Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: EmmaStarr    08/01/2014    5 recensioni
|Ace&Rufy| |Bromance| |AU Sparta/Atene| |Azione, Fluff|
– Dove andiamo, nonno? – chiese una voce curiosa e soprattutto petulante.
– Te l'ho detto, Rufy! Finché tuo padre è in campagna militare, tu vivrai con me. E smettila di lamentarti, la montagna ti farà solo bene! – spiegò per l'ennesima volta il vecchio, trascinando con sé un bambino sui sette anni.
– Ma io mi devo allenare! – protestò quello, cercando di divincolarsi. – Tra un anno avrò l'età giusta per cominciare l'addestramento, e voglio essere il più forte di tutti!
Garp sollevò lo sguardo, come se stesse cercando qualcosa tra quelle montagne che tanto conosceva. Subito però una voce lo richiamò alla realtà. – Nonno!
Garp sbuffò sonoramente, strattonando ancora il povero Rufy. – Hai ragione, hai ragione, basta che fai silenzio!
Neanche a dirlo, il bambino non fece silenzio. – Credi che troverò dei ragazzi della mia età con cui allenarmi? Ci sarà qualcuno, dove stiamo andando?
Garp ci pensò un attimo su, poi ghignò sotto i baffi. – Qualcuno sì, penso proprio di sì.
* * *
Cosa succede se prendiamo Ace e Rufy, con la cortese partecipazione di Sabo, in una Sparta in lotta contro Atene?
Scopriamolo insieme! ^^
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

THE WORST NIGHTMARE



No, non andava per niente bene.

Ace si precipitò subito accanto a Rufy, prendendogli la mano con slancio. – Che succede? Riesci a sentirmi? – chiese, preoccupato.

Il bambino non rispose, agitandosi un po' più forte. – Prendo dell'acqua per la fronte. – disse subito Sabo, schizzando fuori.

Ace scostò le vesti di Rufy per esaminare la ferita, storcendo il naso alla vista del sangue incrostato. Non era messa bene, ma neanche male come quando l'avevano trovato... allora perché Rufy si lamentava così tanto?

– S... S... – Sembrava che Rufy stesse cercando di dire qualcosa. Ace gli si avvicinò. – Che cosa? – sussurrò.

Rufy parlò, gli occhi spenti e il tono di voce quasi impercettibile. – Sventura e disonore sulla casa di Atene, tremate e temete il nemico che viene...

Ace cadde all'indietro, tremando. Rufy stava dicendo... impossibile che stesse...

Rufy continuava a recitare la profezia, quella profezia, e ancora, ancora, ancora, quella rimbombava nella mente di Ace come una condanna spietata e inappellabile. Come poteva Rufy conoscere una cosa del genere, come?

Ace aveva voglia di vomitare. Artigliò la terra con le dita, desiderando solo sparire. Gridò, o almeno ci provò, perché dalla sua bocca non uscì neanche un suono.

– Ace! – Rufy smise di agitarsi e spalancò gli occhi, ansimando leggermente. – C-cosa... cosa è successo?

Il ragazzo non rispose, gli occhi colmi di paura fissi nei suoi. – Dove hai sentito quella profezia, Rufy? – chiese, piano.

Quello inclinò il capo. – Profezia? Quale... – il dolore lo fece stringere i denti per un attimo, poi prese un respiro e continuò. – Di che profezia parli, Ace?

Sventura e disonore... – attaccò Ace, atono.

– Ah, sventura e disonore sulla casa di Atene, intendevi questa. Me l'ha raccontata il nonno. – rispose Rufy, alzando le spalle. – A volte la ripasso la notte, è come una canzone. Il nonno dice sempre che sarà il segreto della nostra vittoria, anche se non ho capito bene cosa vuole dire. Ci ho pensato poco fa... me la ripeto quando ho la testa troppo piena di cose, capisci? Serve a farmi pensare ad altro. – spiegò il bambino, come se fosse una cosa normale.

Ace prese Rufy per le spalle e lo costrinse a fissarlo negli occhi. – Non devi pronunciarla mai più. Mai, hai capito?

– Ace, mi fai male! – protestò l'altro, cercando di spostarsi.

– Non una parola su questa profezia, non una parola! – insistette Ace. – È importante, non lo capisci? Devi tenere la bocca chiusa! Sono stato chiaro?

