Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: likol    02/06/2008    2 recensioni
Un'epoca è finita nella polvere del Tenkaichi! L'era delle sfere stellate ha avuto il suo ultimo epilogo! Cosa attende ora i superstiti di quelle stupefacenti avventure?
In un caleidoscopio di rimorsi, ripicche e speranze le stagioni riprendono il loro peregrinare silenzioso...
Genere: Romantico, Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Goten, Pan, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3- La prigionia della felicità

Saliva ritmato d'un lento passo, ondeggiando impercettibilmente sulla sinistra, mentre oltre la spessa lastra di vetro, che lo costituiva, la città sembrava sonnecchiare sotto le pesanti gocce di quell'acquazzone. Unica luce, oltre all'innaturale bagliore opaco del cielo, era la leggera intermittenza che indicava il piano raggiunto, sino al più alto. Ad attenderlo, vuoto e silenzioso, un corridoio che aveva conosciuto come animato e chiassoso.
Cosa ne era stato di tutto quel rumore? Di tutta la luce dei flash, che lo rincorreva agli angoli delle vie, che ne era stato della sua vita?
Era una domanda troppo dolorosa, che preferiva rinviare a data da destinarsi, ad un giorno da dedicare finalmente esclusivamente a sé stesso. Nella sua agenda, che mai gli era sembrata così vuota e asfissiante al contempo, non vi era ancora spazio per quell'incombenza con l'altra metà della sua esistenza: la sfera personale.

Lo aveva visto con la coda dell'occhio, passare innanzi alla sua scrivania, incapace persino di stirare le labbra ad un sorriso timido. Le ciocche di capelli lavanda più lunghe di quanto mai gli aveva veduto sin dall'infanzia, gli occhiali rigorosamente scuri ben calati sugli occhi, la valigetta stretta con spasmodica sicura presa, come necessitasse d'aggrapparsi ad essa per proseguire. La pelle del suo viso, che aveva ereditato la carnagione chiara della madre, appariva ancor più smorta del normale, solcata a tratti da ombre apparentemente violacee.
Il suo presidente aveva cominciato la nuova giornata di lavoro con tre ore di ritardo rispetto al prefissato, ma non sentiva d'aver il cuore di rinfacciarglielo, non più.
" Scusami Irina, lo so, è drammaticamente tardi! Ho avuto un contrattempo, ha chiamato qualcuno?" Tanto simile ad un'implorazione, che il negare mestamente col capo, costa una grande fatica.
Gli occhiali scivolano leggermente sul naso, rivelando le ombre più scure delle occhiaie.
Sorride, in questo grigiore non saprei dire se di nostalgia, amarezza oppure di sincera ilarità.
Una smorfia simile a quella di chi ride della propria situazione perché ben sa che qualcuno presto verrà ad interrompere la burla a sue spese.
Verrà a ridestarlo dall'incubo che lo trattiene.
Sospiro. Vorrei richiamare la sua attenzione, distrarlo perché cancelli quell'espressione che mi intimorisce, mi mette a disagio. Se non fossi una delle segretarie più serie ed importanti del continente, potrei addirittura ammettere d'avere paura di quell'espressione.
" Cosa possiamo fare oggi?"
Vorrei anch'io giocare alla menzogna di non aver udito questa domanda, che trasuda rassegnazione e mi fa chiedere, ancora una volta, se la mia azienda non sia davvero ad un passo dalla rovina. Traggo un profondo sospiro per infondermi coraggio e marcio in direzione di quel ragazzo, sperduto, abbandonato dietro una scrivania, che non mi è mai sembrata troppo grande come ora.
" Presidente, posso parlare liberamente!"
Sembra di essere in una caserma di soldati ma mia madre, che sedeva al posto prima di me, mi fece promettere di non dimenticarmi mai il mio ruolo professionale, neppure nella più disperata delle situazioni.
Sono una Deytek, devo tenere alto il nome della mia famiglia.
" Certo che puoi, però ad una condizione, prometti che non mi rimprovererai anche tu!"
