’occasione di poter comprare una casa vera, era palese che i due fratelli non sarebbero andati lontani.
A quindici minuti dal centro della città, proprio di fianco alla villetta tinteggiata di lilla di Becky Rosen, casa Novak non era propriamente il fulcro della vita mondana cittadina, ma lo diventava di certo ogniqualvolta Gabriel decideva di dare una festa. E, considerando la natura esuberante del ragazzo, delle occasioni del genere si presentavano almeno cinque volte all’anno.
Per le feste di compleanno, e quindi anche in occasione dei diciassette anni di Castiel, Gabriel decorava tutta la veranda appendendo lanterne colorate e all’interno della casa piazzava palloncini e festoni personalizzati in ogni stanza, focalizzandosi con particolare attenzione sul salotto, che diventava il punto focale dell’intera festa. I due divani e le due poltrone rimanevano costantemente occupati, il tavolino da caffè veniva riempito con tutti i doni portati dagli invitati e all’interno della casa la musica, seppur altissima, riusciva a malapena a sovrastare il costante ed allegro chiacchiericcio.
A festeggiare Castiel c’erano proprio tutti. Pamela Barnes, della scuola di ballo, non si perdeva certo un occasione del genere per fare festa. Anche Becky Rosen si era presentata, così come Bobby Singer, Rufus Turner, Ellen con sua figlia Jo, e una trentina di altre persone. Perfino Crowley aveva deciso di fare un salto, anche se tutti pensavano che lo aveva fatto solo per verificare la possibilità di dare avvio a qualche altro affare, e, ancora più sorprendente, Chuck Shurley era uscito dal suo appartamento dopo un intero mese per partecipare all’evento.
In tutto quel brulicare di persone, però, Castiel si aggirava nelle stanze del piano terra con al seguito i suoi due migliori amici.
“Si può sapere chi stai cercando, Castiel?- domandò quindi Inias, dopo l’ennesimo trasferimento dal salotto alla cucina- Sembri inquieto.”
Il festeggiato scandagliò la stanza con occhi attenti “Dean Winchester.”
“Dean Winchester?- gli fece quindi eco il suo coetaneo- E che cosa dovrebbe venire a fare qui?”
Castiel si voltò verso l’amico, incuriosito dal suo tono sorpreso “Oh, l’ho invitato alla festa. E anche suo fratello.”
Inias sbatté le palpebre più volte “Davvero?”
“Perché non avrei dovuto?” ribatté quindi il minore dei Novak.
Samandriel intervenne immediatamente, attirando su di sé l’attenzione dei due amici “Jo Harevelle ci ha raccontato che ha provato a comprare della birra con un documento falso.”
La cosa, tuttavia, non parve turbare Castiel “E con questo?”
“Credevo che alla festa di quest’anno non volessi problemi.” gli ricordò quindi Inias, che aveva sentito l’amico preoccuparsi più volte che il fratello maggiore potesse rendere il suo compleanno un evento nazionale.
“E non ce ne saranno.- gli assicurò quindi il neo diciassettenne- Dean è una brava persona.”
L’altro aggrottò la fronte “Come puoi dirlo? Lo conosci da poco.”
“Lascialo in pace, Inias.- si intromise di nuovo Samandriel, sul volto da ragazzino molto più giovane della sua reale età un’espressione fiduciosa-  Lo sai che Castiel ha un grande cuore.”
“Fin troppo.- ammise Inias ridendo- Che mi dici di Balthazar?”
Castiel si strinse nelle spalle “Arriverà. Me lo ha promesso.”
In effetti, il suo ragazzo gli aveva telefonato poche ore prima, riferendogli che sarebbe dovuto rimanere a scuola per diverse ore dopo la fine delle lezioni per colpa di un progetto di gruppo. A differenza di tutti loro, infatti, Balthazar Roché era stato iscritto dai genitori ad una prestigiosa scuola privata di matrice britannica, situata a diversi chilometri da Heaven.
“Cassie? Che cosa ci fai rintanato qui?- la voce allegra di Gabriel, così come la sua mano che si avvolse con presa sicura intorno al suo braccio, lo riscossero immediatamente dai suoi pensieri- E’ la tua festa devi essere il centro dell’attenzione.”
“Sai che non mi piace essere al centro dell’attenzione.” cercò di protestare il giovane, mentre veniva trascinato via dal fratello sotto lo sguardo divertito dei due amici.
Gabriel gli rivolse un sorriso tutto denti “Beh, poco male, perché è arrivato il momento degli aneddoti!”
