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Autore: Little D    08/01/2014    3 recensioni
Continuo di "Belive in me", vede come protagonisti sempre Joe e Daphne.
Dopo la morte di Chelsea e la partenza di Joe, Daphne ha continuato la sua vita per 7 anni.
Ma in un giorno tutto cambierà e dovrà lottare di nuovo per riappropriarsi della sua vita, dei suoi sogni e della sua felicità.
Joe: "hai solo paura che io voglia stare assieme a te!"
Daphne: "per quale motivo dovrei averne?"
Joe: "perché sai che lo vorresti anche tu"
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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17- Love Is A Force You Can't Control

    
 

Il freddo era arrivato a tutti gli effetti, l'aria gelida faceva rabbrividire chiunque stesse camminando per strada, anche Daphne si strinse nel suo cappotto e tirò su con il naso ormai gelato, era metà mattinata e il sole splendeva nel cielo. Un enorme grattacielo vetrato si presentò davanti ai suoi occhi, la ragazza alzò lo sguardo verso la cima e poi lo riportò verso l'entrata. Fece un grosso respiro ed entrò armata di coraggio. L'interno era elegante e professionale, si tolse i guanti riponendoli nella borsa e si sfregò le mani per scaldarle. Si avvicinò al bancone e si rivolse alla donna dietro di esso
mi scusi, ho un appuntamento all'ufficio legale” la segretaria la guardò attraverso gli occhiali da vista posati delicatamente sul naso, poi si concentrò sullo schermo del computer
ventitreesimo piano” disse con la più totale indifferenza.
Daphne non si curò della scortesia della segretaria e si diresse subito verso l'ascensore, si affiancò alle altre persone in attesa e dopo l'avviso acustico le porte dell'ascensore si aprirono, parecchie persone ne uscirono ed altrettante ne entrarono. La ragazza si fece spazio tra tutti quegli individui vestiti in giacca e cravatta, si avvicinò alla pulsantiera e premette il tasto “23” per poi mettersi sul fondo ad aspettare, concentrandosi sulla canzoncina che accompagnava la salita ai piani alti. A fatica riuscì ad uscire da quella scatola metallica troppo affollata, si ritrovò in un salone bianco decorato con qualche quadro appeso alle pareti e alcune poltrone di pelle nera, si avvicinò nuovamente ad un'altra donna seduta dietro una scrivania
salve, mi chiamo Daphne Moore e ho un appuntamento” la segretaria sorrise gentilmente
certo, tra poco potrà entrare, il suo avvocato la sta aspettando nella sala d'aspetto” Daphne sorrise e si avvicinò all'unica persona seduta in quella sala
Roger” l'uomo alzò lo sguardo dalla rivista che stava sfogliando e sorrise alzandosi
Daphne, sono arrivato troppo in anticipo” le strinse la mano e la fece accomodare accanto a sé
non ti preoccupare, io credevo di essere in ritardo” l'uomo diede uno sguardo al suo orologio da polso
di pochi minuti, ma non sei l'unica”
non si è ancora visto nessuno?”
né Benjamin, né il suo avvocato” Daphne era parecchio nervosa, posò la borsa ai suoi piedi e si guardò attorno. Roger era il suo avvocato assunto per concludere la pratica di divorzio, non era propriamente stato assunto, era un avvocato d'ufficio e quindi gratis, non aveva abbastanza soldi per pagarne uno, ma era soddisfatta, per essere totalmente gratis era professionale e sapeva quel che faceva. Benjamin aveva sfruttato le sue conoscenze e aveva assunto un suo vecchio amico, proprietario dello studio legale nel quale si trovavano in quel momento
non mi aspettavo niente di diverso, beh arriveranno”
Daphne, tu gli stai concedendo tutto, dopo quello che mi hai raccontato potremmo togliergli almeno la casa”
non mi importa, per ora ho un posto dove dormire e spero di andarmene presto da qui”
una somma di denaro?” insistette l'avvocato, ma Daphne scosse la testa, non voleva nulla da quell'uomo, se liberarsene voleva dire rinunciare a tutto allora lo avrebbe fatto “ma allora perché non hai firmato le carte e basta? A che ti servo io se non vuoi chiedere nulla?”
perché non mi fido di lui, mi ha ricattata e per poter divorziare devo rinunciare a tutto, tu mi servi per evitare che mi giochi qualche brutto scherzo con qualche strana clausola”
ti ha ricattata?” esclamò con un tono di voce troppo alto “questo è illegale!”
sshhh, non mi importa, lascia stare” il suono dell'ascensore catturò la loro attenzione, due uomini arrivarono al piano e si diressero verso i due che erano seduti sulle poltroncine
scusate il ritardo” disse l'uomo panciuto che indossava elegante abito blu scuro, l'altro accanto a lui guardò subito la ragazza
Daphne potrei parlarti un attimo?”
non sei costretta” intervenne subito Roger che inchiodò Benjamin con uno sguardo omicida, ma la mora fece un segno con la testa a suo marito, ancora per poco, per allontanarsi dai due avvocati
Ben, che cosa vuoi?” sospirò esasperata
cosa stiamo facendo? Mandiamo all'aria il nostro matrimonio? Non credo tu lo voglia” il suo tono schifosamente dolce
il nostro non era un matrimonio, era una prigione”
resta con me e non perderai nulla” il suo sorriso falso, le sue mani che accarezzavano la pelle della moglie
ho già perso tutto, non mi importa se ti prendi la casa e i soldi”
non credevo fossi quel tipo di persona, stare con un uomo solo per i soldi, quel Joe riesce a darti la bella vita vero?” Daphne fece una risatina isterica per controllare la rabbia che stava per esplodere, ma non voleva cedere, non gli avrebbe dato quella soddisfazione
sai, io non vedo l'ora di mandare all'aria la mia vita con te, tu non hai idea di quanto mi renda felice questo giorno, più di quanto tu non abbia fatto in questi mesi di matrimonio, Joe non mi da la bella vita, mi da quell'amore di cui io ho bisogno e che tu non mi hai mai dato, io stavo con te anche se non avevi nulla, lo facevo per amore, anche se credo sia stato solo un senso di dovere perché credevo mi avessi aiutato, ma invece mi hai solo ingannata e la cosa più soddisfacente è che in questo divorzio Joe non c'entra nulla, sono io che voglio liberarmi di te e vivere la mia vita, per una volta posso essere soddisfatta di me stessa” sorrise compiaciuta cercando di non mostrare le mani tremolanti e tornò vicino al suo avvocato con un peso enorme in meno sullo stomaco, sapeva che a Benjamin non importava di avere tutto, quello che gli dava veramente fastidio era aver perso il controllo su Daphne.
Anche Benjamin raggiunse il gruppo
possiamo cominciare allora”.

