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Autore: likol    29/05/2008    1 recensioni
Un'epoca è finita nella polvere del Tenkaichi! L'era delle sfere stellate ha avuto il suo ultimo epilogo! Cosa attende ora i superstiti di quelle stupefacenti avventure?
In un caleidoscopio di rimorsi, ripicche e speranze le stagioni riprendono il loro peregrinare silenzioso...
Genere: Romantico, Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Goten, Pan, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi permetto di ricordare che questa storia è il continuo del "Signore della Terra" di Beatrix, il comportamento dei personaggi e alcune parti del dialogo, senza il precedente antefatto, potrebbero suonare quantomeno strane. Buona lettura!

Capitolo 2 - La città delle anime defunte

Bra fissava con occhio provato le grandi mura, imponenti pareti che disegnavano la struttura a semicerchio, che caratterizzava da decenni ormai l'edilizia della capitale dell'ovest.
La sua città.
Passando con più attenzione i dettagli, la vernice color crema era rovinata in alcuni punti, soprattutto sugli scoli dell'acqua piovana alla sua base, scrostato era anche il ferro battuto della vetrata, che caratterizzava il retro. La bella sfumatura blu era ormai appassita in un plumbeo tono, simile a quello del cielo piovoso.
La leggerissima coltre di neve sembrava dare al giardino circostante un tono di distacco quasi d'abbandono, dacché non era solcato da alcuna impronta.
Incolto e puro.
Una casa di spettri, questo era divenuto uno dei più vitali edifici del continente.
Aveva sempre ritenuto normale che un certo numero d'individui, non meglio identificati, si muovessero far le sue mura, oltre ovviamente alla sua famiglia ed ai loro amici.
Erano i dipendenti dei vari laboratori, dacché casa sua non era un mastodontico hotel, come poteva trarre in inganno la sua struttura esterna, tutto il piano terra era caratterizzato da laboratori ed hangar, oltre ovviamente all'area riservata al Trailer di suo padre, che solo occupava un quinto dello stabile. Al primo piano, oltre a numerosi uffici, zeppi di strane apparecchiature e grandi tavoli per i grafici, c'erano la cucina e la meno elegante delle sale da pranzo, quella che erano soliti usare, su quel piano era anche la prima stanza utilizzata da suo padre, quand'egli era ancora semplice ospite e non padrone di casa. Al terzo piano, dalle dimensioni non poi così dissimili da un'abitazione comune, viveva la sua famiglia, la sua stanza su un lato, contrapposta a quella del fratello ed al centro, ad occupare un buon quarto, la grande camera matrimoniale.
A suo parere non esisteva antro meglio arredata ed al contempo funzionale di quello dei suoi genitori.
Fra queste i bagni individuali e numerosi sgabuzzini straripanti di cianfrusaglie non funzionanti ideate da sua madre, il caos di suo fratello e tutto ciò che lei aggiungeva di superfluo, come abiti od oggettistica ormai superata da una nuova moda incalzante.
Suo padre detestava il disordine, era forse l'unico pregio da terrestre che gli concedesse sua madre, era escluso scordasse in giro i suoi indumenti, era allergico al chiasso dello shopping ed amava possedere esclusivamente lo stretto indispensabile, come volesse tenersi sempre pronto per un viaggio improvviso.
Un pensiero amaro, cui spesso ritornava, come al ricordo della festa, che sicuramente avrebbero preparato, com'era stato dalla sua nascita, se non fossero rimasti soli quel maledetto giorno d'agosto.
Spesso brucia più il pensiero di ciò che sarebbe stato il domani insieme che l'assenza dell'oggi. Aveva sospirato ancora, togliendosi con un gesto stanco la giacca e adagiandola con distacco sulla poltrona. Aveva una fame tremenda, nella dispensa o sul fondo di qualche cassetto avrebbe potuto trovare qualcosa da sgranocchiare rapidamente, prima di fuggire all'università per la nuova lezione. Aveva perso un esame nell'ultimo trimestre, era stata una fatalità, una coincidenza sfavorevole. Non si sarebbe mai più ripetuta, era pur sempre Bra Brief, non voleva esser meno del suo geniale fratello, che scendeva ora le scale con passo cadenzato, il volto celato dalle tenebre. Avrebbe potuto provare un timore reverenziale per la camminata simile al passo del carnefice, ma non quella mattina.
" Dove sei stata? Ti sembra l'ora di tornare?"