Un sorriso insicuro, la sincerità delle sue parole mi convincono a prendere il discorso di forza, che avevo preparato ed a cestinarlo nel mio Pc celebrale, aprendo una nuova cartella:
" Non posso farlo Trunks, hai il diritto di stare male quanto ti pare e piace! Anzi, se ora tu decidessi di aprire quella finestrella e di gettarti nel vuoto, per rifuggire i tuoi dolori, io non ti fermerei!"
Il suo sorriso di spegne, sembra abbandonarsi a un pensiero piacevole giacché i suoi lineamenti si rasserenano:
" No, non c'è più nessuno là fuori che mi attenderebbe per redarguirmi! Non avrebbe più senso fuggire! Devo accettare la realtà del fallimento!"
Vorrei colpirlo, lo sapete, tanto forte da consumare le mie mani sulle sue guance. Urlargli che è sbagliato lasciar franare sulle fondamenta un'azienda ancora sana solo per dei problemi familiari, che seppur gravi, non devono permettere tutte le conseguenze di un crollo finanziario. Tremo al solo pensiero di quanti stipendi sarebbero cancellati, quante vite lasciate allo sbando.
Non posso permetterlo, per quanto ora io sia solo la sua segretaria personale.
Non lo posso accettare.
"Non dichiarerai un bel niente fino a che io siederò su quella sedia là fuori! La Capsule Corporation non è solo un dono di vostro nonno, è la fonte di reddito di migliaia di persone, calcolando anche i lavoratori delle figliali! Cercati dei consulenti, costituisci un consiglio d'amministrazione decentrato, fa' qualcosa per uscire da questa situazione!"
" Avevi promesso di non rimproverarmi!"
Il sentimento di rabbia, che mi stringe il cuore, si scioglie velocemente come si è costituito, provo già un sincero rimorso per aver alzato la voce con lui, sembra così fuori luogo e impacciato in quel completo nero stropicciato.
" Vostro padre non vorrebbe..."
Non so perché lo ho detto.
E' pure un po' vigliacco parlare di un defunto, però sono una delle poche che conosce il segreto della famiglia Brief, che sa della morte violenta di quell'uomo dagli occhi terribili.
Gli passo una mano nei capelli spettinati, come una madre farebbe con un figlio, anche se a dividerci ci sono solo dieci anni. " Perdonatemi presidente, ho sbagliato a parlare anch'io di lui! Torno al mio posto, ma ripeto che io non vi lascerò solo! Mai! Insieme riusciremo a riavere la nostra competitività, perché se voi fallite, vuol dire che a monte c'è il mio di fallimento ed io non mi sono ancora arresa! Mi promettete voi, ora, una cosa?"
Un sorriso appena più intenso, mentre si cambia le lenti in quelle da vista ed i suoi occhi stanchi mi fissano con un'espressione, che ottimista interpreto come gratitudine.
" Voi non vi arrenderete prima di me!"
Accenna di sì col capo, mentre mi volto ben decisa a piombare alla mia scrivania e a contattare anche l'intero planisfero, pur di avere un contratto di fornitura nuovo per domani.
" Senti, Irina!" la sua voce mi raggiunge già sulla porta, mi volto attenta " Congratulazioni per la prossima primavera! Meglio tardi che mai, ho sentito che ti ha inviato la proposta di matrimonio col fax! "
Arrossisco come un'aragosta, mentre cerco di districare, con la punta delle mie scarpe laccate, un immaginario nodo sul tappeto:
" Ha anche sbagliato l'invio, è finito ad un ufficio del piano terra! Quell'idiota di caporeparto di spedizioni! So io perché qui tutto va a rotoli, sprecano tempo in cose superflue!"
" Tanto superflue, che gli hai risposto subito di sì con un altro fax!"
" Continuava ad assillarmi con regali, fiori e cose del genere, che io detesto perché poco funzionali! Quando si è fatto avanti in un termini inconfutabili e lineari, ho pensato che la tecnica migliore fosse essere concisa e chiara a mia volta!"
" Sei incorreggibile!"
Era un vero sorriso finalmente.
" Ad esser sinceri, ho pensato che potesse cambiare idea e l'ho incastrato!"
Sparisco dietro il pesante uscio blu. Il sorriso mi si spegne, non posso pensare al mio matrimonio, devo continuare ad andare avanti sino a che lui non troverà la forza di rialzarsi.

