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Autore: Chexemille    08/01/2014    3 recensioni
La vita della giovane Bridgit cambia improvvisamente quando il giorno del suo 16° compleanno comincia a fare strani sogni.
Ogni sera è sempre lo stesso, tanto che inizia a convincersi che più che un sogni siano vere e proprie visioni.
Una voce continua a ripeterle di stare in guardia mentre due occhi rossi la osservano minacciosi nell'oscurità.
Incomincia per lei la ricerca della sua vera identità scoprendo così di appartenere ad un mondo diverso a quello in cui è stata allevata.
Sarà costretta a scappare continuamente per mettersi in salvo e durante la sua fuga incontrerà nuovi e validi alleati.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Reazione inaspettata

 
Pov Chris

Quella era la prima volta che una ragazza reagiva in
maniera così estrema in mia presenza, onestamente
non sapevo cosa pensare se non che stesse male già da prima.
Di certo non poteva essere colpa mia, in fondo mi ero solo presentato.
Tempo pochi secondi e nella classe si scatenò il putiferio.                                                              
Il prof. Gros Mann si avvicinò scansando tutti gli altri per controllare come stesse Bridgit.
Lei era ancora priva di sensi.  

-La porto in infermeria- disse il prof. intenzionato a prenderla di peso.
Io però lo anticipai tirandomi su con Bridgit tra le braccia.
Ero deciso a portarcela io stesso, per qualche motivo che allora ancora
non capivo ero restio a separarmi da lei. Sentivo che spettava a me prendermene cura.
Un tantino assurdo ma era così.                                                                                                                   

-Andiamo allora!-  disse lui facendo spostare i mie compagni affinché io potessi
passare tra i banchi senza rischiare di farla sbattere da qualche parte.                                                                
Bridgit era un po’ fredda e pallida, probabilmente era malata pensai.
Anche se quando avevo posato lo sguardo su di lei la prima volta mi era parsa il ritratto della salute.                                                     
Arrivammo in infermeria e la signora Bren mi fece segno di stenderla sul lettino.                                                                                  

-Potete andare, mi prenderò cura di lei e avvertirò la famiglia-  disse sbrigativa.
Non vedeva l’ora di liberarsi di noi per poter accudire al meglio la ragazza.                                                                        

-Posso rimanere finchè non si riprende?- domandai d’istinto.

-Non è il caso- rispose l’infermiera.                        
                                         
-Aspetterò fuori, voglio solo essere sicuro che stia bene e poi tornerò in classe, promesso!- supplicai.                                         
Dovetti riuscire a intenerirla perché dopo un attimo di riflessione mi concesse di attendere fuori dalla porta. 
Il prof. rimase sorpreso dalla velocità con cui la signorina Bren era capitolata  dandomi il permesso di restare,
perché aveva la fama di essere un vero mastino. Ma io che la conoscevo bene sapevo che in realtà era una pasta di pane.
Amava molto il suo lavoro e non sopportava di avere scocciatori tra i piedi, però si prendeva buona cura dei pazienti.                                                                                       
Nei cinque mesi in cui ero in quella scuola mi era capitato spesso di avere a che fare con lei,
praticando la box potevano capitare degli infortuni. Anche se il più delle volte ero andato in infermeria
solo per accompagnare qualche compagno messo peggio di me.     
Dovetti attendere più di mezz’ora prima di vederla uscire dalla porta alle mie spalle. 
Ero in ansia per quella ragazza che per me era una perfetta sconosciuta e per quanto
potesse sembrarmi assurdo, mi sentivo anche un pochino in colpa per le sue condizioni.  
Chissà perché non riuscivo a levarmi dalla mente che era colpa mia se era svenuta.                                                                                     

-La tua amica ha ripreso conoscenza, è ancora un po’
stordita ma tutti i parametri vitali sono nella norma-
mi disse placando la mia ansia.

-Posso vederla?- domandai meravigliato dalla mia stessa richiesta.
Stranamente malgrado le parole rassicuranti dell’infermiera sentivo il bisogno
di accertarmi personalmente che Bridgit stesse bene.                                                  
                               
-Solo un attimo, ho avvisato il fratello, sta venendo a prenderla- mi informò prima di farmi passare.                                                         
Entrai immediatamente temendo che cambiasse idea, ma quando mi trovai di fronte a
Bridgit mi mancarono le parole, non sapevo cosa dirle, in fondo ci eravamo appena presentati.
Fu proprio lei a trarmi dall’impaccio parlando al posto mio.      
                                      
-Chris vero?- mi chiese un po’ incerta.                                                          
Annuii contento che anche lei ricordasse il mio nome.                            