Un tuono rimbombò forte nell'aria, e Sabo fece ritorno. – Ace!

Il ragazzo sembrò tornare in sé, lasciando la presa su Rufy. – Ha... ha smesso di agitarsi. – disse velocemente.

Sabo gli dedicò una lunga occhiata indagatrice prima di concentrarsi su Rufy. – Come stai? – disse dolcemente, posandogli una pezza bagnata sulla fronte.

– Sto bene. – disse Rufy, imbronciato. – Dobbiamo andare avanti.

Ace e Sabo si guardarono. – Rufy... – attaccò Ace. Cosa poteva dirgli? A parte il fatto che era ancora sconvolto per la faccenda della profezia... c'era il problema del fiume. Non potevano guadarlo con Rufy in quelle condizioni, d'altro canto... Se non lo facevano in quel momento, non l'avrebbero più potuto fare.

– No, andiamo e basta. – si lamentò Rufy, alzandosi traballante in piedi. – Guardate che ieri ho corso tutto il giorno, capito? E stavo bene.

A questo sia Ace che Sabo avrebbero potuto ribattere in mille modi diversi, ma preferirono non questionare. Dirgli la verità? Rufy era troppo testardo, sarebbe voluto andarci a tutti i costi. Tenergli tutto nascosto? Ma Rufy dopo li avrebbe sicuramente odiati.

Bastò un'occhiata per metterli d'accordo: un Rufy vivo che ce l'aveva con loro era meglio di un Rufy morto che invece li adorava. – Facciamo così. Oggi stiamo qua, tanto se ne staranno tutti chiusi da qualche parte, poi domani, quando smetterà di piovere, andremo avanti tutto il giorno. – contrattò Ace, ignorando con forza il senso di colpa, e anche un po' l'orgoglio. Era per il bene di Rufy.

– Non voglio. – borbottò Rufy. – Voglio andare avanti. – ma usò quel tono di voce di quando si era già implicitamente arreso.

Ace tirò un sospiro si sollievo. – Su, che mezzogiorno è passato da un pezzo. Dormi un po'.

Rufy incrociò le braccia, sedendosi a terra con un sospiro. – Non ho sonno. – si lamentò. – Voglio andare in esplorazione. Io sono un forte soldato di Sparta, non un fifone qualsiasi!

Sabo annuì con forza. – Infatti i forti soldati di Sparta sanno obbedire agli ordini dei superiori. Vero o no?

Rufy borbottò un sì senza entusiasmo.

– Bravo. Ora resta buono qui, mentre noi facciamo un riposino. – affermò Ace che, non avendo chiuso occhio per tutta la notte, si sentiva crollare dal sonno. Anche Sabo doveva sentirsi più o meno nello stesso modo, perché annuì e si sdraiò a terra.

– Dovete proprio dormire? – si lagnò Rufy, sdraiandosi e sospirando con forza.

– Sì. – borbottò Ace, prima di sprofondare definitivamente nel mondo dei sogni.

Non l'avesse mai fatto.

 

* * *

 

Ace era solo, al buio. Era abituato a quella sensazione di gelo dentro, tutto il contrario di quando Rufy sorrideva, o di quando Sabo lo prendeva in giro. Era freddo e vuoto, ecco.

Sventura e disonore sulla casa di Atene

Tremate e temete il nemico che viene

Ancora quella profezia. Ancora una volta si intrufolava nei suoi sogni per straziare ancora un po' il suo animo. Cos'aveva fatto di male, lui, per meritarsi una cosa del genere? Era nato, tutto qua?

La profezia, pronunciata dalla bocca di Rufy, era cento volte più brutta. Lui se la ripeteva per addormentarsi, possibile? Se avesse saputo che riguardava lui, Ace... come avrebbe reagito? Il sesto verso, poi... Una furia feroce come fuoco incandescente. Anche questo sapeva Rufy. E cos'avrebbe pensato?
All'improvviso eccolo là, davanti a sé. Rufy, perfettamente in salute, sorridendo come sempre. – Ehi, Ace! Andiamo ad esplorare la foresta?

La sua voce suonava un po' distante, ovattata, ma Ace non se ne preoccupò. – Arrivo, aspettami. – sospirò, sorridendo.

