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Autore: Perksofbeingawallflower    08/01/2014    2 recensioni
"I wish that I could take you to the stars, I'd never let you fall and break you heart."
-Improvvisamente ti ritrovi per le mani la vita di qualcuno da salvare, senza neanche volerlo, ma semplicemente perchè esisti. Ma io sono abbastanza per salvare te?-
Come si fa, a soli 16 anni, quando è già abbastanza difficile riuscire a dare un senso alla propria, di vita, a salvarne un'altra? Come Emily, Emily che non avrebbe mai pensato di sacrificare così tanto se stessa per qualcun'altro.
-Questa è dedicata a lui, che mi ha salvata.-
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo.
 
Mentre faccio scattare la chiave del bagno Liam sussulta e alza gli occhi.
-Tranquillo.- mormoro: -Non ti mordo mica.-
Lui abbassa gli occhi e non risponde. Io mi avvicino al lavandino e bagno un pezzo di carta igienica.
-Fammi vedere la fronte.- gli ordino. Lui mi guarda con diffidenza, ma poi rovescia la testa all’indietro. Io gli sposto delicatamente il ciuffo di capelli che gli ricade sugli occhi. Un taglio piccolo ma profondo gli attraversa il lato sinistro del viso, dalla tempia fino ai capelli. Gli appoggio leggermente la carta bagnata sul taglio e gli tolgo il sangue incrostato dalla ferita.
-Dimmi se ti faccio male…- sussurro. Lui annuisce e trattiene un’altra smorfia di dolore.
-Scusami…- dico.
-Non preoccuparti.- risponde. Mi blocco. La sua voce. È così… così… profonda. E triste. Ricomincio a pulirgli il taglio.
-Devine è uno stronzo comunque.- dico a bassa voce. Lui alza le spalle.
-Non dovresti lasciarti trattare così.- fa spallucce di nuovo. Mi avvicino allo zaino e recupero da una tasca un cerotto.
-Non è molto comodo, ma dovrebbe fermare un po’ il sangue.- dico. Lui si lascia attaccare il cerotto senza commentare. Quando ho finito gli faccio ricadere i capelli sulla fronte. Lui rimane fermo, lo sguardo fisso per terra. “Perché non alza lo sguardo? Non si accorge di che occhi fantastici ha?” mi chiedo. Io rimango immobile con le braccia abbandonate lungo i fianchi. Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante mi riscuoto:
-Cosa hai fatto alla caviglia?- gli chiedo timidamente. Lui alza gli occhi fugacemente su di me e soppesa la mia domanda. Io aspetto, trattenendo il respiro.
-Niente.- risponde a bassa voce.
-Sì, come no. Eppure zoppichi.- ribatto. Mi guarda di nuovo. È come se stesse scegliendo se può fidarsi di me oppure no.
-E’ stato Devine?- provo di nuovo. Rimane in silenzio. “Avanti” penso “Fammi sentire di nuovo la tua voce…”
-Sì…- eccola. Di nuovo. Quella nota di tristezza non mi sfugge neanche stavolta.
-Ti hanno menato?- -Sì.- voglio sentire di nuovo quella voce. Faccio un’altra domanda:
-Posso vedere?- mi guarda di nuovo, con attenzione. Mi sento rivoltata ed esaminata completamente da quello sguardo. Infine si sfila la scarpa sinistra e mostra una caviglia terribilmente gonfia. Strabuzzo gli occhi:
-Devi farla vedere a qualcuno.- lui scuote la testa e si rinfila la scarpa.
-Non ce n’è bisogno.- dice.
-Io direi di sì.- rispondo. Si alza e si piega per prendere lo zaino appoggiato per terra. Io scatto verso di lui.
-Io, ecco… ehm… Liam…- mi fissa, ancora.
-Dimmi…- risponde.
-Credo che tu abbia bisogno di un nuovo paio di occhiali… purtroppo si è rotta una lente…- balbetto. “Avanti Em, vai avanti.” -Io mi chiedevo…- niente. Rimango bloccata. Lui alza un sopracciglio e sento che il mio cuore perde un battito.
-Ti accompagno in classe.- riesco solo a dire alla fine. Lui annuisce. Raccolgo il mio zaino e gli passo gli occhiali. Lui allunga una mano ed io li appoggio sul suo palmo aperto, indugiando vicino alla sua mano, ma lui la ritira immediatamente e li infila in tasca. Io apro il bagno esattamente mentre suona la campanella e mi avvicino a lui per aiutarlo. Gli passo il braccio intorno alle spalle e comincio a camminare per il corridoio.
-A che piano sei?- gli chiedo.
-Secondo.- risponde. Decido che ho bisogno di sentire quella voce, di nuovo, prima di andarmene. Vado verso le scale.
-Avanti, ti do una mano.- lui si blocca.
-Cosa c’è?- chiedo.
-Posso fare da solo.- dice.
-Non mi sembri nelle condizioni di farlo.- ribatto. Lui mi guarda, con i suoi occhi, i suoi occhi tristi.
-Faccio da solo.- dice fermamente. -Puoi andare.- scrolla le spalle e io ritraggo il braccio. Abbasso lo sguardo.
-Certo… Scusa se ho cercato di aiutare.- mormoro e poi pianto i miei occhi nei suoi. Lui non risponde.
Mi giro e scrollo la testa. Non mi volto di nuovo a guardarlo e non mi accorgo che quegli occhi mi seguono fino a che non sparisco in classe.
 