Le carte erano state firmate, tutto era finito, Daphne e Benjamin finalmente non erano più legati, né dai sentimenti né dai documenti, si sentiva libera e leggera, aveva concesso tutto a Benjamin, ma non le importava niente, non avrebbe più rivisto quell'uomo in vita sua, perfino la musichetta che accompagnava la discesa in ascensore sembrava quasi orecchiabile.
Le porte di metallo si aprirono e Daphne si ritrovò nell'ingresso elegante del grattacielo
avremmo potuto ottenere di più” disse Roger mettendosi di fronte alla ragazza
ho ottenuto la libertà, tutto quello che volevo, grazie per avermi aiutata”
è il mio lavoro, ora devo andare, è stato un piacere” si strinsero la mano e si salutarono.
Daphne si voltò a guardare Benjamin e il suo avvocato parlare animatamente, quando il suo ex marito si girò a guardarla lei ricambiò lo sguardo, fissava gli occhi verdi e spaventati di quell'uomo che aveva ottenuto tutto, ma che forse non aveva più niente, sembrava intenzionato a parlarle, ma lei non lo era, gli aveva già detto tutto, gli rivolse un ampio sorriso e si girò nuovamente per uscire dall'edificio, l'aria gelida la travolse, prese i guanti dalla borsa e li indossò, guardò la strada in cerca della macchina di suo padre che avrebbe dovuto andarla a prendere, la trovò poco più lontano, sorrise avvicinandosi e salì
fatto?” chiese William
tutto finito, abbiamo firmato” disse lei fiera, si voltò verso i sedili posteriori “come stai Kat?”
bene, papà ha promesso che ci porta al McDonald's” esclamò felice
allora andiamo!”.
Cercarono un parcheggio e poi si diressero tutti e 3 assieme verso la settima strada
forza” Katlyn trascinò la sorella e il padre verso il grande McDonald's, entrarono
Kat, vai a cercare un tavolo assieme a tua sorella” le due sorelle scorsero i numerosi tavoli occupati dalle persone che si gustavano il loro pranzo
laggiù” Daphne seguì la più piccola verso un tavolino attaccato ad un muro, presero posto e aspettarono il padre che arrivò dopo alcuni minuti
questo è tuo, Kat, invece questo è per Daphne” distribuì i panini e tutti e tre incominciarono a mangiare.
ora cosa hai intenzione di fare?” chiese William, serio
vivere la mia vita” rispose Daphne, non sapeva cosa fare, non aveva fatto programmi, ma doveva per forza fare qualcosa, non avrebbe rovinato tutto di nuovo, non era coinvolta solo lei adesso
mi riferisco a...”
lo so a cosa ti riferisci, ho bisogno di schiarirmi le idee”
vuoi andare a Los Angeles da Joe, vero?” Katlyn la guardò, stava giocherellando con le ultime patatine che le erano rimaste
beh...”
lo so che ti manca”
e tu che ne sai?”
lo so e basta, per me puoi andare”
posso andare?” una ragione per cui Daphne era ancora lì a New York era sua sorella, non sapeva come dirle che sarebbe partita prima o poi
non resti lì per sempre, vero?”
no, certo che no! Ci vedremo molto presto”
allora puoi andare” disse masticando alcune patatine, però la sorella maggiore aveva ancora dei dubbi, non sapeva se era il momento giusto, la cosa giusta, non riusciva a non pensare mille volte a quello che doveva fare, odiava la sua insicurezza, per sbloccarsi doveva parlare con un'ultima persona, l'unica che poteva farle chiarezza in testa, Chelsea.

