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Autore: Fee17    28/05/2008    4 recensioni
Ginevra ha sempre temuto il giudizio degli altri, per questo indossa una maschera che non le appartiene. Ma dopo un incontro molto speciale, riuscirà a toglierla. Un incontro che per lei rappresenterà una vera rinascita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera, anche se può sembrare così, non è l'ultimo capitolo. Anche se ci siamo molto vicini, dopo di questo ce ne saranno solo altri 2! Scusate se è un pò lunghino. Grazie a SusserCinderella, Virginia91 e Lally_the best. Grazie mille per ogni vostra recensione.

(i Tokio Hotel non mi appartengono,non scrivo a scopo di lucro ed è tutto frutto della ma fantasia).

La canzone citata è di nuovo Sacred dei Tokio!

Il pomeriggio mi recai al suo albergo per aiutarlo a preparare i bagagli, avrebbe dovuto rimanere in Italia per un mese, ma si era portato dietro indumenti sufficienti per un intero anno. Brigitte mi accompagnò per salutarlo, sapeva che il giorno dopo, quello della partenza per Modena sarebbe stato off limits. Ci saremmo salutati alla stazione e saremmo stati solo noi 2.

"Ehi Bill, sono venuta a salutarti e ad augurarti buon viaggio, spero di rivederti un giorno!" Disse la mia amica.

"Ciao Brigy, certo che mi rivedrai, ogni volta che verrò a trovare Gin."

Odiavo quando lo diceva perché, per quanto volesse, non avrebbe mai potuto farlo.

"Ok, comunque verrò al concerto, Gin mi ha dato il biglietto, grazie mille! Mi raccomando continuate su questa scia e di sicuro andrete ancor più lontano!"

"Grazie piccola, e voi fan continuate a sostenerci… Salutami Checco, anche se non credo che sentirà molto la mia mancanza!" disse ridendo il tedesco.

"Grazie mille, presenterò, anche se ho la vaga sensazione che tu abbia ragione… Adesso vado e in bocca al lupo per tutto, sei il migliore!". Così dicendo i 2 si abbracciarono e Brigitte andò via lasciandoci soli.

La suite di Bill era ormai vuota, c’erano solo le sue valigie ed io iniziai a sentirmi proprio come quella stanza. Anch’io ero vuota come lei.

"Ti prego andiamo via da qui?". Lo implorai tirandolo per un braccio.

"Dove vuoi andare?"

"Non lo so, ma non qui."

Chiamò l’autista e decisi di farci portare al mare dove avevo passato la mia infanzia e dove tornavo da sola per pensare ogni volta che mi sentivo un po’ triste.

"E’ bello qui" mi disse lui appoggiando il suo braccio sulle mie spalle. Io non riuscivo a parlare, ad essere naturale, tutto mi faceva pensare all’imminente arrivo del giorno dopo. Lo guardavo e non riuscivo a credere che tra poco tutto sarebbe finito.

"Si è bello" risposi con un filo di voce. Lui mi abbracciò, sapeva quello che stavo provando perché per lui era la stessa cosa.

"Mi ha chiamato David, il manager, domani ho il treno alle 10, poi a Modena ho il soundcheck con gli altri, le varie prove e il giorno dopo il concerto."

"Capito, contento di rivedere Tom?"

"Da morire, non riesco a credere di essere stato separato da lui per più di un mese. Mi è mancato, ma grazie a te meno del solito."

"Grazie…". Presi il suo volto tra le mani e lo baciai. Lui ricambiò e con più passione. Ci stendemmo sulla sabbia e cullati dal rumore del mare facemmo l’amore per l’ultima volta. Non riuscivo a credere di provare una simile sensazione. Lui in quel momento era parte di me, ma sapevo che non lo sarebbe stato mai più. Ero tremendamente felice per riuscire ad amare così tanto e allo stesso tempo incredibilmente triste. Affondai le mie unghie nella sua schiena, così forte che lui emise un gemito di dolore. Fu come se con quel gesto volessi afferrarlo per aggrapparmi a lui e non lasciarlo andar via mai più.