Affrettò il passo per raggiungerlo, ma quando gli fu affianco Rufy prese a parlare, la voce calma. – Ehi, Ace... Perché ti dava fastidio che ripetessi quella profezia?

Ace deglutì. Poteva dirglielo? Poteva arrischiarsi a tanto? Teneva a Rufy più che ogni altra cosa al mondo, ma da qui a rivelargli questo segreto... – Ace? È qualcosa di grave? – il musetto di Rufy gli si parò davanti, genuinamente preoccupato. – Posso aiutarti?

Ace sospirò. Certo, quello era Rufy. Era sempre lì per lui, e non vedeva le cose come la maggior parte della gente faceva. Poteva fidarsi. – Senti, Rufy... È un po' difficile da spiegare, vedi, il fatto è che...

– Che cosa? – chiese quello, incoraggiante. – Dimmi, forza!

Ace prese un sospiro e parlò. – Sono io il ragazzo della profezia. – disse, tutto d'un fiato. – In realtà sono Ateniese. Volevano uccidermi, quindi sono stato portato su quelle montagne. Io non volevo dirtelo, perché, sai... – finalmente osò abbassare lo sguardo verso Rufy, e la vista lo lasciò senza fiato.

Il bambino aveva le lacrime agli occhi e un'espressione disperatamente tradita negli occhi. – C-che cosa? – mormorò, scuotendo la testa. – No, n-non è possibile, Ace! P-perché non me l'hai detto? È... È orribile!

– Rufy, aspetta, io... – disse Ace, cercando di prenderlo per le spalle.

– Lasciami! – strillò il bambino, scostandosi. Dopodiché alzò lo sguardo verso di lui animato da una luce nuova, diversa, che Ace non gli aveva mai visto prima. C'era odio, sul suo viso. – Lasciami. – ripeté, e Ace obbedì. – Mostro! – Gridò, scappando via con le lacrime agli occhi.

Ace cadde a carponi, ancora troppo scosso. Allora... allora era vero, lui era un mostro, solo un mostro!

La foresta della montagna intorno a sé sembrava improvvisamente un luogo orribile. Però... un attimo, lui non era sulla montagna. Spalancò gli occhi di scatto, immobile. Era stato... un sogno?

Il sollievo di quella consapevolezza lo avvolse come l'abbraccio più morbido, spazzando via in un istante tutto il dolore, tutta la solitudine e l'inadeguatezza che aveva provato fino a quel momento. Un sogno... Rufy non pensava quelle cose, Rufy non lo credeva un mostro! È impossibile descrivere a parole quello che provò: come se tutto il peso del mondo gli si fosse improvvisamente tolto dalle spalle. Per un solo, glorioso secondo, si sentì libero e felice come se niente potesse andare storto. Rufy era sdraiato accanto a lui, no? Non era scappato, non sapeva la verità.

Voltò lo sguardo verso il giaciglio di Rufy, e due secondi dopo stava già dando un calcio a Sabo per svegliarlo e si dirigeva di corsa verso l'uscita della grotta.

– Che succede, aspetta! – esclamò Sabo, la voce impastata dal sonno.

– Rufy se n'è andato. – rispose Ace, senza neanche voltarsi a guardarlo.

Un secondo dopo, correvano entrambi nella foresta sotto la pioggia alla volta del fiume.

 

* * *

 

Rufy fissava l'acqua con un'espressione a metà fra il terrorizzato e l'entusiasta.

Sì, Ace lo sapeva che sarebbe dovuto essere impossibile, ma era così che gli sembrava. Un po' terrorizzato e un po' entusiasta, come se nella sua mente si alternassero cori di “torno indietro!” e “proviamoci, sarà divertente!”.

Ace e Sabo lo placcarono da dietro, trascinandolo via prima che la parte di lui che voleva tuffarsi avesse la meglio. – Ma che stai facendo? – esplose Ace, furente.

– Voi dormivate! – si difese Rufy. – E io mi annoiavo tantissimo! Volevo solo andare un po' in esplorazione, poi ho visto il fiume! – abbassò la voce, cospiratorio. – Dobbiamo oltrepassarlo adesso. Altrimenti poi non potremo più provarci! Piove fortissimo. – disse con ovvietà.