***
 
Liam non la perde di vista finché non oltrepassa la porta. Ha scrollato la testa e i capelli le sono scivolati davanti al viso. Non si è voltata. Perché avrebbe dovuto? Per controllare lui? Nessuno si preoccupa per lui. Eppure lei lo ha portato in bagno, gli ha pulito il taglio. Non importa. Non può interessarle qualcosa. Mentre cammina veloce per il corridoio tiene le spalle basse, le gambe si muovono in fretta. La guarda. Sembrava dispiaciuta. Dispiaciuta? Per lui? Impossibile. Liam abbassa la testa e si concentra sulle scale che deve salire. Arriva in classe con il professore già seduto alla cattedra, che gli lancia uno sguardo assassino. Farfuglia qualcosa in scusa, e si avvia verso il banco nell’angolo in fondo vicino alla finestra. I suoi compagni non lo degnano di un’occhiata. Quello seduto di fianco a lui non sembra neanche accorgersi che sia entrato. Si lascia cadere sulla sedia senza far rumore, tira fuori qualche libro giusto per riempire un po’ il banco vuoto e comincia a guardare fuori dalla finestra.
Alla fine della lezione segna giusto le pagine da studiare, poi lentamente fa lo zaino ed esce dalla classe per ultimo.
Tutti i ragazzi sono già corsi via, chi a prendere l’autobus, chi si ferma a fare due chiacchiere. Liam passa inosservato tra i gruppetti, nessuno lo vede e lui è questo che vuole. Passare tra la gente come se fosse invisibile. Non vuole che nessuno si preoccupi per lui, come ha fatto quella ragazza prima. Come si chiamava? Non gliel’ha neanche chiesto. Ma lei sapeva il suo, di nome. Si sforza, eppure l’ha detto, l’hanno chiamata in cortile. Ah, certo. Emily. Emily… Lo ripete piano, sussurrando, facendolo scivolare fuori dalla bocca come un respiro. Emily. Chi era Emily? Aveva lasciato che una sconosciuta lo aiutasse. E poi l’aveva cacciata via. “Non avrebbe voluto farsi vedere in giro con me, le ho risparmiato la rottura di dirmelo. In bagno ci ha provato, ho visto, ma le facevo talmente pena che non è riuscita.”
Mentre questi sono i pensieri che gli passano in testa, sente delle risate che si levano più alte sopra le altre voci. Devine. Si sta avvicinando con i suoi soliti amichetti stretti intorno.
-Payne!- schiamazza.
Liam continua a camminare, alla velocità che gli consente la caviglia. Non risponde, non si volta.
-Fermati, sfigato.- Josh ormai è dietro di lui, lo spintona forte e Liam cade. È steso per terra. Gli gira la testa. La caviglia pulsa come non mai e improvvisamente anche i tagli freschi cominciano a bruciare di nuovo. Rimane così, steso faccia a terra, mentre alcuni intorno ridono, altri parlano concitati, ma nessuno si avvicina.
-Liam!- una voce. Non è Josh che parla. Questa voce è diversa, è una bella voce.
Liam fa uno sforzo e si gira su un fianco, apre gli occhi. Un paio di blazer azzurre lo sorpassano in un secondo. Alza lo sguardo e vede di nuovo quella schiena, quei capelli biondi che svolazzano. È lei. Emily.
Sta andando verso Josh, in mezzo ad altri deficienti che si complimentano per avere steso lo sfigato di nuovo.
“No. Sei pazza? Ti uccide quello, ti uccide!”