Trunks sorrideva, cercando a stento di trattenere le leggere risa che gli salivano alla gola.
Vi aveva messo una decina d'anni ma era riuscito a vedere la sua inflessibile segretaria arrossire.
Era una scommessa che alla fine era riuscito a vincere, ma non avrebbe potuto chiamare la persona, che ora gli avrebbe dovuto quei cinque zeni.
Il suo sospiro di rassegnazione fu letteralmente mozzato a metà dal suono del telefono: la linea privata. Ingoiò a fatica, implorando Dende o chiunque potesse ascoltarlo, che non fosse chi temeva:
" Pronto, sono io…"
" Ciao, che voce strana hai, non ti senti bene?"
Pan.
Le sue preghiere non erano state ancora una volta ignorate.
Una ventata d'aria fresca sembrò avvolgere la stanza ed il suo viso.
" No, sto bene, per un attimo ho temuto che fosse un'altro a chiamare!"
" Aspetti qualcuno di importante! Metto giù e ti richiamo quando sei libero!"
" No, sono liberissimo! Come vanno i preparativi con la palestra!"
" Ci vorranno un paio di mesi perché sia rimessa a nuovo, era, diciamo, un pochino antiquata! Quando la ristrutturazione sarà finita, avrò sicuramente trovato il giusto equilibrio fra le mie idee ed i timori dei miei!"
" I timori dei tuoi?"
" Vorrei che i terrestri non dovessero più ricorrere a noi ogni volta che succede qualcosa, vorrei renderli autonomi, ma è anche vero che potrei creare tanti pericolosi criminali assetati di potere!"
" Potresti insegnare le basi e cercare se fra loro riesci a trovare un cuore puro!"
" Come lo distinguo, insomma, non è che lo si veda dall'aspetto o dal comportamento!"br> " Tuo padre e tuo zio hanno ancora un certo giocattolino che potrà rispondere a quel quesito, la nuvola Kinto non mente mai, ma ricorda che il nostro segreto è il tesoro più prezioso che ci rimane! Rivelalo solo se non hai scelta!"
" Vedi presidente, in realtà, anche se passano gli anni, ragiono ancora come una ragazzina avventata! Avrei proprio bisogno di uno che calibri sempre la mia energia!"
" Io ci sono sempre, sono il tuo regolatore! Mio bel maschiaccio a caccia di guai!"
Il telefono graziò Pan Son dal mostrare il suo viso porpora all'uomo dall'altra parte della comunicazione:
" Tu ci sei...ma...Piuttosto non ti ho ancora chiesto come va lì a Ovest? Qui non fa che nevicare!"
" Da noi sta diluviando ormai da due giorni, della neve non resta più traccia. Volevi dirmi qualcosa di particolare!"
" Certo! Quasi dimenticavo! Non ti ho mai detto che tua sorella è inutile, viziata ed anche un po' scema!"
Un leggero suono di risa, la giovane Son non conosceva proprio la moderazione:
" Forse il secondo aggettivo lo hai usato ancora, ma gli altri due sono una bella novità! Quindi hai scoperto che ha traslocato!" " Senti la scena, ti assicuro merita: vigilia di Natale, passo per fare una sorpresa al mio zietto e per stare un po' con lui, del resto ha deciso di tenere aperta la sera, quindi non può venire a festeggiare con noi. Entro di soppiatto sicura di beccarlo sul divano addormentato e cosa vedo? Una Bra in accappatoio bianco, pettinata come un carciofo azzurro, che si lamenta sommessamente per aver scoperto che le docce senza idromassaggio non sono così piacevoli! Quasi la sbrano!"
" Perché? Se a Goten non reca troppo disturbo!"
" Tu sei troppo buono! Io al tuo posto sarei già andata a prenderla per quel che rimaneva dei suoi capelli! Non è giusto! Bulma è sua madre, anche se è malata ha il dovere di restarle accanto e tu hai il diritto di avere il suo aiuto!"
" Pan, io apprezzo tantissimo il tuo appoggio! Ma non posso biasimare mia sorella se non resiste più! E' una malattia subdola e lenta, forse persino contagiosa, se non riusciva più a resistere io devo cavarmela da solo, sono un uomo e ho promesso di prendermi cura di entrambe!"