Il cancello nero di ferro si ergeva davanti ai suoi occhi, lo scostò leggermente ed oltrepassò la soglia, non c'era molta gente, era tutto innevato, i piccoli sentieri erano stati liberati dalla neve e ci si poteva camminare, Daphne percorse alcuni piccoli corridoi e scorse le lapidi coperte di neve a causa dell'ultima nevicata.
La ragazza si fermò e sorrise, con una mano tolse la neve che copriva parte della foto e del nome dell'amica, poi posò sopra la pietra grigia gelida alcuni fiori che aveva comprato poco prima. Era in piedi a fissare quel sorriso splendido che si era spento troppo presto
ce l'ho fatta, finalmente oggi è finito tutto, so di averci messo troppo tempo, però ho finalmente divorziato da Benjamin” sorrise e cercò di levare più neve che poteva con le mani “se ci fossi stata tu mi avresti portata via da quella casa molto prima o mi avresti impedito di iniziare quella tortura che chiamavo matrimonio, ma tu non ci sei” una vena di tristezza si impossessò della sua voce, sospirò e si mise le mani in tasca, guardò per un attimo il cielo azzurro e le nuvole bianche sparse, poi abbassò nuovamente lo sguardo “sai che avevo iniziato un nuovo lavoro? Sì, facevo le pulizie a casa di una signora, non posso puntare a più in alto, vero?” fece una risatina malinconica cercando di non cominciare a piangere “ma l'ho dovuto lasciare, secondo tutti mi stavo affaticando troppo e forse avevano anche ragione, sono svenuta nell'immenso salotto di quella casa e mi hanno tenuta in osservazione in ospedale per tutto il giorno, è li che ho scoperto....” si interruppe e sorrise nascondendosi tra il colletto del suo cappotto “così ora lavoro solo alla tavola calda, sono principalmente turni notturni, ma è meno impegnativo” il vento fece oscillare i petali dei fiori freschi posati sulla tomba, Daphne restò in silenzio per alcuni minuti, ascoltando i rumori del traffico di New York in lontananza “non so che fare, mi manca Joe, è più di un mese che è partito e io ho voglia di abbracciarlo, Katlyn si è accorta che ho voglia di partire e mi ha detto che dovrei farlo, capisce sempre più cose di me nonostante l'età, ma anche se dovessi andare da lui poi che faccio? Non so dove stare, non conosco nessuno lì, non ho nulla da fare, lui ha la sua vita e io sarei solo un elemento di disturbo, mi ha detto che gli manco, ma non può pensare sempre e solo a me, devo imparare a cavarmela da sola, però....” ci fu ancora un momento di silenzio spezzato solo da piccoli cinguettii di uccelli che erano riusciti a resistere al freddo “dovrei dirgli che sono incinta e non posso dirglielo per telefono, non posso chiamarlo e dirgli “ehi, diventerai padre”, sono cose che vanno dette a voce, di persona....non lo so, credo ci penserò” sorrise e diede uno sguardo all'ora sul telefono “ora devo andare, mi manchi tantissimo Chelsea, vorrei averti qui” sentì una lacrima scendere sulla sua guancia, sbatté qualche volta le palpebre per mandare via le lacrime e poi si allontanò.
Neanche il tempo di uscire dal cimitero che il suo telefono squillò. La ragazza lo prese e rispose
pronto”
salve, parlo con Daphne Moore”
sì, sono io”
io sono Gregory Ward, la chiamo per fissare un appuntamento e parlare del suo libro” Daphne rimase in silenzio cercando nella sua testa qualche spiegazione per quella telefonata “pronto..mi sente?”
sì sì, ma mi scusi, quale libro?”
mi hanno detto che lei sta scrivendo un libro e che sarebbe interessata anche a pubblicarlo, non è così?”
sì, ma chi le ha dato queste informazioni?”
“il signor Jonas mi ha detto che lei sapeva le avrei telefonato” Joe...ora si spiegava tutto
sì”
io dovrei venire a New York la prossima settimana, le andrebbe bene?”
“non è di qui lei?”
no, io lavoro a Los Angeles” Daphne sorrise, le sembrò quasi che fosse stata Chelsea a darle quel segno e ora sapeva benissimo che cosa fare
io sarò a Los Angeles questa settimana, potremmo incontrarci lì”
certo, nessun problema, le farò sapere il giorno e l'orario, arrivederci” ripose il telefono nella borsa, si girò un attimo verso la lapide che aveva appena lasciato, sorrideva e non voleva smettere, aveva così tanti motivi per farlo, per la prima volta amava la vita e voleva viverla giorno per giorno.

Entrò in casa, vide Ginny seduta sul divano a guardare la televisione
tra quanto attacchi?” le chiese Daphne
un paio d'ore, tu?”
tra poco, ma sarà il mio ultimo turno” l'amica spense la tv e rivolse l'attenzione alla mora
perché?”
voglio lasciare il lavoro e andare da Joe”
sul serio?”
sì, mi presenterò lì e gli farò una sorpresa, spero sia la cosa giusta”
è la cosa più giusta che tu possa fare, gli dirai anche del bambino?” Ginny si alzò e seguì l'amica in camera
sì, lo farò di persona” Daphne prese una borsa e cominciò a prendere alcuni vestiti “questa sera prenoterò il volo”
stai continuando a sorridere”
lo so, non riesco a smettere”.

