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Autore: Niallsmileishot    09/01/2014    2 recensioni
la mia è una storia che comincia con una quindicenne appena trasferitasi a Doncaster per gli studi: lì incontrerà l'estroverso Louis Tomlinson a 15 anni, quattro anni prima che andasse ad X-Factor. finiranno entrambi per diventare famosi, una come attrice e l'altro come cantante; il loro amore verrà messo molto alla prova, da ragazze inventate, migliori amici e uno strano losco figuro che... ha ucciso sia i miei nonni, sia i miei genitori, come in una specie di vendetta su più generazioni.
tratto dal capitolo 3:
“certo” dissi prendendo la borsa.
Mentre stavamo uscendo iniziò a piovere: Louis indossava una felpa di cotone. Se la tolse e mi coprì dalla pioggia.
“Louis, dai rimettitela… sei a maniche corte, ti prenderai un raffreddore” dissi preoccupata.
“se lo prendo verrai a trovarmi.” Disse lui. Era fradicio e secondo me, anche congelato. Così io mi feci piccola piccola e lo abbracciai, così che potesse stare sotto anche lui. Di colpo arrossì e io lo strinsi più forte, pensando che fosse il freddo a coloragli le guance.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO 32°

"cosa c’è?” dissi.
Liam continuava a non rispondermi, incantato dal sorrisetto di Chiara.
“Liam! Cos’ha Louis?!” urlai in preda all’ agitazione; i silenzi sconnessi tra le conversazioni mi lasciavano sempre tempo per fantasticare catastrofi più improbabili o sfortune inaspettate.
“ah, si, scusa… vieni Fra. Lou è in ospedale: c’è stata una rissa tra lui, Andrea, Niall e Harry. Mentre si colpivano, Andrea ha preso una bottiglia di vetro e l’ha spaccata sulla testa di Lou… ora lo devono operare” disse Liam. Io spalancai gli occhi e seguita da Chiara e Liam mi precipitai in ospedale.
In macchina provavo una marea di sensazioni: la prima fu la paura. Temevo di non poterlo mai più rivedere, temevo di non poter più sentire la sua voce, temevo di averlo perso. Avevo paura di essere la causa di tutto quello, avevo paura che lui non potesse più essere lo stesso. Avevo paura del futuro.
Poi cominciai a sentire la rabbia avvampare: avessi avuto Andrea tra le mani lo avrei strozzato. D’altra parte ce l’avevo con me stessa per essermi fidata di un tale essere, di essere stata così cretina. Ero furiosa di non poter fare niente, di dover stare lì ad aspettare senza poter risolvere il problema di cui sentivo esserne la principale responsabile.
Passata la rabbia arrivò la tristezza, immancabile in un animo come il mio, vulnerabile e di indole pessimista: non riuscì a trattenere le lacrime al pensiero di averlo perso. Non riuscii più, era stato così difficile. Louis era in fin di vita lontano da me, tutto per colpa mia. Mi stava venendo da vomitare; Louis, il ragazzino pazzo che avevo conosciuto, ora era su qualche tavolo chirurgico in attesa della risposta. E la domanda era “riuscirà a sopravvivere”? concepì l’idea di un possibile decesso. La concepì, ma non riuscivo a trovare il mio mondo privo di lui  degno di qualche possibilità di riuscita.
“tranquilla…” disse Chiara accarezzandomi la spalla.
Io sospirai e tornai ai miei pensieri malinconici; passata la tristezza… beh la tristezza in realtà non mi passò.
“siamo arriv…” cominciò Liam, ma io ero già lontana.
“Fra…” disse Niall vedendomi, mi corse in contro e mi abbracciò. Io lo strinsi in un abbraccio di disperazione, ma privo di lacrime.
“dove…?” chiesi. Lui mi stava già portando nella camera di Louis. Lì stava, in un letto candido, col volto consumato e pallido, occhi chiusi, capelli scombinati, con qualche cicatrice sulla fronte e quasi in uno stato di pura pace interiore.
Niall se ne andò richiudendo la porta alle sue spalle.
Io mi avvicinai al letto sfiorando i suoi vestiti appesi lì vicino, ancora comparsi di sangue secco: un vaso d’acqua con un fiore rosa stanziava sul comodino.
Presi una delle poltrone della stanza, l’accostai al letto e mi sedetti.
Afferrai la mano sinistra di Louis e la strinsi; lui non mosse ciglio. L’unico suono nella stanza era il respiratore in movimento a cui lui era attaccato.
Chinai la testa e non mi mossi da lì.
“Fra” disse una voce alle mie spalle dopo qualche ora.
“Niall” sussurrai, per poi riconcentrarmi su Louis.
“Francesca, andiamo, non puoi rimare qui così! Vieni, dai, ti porto a casa” disse lui prendendomi per i fianchi. Ero stanca morta.
Lui sospirò e mi prese in braccio, mi portò in macchina e guidò. Io dormii.
Arrivati mi porto anche nel letto, mentre io continuavo il mio immacolato riposo.
Mi rimboccò le coperte e uscì dalla stanza, socchiudendo la porta ma tenendo la mano sulla maniglia. Un pensiero passò nella mente di Niall. Si voltò, mi guardò: dormivo, non davo segni di coscienza.
Così preso dall’eccitazione si avvicinò al mio letto, si chinò e poggiò le sue labbra sulla mie per qualche secondo. Voleva poggiarle più a lungo, ma temeva il mio risveglio. Lo aveva fatto.