" Sei sempre un idealista, a qualunque prezzo, vero! Bé, promettimi che chiamerai aiuto se avrai bisogno, vorrei dirti di chiamare me, ma fra maschi sajan ci si capisce meglio!"
" Perché, tu non sei un maschio?"
" Cosa? Ma che maleducato!"
" Eri tu che volevi essere un maschietto per diventare d'oro, non ricordi più!"
" Sono diventata una donna, signor Trunks Brief, te ne accorgerai prima o poi?!"
La pioggia pareva essersi fatta meno battente.

"Bene, questo è un pranzo?"
La voce del cadetto cercava disperatamente di aver un tono uniforme e privo di inclinazioni disgustate, ma era un arduo esercizio.
" Certo! Due toast con molto formaggio e una minuscola fetta di pomodoro, più tre frittelle con crema alle fragole e per dessert una fetta di torta alla marmellata di mirtilli!"
Goten aveva fissato nuovamente la tavola imbandita, chiedendosi dove, la giovane dai capelli azzurri, trovasse il coraggio di presentare con tale slancio quei miseri strati di cibarie, sinistramente accomunati dalla colorazione completamente nera. Era riuscita a bruciare persino i toast, dopo aver rovinato due padelle dal fondo anti-aderente e quasi dato fuoco alla cucina, dimenticando la torta nel forno per un'ora di troppo.
" Pensi che le razioni siano troppo esigue? Mio fratello non mangia di più!"
" Mi stupisco non sia già morto di stenti! Ma come hai fatto a carbonizzare tutto!"
Un broncio imbarazzato aveva rannuvolato i bei lineamenti di Bra, mentre incrociate davanti al petto le braccia, sembrava reclamare un po' più di comprensione per i suoi sforzi.
" E' stata una piccola disattenzione! A te non capita mai?"
" Certo, ma non con un ritmo costante di tre volte al giorno! Colazione, pranzo e cena! In ogni caso, preparo qualcosa io!" " Sono offesa! Tu non apprezzi la mia cucina!"
" Qualcuno lo fa?"
" Lo faceva"
Il giovane aveva voltato appena la testa verso di lei. Era china sui due piatti e stava facendo scivolare il contenuto di entrambi nel cestino, delicatamente. Le mani bianche si muovevano lente e incerte, come la mente fosse rivolta altrove.
" A Vegeta piaceva la tua cucina! Allora i sajan mangiano davvero qualunque cosa, incredibile!"
Aveva volto il viso mentre una luce sinistra colorava i suoi occhi azzurri, aveva incontrato immediatamente le iridi di lui, profonde come la notte, anche se perse in due occhi estremamente grandi, così diversi da quelli dei suoi cari.
" Come fai a parlarne con tanta naturalezza! Maledizione! Lui è morto e tu fai come fosse uscito un secondo! Dici che devo liberarmi da una catena e lo nomini per ogni sciocchezza! Deciditi!"
" Quella indecisa fra noi due sei tu! Io non ti ho detto, né di scappar di casa, né di tagliarti i capelli sin quasi alla radice! Ho solo detto che mi sembravi sofferente e imbrigliata in un ricordo troppo soffocate!"
Si era seduto tranquillamente davanti a lei.
" Ho fatto entrambe le cose perché mi andavano, se la mia presenza ti disturba, me ne vado subito!"
Aveva accennato ad allontanarsi, ma lui aveva sorriso dolcemente, prendendole un braccio ed invitandola a sedere accanto a lui, sul piccolo divano:
" Non ti sto cacciando via, non voglio che tu fugga anche da qui! Voglio solo che tu non dia a me la responsabilità delle tue scelte!"
" Dillo che sono un'irresponsabile e che non dovevo lasciare tutto sulle spalle di mio fratello! Tanto Pan mi ha già illustrato il medesimo concetto, a suon di minacce e insulti!"
" Dai, non fare la vittima, non si addice a chi porta il sangue del principe! Sai com'è fatta la mia nipotina, è piena di vita e allergica ad ogni senso della misura! Inoltre, lei non può essere obiettiva, è innamorata di Trunks!"