La valigia era pronta e Daphne la trasportava con decisione verso la macchina color blu scuro di Nick che la stava aspettando a bordo della strada. William e Katlyn la stavano accompagnando
sicura di voler andare?”
sì papà, me lo hai chiesto almeno mille volte oggi, sono convintissima” sospirò trascinandosi dietro il trolley
è che hai fatto tutto così di fretta”
ho aspettato fin troppo”
ma non resti lì sempre, vero? Poi torni” mugugnò Kat con il faccino triste, la sorella maggiore sorrise, porse la valigia a Nick, che la ripose subito nel bagagliaio, e si abbassò verso la piccola
certo che torno, non potrei mai stare troppo lontana da te, ma ora ho bisogno di sistemare le cose con Joe e devo dirgli del nipotino che tra poco avrai” sorrise prendendole le mani
quindi divento zia veramente?”
sì, sei contenta?”
tantissimo, tu ami tanto Joe?”
sì Kat, lo amo davvero tanto” l'abbracciò e la strinse forte, passò a salutare anche il padre e poi salì in macchina accanto a Nicholas.
l'indirizzo lo sai, a lui non ho detto niente come mi hai chiesto”
grazie, spero solo di fare la scelta giusta”
non penso lo troverai a casa, dovrai aspettare un po'”
non importa”
a che ora hai il volo?”
all'una, dovrei arrivare lì nel primo pomeriggio secondo l'ora di Los Angeles”
allora è meglio che tu vada”
già, grazie di tutto Nick” lo abbracciò, poi assieme scesero dalla macchina, il ragazzo prese la valigia e la porse alla mora
poi fammi sapere com'è andata”
certo, ciao” gli fece un cenno con la mano e poi percorse il grosso parcheggio dell'aeroporto sino a dirigersi verso l'entrata.
Le persone correvano per riuscire a non perdere il volo, altre si gustavano un caffè prima di partire e altre ancora aspettavano di vedere arrivare qualcuno. Daphne sapeva di essere in perfetto orario, superò il check in e consegnò la sua valigia. Si diresse verso un'edicola e comprò alcune riviste, doveva pur far passare 5 ore di viaggio in qualche modo. Si sedette su una sedia di metallo e aspettò l'annuncio che le interessava. Prese il telefono, non aveva ancora sentito Joe, avrebbe tanto voluto dirgli che tra qualche ora sarebbe stata li per abbracciarlo, ma non voleva rovinare la sorpresa. Si alzò stringendosi nel cappotto e andò verso la grande vetrata che mostrava New York, aveva cominciato a nevicare, sperava con tutta se stessa che non avrebbero soppresso nessun volo a causa del mal tempo. La voce all'altoparlante chiamò il volo per New York, la mora prese la borsa e si diresse verso il terminal.

L'aereo era appena atterrato e Daphne si stava dirigendo verso il ritiro bagagli, si fermò e si tolse immediatamente il cappotto, faceva troppo caldo per un abito così pesante, non aveva tenuto conto della temperatura totalmente diversa. Aspettò la sua valigia in mezzo alla folla che si era accalcata attorno al nastro trasportatore, non appena vide il suo trolley si fece spazio e l'afferrò per portarlo a terra. Era nervosa, rimase ferma un minuto, il volo non le aveva fatto neanche bene, aveva una nausea impressionante e non sapeva se fosse dovuta all'aereo o al bambino che cresceva nella sua pancia.
Posò il cappotto sul braccio e si diresse verso l'uscita dell'aeroporto, la prima cosa che notò fu l'oceano che si intravedeva in lontananza dalla vetrata, poi uscì, l'aria era più calda, niente a che vedere con il gelo che aveva lasciato a New York, non c'era neanche un po' di neve. Andò subito verso il parcheggio dei taxi, cercò di prenderne uno, ma un uomo glielo rubò proprio sotto al suo naso, ma queste cose succedevano costantemente anche nella grande mela, guardò l'ora, erano le 4.30 del pomeriggio, vide che un altro taxi si era fermato nel parcheggio per far scendere il passeggero, corse per non farselo sfuggire, chiese subito all'autista se fosse libero, si fece aiutare per caricare la valigia e poi entrò in macchina.

Dopo parecchi minuti di viaggio passati ad osservare ogni minimo dettaglio della città, Daphne scese dall'auto, prese le sue cose e pagò i tassista. Tutto era completamente diverso, il clima, le persone, la città, si guardò attorno spaesata e lesse ancora l'indirizzo che le aveva dato Nick, la strada era giusta, ma era talmente lunga e piena di palazzi che non sapeva quale fosse quello giusto. Camminò lungo il marciapiede e decise di chiamare Nicholas
pronto, Daphne, tutto bene?”
sì sì, sono appena arrivata, solo non so dove andare, sono all'indirizzo che mi hai dato”
è un piccolo grattacielo coperto da finestre scure, all'entrata dovrebbe esserci un piccolo cancello e un'alta siepe, se entri puoi chiedere al portiere, saprà dirti se Joe è a casa oppure no” la ragazza alzò lo sguardo e vide il palazzo poco più lontano
l'ho visto, grazie ancora” chiuse la chiamata e si avvicinò al cancello, lo aprì e si diresse verso l'entrata di quell'edificio così elegante e moderno, vide la piccola guardiola dov'era seduto un uomo a leggere il giornale
mi scusi” l'uomo abbassò il giornale e guardò Daphne
mi dica”
abita qui il signor Joe Jonas?”
chi lo cerca?”
“mi chiamo Daphne Moore, sono una sua vecchia amica, volevo solo sapere se è a casa o no”
non posso darle questa informazione, mi dispiace”
non voglio disturbare, solo sapere se è a casa, lui mi conosce”
signorina, molte ragazze si presentano come amiche del signor Jonas solo per incontrarlo, lui mi ha chiesto espressamente di non voler essere disturbato e so che non aspetta nessuno”
lo so, ma...potrebbe solo dirmi sì o no?”
mi dispiace” Daphne sospirò sentendosi crollare, era stanca e voleva solo sapere se Joe era a casa
almeno posso aspettare qui?” si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e tentò di apparire tranquilla, l'uomo la guardò un po' accigliato
se vuole ci sono due poltroncine dietro di lei, può aspettare lì” Daphne annuì accennando un sorriso e si trascinò verso una poltroncina bianca, sospirò mettendosi una mano sulla pancia, era esausta, si lasciò cadere seduta
sembra pallida, sta bene?” chiese l'uomo, Daphne alzò lo sguardo sorridendo
sono appena arrivata da New York e sono un po' stanca, tutto qui” là sarebbero quasi le 8 di sera, invece a Los Angeles era ancora pieno pomeriggio.
Cominciò a sfogliare per l'ennesima volta le riviste che aveva comprato in aeroporto e si addormentò anche per qualche minuto, ma il nervosismo la pervadeva, come avrebbe preso Joe il suo arrivo? E la notizia del bambino? Ma allo stesso tempo era eccitata e contenta all'idea di riuscire a rivedere il suo ragazzo.
Parecchi abitanti di quel palazzo entrarono e uscirono salutando cordialmente il portiere e fissando la ragazza, probabilmente ai loro occhi poteva sembrare una scappata di casa, con la faccia stravolta e i capelli in disordine, lì sembravano tutti perfetti, ma alla ragazza non importava nulla, continuò a sfogliare i giornali concentrandosi su qualche articolo.

