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Autore: KuroPond    08/01/2014    0 recensioni
Al contrario del titolo questa storia non è presa dall'omonimo libro. E' un racconto fantasy, a tratti horror, che parla di una ragazzina con poteri sovrannaturali e del suo passato. Spero vi piaccia.
Se volete lasciate una recensione, un parere è sempre ben accetto! :3
Genere: Fantasy, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Rimase su quella poltrona per parecchio tempo, a pensare. Rimunginava sulla lezione di matematica, ai suoi compagni di classe che la prendevano in giro al parco.
Li avrebbe picchiati volentieri, loro e quelle facce antipatiche; "Se lo meriterebbero" pensò tra se e sè. Immediatamente scosse la testa, la Madre Superiore (la più antica e potente strega ancora in vita) l'aveva avvisata al riguardo: "Nessun pensiero maligno. La mente di una strega è sacra, non bisogna riempirla di sciocchezze; soprattutto non bisogna riempirla di cattiveria".
Si scusò mentalmente con la Madre Superiore, anche se non la vedeva da quattro lunghi anni, e sprofondò ancora un po' nella poltrona. Tutto quello che le serviva in quel momento era un buon libro e del the caldo, quello alla menta che le piaceva tanto... lentamente le palpebre divennero pensanti e nonostante lei cercasse di tenere gli occhi aperti, essi si chiusero, mentre i suoi pensieri correvano come fili di fumo spazzati dal vento.
Fu destata da un fastidioso rumore, come un continuo raspare su un vetro. Aprì gli occhi e si guardò attorno, con la vista annebbiata dal sonno; era già sera. Allungò una mano e prese il candelabro che c'era sul tavolo vicino alla poltrona "comburet" sussurrò, e delle piccole fiammelle iniziarono a bruciare gli stoppini delle candele, gettando una debole luce tutto intorno a lei, e dando al suo viso un aspetto spettrale.
Il rumore continuava, insistente.
Si guardò intorno, ma niente. Si diresse quindi verso la piccola cucina adiacente al salotto, il rumore sembrava provenire da lì; sembravano unghie... su un vetro.
Lentamente si girò verso la finestra dietro di lei, aveva il cuore in gola; tenne il candelabro in alto, per illuminare di più e non bloccare la vista.
C'era qualcosa fuori dalla finestra. Sì, qualcosa, non qualcuno.
Ciò che stava oltre al vetro non si poteva definire umano: aveva lunghi artigli ricurvi e neri, che graffiavano il vetro. Gli occhi non c'erano. Al loro posto c'erano due orbite vuote e scure; e in quel momento erano puntate proprio su di lei.
Dalla sua bocca non uscì altro che aria, era totalmente paralizzata dalla paura.
La creatura lanciò un grido acuto e penetrante, mostrando i denti marci, e scomparve alla vista della ragazza. Bonnie ancora non riusciva a muoversi, aveva gli occhi spalancati, con quella creatura infernale impressa nella sua mente.
Come una scossa si riprese da questo stato, la porta principale! Quella creatura era corsa in direzione della porta principale!
Corse a rotta di collo verso l'ingresso, lasciò cadere il candelabro a terra e si lanciò verso la porta, girando la chiave un momento prima di sentire un tonfo sordo provenire da fuori: la creatura era proprio davanti a lei, oltre alla porta.
Prese dallo scaffare vicino della salvia, e usando lo stesso incantesimo delle candele gli diede fuoco, soffiando sulle foglie e spargendo l'aroma fumoso sulla porta, mentre i tonfi si facevano sempre più forti e aggressivi.
"Ego nec ingredi" ripeteva ad occhi chiusi come un mantra, mentre faceva ondeggiare la mano con la salvia fumante.
Era una frase in latino, significava "Io non ti permetto di entrare", un antico incantesimo di chiusura. Grazie ad esso la creatura non sarebbe riuscita ad entrare neanche se avesse avuto la chiave.
Questo incantesimo aveva però un brutto effetto collaterale: assorbiva gran parte dell'energia della strega.
Bonnie sentì la testa girare, ma continuò a recitare la formula "ego nec ingredi!", aprì gli occhi e le si annebbiò la vista, "ego nec ingredi!" gridò disperata. Solo più pochi istanti e l'incantesimo si sarebbe sigillato, dopodichè sarebbe stata al sicuro. "Ego nec ingredi!", non riusciva quasi più a respirare; sentiva la testa pesante, così pesante.
"Ego nec..." e Bonnie svenne, cadendo pesantemente sul tappeto polveroso.
   
 
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