" Ero impegnata, non è più tardi di ieri! Sai che mi piace uscire a sgranchirmi il mattino presto, non vedo perché tu debba agitarti in questo modo ogni volta!"
" Vorrei ricordarti, che il mio problema più grande non è controllare dove passi le prime ore dell'alba, ma seguire la mamma e mantenere ad un livello competitivo la nostra azienda!"
"Appunto! Se in realtà non t'importa assolutamente dove mi dirigo, per quale ragione me lo chiedi? La mia forza mi permette di proteggermi da qualunque malintenzionato, ma non è questo il punto, vero?"
Bra sapeva dove affondare ed era maestra:
" Non voglio che tu vada in giro per la città volando!"
" Lo hai fatto per una vita, quante volte te ne sei rifuggito dalla finestra?"
" Era un'altra epoca!"
" Scusami se non me ne sono accorta! Ed ora che altro vuoi?"
L'aveva, infatti, fermata davanti a sé, impedendole di prendere la rampa delle scale per raggiungere la sua stanza:
" Non devi più uscire così presto, se la mamma si sveglia con qualche...dubbio...tu riesci sempre a farla tranquillizzare, se le parli di papà lei si rasserena, ma se lo faccio io, si agita! Ho bisogno che tu rimanga un po' più sola con lei!"
" Sono stufa di questa storia! Non posso badarci io! Mi hai già fatto perdere un esame, solo per il tuo stupido anniversario! Una settimana per esposizioni e fiere, mentre io sono dovuta restarmene buona a cercare di restare sana in questa casa di folli!" Trunks aveva sospirato, stanco di dover spiegare, ancora ed ancora, i motivi di quella scelta di due mesi prima.
I cinquanta anni dall'invenzione delle capsule da parte di loro nonno.
Se avesse gettato tutto al vento, se fosse mancato anche a quell'appuntamento nessuno avrebbe più creduto che la casa delle due c non era sul punto di sprofondare. I titoli di borsa erano in flessione da mesi, i nuovi compratori sempre più restii a dare fiducia all'uomo che un tempo era ritenuto il ragazzo prodigio, il giovane principe degli affari. Quelli che erano i suoi appuntamenti soffocanti si erano radicalmente ridotti, ed ora era lui a dover rincorrere i suoi clienti più danarosi non il contrario. Non avrebbero perso quel patrimonio finché potevano aggrapparsi ai brevetti, ma da troppi mesi non v'era il lancio di un nuovo prodotto.
" Sto cercando di non affondare Bra, non me ne importa nulla della tua università! Laureata o meno puoi lavorare solo se riesco a tenere in piedi la Capsule Corporation!"
" Come sarebbe a dire, credi che non sarei in grado di lavorare per qualcuno, che non sei tu?"
" Lo faresti davvero? Mi accoltelleresti, andando a creare qualcosa per un altro, che non sono io?"
" Tu non sei l'azienda! Io sono tua pari, anch'io porto il nome di Brief o lo hai dimenticato! Non sei poi così speciale se stai facendo crollare l'azienda con te!"
" Non sarei ridotto in questo stato se tu fossi più presente, puoi rimandare gli studi sino a che la mamma non starà meglio!"
" La mamma non starà mai meglio, non lo capisci, sta solo aspettando di morire!"
" Non è vero, è solo una crisi di rifiuto della realtà, col tempo passerà!"
" Sei come lei, fra un po' ragionerai come lei, aspetterai che papà torni, magari un po' stanco, mentre in realtà lui è sepolto dietro tre pareti di marmo!"
Un gesto meccanico del fratello destò la sua attenzione, la mano si era stretta in un pugno.
La diagnosi era senza dubbio esatta: aveva dinanzi a sé, non solo la demenza di sua madre, ma anche la suggestione di suo fratello maggiore.
Sarebbe soffocata.
" So benissimo dove si trova papà! Non ho bisogno che tu me lo ricordi, so cosa è successo al Tenkaichi, c'ero anch'io ed ero leggermente più vicino di te! Sai, io lo ho attaccato l'alieno che ha ammazzato nostro padre!"