-L’infermiera mi ha detto che sei stato tu a portarmi qui e che sei rimasto
ad aspettare mie notizie, sei stato davvero gentile, ti ringrazio-
mi disse con un leggero sorriso.                                                   

-Non è niente, figurati- risposi imbarazzato.                                                    

-Mi dispiace se ti ho fatto prendere un colpo, ma non è niente,
a volte quando sono sotto stress mi capita di andare in panico-
confessò lei.                                                                                                                                              

-Sul serio?-  le chiesi incredulo, era la prima volta che incontravo qualcuno che soffrisse di crisi d’ansia.                                                     

Sì, vedi per me questa è la prima volta che frequento una vera scuola e la cosa mi preoccupa,
non sono abituata a compagni i professori, è tutto così nuovo-
 mi disse imbarazzata.                              
L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era a quanto ero stato fortunato che con tutte le scuole
che c’erano nel paese lei avesse scelto proprio quella che frequentavo anche io.                                             
Forse eravamo destinati a incontrarci pensai in un assurdo delirio.                     
Ora mi sentivo veramente stupido, come un personaggio dei  romanzi rosa che s’innamora
a prima vista della sua bella. Eppure mi ritrovai a sperare che il nostro incontro fosse veramente predestinato.
Quella ragazza mi piaceva molto, e non solo perché era bella, era più una
questione di chimica non sapevo come altro spiegarlo. 

 
 
POV BRIDGIT/ KYRA
 
Certo che se volevo farmi notare ci ero riuscita alla grande pensai studiando
il ragazzo che mi stava di fronte. Era stato davvero carino a preoccuparsi per me,
dovevo averlo spaventato a morte quando gli ero crollata tra le braccia.
Che figuraccia! Pensai provando il forte impulso di coprirmi la faccia con le mani.                
Non capivo cosa accidenti mi fosse preso, mi domandavo ancora perché mi fossi sentita
male appena lo avevo toccato. Non poteva essere una coincidenza, doveva dipendere per forza da lui.
Eppure a guardarlo sembrava un comune essere umano,
ma  forse ero io che ancora non riuscivo a distinguere gli umani da quelli delle altre razze.
Infatti come scoprii qualche giorno dopo  la mia transizione, oltre ai vampiri e ai cacciatori,
esistevano anche licantropi, streghe, maghi, elfi, sirene, fate e tante altre                   
creature che avevo sempre considerato frutto di fantasia.                          

-Ti sbagli Kyra è tutto vero, credi forse che noi siamo gli unici esseri sovrannaturali al mondo? 
Ricorda che dietro ogni racconto c’è sempre un fondo di verità-
mi aveva detto Peter
mostrandomi un libro che ne descriveva parecchie specie.                                               
Per me era incredibile che riuscissero a passare inosservate pur conducendo una vita
del tutto normale, ma forse la mia meraviglia dipendeva dal fatto che io non era cresciuta tra i miei simili.
Virginia e Paul avevano fatto del loro meglio ma non sapendo esattamente come era essere un vampiro si
erano limitati a tenermi nascosta al mondo inventando la scusa della malattia.                                                                                                               
Non vedevo l’ora che arrivasse Val così almeno avrei smesso di domandarmi se ero in pericolo
o se invece quello che avevo di fronte a me era un innocuo ragazzo.                                                           
Per un po’ ci guardammo in silenzio e francamente quello fu forse il momento più imbarazzante della mia vita,
anche perché in realtà prima di allora non avevo avuto molte occasioni di mettermi in certe situazioni.                                                                                    
Pensai che potevo ringraziarlo, così almeno avrei rotto quel silenzio.                                                                                                         
Lui mi sorrise sminuendo il suo gesto e in quel momento mi sembrò l’essere più inoffensivo al mondo,
non riuscivo a credere che potesse rappresentare un pericolo per me.                                               
In ogni caso tra qualche minuto sarebbe arrivato Val e mi sarei tolta il dubbio.                                                                                                     

-Come facevi avevi un istitutore privato-   mi chiese dopo la mia rivelazione.                                                                                                            