" Non è certo una novità, è cotta di lui dal viaggio di cinque anni fa, ma tanto a lui non interessa!"
" Non ci scommetterei, la mia piccola Pan non è più una bimba sai, credo abbia riflettuto a lungo ed anche il presidente lo ha fatto. Quel Tenkaichi ha cambiato ogni cosa, forse non solo in peggio!"
" Io non torno in quella casa!"
Lo aveva scandito con dolore ed un misto di paura nella voce, che tentava di non rompersi nel pianto:
" Se mi dirai le tue vere ragioni, io ti dirò perché sono fuggito dai Paoz!"
" Sei fuggito!" non osava credere alle sue orecchie, eppure quel ragazzo era dannatamente serio.
" Allora, ci stai?"
Non era un gioco, anche se era mascherato da intrattenimento sembrava simile ad un patto, che si sarebbe stretto fra loro.
" Io non volevo più vederla cadere in frantumi! Se avessi lasciato tutto alle spalle, avrei potuto pensare che non era finita in quel modo desolante! Avrei potuto credere che la nostra famiglia era ancora unita e felice! Ho accusato mio fratello di essere un codardo, che non affronta la realtà, ma io non sono per niente migliore. Scappando dalla città dell'Ovest, buttandomi nello studio, vivendo con te, mi sembrava di aver riacquistato la certezza che tutto..."
" …che tutto poteva restituirci la felicità! Ho indovinato? Io sono scappato perché il confronto con Gohan lo avevo perduto e mia madre avrebbe fissato l'immagine di mio padre su di me. Non volevo che lo rimpiangesse tutta la vita vedendolo nel mio volto. Non lo potevo fare alla donna che mi aveva dato la vita anche se abbandonata dal marito, per un capriccio d'onnipotenza. Ho passato una sera intera a chiedermi dove poteva aver trovato il coraggio di volermi, dopo quello che era stato il Cell Game! Dopo tutto quel dolore, come aveva potuto vedermi nelle vesti di dono, tutt'al'più dovevo sembrargli una maledizione! Glielo ho chiesto prima di partire dai Paoz, che se può consolarti, mi mancano da morire! Lei mi ha risposto, che era una donna troppo semplice per intromettersi nelle origini aliene di Son Goku e nel destino del mondo. Lei non aveva dubbi solo sulla natura di ciò che aveva visto crescere dentro di se: io e mio fratello. Eravamo i suoi figli e questo le bastò allora, come adesso!"
" Tu sei fortunato!"
" Lo so, sarei distrutto se mia madre avesse negato di conoscermi! Io ti ammiro un po' Bra Brief, forse noi siamo due codardi, che rifuggono le loro responsabilità, però fra noi due, tu sei più forte!"
" Davvero!"
Non lo aveva mai sentito rivolto a lei, aveva un suono così dolcemente gentile, che le lacrime di commozione si erano rapidamente asciugate, quando aveva abbassato la testa sulla sua felpa rossa:
" Allora...ti difenderò io!" aveva borbottato, mentre lui le baciava la testa leggermente.

Stasera le sue parole sono più lente e stanche del solito.
Sinceramente nell'ultima settimana, quando ormai è un mese che di Bra in questa casa non v'è traccia, ho pensato più volte di chiedere a Trunks un periodo di riposo. Non ho avuto poi però, al vedere il suo viso leggermente più colorito e sentendo dei miglioramenti delle vendite, la forza di arrestare la sua faticosa risalita. Persino il mio confusionario Campione dei campioni si è proposto per aiutarmi nel part-time, ma, come temevo, il ricordo di Bulma ha saldato Ub alla morte ed a tutto quel sangue sul ring del Tenkaichi.
Stando fra queste mura immense, ho imparato tre rapide regole da quando l'alienazione è diventata l'unica padrona di casa.
Non allontanarsi mai dal paziente, soffre spesso di disturbi della memoria e in un'occasione di crisi di panico.
Cercare di rimanere distaccati dallo scorrere del suo ragionamento, per quanto distorto o razionale lo si possa giudicare, si deve solo farsi partecipe della manifestazione più evidente del suo stato d'animo. In altre parole, non assecondare la sua rabbia, ma accondiscendere nel rilevar il suo stato di disagio.