'Sera Herb, c'è posta per me?” quella voce, sembrava così felice e tranquilla, Daphne chiuse il giornale e alzò lo sguardo, era di fronte a lei girato di spalle, mise tutto nella borsa e si alzò tentando di sistemarsi i capelli, tremava, avrebbe pianto dalla felicità
no signor Jonas, ma una ragazza ha chiesto di lei, dice di essere una sua vecchia amica, è dietro di lei” Joe si girò e quasi non fece cadere le chiavi che aveva in mano, rimase in silenzio sorridendo come un ebete “l'ho fatta sedere perché sembrava stesse poco bene, so che non vuole essere....”
Daphne” sospirò finalmente lui, si stavano guardando aspettando di potersi abbracciare
ciao Joe” le sembrò così banale quel saluto, ma non sapeva che altro dire, lui le si avvicinò prendendole le mani
che ci fai qui? Non sapevo venissi, dovevi dirmelo, come stai? Dio come mi sei mancata” parlava così in fretta, la prese tra le braccia e la strinse infilando il naso tra i suoi capelli e respirando il suo profumo, Daphne fece lo stesso, desiderava quell'abbraccio da così tanto tempo
quante domane” accennò una risata stringendogli la giacca, quando si staccarono Joe la guardò ancora una volta
sembri stanca, saliamo in casa” le accarezzò la guancia e poi si girò verso il portiere “per chiunque venga a cercarmi io non ci sono” prese per mano Daphne, la sua valigia ed andò verso l'ascensore. Quando arrivarono al piano lasciò per un attimo la mano della sua ragazza e prese le chiavi per aprire una porta bianca e davanti ai loro occhi si presentò un grande appartamento, entrambi entrarono e Daphne si guardò attorno osservando quell'ambiente a cui non era per niente abituata, Joe mise il piccolo trolley a lato della stanza, posò le chiavi su un piccolo piattino e poi tornò di fronte alla ragazza, le mise le mani sulle guance prendendole il viso e la baciò molto dolcemente, sfiorando la lingua con la sua, continuò per qualche secondo ancora e poi si staccò sorridendo
piaciuta la sorpresa?” sussurrò lei
da morire, ma ora voglio sapere come mai sei venuta senza dirmi niente, avrei potuto tenermi libero e potevo venirti a prendere all'aeroporto, come facevi a sapere dov'ero?”
mi ha aiutata Nick, mi ha dato il tuo indirizzo e mi ha accompagnata sino in aeroporto, avevo voglia di vederti, non c'era più niente che mi legasse a New York, avevo solo bisogno di te”
cosa vorresti dire con questo?” un lampo di speranza accese gli occhi di Joe
voglio dire che ieri ho firmato le carte per il divorzio e Benjamin è solo un ricordo lontano”
sei...sei mia”
sono sempre stata tua” si scambiarono ancora un braccio e si spostarono verso il divano
non potevo chiedere niente di più bello”
e poi devo dirti un'altra cosa” il cuore le batteva a mille, stava per dargli la notizia, era terrorizzata e felice allo stesso tempo
cosa?” ma in quel momento il cellulare di Joe cominciò a squillare, lo tirò fuori dalla tasca e sbloccò lo schermo
rispondi pure”
no, è solo un promemoria, ho una cena di beneficenza questa sera, me ne ero completamente dimenticato” sbuffò e tornò con lo sguardo su Daphne
quindi devi andare?”
non adesso, ma devo cominciare a prepararmi...non è che ti andrebbe di venire?”
“io? ma...è una cena, io non c'entro nulla”
“non posso dire che non vado e io ho voglia di stare con te, mangeremo e poi ce ne andremo, per favore” Daphne sospirò, non poteva dirgli di no, quindi sorrise
“va bene, ma non saprei che mettermi, non credevo dovessi partecipare a cose del genere”
“questo non è un problema, tu sistemati, io faccio una telefonata” la baciò leggermente sulle labbra e poi si allontanò componendo un numero al cellulare, portò il telefono all'orecchio e cominciò a parlare “mi serve un vestito, verrò accompagnato questa sera, riesci mica a procurarmelo?” Daphne si passò le mani sulle guance, non stava andando come si era immaginata, ma l'importante era stare con lui, no?