Maledetto, un colpo basso di tutto rispetto, ma ora toccava ancora a lei attaccare, seppur a parole quella era divenuta la più dolorosa delle sue battaglie, ma aveva in ogni caso la vittoria in pugno:
" Se non fossi salito su quell'arena per difendere quei due incapaci di Son, cui ti piace tanto accompagnarti, papà non avrebbe reagito in quel modo! Era per difendere te che è intervenuto! Si sarebbe goduto lo spettacolo altrimenti! Che cosa poteva importargli di attaccarlo così direttamente, avrebbe ideato un piano, strutturato un attacco combinato e preciso, ma no, non aveva più il tempo di ragionare, il suo prezioso primogenito incapace era ad un passo dall'aldilà!"
Aveva espirato più volte, mentre a tratti i suoi occhi di cobalto spento erano attraversati da una luce verde, pericolosamente frequente:
" Non ho ancora finito, Trunks! Sono sicura che continuare ad essere accondiscenti con la mamma non fa che farla peggiorare, dobbiamo portarla lontano da questa casa " il tono si era addolcito.
Bra si mordeva frequentemente il labbro ora, pentita di aver detto quelle cattiverie sul fratello, ma troppo orgogliosa per chiedergli scusa:
" Queste mura la uccideranno, non solo noi le facciamo del male, ma lei ne fa a noi. Lo spettro di papà ci divorerà se non la fermiamo! Ogni angolo di quest'abitazione ci urla la sua presenza: la giacca lasciata all'entrata quel giorno, perché faceva troppo caldo per indossarla, la sua roba in cucina, dalla tazza dei cereali al posto a tavola! Il tabellone elettronico che urla un "Torno presto" che mi sembra una minaccia, ormai! I suoi vestiti, che parcheggia per il salone, per poterci poi rimproverare di averli toccati! Finiremo per detestare papà! Io non resisto più!"
Aveva urlato, per far sì che la foga l'aiutasse a trattenere ancora le lacrime, giacché se avesse pianto, Trunks l'avrebbe consolata, come negli ultimi quattro mesi e nulla sarebbe cambiato.
La normale, alienante, routine della Capsule Corporation.
" Mi dispiace piccola, ma solo in giardino sembra soffrire così tanto, se la strappiamo dalle sue cose, morirà!"
Aveva maledettamente ragione, come sempre, ma doveva farlo quella mattina, lo aveva promesso a suo padre, se non riusciva a strappare da quel riflusso di follia decadente suo fratello, si sarebbe salvata almeno lei.
Bra era come suo padre, era il perno del mondo.
" Certo che non puoi, ti piace stare qui, ti piace vivere nel passato, cullato dalle sue lodi, speri che torni tutto come prima, vero? Passerai la tua intera esistenza a chiederti come avresti potuto salvarlo! Fai una cosa fratellone, prendi la vecchia Hope della mamma e vai a salvare una dimensione remota, vai a prenderti un po' di affetto gratuito da nostro padre! Del resto, tu sei lo splendido angelo venuto dal futuro, oppure no?"
Era la sua ultima carta, c'era solo una cosa che suo fratello non poteva sopportare, dacché s'era fatto uomo, questa era proprio essere posto a paragone con il suo alter ego, giunto tanti anni prima nella medesima dimensione. Non era un odio, giacché non aveva ragione d'esservene, era solo fastidio all'esser posto sul suo medesimo piano solo per la somiglianza fisica.
Lo schiaffo era però una cosa che neppure Bra Brief e la sua accurata premeditazione avevano potuto attendersi.
Era stato il cenno di un attimo, forse a compirla era stato il solo spostamento dell'aria, ma il dolore che aveva sentito alla guancia le aveva percorso tutto il corpo.
" Come osi, papà non mi ha mai toccato e tu..."
Non era riuscita che a farfugliarlo, mentre le lacrime le rigavano le guance, per la rabbia dell'offesa più che per il dolore, che il suo sangue aveva già reso un vago ricordo.
Lo aveva scartato rapidamente, salendo i gradini due a due, senza volgersi alle sue vaghe parole di scuse. Lo aveva passato per un attimo con lo sguardo, sgualcito e spento in quei pantaloni un po' sporchi, il viso stupito di chi perde il controllo per un istante delle sue azioni.
Non lo avrebbe perdonato così facilmente, poteva pure togliersi quell'espressione dispiaciuta e sofferente dal viso.
" Scusami, Bra non volevo, non sopporto che mi parli così! Anche tu hai esagerato! Mi dispiace, sono un po' stanco...io..."