Ace ritenne saggio prendere un profondo respiro prima di parlare. – Dobbiamo tornare indietro, Rufy. Non sei nella condizioni di guadare un fiume, e... Oh, dai! Non te ne sei neanche accorto? Stai sanguinando! – la benda che gli copriva il fianco era infatti sporca di rosso.

Il bambino abbassò lo sguardo, confuso. – Oh... – mormorò. Poi però rizzò le spalle. – Non fa niente, ce la posso fare! Dai, non ci vorrà molto, posso farlo! – mise su un'espressione ferita e implorante che avrebbe fatto impallidire quella di un piccolo cerbiatto (e Ace aveva sempre avuto un debole segreto per quei cosini quando sono appena nati), ma dovevano essere irremovibili.

– Ormai non si può, Rufy. – disse Sabo con gentilezza. – Vedi? L'acqua è già troppo alta. Probabilmente riusciremmo a malapena a tenere in naso fuori dall'acqua io e Ace... tu neanche toccheresti il fondo. E poi, guarda che corrente... – lanciò un rametto nell'acqua impetuosa. Quello prese subito a scivolare di gran carriera a valle. – Troppo forte. – concluse il ragazzo, incrociando le braccia. – Di qui è meglio non passare.

Rufy fece un passo indietro, l'espressione ferita. – M-ma così perderete...

Ace sospirò, cacciando indietro quella parte di lui che gridava esattamente la stessa cosa. – Mica è colpa tua! È stato Teach, no?

Rufy non rispose, voltandosi verso il fiume. – Guardate là! – esclamò, correndo verso la riva. Si fermò davanti ad un grande tronco mezzo cavo ancorato alla sponda. – Sembra una barca. – mormorò, estasiato.

Ace e Sabo si fissarono per un lungo, spaventoso istante. – No! – gridarono in contemporanea, avventandosi verso di lui. – Non ci serve una barca, Rufy! – gridò Sabo, cercando di afferrarlo. Rufy si ritrasse, arrampicandosi sul tronco.

– Sì, dobbiamo attraversarlo, questo fiume, non seguirlo! – aggiunse Ace, salendo a sua volta sul tronco per cercare di acciuffarlo.

Rufy si tirò ancora più indietro. – E che ne sapete? Dove va questo fiume? Magari va proprio a nord, e... Sabo! Tanto non mi prendi! – esclamò, spostandosi ancora più indietro. Un lento scricchiolio costrinse Ace a voltarsi indietro: si trovavano tutti e tre sulla “barca” di Rufy, e il fatto che il bambino si stesse agitando tanto non aiutava affatto.

– Adesso, senza fare movimenti bruschi... – disse piano, muovendo prudentemente un piede, – ...fate tutti un passo indietro.

Sabo comprese, e smise immediatamente di cercare di afferrare Rufy. Questo invece inclinò la testa. – E perché? Scusa, Ace, ma se io faccio un passo indietro finisco in acqua.

– Allora fallo in avanti, idiota! – sbottò Ace. – L'importante è che scendia... – si sbilanciò e perse l'equilibrio, cadendo addosso a Rufy e strappandogli un gemito. Il tronco si era mosso. Prima che Ace avesse il tempo di alzarsi e che Sabo potesse fare qualcosa, con un rumore orribile l'acqua prese possesso della loro piccola imbarcazione e presero il largo, nel mezzo del fiume agitato dalla tempesta.
















Angolo autrice:
Ok, questa non ve l'aspettavate, eh?
Già, quando c'è di mezzo Rufy non si può mai sapere. Come se la caveranno i nostri eroi a bordo di quella possente imbarcazione?
Avete avuto un primo assaggio della Grande Profezia, quella che tormenta Ace fin da quando era bambino. Dadan la chiamava "maledizione", ma è perché è una donna poco colta ù.ù Vedrete che presto l'avrete in tutta la sua lunghezza, e capirete anche perché Ace ne è tanto oppresso da non riuscire a sopportare Rufy che ne parla...
Grazie di cuore a tutti voi che avete letto e recensito la mia storia: siete davvero stupendi, grazie mille!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto ^_^*
Ah, e scusatemi se pubblico sempre ad orari improponibili. Sono un disastro, ma cercherò di rispettare la scadenza settimanale meglio che posso!
Un bacione, vostra
Emma ^^
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: EmmaStarr