 “Gabriel, ti prego…” lo supplicò Castiel, proprio mentre veniva spinto a sedere al centro del divano, proprio fra Pamela e Ellen.
Il fratello maggiore gli sventolò il dito indice sotto il naso “No, Cassie, la gente vuole sentire la storia.”
Castiel fece roteare gli occhi platealmente “La racconti ogni anno, dubito che qualcuno voglia ancora sentirla.”
“Certo che vogliamo sentirla.- lo contraddì immediatamente Pam, prima di strizzare l’occhio in direzione di Gabriel- Su, dolcezza, lascia parlare il tuo fratellone.”
Felice di avere di nuovo tutti gli occhi puntati su di sé, Gabriel riprese a parlare, stando ben attento di essere più melodrammatico del necessario “Dicevo, una compagna di classe regalò a Cassie uno di quei braccialetti coi campanelli, quelli che si diceva richiamassero gli angeli. E lui, che non ha ancora imparato a non prendere tutto alla lettera, credeva fermamente che potesse riuscire a catturare un angelo grazie a quell’aggeggio.”
“Avevo sette anni.” aggiunse Castiel a mezza voce.
“Già, ed eri adorabile.- annuì Gabriel, sorridendo beato prima di continuare il proprio racconto- Dunque, Cassie appende quel bracciale su uno dei rami bassi dell’albero in giardino, e poi si arrampica in alto, per poter balzare sull’angelo quando poi si sarebbe presentato. Dopo un po’ che non si faceva sentire io ho iniziato a preoccuparmi e a chiamarlo e dal giardino mi arriva flebile la sua vocina. E quando esco di casa cosa vedo? Il mio piccolo fratellino incastrato sull’albero come un gattino in difficoltà. Ho dovuto chiamare i pompieri per riuscire a recuperarlo.”
Castiel arrossì vistosamente e tutti i suoi amici non poterono fare a meno di ridere divertiti dal suo imbarazzo. Tuttavia, questo non li fermò dal raccontare a loro volta degli aneddoti riguardanti il festeggiato. Il giovane ascoltò i racconti dei presenti finché Gabriel non si alzò, gettandogli un braccio intorno alle spalle e conducendolo davanti ad un grande pacchetto decorato da un enorme fiocco blu.
“Ok, bando alle ciance.- disse il padrone di casa, indicando la confezione sapientemente incartata-Adesso devi aprire il mio regalo.”
Jo Harevelle fece un fischio ammirato “Wow, Castiel, guarda come è grande!”
“Gabe!- protestò il ragazzo, gli occhi spalancati- Ti avevo detto che non volevo niente quest’anno.”
“E io non ti ho ascoltato come al solito, fratellino.” sbuffò il maggiore dei due fratelli, sventolando una mano con non curanza.
Castiel sospirò, scuotendo piano la testa, prima di mettersi d’impegno ad aprire quel grande pacchetto. All’interno del salotto tutti i presenti sembravano trattenere il fiato, incuriositi da quella sorpresa, e non appena il diciassettenne riuscì ad intravedere il contenuto si voltò di scatto verso il fratello che lo guardava sorridendo sornione.
“Gabriel!- esclamò il giovane, gli occhi brillanti- E’ il computer portatile che volevo! Sei impazzito? Costa una fortuna!”
“Lo so, l’ho detto anche al commesso del negozio, ma uno scrittore ha bisogno di un notebook, che cos’altro potevo fare?- rispose Gabriel con un sorrisetto divertito sulla faccia, prima di assumere un tono più dolce mentre pronunciava la frase successiva- Allora, ti piace?”
Castiel annuì con convinzione “Lo adoro. Grazie.” disse, prima di stringere il proprio fratello in un abbraccio schiaccia ossa, uno dei gesti che, nella sua timidezza, solitamente era restio a compiere.
“E’ stato un piacere.- sorrise nell’abbraccio il fratello maggiore, prima di rivolgersi agli astanti con una luce scherzosa negli occhi- Ma sai cosa lo sarà ancora di più? Mangiarti la faccia!”
“Cosa?” domandò Castiel, aggrottando la fronte.
“Ti ho fatto una torta personalizzata!” trillò entusiasta Gabriel, correndo in cucina e ritornando trascinando un carrellino su cui era adagiata un’enorme torta alla panna decorata con una perfetta riproduzione del volto del giovane festeggiato.