A quel punto mi sussurrò il titolo di una sua canzone nell’orecchio:

"Wir sterben niemals aus". (Non moriremo mai). Forse è vero, forse il nostro amore non sarebbe mai morto. Lo avremmo superato ma mai cancellato. Aggrappata a quella speranza gli feci un sorriso e mi abbandonai a lui. L’ultimo giorno insieme era volto al termine.


E così quella mattina arrivò. Il suono della sveglia sembrò una coltellata in petto. Ma dovevo essere forte, lo dovevo a Bill, gli avevo promesso che non avrei versato una lacrima. Mi cambiai e indossai vestiti un po’ più eleganti del solito, come piacevano a lui. Indossai una minigonna di jeans, un paio di ballerine nere e una maglietta con lo scollo a V un po’ aderente. Mi truccai gli occhi in maniera piuttosto pesante come mi aveva insegnato e lasciai i miei capelli sciolti cadere sui fianchi. Andai a tavola per colazione ma non toccai cibo. Mamma sapeva che giorno era e non mi fece pressione.

"Passerà…" mi disse vedendomi triste.

"Non passerà mai". Così dicendo uscii di casa e mi avviai verso il suo hotel.

Mi venne incontro sorridendo e mi strinse forte a se.

"Buongiorno Gin"

"Buongiorno" dissi con un filo di voce.

"Guarda il lato positivo, finalmente sai truccarti". Cercava di strapparmi un sorriso, ma non ce la fece. Ne accennai uno solo per farlo contento.

Salimmo in macchina e lui mi teneva la mano. Lo nascondeva bene, ma soffriva quanto me. Arrivammo alla stazione e ci avviammo al binario sul quale sarebbe arrivato il treno che lo avrebbe portato via da me. Non riuscivo a parlare, avevo promesso che non avrei pianto, ma fingermi sorridente proprio non mi riusciva. Come avrei fatto senza di lui? Senza quel sorriso? Senza la sua arroganza,la sua adorabile vanità e soprattutto senza il suo amore? A quel pensiero mi morsi il labbro inferiore per trattenere il pianto. Lui se ne accorse e mi disse:

"Gin io tornerò, tornerò appena sarà possibile, non è la fine!"

"Smettila. Non puoi promettere cose che non manterrai!"

"Guarda che è vero… non lo dico tanto per dire, ma perché voglio davvero che continui"

"No Bill non mentire a te stesso, non avrai tempo, devi continuare il tuo sogno e andare avanti con la tua musica. Apparteniamo a due mondi opposti e lo sai bene."

"Non mi ami abbastanza da correre il rischio eh?!"

"Che diavolo vai dicendo? Io ti amo e tu lo sai, ma in questo caso devo essere realista per non farmi del male. Non posso aspettare tutta la vita il tuo ritorno che non arriverà mai!"

"Tu non hai fiducia in me, io ho tutto sotto controllo, io ce la farò. Sei una stupida se credi che non possa farlo". Era diventato rosso in volto, stringeva i pugni e i suoi occhi erano lucidi, stava urlando ed io non sapevo come fermarlo.

"Verrò ad agosto, poi verrai tu da me, ci faremo dei viaggi, verrai ai concerti e …". Non lo lasciai terminare e gli lasciai andare uno schiaffo fortissimo. Non so cosa mi successe, ma fu un gesto istintivo, volevo che la smettesse di creare un’utopia impossibile.

"Che cazzo hai fatto?" Mi prese per un polso ed iniziò a stringerlo forte strattonandomi.

" Che diavolo ti prende? Io sto cercando una soluzione per noi due e tu mi prendi a schiaffi, sei pazza!" Mi urlò contro.

"Non c’è Bill, non c’è una soluzione,vuoi capirlo o no? La stai cercando per rendere meno straziante questo momento, ma è un addio amore mio, mettitelo in testa!" Dissi piangendo. Non ce l’avevo più fatta, le lacrime ormai uscivano da sole.

"No no no non è vero!"

"Si Bill, stavolta nemmeno tu puoi tenere la situazione sotto controllo. Bisogna accettare la realtà e promettendo il falso mi farai solo del male e lo sai bene!"