Liam cerca di parlare, ma non esce nessun suono. Sgrana gli occhi, continua a guardarla. Josh la fa fuori. Ne è sicuro.
Emily si avvicina alla sua schiena.
-Girati, fottuto bastardo!- urla. Josh si immobilizza. Lento ruota su se stesso.
-Come hai detto?- dice digrignando i denti.
-Ho detto- risponde Emily -che sei un fottuto bastardo.-
Un lampo d’ira saetta negli occhi di Devine.
-E tu chi saresti? L’eroina che protegge gli sfigati? Ma fatti una vita bambinetta del cazzo.-
-Devi lasciarlo in pace, mi ha capito?- risponde Emily d’un fiato.
-Tu non ti immischiare, sfigatella.- dice Josh, e le sputa sulle scarpe.
Lei abbassa lo sguardo. Quando alza di nuovo la testa raddrizza le spalle e i suoi occhi. Fanno paura. Sono pieni di… odio.
-Questo non dovevi farlo.- sussurra. Poi, velocissima, tira un pugno in faccia a Devine, che si accascia per terra, con un labbro mezzo sanguinante. È sbalordito, ma è incazzato il triplo. Si tira su e si scaglia contro Emily, che corre via. È velocissima. Perfino Josh rimane spiazzato. Scivola via tra la gente, corre verso il cancello.
Intanto, suo fratello esce dal cortile insieme agli altri, Tomlinson, Horan o come si chiamano. Lei si nasconde dietro a Zayn, e gli sussurra qualcosa nell’orecchio.
Zayn guarda verso la direzione di Liam. E poi sposta di nuovo lo sguardo su Josh. Sbatte lo zaino per terra e si avventa contro Devine. Il riccio rimane con lui, appena dietro.
Il biondo e Tomlinson corrono verso Liam, Emily li precede.
-Liam. Liam, ehi, devi alzarti. Dobbiamo andarcene.- gli sussurra dolcemente. Lui la guarda. La guarda dritto negli occhi. Non dice niente, non riesce.
I ragazzi lo afferrano per le braccia e lo aiutano ad alzarsi. Emily raccoglie lo zaino e poi prende il posto del biondo e afferra Liam.
-Horan, vai da Zayn. Digli che torno più tardi. Liam non può andare a casa da solo.- il biondo annuisce.
-Louis. Louis ci devi accompagnare. Hai la macchina?-
-Si…- risponde lui.
-Bene. Valla a prendere. Ti aspettiamo nel parcheggio. Veloce.-
Liam lo guarda allontanarsi. Emily non lo guarda, fissa dritto davanti a se e cammina veloce, tenendolo su con un braccio e tenendo lo zaino con la mano libera. “E’ forte…” pensa Liam tra se e se.
-Liam.- Emily non lo guarda. -Liam, dove abiti? Dobbiamo portarti a casa.- lui non riesce a parlare, la voce gli si blocca di nuovo in gola.
-Liam. Ti prego. Sei messo male. Ti devo portare a casa.- c’è un tono di disperazione nella sua voce.
-Parkhood Lane… 244…- sussurra appena.
Emily non risponde, continua a camminare e raggiunge il parcheggio dove Louis sta già aprendo la macchina.
Emily aiuta Liam a sedersi dietro e gli allaccia la cintura. Lo guarda apprensiva. Poi si siede di fianco a lui.
-Lou. Parkhood Lane. Subito.-
Tomlinson annuisce e comincia a sfrecciare per le strade immerse nel caos dell’ora di punta.  

Spazio Wallflower

Ciao a tutti ragazzi. Mi scuso per l'enorme ritardo, ma con le vacanze di Natale e tutto il resto non sono riuscita a mettermi tranquilla e a buttare giù qualcosa. Non ho mlto da dire in realtà, spero solo che vi piaccia. Buona lettura. 
  
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