“Santo cielo, Gabriel, è meravigliosa.” dichiarò Becky, mentre ammirava l’ottimo lavoro fatto dal proprio vicino di casa.
Bobby annuì concorde “Davvero, perché non molli Ellen e apri una pasticceria tutta tua?”
“Hey, come dovrei fare senza il mio secondo in comando e pasticcere talentuoso alla Roadhouse?” protestò immediatamente Ellen, incrociando le braccia.
Gabriel rise “Non preoccuparti, Ellen, non ti abbandonerò così all’improvviso.”
Nel frattempo, Pam aveva acceso tutte e diciassette le candeline “Pronto per il tuo desiderio, tesoro?”
“Non ho bisogno di desideri, ho già tutto quello che mi serve.” disse Castiel, rivolgendo un dolce sorriso a tutti i presenti.
“Wow, quello era davvero melenso, Cassie.”
Castiel si voltò di scatto al sentire quella voce “Balth? Ce l’hai fatta!” gridò felice, abbracciando il proprio ragazzo.
“Già.- annuì l’altro, posandogli un dolce bacio sulla fronte- Giuro che se dovrò partecipare ad un altro progetto di gruppo con quelle scimmie ammaestrate dei miei compagni di corso potrei fare una strage.”
“Beh, per ora non importa.- rise il giovane festeggiato, felice- Sei qui!”
Balthazar annuì di nuovo, prima di dargli un altro bacio “Te l’avevo detto che non mi sarei mai perso la tua festa. E, ora che mi viene in mente, ecco il tuo regalo.”
Castiel gli rivolse un sorriso radioso prima di prendere il pacchetto dalle sue mani. Al suo interno, vi era un morbidissimo set invernale con berretto, sciarpa e guanti, tutti di angora blu.
 “Grazie, Balth, sono bellissimi.” sussurrò, sulle guance un leggero rossore.
Il ragazzo di un anno più vecchio ridacchiò, ignorando il tubare di Becky in loro direzione “E si intonano al colore dei tuoi occhi.”
“Chi è melenso ora, uh?” ribatté quindi Castiel, dandogli un colpo affettuoso sul torace.
Un leggero tossire alle loro spalle li costrinse a voltarsi.
“Oh, salve Samandriel.” lo salutò gentilmente Balthazar.
Il ragazzo gli rivolse un sorriso prima di voltarsi verso il proprio amico “Castiel, puoi venire con me un attimo?”
“Ti dispiace?” domandò quindi Castiel al proprio ragazzo.
Balthazar scosse piano la testa “Non c’è problema. Nel frattempo proverò a convincere Gabriel a darmi un'altra fetta di torta.”
“Buona fortuna.” gli augurò con tono scettico il festeggiato, ben consapevole che quella del suo fidanzato era una battaglia persa in partenza.
Quando lui ed il suo amico si ritrovarono all’aperto, sulla veranda, il giovane si voltò incuriosito verso Samandriel “Allora, che c’è di così importante?”
“Dean Winchester è fuori in giardino.- gli sussurrò quindi l’altro con tono concitato- Ti aspetta dietro il vecchio albero.”
Castiel si voltò verso il punto indicato dall’amico “Davvero? Perché non entra?”
“Non lo so.- disse Samandriel, scuotendo il capo- Ma se vuoi parlargli ti conviene andare ora. Aveva l’aria di qualcuno pronto a fuggire da un momento all’altro.”
Il ragazzo dagli occhi blu annuì e si avviò con passi sicuri verso la propria meta, finché fu abbastanza vicino da sfiorare il braccio di Dean Winchester per attirarne l’attenzione.
“Sei venuto!” esclamò, rivolgendo all’altro giovane un sorriso radioso.
Dean scrollò le spalle “Beh, mi hai invitato.”
“Pensavo che non venissi.- gli rivelò quindi Castiel, lo sguardo fisso sulla punte delle proprie scarpe- Prima ho visto Sam, ma era solo.”
“E invece eccomi qua. Tieni.” disse il giovane meccanico, infilandogli tra le mani un grezzo pacchetto fatto di stoffa.
Il festeggiato se lo girò fra le dita, gli occhi pieni di curiosità “Che cos’è?”
Dean gli rivolse un sorriso sfrontato “E’ il tuo compleanno, no?”
“Non dovevi farmi un regalo, Dean.” gli ricordò Castiel.
“Non è niente di speciale, non ti montare la testa.” sbuffò l’altro, voltandosi di lato come se ciò dimostrasse che non gli importava affatto che il suo regalo venisse apprezzato.