Era sera e Daphne era nel bagno a fissare quel vestito da sera che le aveva procurato Joe, era color oro con dei piccoli ricami neri sopra, arrivava sino al ginocchio con una gonna stretta, non era particolarmente scollato ed era accompagnato da una giacchetta nera, sembrava così elegante, poco adatto ad una ragazza come Daphne, abituata ad indossare vestiti comodi. Titubante si spogliò e si infilò il vestito nuovo, si guardò allo specchio, si sentiva tremendamente a disagio, lasciò che i lunghi capelli castani le scivolassero sulle spalle in piccoli boccoli e poi passò a truccarsi i modo estremamente leggero. Si mise anche le scarpe, delle docolté nere forse troppo alte. Quando era sicura di essere pronta uscì dal bagno e andò da Joe che la stava aspettando in cucina
sono pronta” sussurrò tremendamente in imbarazzo, il ragazzo alzò lo sguardo e si stampò un sorriso in faccia
sei assolutamente meravigliosa” le lasciò un bacio sulla guancia “mi dispiace trascinarti alla cena”
l'importante è stare con te” sorrise prendendogli la mano.

La macchina nera su cui viaggiavano si fermò in un grosso parcheggio, Joe spense il motore, scese dalla macchina ed andò ad aprire la portiera a Daphne, la prese per mano e assieme attraversarono il parcheggio entrando in un ascensore cominciando a salire
dove siamo?”
nel parcheggio di un hotel, la cena si svolge nella sala conferenze” la mora annuì, quando si aprirono le porte una donna bionda molto più vecchia dei due si fiondò su Joe dividendo le mani dei due ragazzi
prima di entrare devi rispondere a qualche domanda, ci sono quelli di “People” “Cosmopolitan” e qualche altra rivista, devi dire le stesse cose, parlare solo dell'album e non accennare niente riguardo alla tua vita privata” schioccò un'occhiata a Daphne “tu invece cerca di stare in disparte” aveva un tono acido, ma la ragazza fece come le aveva detto, restò a guardare Joe rispondere alle numerose domande dei giornalisti con un sorriso sulla faccia, quando ebbe finito la donna bionda tornò da Joe, gli disse qualcosa e poi il ragazzo tornò a prendere la mano di Daphne e portarla dentro la sala
chi era quella donna?”
“Karen, si occupa delle pubbliche relazioni, scusa il suo modo un po' brusco”
non puoi parlare di me?” chiese malinconica
per ora no, ma lo farò presto” la rassicurò con un sorriso.
Tantissimi tavoli rotondi erano sparsi per la sala decorata, Joe e Daphne erano seduti accanto a persone di cui lei non aveva la minima idea di chi fossero, li aveva conosciuti come Sarah, Dug e Chandler, li ascoltava parlare, ma l'interesse era molto scarso. La cena era iniziata ed erano state servite le prime portate, a turno qualcuno saliva sul palco per parlare del motivo per cui erano tutti riuniti quella sera, i bambini in Africa.
Il pesce che Daphne stava cercando di mangiare aveva un odore particolarmente forte e fastidioso e questo cominciò a farla sentire poco bene, si scusò educatamente e andò verso il bagno, si appoggiò ad uno dei lavandini e respirò profondamente cercando di alleviare il senso di nausea, quando si calmò si lavò le mani ed alzò lo sguardo, quella gravidanza misto al nervosismo la stavano distruggendo. Tornò in sala e si sedette prendendo subito un sorso d'acqua dal suo bicchiere
stai bene?” le sussurrò Joe
sì, sono solamente stanca”.

Quella lunga serata giunse finalmente al termine, la coppia si avviò verso la macchina e dopo essere salita uscì dal parcheggio per dirigersi verso casa. La guardiola del portiere era vuota, il ragazzo chiamò l'ascensore e dopo poco arrivarono al piano, erano entrambi zitti, si erano appena rivisti dopo un mese eppure c'era qualcosa che non andava, non era più come a New York ed ad entrambi cominciarono a pensare che forse la loro storia andava bene solo in un'altra città in un clima di tensione.
Joe si tolse immediatamente le scarpe e si buttò sul divano per accendere la televisione mentre si allargava il nodo della cravatta, Daphne invece si guardò ancora un po' attorno, si sentiva fuori luogo, doveva essere solo questione di abitudine, posò la borsetta sul divano e poi si sedette accanto al ragazzo per togliersi le scarpe
scusa se ti ho potata a quella cena”
non ti preoccupare, io sono arrivata senza preavviso, non potevi annullare tutto per me”
sicura di stare bene, è tutto il giorno che sei pallida”
non sono abituata a viaggiare in aereo” sorrise posando la seconda scarpa a terra “hai chiamato un editore a nome mio?” chiese all'improvviso non appena l'argomento le venne in mente
io...ecco..sì” Joe sembrava parecchio agitato e diventò rosso all'improvviso
mi ha chiamata l'altro giorno, voleva un appuntamento, come faceva a sapere di quello che sto scrivendo?”
gliel'ho detto io, scusa Daphne, ma tu stavi buttando via l'occasione di fare quello che vuoi veramente, se sei arrabbiata va bene, non importa, io sono felice di aver chiamato” sembrava così convinto e soddisfatto di quello che aveva fatto, la ragazza scosse la testa sorridendo
non sono arrabbiata, ho accettato, dobbiamo metterci d'accordo su quando vederci” Joe fece un ampio sorriso
sul serio?”
sì, devo ringraziarti ancora una volta”
so io come potresti farlo” sorrise sdraiandosi sopra il corpo della ragazza, cominciò a baciarla dolcemente accarezzandole i fianchi “sono davvero felice di averti qui” sussurrò, non l'aveva ancora detto, non le aveva ancora dimostrato di essere felice
e io di essere qui” continuò a baciarlo per qualche minuto, come le mancavano quelle labbra.
Era tardi e la ragazza non riusciva a tenersi sveglia
amore, io vado a dormire” gli lasciò un leggero bacio sulle labbra, non gli aveva detto del bambino, ma non era il momento adatto, lo avrebbe fatto domani.
va bene, buonanotte” sorrise lui guardandola andare verso la camera da letto.

