Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: Nidham    08/01/2014    1 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il calore, nella casupola, stava diventando soffocante, ma Morrigan, china e concentrata su di un enorme calderone maleodorante, non sembrava farci caso.

Alistair era nervoso e lanciava occhiate sfuggenti alternativamente a Zevran e ad Oghren, intenti a liberare dal ciarpame quanta più superficie possibile della stanza.

La tensione era palpabile, strisciava attraverso il loro silenzio e saliva con le volute di fumo a formare una cappa densa e pesante sopra le loro teste.

Per quanto la strega avesse dato loro una speranza, rimanevano troppi dubbi e preoccupazioni per potersi dire soddisfatti.

Il nano continuava a inciampare su pile di libri e cumuli di stracci da lui stesso ammucchiati negli angoli e il re era stato obbligato a mettersi a sedere immobile con le braccia conserte, dopo aver quasi distrutto un prezioso alambicco pieno di uno strano liquido nerastro.

Solo Zevran sembrava padrone di sé e della situazione, ma era una maschera che ormai non poteva ingannare nessuno dei suoi antichi compagni.

Di lì a poco avrebbe dovuto affrontare la prova più importante della sua vita, ma era quasi certo che non sarebbe neppure riuscito a prendere sonno, nonostante l'intruglio di Morrigan, a meno che quel tapperottolo brontolone non gli avesse assestato una sonora botta in testa col manico dell'ascia. Non aveva mai avvertito i nervi così tesi, né i muscoli tanto contratti. Tutto sommato un nuovo scontro con l'Arcidemone sarebbe stato preferibile a quanto si proponeva di fare.

Non era l'idea di doversi infilare nuovamente nell'Oblio a spaventarlo, né l'intrusione mentale della maga, per quanto, se avesse potuto ragionare a mente fredda, avrebbe trovato piuttosto fastidioso accettare di affidarsi in maniera così totale ad un'altra persona; il problema era che non credeva minimamente alle parole dei suoi compagni e non era per niente certo di riuscire a guidare Morrigan verso un luogo che nemmeno sapeva dove si trovasse: la voce di Eilin era sempre stata indistinta e non sembrava derivare da un punto preciso, quanto circondarlo e ghermirlo da ogni lato, in un coro cacofonico di echi roboanti e sussurri sfocati.

E se, proprio quella notte, non fosse riuscito a raggiungerla? E se la sua mente non avesse sopportato l'incantesimo? E se...

“Sono pronta” la repentina affermazione della strega squarciò il silenzio e il filo intricato di quei pensieri. “Adesso voglio che tu esca, nano, mentre tu, mio re, dovrai avere la compiacenza di spostarti vicino alla porta e fare quello che ti avevano addestrato a fare in situazioni del genere: sorvegliare.”

Oghren sembrò sul punto di protestare, aprì bocca, guardò gli occhi della maga, si grattò la barba dondolando da un piede all'altro, provò nuovamente a articolare qualche suono inaudibile, poi strinse il braccio del compagno in una morsa ferrea quanto fugace e si diresse a passo svelto fuori dalla stanza.

“Non sono mai stato davvero un Templare” la corresse Alistair, facendo, però, quello che gli era stato ordinato. “Non sono certo di essere pronto a fronteggiare un eventuale pericolo. Non sono neanche sicuro di saperlo riconoscere!”

“Se comincerai a notare qualcosa di simile a quanto avete trovato nella torre dei maghi l'ultima volta che siete andati in visita, potrai iniziare a pensare che qualcosa mi stia sfuggendo di mano.”

“Mi stai chiedendo di ucciderti?” lo sguardo del Custode era fermo e vuoto quanto la sua voce, ma a Zevran non sfuggì il leggero tremore della sua mano, mentre saliva a stringere con forza l'elsa della spada.

Morrigan non tentennò, né sembrò turbata.

“Ti chiedo di fare quanto sia necessario” non si prese neanche il disturbo di guardarlo in faccia, nel dirglielo, e continuò serenamente ad aggiungere con attenzione pizzichi di polvere semi trasparente in una tazza sbreccata dall'aspetto minaccioso. “In ogni caso, al momento, l'unico davvero in pericolo è il nostro eroe dalle orecchie a punta. Te lo ripeto per l'ultima volta, Zevran: sei certo di volerlo fare? Bevuto questo non potrai cambiare idea.”

“Non ho dubbi” mentì disinvolto, con il suo miglior sorriso da conquistatore che, in un'altra vita, Eilin aveva definito irritante come un fondoschiena caduto nell'ortica.

“Se non li avessi non ti staresti fondendo il cervello da due ore e io non ti proporrei neanche l'esperimento, perché ti riterrei un perfetto idiota. Comunque procediamo, la notte non aspetta.”

Con la cenere tracciò un cerchio perfetto al centro della stanza, coprendolo di rune incomprensibili, alla cui vista, per la prima volta, Alistair storse il naso istintivamente, ma ebbe il buonsenso di tacere.

“Togliti la casacca e sdraiati” gli ordinò. “E niente battute scontate, non ho fatto tutta questa fatica solo per la scarsa soddisfazione di guardare quel tuo torace rachitico.”

“Ehi! Meglio della pancetta accumulata in questi mesi di regno dal nostro illustre sovrano” cercò di sdrammatizzare, per rallentare il battito impazzito del proprio cuore, sempre più incontrollabile ad ogni laccio slegato.

C'era stato un tempo in cui aveva sognato mani forti e affusolate intente a compiere quel gesto così banale e così erotico, poi si era trovato a fermarne altre, sconosciute, pagate per un sollievo che non gli avrebbero potuto donare, ma adesso avrebbe voluto strapparsi via di dosso ogni indumento pur di porre fine a quell'ansia e smetterla di tentennare come una donnicciola isterica.