" Io non voglio sentire altro! Hai ragione solo su una cosa: siamo stanchi! Ma io non ho trent'anni come te, ne ho vent'uno. Tu cosa facevi alla mia età? Andavi a scuola, studiavi, sentivi i tuoi amici e dormivi come una persona normale. Non chiedo che di fare questo. Non voglio altro che di allontanarmi da questa follia! Ho il diritto di superare la morte di papà!"
Trunks non aveva che chinato il capo, per rialzarlo con orrore quando, pedinandola sino in camera, aveva veduto due borse leggere adagiate sul letto intatto.
Era tutto pronto da tempo.
" Dove credi di andare? Non puoi lasciarmi in questa situazione da solo, affonderò! Maledizione Bra, non sei più una bambina, il tempo dei capricci è finito per entrambi!"
" Sta zitto, vado lontano da voi due, perché..."
Aveva taciuto, come folgorata nuovamente non già da uno schiaffo ma da una visione tanto desolante da toglierle il respiro. Sua madre avanzava lentamente, come uno spettro lungo il corridoio, indossava una camicia da notte di pizzi splendida, un tempo doveva esser sembrata una dea nel fiore delle sue forme, ma ora appariva come una fata ripudiata e priva di ali, che abbandonata, era raggrinzita come le foglie d'autunno.
Dimagrita e ingrigita era avanzata con passo stanco, sin quasi a urtare la schiena del primogenito.
" Cosa stai facendo, Trunks?"
" Io e Bra stavamo parlando, temo che le nostre voci siano state un po' troppo alte, ti abbiamo svegliato, torna a letto, ora anche noi andiamo!"
" La tua amichetta si ferma per la notte? Hai trovato una ragazza, finalmente!"
" No, mamma, è Bra! Mia sorella! Non una mia amica!"
" Certo, però non fate rumore, se svegli tuo padre potrebbe rimproverarti!"
Trunks aveva accompagnato con lo sguardo sua madre, sin a vederla sparire verso la sua stanza, lenta e solenne come camminasse in un immaginario corteo. Al suo rivolgere nuovamente gli occhi nella stanza della sorella, il suo timore si era confermato realtà.
La stanza era vuota e il vento del mattino, che entrava prepotente dalla finestra spalancata, smuoveva pigramente ogni superficie leggera.

"Sono stata ragionevole sin troppo, Marron! Ho solo bisogno di una pausa, lo so che mio fratello non ha colpe ma può farcela sicuramente anche senza di me! No, ho detto che non tornerò in quella casa di folli sino a che non avrà deciso di mutare il suo comportamento! Unica cosa che mi dispiace, è che tu sarai obbligata a sopportare mia madre e le sue ossessioni per un tempo maggiore!"
La voce di Marron la raggiungeva leggermente disturbata nel suo piccolo cellulare, si aspettava la sua telefonata. Suo fratello era un irrimediabile codardo, non l'avrebbe chiamata personalmente, era ricorso all'aiuto dell'unica ragazza, che a suo parere, riteneva amica della sorella.
Un'idiozia, sorrideva mesta la giovane dai capelli celesti, lei non aveva nessun'amica, viveva solo per se stessa.
L'insistenza della giovane infermiera la costrinse, però, a donare nuova attenzione alla telefonata:
"No, non ho ancora stabilito quanto starò via! Vorrei almeno cercare di terminare l'appello invernale, forse a primavera. Non m'interessa quello che succede alla Capsule Corporation, non sono io il presidente! Chiedilo a Trunks, immagino abbia omesso nella sua descrizione l'avermi presa a schiaffi!"
Era un'argomentazione infantile e superficiale, ma non aveva trovato niente di meglio.
La lenta ramanzina era ripresa, mentre la giovane Brief passava lo sguardo celeste sul corridoio nel quale si trovava. Seduta pigramente dinanzi ad una porta chiusa, con la schiena ben appoggiata all'uscio di noce, aveva preso fiato.
Era un corridoio di forse tre metri di ampiezza, sfalsate di qualche metro s'intravedevano le entrate degli altri appartamenti. La leggera moquette era di un color porpora estremamente scuro ed al tatto, era morbida e calda, le finestre al contrario apparivano leggermente impolverate, dando alla rampa delle scale a chiocciola, che aveva percorso, una luminosità ovattata. Nel complesso era un luogo piacevole.
Aveva percepito qualcosa aleggiare nell'aria attorno a lei, come il suono gentile di un'onda che accarezzi la spiaggia, sempre più chiara e vicina ad ogni passo. Aveva abbassato il dito sul tasto di chiusura della comunicazione, mozzando a metà l'ennesimo rimprovero della giovane bionda.