Infine, non dire mai, per nessuna ragione, fosse anche la più generica, il suo nome. Terribile, persino nei miei pensieri ho imparato a fare riferimento a Vegeta per oblunghi giri di parole.
Bulma è seduta sulla poltrona dinanzi a me, sta valutando delle istantanee che ha catalogato e scelto fra decine di album nel corso di tutta questa settimana, non l'ho mai vista così tranquilla e silenziosa. Nonostante la mia misera esperienza in materia, ho tentato di concentrare tutti i miei tempi morti in ricerche e studi di casi simili, per rendere il mio intervento in questa casa, non terapeutico, sarebbe un'inutile impennata di boria, ma almeno contenitivo.
Ub mi ha rimproverato blandamente, preoccupato che mi stancassi troppo, vista l'inutilità dei suoi tentativi di dissuadermi, è diventato il mio sostenitore e consigliere.
Affondo nuovamente i miei occhi sulle parole crociate, che sto cercando di risolvere dalle due di questo pomeriggio. Se il mio sguardo si fissasse con troppa intensità su di lei, la metterei a disagio, la farei sentire male.
" L'ho trovata!"
Ho rischiato di urlare per lo spavento, credo siano mesi che non sento la voce di Bulma Brief alzarsi così chiara e sicura, come appena destatosi da un sonno ristoratore. La mia fantasia non tace la possibilità che si tratti davvero di una ripresa miracolosa. Lei mi guarda con un sorriso estremamente dolce, le rughe dei suoi occhi e agli angoli della bocca sono molto più marcate di quanto vorrei notare, ma i lineamenti rilassati le rendono l'ombra di quella bellezza, che l'aveva resa famosa nell'intero continente.
" Non sei curiosa di scoprire cos'ho trovato, cara?"
Inghiottisco a fatica, mi chiamava spesso così quando venivo a trovarla con mia madre. Era per me come una zia giovanile, tanto aperta in confronto al gelido cyborg che chiamavo mamma.
" Si" sussurro con fatica. Vorrei veramente conoscere la ragione di questo miracoloso momento di normalità, affogato in un mare di silenzi e crisi di urla feroci.
La volge verso di me.
Una fotografia dalle dimensioni standard, il taglio è molto attento, ma non manca di una punta artistica. Bulma così giovanile e con un bell'abito estivo bianco, con grandi margherite rosse, ride lieta; al suo fianco Bra è leggermente imbronciata, forse per via del vestitino cremisi che sembra stringerle un po' la schiena, visto il piccolo braccio paffutello che sembra voler andare a slacciarne la chiusura. Ciò che veramente mi stupisce è il principe, che tiene Bra fra le braccia: una camicia bianca aperta su canottiera nera e pantaloni in tinta, nulla di diverso, se non un sorriso.
Un sorriso incredibilmente aperto e dolce, tutto il suo viso sembra rasserenato e in pace, persino i suoi occhi, taglienti e feroci, sembrano grandi e miti. Il velo di tristezza che sempre li caratterizza come spazzato indietro con violenza, per lasciare spazio ad una sincera gioia. Non ho mai visto Vegeta così! Giurerei si tratti di un'altra persona, sembra persino più alto e bello di come egli era, ed io lo ricordo bene.
" E' la foto perfetta! La mia famiglia perfetta! Vedi, io, il mio Vegeta e Bra! Sarebbe stato tutto perfetto! Insieme per sempre, nell'immutabilità di quel momento! Ora che l'ho ritrovata, posso darmi finalmente pace!"

Il cellulare di Marron vibrò leggermente un paio di volte, il segno che Trunks era rincasato e l'attendeva sul retro, per ringraziarla e congedarla. La giovane si alzò rapida, approfittando del momento di tranquillità di Bulma. Trunks la guardava con occhi più sfuggenti del solito, passata una mano sul braccio per salutarla, senza proferire una sola sillaba, era rapidamente tornato da Bulma.

Ringrazio tanto per il commento allo scorso capitolo, spero continuiate a seguirmi!Ci conto!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: likol