Dentro di sé maledisse ogni bottone, ogni fibbia contro cui si trovò a combattere, ma non cedette all'istinto e continuò a spogliarsi con voluta calma, quasi con volontaria sensualità, perché gli altri avevano bisogno della sua sicurezza, perché meritavano una piccola bugia, per poter credere che tutto sarebbe andato per il meglio e che non ci fosse niente da temere.

Era una bugia penosa e già smascherata in partenza, ma era comunque migliore della nuda verità.

“Bevi” la maga gli passò infine la ciotola con mano ferma, sorridendo alla sua espressione disgustata. “Non è gradevole come quello che cucinavi tu, ma non è peggio della sbobba del nano.”

Un'altra bugia, ma Zevran rifiutò di ammetterlo, confortato dal fatto che, dopo aver buttato giù quell'intruglio, ben poco avrebbe potuto risultargli più difficile.

Anche Morrigan entrò nel cerchio, poggiando il bastone sulle ginocchia e tracciando altri simboli vicino alla testa dell'elfo.

“Cerca di rilassarti e stringi questo” gli porse uno piccolo specchio dorato un po' consunto, ma lucidissimo su tutta la superficie. “Volgilo verso il soffitto.”

“A cosa dovrebbe servire?”

“E' un passaggio e anche un legame” per un attimo la sua voce si incrinò e dovette fare una pausa per recuperare compostezza. “Me lo ha regalato lei, tanto tempo fa.”

La mano di Zevran si aggrappò a quel metallo freddo e liscio come ad un'ancora di salvataggio, un po' più sicuro di riuscire laddove aveva tanto temuto di fallire.

Guardò la maga incidersi il palmo e tracciare una linea di sangue sulla sua fronte, poi sul cuore e, infine, sullo specchio stesso. Provò a rilassarsi e calmare il respiro, cercando quel sonno che ancora sembrava sfuggirgli, ma non si rese conto di aver chiuso gli occhi, finché, sbattendo le palpebre, non si trovò a osservare il paesaggio desolato e nauseante dell'Oblio.

Il sollievo che provò durò solo per un istante perché, subito dopo, uno spasmo pungente e disumano gli afferrò le viscere, risalendo come un'onda lungo la spina dorsale e artigliandogli la testa in una morsa indistruttibile di puro dolore.

Nessuna tortura che avesse mai provato, dalle banali frustate agli uncini roventi, poteva essere paragonabile a quello strazio, che gli annebbiava i sensi e lo spingeva a desiderare solo una morte rapida e pietosa.

Aveva creduto di sapere a cosa sarebbe andato incontro, quando Morrigan aveva provato ad avvertirlo, ma niente avrebbe potuto prepararlo ad affrontare una sofferenza simile, nata dal suo stesso cuore e subita da ogni cellula del suo corpo.

Cercò di mantenersi eretto, ma le ginocchia si piegarono da sole, incapaci di sostenerlo con la pura volontà per più di qualche attimo; vergognandosi di se stesso,si trovò piegato in due, su quella nebbia inconsistente e rosata, a vomitare sangue e acido in conati incontrollabili.

Doveva resistere, doveva trovare un modo per vincere le sue stesse difese e arrendersi a quell'intrusione che ogni fibra del suo essere rifiutava di accettare, ma non era facile mantenere pensieri razionali in quel luogo e ancora meno lo era quando l'unica idea che gli si poneva alla mente era far uscire dalle labbra contratte quel grido straziante che tanto anelava di vedere la luce.

Non che un rumore improvviso avrebbe potuto metterlo più in pericolo di quanto già non fosse: a meno di non credere alle storie, provare emozioni tanto intense in quell'inferno non era raccomandabile.

“Sei un patetico relitto, Zevran” mormorò al nulla, soffocando un gemito. “Una creatura inutile e vigliacca.”

Provò nuovamente ad alzarsi, artigliando l'aria con le mani e graffiandosi contro le rocce seghettate alle quali si era appoggiato in cerca di un illusorio sostegno.

“Non credevo di aver tanto pudore da ribellarmi fino a questo punto all'intrusione nel mio intimo di una bella donna!”

Sudore misto a sangue gli appannava la vista e i denti stridevano dalla violenza con cui li teneva serrati.

Se gli avessero strappato la pelle, bruciato i muscoli e spezzato le ossa non avrebbe potuto provare una sofferenza maggiore, ma, nonostante quello, il suo subconscio rifiutava ostinatamente di obbedire alla sua ragione e presto non avrebbe avuto più neanche la forza per provare a razionalizzare.

“No” e fu un grido, più che un lamento. “Non ho nessuna intenzione di arrendermi.”

“Zevran!”

Quel sussurro, lieve e disperato, fu tutto ciò che gli occorse per dimenticare se stesso. Il dolore non era diminuito, ma aveva perso importanza, davanti alla grandezza dello scopo per cui si trovava a provarlo.

“Zevran” la voce di Eilin era roca e spezzata, ma nascondeva ancora una forza a cui l'elfo tornò ad abbeverarsi e a consolarsi, rilassando i muscoli, sciogliendo i nodi di disperazione che teneva racchiusi nel petto, arrendendosi alla verità e al sogno, fino a scorgere finalmente, davanti a sé, uno specchio ovale dorato, delle dimensioni di un uomo, rilucente di una turbinante luce vermiglia.

 

Un capitolo piuttosto lungo, ma almeno, dopo tanto penare, son arrivati nell'Oblio! Suonino le trombe ^_^ Mi sono completamente inventata il rito con la magia del sangue, ma ho pensato che, a questo punto, un po' di inventiva in più o in meno non avrebbe fatto troppa differenza...

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Nidham