 Niall sorrise al vuoto, fissò il mio volto addormentato e sorrise nuovamente. Ciò che non sapeva è che mi aveva svegliato…
*il giorno seguente
Mi alzai presto, anche se ancora mezza addormentata: avevo deciso di tornare da Louis.
Andai in salotto in pigiama e mi ritrovai davanti una delle persone che meno mi aspettavo:
“buongiorno bellissima” sorrise Andrea.
Io, ancora sconvolta per Louis, ancora incavolata con lui e ancora con la mente addormentata cominciai ad insultarlo: “tu, pezzo di merda come osi parlarmi?! (scusate il linguaggio, ma credevo che se lo meritasse) come osi presentarti qui dopo tutto?! Ti rendi conto di quanto male ai fatto a me e a Louis?! Cosa cazzo vuoi ancora dalla mia vita?!” gli urlai addosso.
Lui si mise a piangere: “scusami, scusami, te lo giuro. Avevo vergona a parlarne… ma devi sapere. È da poco che hanno scoperto che soffro di bipolarismo, prendo le pillole ma fanno poco effetto, ieri mi hanno aumentato la dosa. Non ricordo cosa ho fatto a te, ne cosa ho fatto a Louis, però quando mi sono svegliato stamattina con i vestiti pieni di sangue, in un motel, ho temuto il peggio: ho letto gli insulti lasciati sul muro e ho trovato una lettera scritta a me stesso, accanto al barattolo di pillole. Fra, non so come è successo, non so nemmeno il perché l’ho fatto! Per ti prego, scusami, scusami, scusami! Bellissima, ti sei dimenticata di tutto il bene che ti voglio e che ti ho sempre voluto?! L’ultimo ricordo che ho di me e te, è quello in cui siamo seduti su un tronco a mezz’aria, tu sei caduta… questo è l’ultimo ricordo che ho. Ti prego, credimi, guarda il certificato medico, le pillole!” disse continuando a piangere. Mi mostrò il certificato: era vero tutto. Io ancora scettica proseguii: “quindi non ricordi quella sera? Non ricordi il bacio?” dissi. Mi tenevo ad una distanza di sicurezza, ma a quella confessione mi avvicinai un poco; sentivo che quello era il mio migliore amico, l’Andrea che conoscevo… vedevo nei suoi occhi quella purezza, quell’allegria, che non vedevo da un po’.
“quale bacio?” chiese lui perplesso. “ci siamo baciati e io non me lo ricordo?!” disse, mettendosi una mano tra i capelli e spalancando gli occhi. Alzò lo sguardo al cielo, si morse il labbro inferiore e tornò a guardarmi. Mi fissò un po’, squadrando tutta la mia figura e poi ricominciò a piangere.
“non ci posso credere… l’unica cosa che ho sempre voluto, per tutta la mia vita, ora che è successa l’ho dimenticata?! Stupido cervello… cazzo, ma perché devo avere questa malattia?! Se esistesse un Dio perché mi sta facendo questo?! Perché dovrei continuare a vivere in questo mondo, se le cose belle e che amo le rimuovo?!” disse.
“beh, a quanto pare rimuovi anche le cose brutte…” mormorai. Lui si voltò e mi prese delicatamente le mani.
“Francesca, sappi che non ero io. Non ero io quello che ti ha fatto del male. Io non potrei sfiorare quel bel viso senza tremare di ansia, non potrei mai ferire quel grande cuore che sento accelerare… non potrei perché non voglio. Non voglio che il mio nome sia un brutto ricordo per te… non volevo ferirti, il perché lo sai: ti ho detto che ti amo, e lo farò per sempre… non posso chiederti di provare per me quello che io provo per te, ne posso chiederti di lasciare Louis per me… è un bravo ragazzo, è quello giusto per te… ci ho parlato solo una volta, ma mi ha fatto un’impressione davvero fantastica! Sono contento che tu abbia finalmente trovato qualcuno che è alla tua altezza! Sappi che ti ho sempre voluto bene e che confesserò tutto alle autorità… ti amo bellissima” disse piangendo mentre usciva da casa mia.
“Andrea! Sappi che ti voglio bene” dissi e lo abbracciai.
Il giorno seguente, come promesso, dichiarò tutto alle autorità e andò in prigione.
Venni a sapere poi, circa una settimana dopo, che Andrea si era suicidato la sera stessa dell’incarcerazione.
Aveva legato le lenzuola come delle corde e si era impiccato.
L’unico scritto rinvenuto fu una lettera, indirizzata a me:

*bellissima… c’è una cosa che devi sapere: la morte dei tuoi non è stato un incidente. Hai presente, tuo nonno… ecco faceva la spia, come il mio. Erano soci! Solo che il tuo aveva scoperto i loschi traffici di mio nonno, ovvero sia che passava le informazioni ai nemici per qualche soldo… lo aveva denunciato e mio nonno perse il lavoro. Lui promise di vendicarsi. E lo fece con i tuoi nonni… poi, ormai in fin di vita, lasciò a me il compito di uccidere tutta la tua famiglia. Sono io l’assassino dei tuoi genitori. Solo che poi ti ho conosciuto e… non potevo farlo! Non con te! Non sapevo che eri tu la mia ultima futura vittima… ma a quanto pare, in parte ti ho fatto morire dentro. Non lo farò bellissima… ti amo troppo. Arrivati a questo punto devo scegliere: o me o te. E ho scelto, tu viva io morto, farò un grande favore all’umanità. Ti amo bellissima… questa è l’ultima volta che lo sentirai*


*commento dell'autrice: ve lo aspettavate? :)
 
   
 
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