La mattina arrivò presto, forse troppo, Daphne aprì lentamente gli occhi, prese il cellulare che aveva posato sul comodino e guardò l'ora, erano solo le 5 del mattino
maledetto fuso orario” sussurrò alzandosi, andò in cucina, aveva fame, cominciò a guardare nei vari armadietti, trovò una scatola di cereali, prese una tazza, del latte e si preparò la colazione. Restò nel silenzio della cucina a mangiare, dopo di che andò sul divano per fare zapping alla tv, non trovò nulla di interessante, si fermò a guardare un vecchio telefilm. Erano le 6 passate e anche Joe si era svegliato, aveva notato subito l'assenza di Daphne, si alzò grattandosi la testa cercando di abituarsi all'idea di avere la sua ragazza in casa, scese subito dal letto per andarla a cercare, la casa era buia, c'era poca luce che filtrava dalle tende, notò subito la luce della televisione e sul divano Daphne avvolta in una coperta
come mai sei già sveglia?” chiese lui sedendosi accanto alla mora, lei alzò la testa che aveva appoggiato allo schienale del divano e guardò il cantante
non riuscivo a dormire, devo abituarmi al cambio d'ora” sorrise avvicinandosi a Joe, gli fece spazio sotto le coperte, lui la prese tra le sue braccia e cominciò ad accarezzarle un fianco e la pancia, era quello il momento, Daphne doveva dirgli tutto, quelle carezze alla sua pancia le stavano facendo contorcere lo stomaco, Joe stava accarezzando suo figlio a sua insaputa
tu come mai non sei a letto?”
“voglio stare con te” biascicò sbadigliando
io però dovrei dirti una cosa” balbettò lei
dimmi” aveva ancora lo sguardo addormentato fisso sulla televisione
sono venuta qui a Los Angeles per stare con te e perché devo dirti una cosa di persona, non potevo farlo per telefono”
mmh?” Joe rivolse per un attimo lo sguardo verso Daphne “è così importante?”
beh sì, non sapevo come avresti potuto reagire e comunque queste cose sono da dire di persona, non a chilometri di distanza”
stai male?” un velo di paura raggiunse la voce di Joe, a quelle parole aveva cominciato a pensare di tutto, aveva paura di doverla lasciare un'altra volta
no no, sto bene”
è da ieri che sei pallida, stanca, anche adesso non sembri in forma, non penso sia solo colpa dell'aereo” la ragazza lo guardò confusa, non voleva pensasse fosse sul punto di morte
Joe, ti calmi? Sto bene”
ne sei sicura?”
“non sto morendo, sono solo incinta” il silenzio che calò tra i due si contrappose alle risate che provenivano dalla televisione, Joe sembrava elaborare quella notizia molto lentamente
è questo che dovevi dirmi di persona?”
sì”
ok” sussurrò meccanicamente passandosi nervosamente una mano tra la barba ispida “tu, incinta”
non ripetere le mie parole, ho bisogno di sapere cosa ne pensi” l'agitazione di Daphne continuava a crescere, ma notò che la mano di Joe non aveva smesso di accarezzarle la pancia
ma è mio? Voglio dire...non è di..di Benjamin”
certo che è tuo, da quando ti ho incontrato io e Ben non abbiamo più...insomma non abbiamo più dormito assieme” arrossì lievemente “sono sicura che è tuo” solo in quel momento le labbra di Joe si curvarono in un sorriso
da quanto lo sai?”
“non molto, avevo pensato di avere un ritardo a causa dello stress, mi era già capitato altre volte, poi quando sono svenuta a lavoro mi hanno fatto le analisi e...”
aspetta, come sei svenuta? Hai continuato a lavorare nonostante conoscessi le tue condizioni?” chiese in tono più severo
facevo due lavori, quando ho scoperto di aspettare un bambino ho ridotto a uno”
dillo di nuovo” chiese guardandola, sembrava essere tornato felice, era più lunatico del solito e la ragazza stava facendo fatica per capire cose gli stesse passando per la testa
cosa, che ho lasciato un lavoro?”
no no, la parte prima” Daphne sorrise
aspetto un bambino ed è tuo” gli baciò la guancia guardandolo, lui strinse la presa sui fianchi di Daphne e la strinse a sé, non diede segni di vita sino a quando non avvicinò le labbra a quelle della ragazza per baciarla.