-Una specie, in realtà era mia madre a darmi lezione, ma io ero stanca di studiare da
privatista così ho dato gli esami e ora eccomi qui- 
gli raccontai. Fin lì era stato tutto facile,
quando era andate per iscriversi a scuola, le avevano detto che avrebbe dovuto sostenere un
esame d’ingresso per valutare il suo grado di   conoscenze e stabilire se poteva frequentare il terzo anno.
Kyra aveva temuto di non essere abbastanza preparata e invece lo aveva superato con il massimo dei voti.
Il Preside si era detto felice di accogliere alla  Wolfang & Bräun una studentesse così brillante e di buone
speranze e le aveva permesso di scegliere qualsiasi corso preferisse anche se erano già al completo
promettendo di trovarle comunque un posto. Fu così che al suo primo giorno di scuola si era trovata nel
corso più frequentato di tutti, quello di chimica. Quando era riuscita a trovare un posto si era detta che
quello doveva essere il suo giorno fortunato, dubitava che il Preside avesse fatto in tempo a far
aggiungere un banco quindi quel giorno qualcuno doveva essere assente.                  
Scesi dal lettino e scoprii con mio grande sollievo di riuscire a muovermi senza
incertezza la testa non mi girava più e non sentivo più quel continuo ronzare come
se fossi alle prese con uno sciame di calabroni.
Non sapevo se aspettare lì l’arrivo di Val e andare
in classe con lui per ritirare le mie cose oppure prenderle
subito e ritornare in infermeria.  Alla fine decisi di rimanere
dov’ero, volevo che mio fratello vedesse assolutamente
Chris ed ero sicura che una volta tornato in classe il signor
Gros Mann non lo avrebbe fatto uscire più, visto che praticamente si era perso tutta la lezione.                        
Fui felice quando vidi la sagoma di Val svoltare l’angolo, un po’
meno quando mi accorsi che dietro di lui c’era anche Peter, ma ormai
mi ero rassegnata alla sua presenza. Ovunque andasse mio fratello lui lo seguiva come un’ombra.

-Come ti senti?- mi chiese raggiungendomi fuori dall’infermeria.  

-Sto bene, tranquillo è stato solo l’ansia-  dissi ripetendo la frottola che avevo propinato a Chris.                                                         

–Sicura?- indagò guardandomi intensamente.                                    

–Al cento per cento- garantii un po’ a disagio per la sua apprensione. 

-Vado a parlare con l’infermiera- annunciò scomparendo oltre l’uscio.                                                                                                          
Peter invece si fermò davanti a noi e ci guardò alquanto sconvolto.                                                                                                          

-Tu non hai tutte le rotelle a posto- mi gridò fissandomi in cagnesco, poi guardando Chris aggiunse
-e tu sparisci ,hai fatto già abbastanza danni, anzi se proprio vuoi farle un favore, lasciala in pace…
altrimenti potresti pentirtene-
lo minacciò freddo.                                                                                                                          
Io rimasi allibita dalla sua reazione, non capivo perché lo avesse trattato così male ,
ma poi ricordai che poteva leggere il pensiero.
Possibile che avesse visto nella mente di Chris qualcosa che lo avesse fatto scattare in quel modo?                                                     
Vedendo che Chris non si decideva a sparire come gli aveva ordinato,
mi prese per il polso tirandomi vicino a se e poi mi mise un braccio attorno alla vita con fare possessivo.
A quel punto non riuscivo a capire se era un modo eloquente per fargli
intendere che ero fuori dalla sua portata o quella fosse una vera scenata di gelosia.                                                                                                                     
Non riuscivo a immaginare che nutrisse sul serio qualche interesse per me,
forse perché io lo vedevo più o meno come un’estensione di mio fratello,
dunque una sorta di consanguineo, però stava reagendo troppo male.                                                            
Chris anziché essere spaventato dalla sua minaccia lo ignorò bellamente rivolgendosi a me.                                                                

-Vuoi che vada via?-  mi chiese con tutta la calme possibile.                    
A essere franchi  non volevo che andasse via, perlomeno non dopo la sfuriata di Peter,
temevo che si facesse idee sbagliate convincendosi che quel prepotente che mi teneva
per la vita fosse sul serio il mio ragazzo, però non mi sembrò il caso di mettere alla prova la pazienza di Peter.

-Lo preferirei- risposi mortificata ricordandomi di uccidere quel arrogante
bell’imbusto che non accennava a mollare la presa.                                       
Quando Chris andò via gli piantai una gomitata tra le costole liberandomi finalmente di lui.                                                                     

-Sei morto!-  sibilai per non essere udita da nessun altro.               
_________________________________________________________________________________________________  
*ANGOLO AUTRICI*
Non abbiamo potuto aggiornare scusateee ma prometto che
lo faremo più frequentemente, forse domani :)
Vi è piaciuto il capitolo?
Vorremmo sapere cosa ne pensate...
_Mich e Donna xx
               
                                                                                                                                                 
  
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