Castiel gli rivolse un sorriso divertito, prima di aprire con cura il pacchetto di pezza che conteneva il regalo. Quando riuscì ad intravedere il suo contenuto, il giovane spalancò gli occhi, esterrefatto: da un braccialetto di cuoio intrecciato pendeva un bellissimo ciondolo di metallo intagliato.
“Sono ali!” esclamò, puntando i propri occhi su Dean.
Questi scrollò le spalle “Perché mi avevi detto che il tuo nome è quello di un angelo. Ho pensato che regalarti una cosa del genere potesse essere calzante.”
“E’ bellissimo.” gli assicurò l’altro, gli occhi puntati su quel bel dono.
Dean si passò una mano sul collo, leggermente imbarazzato “Uh, non è niente di che. Non una di quelle cose raffinate che si comprano nei negozi. L’ho fatto io, ho comprato solo il cuoio e Bobby mi ha dato un vecchio pezzo di metallo e…”
“Voglio metterlo.- lo interruppe Castiel- Aiutami ad indossarlo.”
Il meccanico scosse la testa “Cas non sei obbligato a metterlo, davvero…”
“Non hai sentito quello che ti ho chiesto?- lo interruppe di nuovo il diciassettenne- La regola è che bisogna esaudire i desideri del festeggiato.”
Dean alzò le mani in segno di resa “D’accordo. Sei prepotente, lo sai?”
“Non è vero.- lo contraddisse immediatamente Castiel, prima di vedere l’effetto che faceva avere quel braccialetto al polso- Non vuoi entrare a mangiare qualcosa?”
“No. In realtà, sono venuto solo a darti questo.- disse Dean, cercando con tutte le proprie forze di mantenere un tono distaccato- Devo andare ora, ho un appuntamento.”
Il sorriso sul volto di Castiel si spense velocemente “Oh, capisco.”
“Mi dispiace, Cas.” si scusò quindi l’altro, sentendosi improvvisamente in colpa.
“Non fa niente.- gli assicurò quindi il piccolo Novak, sventolando una mano con noncuranza e piantandosi sul volto uno dei suoi sorrisi cortesi- Io credo che forse è meglio che io rientri. Si staranno domandando che fine ho fatto.”
Dean annuì piano, seguendolo con lo sguardo “Già. È stato bello vederti. Passa alla tavola calda, qualche volta.”
“Certo.- annuì mesto il giovane, prima di ritornare sui propri passi e ritornare verso la festa- Ci si vede in giro, Dean.”
Dean lo osservò allontanarsi ed entrare in casa. Dalle finestre aperte del salotto, riusciva ancora ad intravedere la sagoma di Balthazar avvolgersi intorno alla sua in un abbraccio.
Scosse la testa per scacciare quella immagine e iniziò ad allontanarsi dalla proprietà dei Novak.
In fondo, che cosa poteva importagli di chi abbracciava o meno Castiel?
Lui aveva un appuntamento, quella sera.
Di chi il neo diciassettenne decidesse di frequentare, non gli importava affatto.
Affatto.

 

 

* * * * *

NdA: Salve a tutti! Innanzitutto, grazie mille se state leggendo la mia storia. Vorrei anche ringraziare tutti quelli che hanno deciso di aggiungerla tra le preferite, le seguite e quelle da ricordare, e anche a tutte quelle deliziose persone che mi hanno lasciato un commento. Grazie mille davvero!
Ed ora, sotto con le cattive notizie. Niente di tragico, lo giuro. Il fatto è che sto scrivendo la tesi. Una tesi pesantissima e in inglese. Gennaio costituirà probabilmente il mese più duro prima della laurea e quindi non so con precisione quanto riuscirò ad aggiornare la storia. Attenzione, questo non vuol dire che non aggiornerò affatto per tutto questo mese (spero), ma solo che gli aggiornamenti saranno meno frequenti rispetto a come lo sono stati fino ad ora. Abbiate pietà di me, quindi, e sopportatemi anche se sarò un po’ più lenta nello scrivere.  Per non farvi stare troppo male ho deciso di pubblicare oggi un capitolo parecchio lungo :)
Ah, un’ultima cosa, vorrei sottolineare che questa storia è una Destiel quindi…Non preoccupatevi troppo della coppia Balthazar/Castiel ;)
Di nuovo, grazie mille a tutti voi, adorabili lettori.
Un bacio, JoJo

   
 
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