Erano ancora sdraiati sul divano mentre la televisione continuava con la sua programmazione, ma i due ragazzi erano troppo impegnati a parlare del loro futuro bambino per seguirla, Joe era davvero felice, aveva ripetuto almeno un centinaio di volte “diventerò papà” e Daphne cominciò a sentirsi nel posto giusto
non sai ancora se è maschio o femmina?”
“no, è troppo presto, però se è una femmina avrei in mente un paio di nomi”
sentiamo”
beh, potremmo chiamarla Destiny o Chelsea” Joe sorrise e sentì un magone impossessarsi della sua gola, il nome di sua sorella gli faceva ancora quell'effetto e sapere che sua figlia avrebbe potuto chiamarsi come lei lo rendeva ancora più felice
che ne dici di Chelsea Destiny Jonas?”
perfetto” sorrisero entrambi.

 

POV Daphne

Spengo il computer dopo aver riletto per l'ennesima volta l'ultimo capitolo, ho finalmente finito questo libro, mi rilasso sulla sedia per qualche minuto, lo avrei stampato domani, sono troppo stanca per farlo adesso, controllo l'ora, sono le 9 di sera, mi alzo dalla sedia quando comincio a sentire una risata di una bambina, sorrido e mi avvicino alla cameretta di mia figlia e trovo Joe che le fa il solletico, Chelsea avrà anche 5 anni, ma in alcuni momenti suo padre sembra avere la sua stessa età, li fisso per qualche secondo sino a quando la bambina non si accorge di me
aspetta aspetta” cerca di dire tra le risate “c'è la mamma” quando riesce a liberarsi dalla presa del padre corre verso di me “mamma, io sono un dinosauro” sorrido
davvero?” lei annuisce e comincia ad imitare il verso di un dinosauro con un forte “raaaawwwr” io comincio a ridere e la prendo in braccio baciandole la guancia “me lo ha insegnato papà”
sei bravissima amore, ma adesso questo dinosauro deve andare a dormire, vuoi che papà ti legga una storia?” la piccola annuisce e si infila sotto le coperte, Joe prende un libro e si siede a lato del materasso
allora, oggi che storia vuoi che ti racconti?”
“quella dei cagnolini”
“Lilly e il vagabondo?”
sì, quella” afferra il pupazzo a forma di leoncino e lo stringe a sé mentre guarda Joe che apre il libro per leggere, io esco dalla stanza e vado verso la cucina, prendo alcuni biscotti dal barattolo sopra il tavolo e poi mi butto sul divano a leggere una rivista. Dopo alcuni minuti vengo raggiunta da mio marito
dorme?” chiedo masticando un biscotto
sì, a metà storia era già crollata” si siede accanto a me, prende un biscotto dalle mie mani e se lo porta alla bocca
ho finito il libro, domani lo stampo”
lo avevi finito già due settimane fa, lo hai riletto troppe volte”
voglio solo che si attenga ai fatti realmente accaduti”
ma domani lo stampi, se no non riuscirai a pubblicarlo” annuisco posando la rivista sul tavolino, come posso dirglielo? Forse devo farlo come la prima volta, viene spontaneo
Joe...” si gira subito verso di me con ancora mezzo biscotto in bocca “sono incinta” l'ho detto, meglio buttarla così e farlo strozzare con il dolce, rido e lo aiuto dandogli delle piccole pacche sulla schiena
“come incinta?” mi chiede con la voce strozzata
beh, capita, soprattutto se non usiamo precauzioni perché abbiamo deciso di avere un altro figlio”
sì, ma non pensavo potesse accadere così presto, da quanto tempo lo sai?”
un paio di giorni”
e perché me lo dici solo adesso?”
sei appena tornato da una settimana piena di concerti, non potevo dirtelo per telefono, te l'ho già detto la prima volta, queste cose vanno dette di persona”
sì sì, ho capito, quindi avremo un altro figlio?” le sue labbra si allargano in un ampio sorriso
sei lento ad elaborare queste cose” rido appoggiando la mia schiena al suo petto
spero tanto sia maschio” lo sento ridere mentre mi accarezza un braccio, a me non importa, maschio o femmina, riesco solo a pensare alla mia vita, anni fa ero disperata, triste, avevo pensato molte volte al suicidio, avevo distrutto me stessa e tutti ciò che mi circondava, poi è arrivato quel ragazzo che ora è mio marito, questo sì che è un matrimonio e sono fiera di definirmi sua moglie, abbiamo una bambina stupenda e a breve avremo un altro figlio, sono anche riuscita a realizzare il mio sogno, sono una scrittrice e Joe continua ad essere un cantante affermato, non potrei desiderare niente di meglio, la mia vita è appena iniziata.


E si
amo giunti al termine anche di questa storia,
avevo detto che dovevo finirla entro la fine dell'anno, 
solo che poi sono partita e non sono riuscita a scrivere nulla,
comunque anche se un po' in ritardo Buon Natale, buon anno e buona befana (?)
Ma torniamo a noi, spero davvero che il finale si sia capito e che vi sia piaciuto,
mi scuso se l'ultima parte è venuta chilometrica, ma non volevo spezzarla,
mi dispiace lasciare Joe e Daphne, mi hanno accompagnata per più di un anno,
ma sono contenta di aver terminato la loro storia.
Un grazie immenso a tutti quelli che mi hanno seguita e a chi ha recensito,
senza di voi non sarei mai andata avanti.
Per ora ho in "cantiere" due storie, ma non le pubblicherò a breve,
non voglio cominciare qualcosa e poi lasciarlo in sospeso, l'ho fatto troppe volte,
ma quando sarò sicura di pubblicare lo farò e se qualcuno vuole essere avvisato basta che mi scriva e io provvederò.
Direi di finirla qui, grazie ancora,
un bacio Debby!

   
 
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