Si sedette su una panchina in mezzo ai suoi bagagli ed iniziò a fissare il vuoto. Cercava ancora una soluzione, ma sapeva che avevo ragione. Il suo sguardo si faceva sempre più triste a mano a mano che il tempo passava e che si rendeva conto che tutto gli stava sfuggendo di mano. Quel viso ridotto così non lo avevo mai visto. Ero abituata a quel sorriso angelico che illuminava il mio cuore. Mi faceva male vederlo in quel modo.

A quel punto corsi da lui e lo strinsi tra le mie braccia più forte che potevo. Sentii a poco a poco la sua forza venir meno e dopo qualche istante lo sentii singhiozzare. Anche lui aveva ceduto. Le lacrime rigavano il suo volto perfetto che tanto amavo.

"Non doveva finire così" Mi disse con voce tremante.

"Lo so, lo so… Ma non finirà mai, me lo hai detto anche tu, "WIR STERBEN NIEMALS AUS", Ricordi?"

"Oh si che ricordo, ricordo ogni cosa di noi…". Ci baciammo e fu terribile, con un solo bacio dovevamo riassumere tutti quelli che avremmo voluto darci per il resto della nostra vita, ma non sarebbe mai bastato. Io mi aggrappavo a lui e lui mi teneva con violenza, ci baciavamo, mordevamo, abbracciavamo e nel frattempo le lacrime scorrevano come torrenti.

Fu un suono a interrompere quel momento, un suono che sembrò a me peggio di un grido di dolore. Era il treno che annunciava il suo arrivo. Il treno stava arrivando alla fermata e poi avrebbe proseguito, mentre il nostro amore era già al capolinea.

"ICH WIRD DA NICHT ALLEIN SEIN LASS UNS GEMAINSAM IN DIE NACHT". (Non sarò da solo lasciaci insieme nella notte).Mi cantava lui. Erano le parole della canzone che lui aveva scritto per me, per noi. Dovevano essere una consolazione, ma niente lo sarebbe stato in quel momento. Lo fissai e semplicemente gli dissi:

"Ti ho amato, ti amo e ti amerò sempre. Voglio dirti semplicemente grazie perché mi hai insegnato ad amare."

" Sarai sempre con me, ovunque! Domani il concerto sarà per te, per te che sei e rimarrai la prima."

Poi di nuovo un fischio e le porte del treno si aprirono. Eravamo ancora abbracciati, ma ora dovevo lasciarlo andare verso il suo destino, verso la sua vita, verso la musica. Così finì la nostra storia d’amore e mentre il mio angelo si allontanava io assaporavo la sua scia, quel profumo di zucchero a velo e vaniglia che aveva dato inizio a tutto e che non dimenticherò mai più.

Osservai il treno andarsene e ancora non mi rendevo conto di ciò che era successo. Giusto il tempo di realizzare, che mi ritrovai con la schiena appoggiata al muro, a scivolare contro di esso e a finire seduta con il viso tra le mani a piangere come non mai. E poi dovevo essere quella forte…

Prima di tornare a casa mi fermai alla panchina che Bill amava, sulla quale avevamo fatto il tandem per la prima volta. Decisi che avrei tentato di rimuovere l’immagine del treno che si portava via il mio angelo e che avrei ricordato solo i momenti belli trascorsi con lui. Nella mia mente sentii la sua voce dire:"Sei il mio contatto con la realtà". Io quel momento lo avevo vissuto, come potevo piangere adesso? La vita, anche se per poco, mi aveva donato l’amore e io da allora in poi decisi che le sarei stata grata per questo.

"I’m dying but I know our love will live
Your hand above like a dove
Over me "

Sentii Bill cantarmi queste parole e con un sorriso sulle labbra mi asciugai le lacrime e spiccai il volo verso la mia nuova vita, che grazie alla storia che avevo vissuto sarebbe stata più bella, ne ero sicura. Ero rinata.

Arrivai a casa e con questa nuova consapevolezza ero pronta ad affrontare i prossimi giorni e a godermi il concerto del mio cantante nel migliore dei modi, come lui avrebbe voluto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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