Tratto un profondo respiro aveva spinto le due borse dietro le sue gambe, in un gesto dolcemente infantile, come questo bastasse a nasconderle ai suoi occhi.
Una decina di pesanti buste della spesa spuntarono dalla scalinata, sembrando, per una manciata di secondi, sospese nel vuoto, fino a che la persona che le conduceva con disinvoltura, non mosse un braccio abbronzato e muscoloso, facendo giocare nella sua mano il mazzo di chiavi.
" Ciao spettro, cosa ci fai qui?"
Il suo volto era completamente nascosto, tant'è che s'avvide, mentre le passava accanto, che stringeva la busta più alta fra i denti.
" Volevo...vedere il tuo nuovo appartamento, non me la sentivo di andare a scuola!"
Lui aveva annuito, aprendo la bella porta e accendendo la luce, apparentemente automatica. Son Goten giocava ancora col potere quando non v'erano testimoni, la telecinesi era una delle piccole specialità che condividevano entrambi.
" Scusa se non è molto in ordine, stamani ho finito l'ultimo viaggio, ma ho parecchia roba ancora inscatolata e la dispensa completamente vuota! Ti posso offrire un cappuccino, anche se a giudicare dall'ora, dovrei almeno offrirti il pranzo!"
Non l'aveva ancora guardata direttamente, con i suoi gesti rapidi e calcolati, aveva cercato di liberare il piccolo divano e una parte vicino alla cucina, in modo da potervi appoggiare le due tazze, che ballavano nei palmi delle sue mani.
" Non importa, sono stata io a piombare qui senza preavviso!"
Non era affatto un appartamento piccolo, doveva aver ottenuto dei buoni profitti in quei primi mesi di lavoro, inoltre la recente dipartita del grande mister Satan aveva dovuto portargli un'entrata inaspettata. Tutti i beni liquidi del "Campione dei campioni" erano andati in eredità alla famiglia Son, ed una parte era spettata anche al cadetto, al quale il campione non aveva mai nascosto il sincero affetto. Per quel che riguardava l'eredità degli immobili, questa era passata automaticamente ad Ub, facendone il giovane indigeno più ricco del continente.
Tornando alle stanze, che passava lentamente con lo sguardo, erano, seppur ancora spoglie considerato il trasloco terminato da poche ore, ben distribuite. La cucina era particolarmente spaziosa, direttamente legata alla sala da pranzo, dove appeso alla parete troneggiava un buon televisore dallo schermo piatto, un brevissimo corridoio conduceva al bagno essenziale ed oltre due belle camere spaziose, entrambe caratterizzate da letti ampi e morbidi.
" Ma, cosa diavolo hai fatto?"
Ecco, il signor Son doveva averla degnata di uno sguardo e la sua reazione, spropositata, non faceva che provarlo.
" Cosa c'è, non sto bene?"
" Si, cioè, non proprio! Ecco, uno non se lo aspetta, erano diversi stamattina, erano lunghi!"
Se dei suoi splendidi capelli celesti, che coprivano ormai la schiena, non rimaneva che ciuffi ribelli di non più di sei centimetri, era anche colpa sua.
Uno spettro opalescente dai lunghi capelli celesti imbrogliato in una catena dorata, questo le aveva detto.
Suo padre era solito vezzeggiarle la chioma, era la sua principessa, sua e di nessun altro.
Lo sarebbe stata sino alla fine, per questo, quella parte di lei, era rimasta al suo fianco.
" Lo so, forse è un taglio un po' esagerato, poi ho pure freddo senza, solo che volevo cambiare! Tu non cambi mai?"
" Io mi trasferisco di solito, non sono sedentario come mio fratello, mi fa sentire più leggero mutare quello che mi circonda!"
Il suo sguardo corvino era già caduto più volte sulle due borse, che la giovane aveva appoggiato sull'unica poltrona dell'appartamento, eppure la sua voce non si era incrinata in alcun rimprovero.
" Guardi le mie valige, ecco, io, prima di dare una svolta alla mia chioma, sono scappata di casa!"

Ringrazio sentitamente tutti per i gentilissimi commenti, spero la storia non vi deluda e che non esitiate a dirmi cosa avrete apprezzato più e meno di questa breve fiction, dove esulo dal mio solito genere action per la sola introspezione!
A presto!

  
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