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Autore: Curly_crush    10/01/2014    3 recensioni
Iniziare a vivere in una città grande e sconosciuta e, perlopiù, da soli, può essere un'impresa davvero difficile per una ragazza giovane. Ma può anche essere l'occasione per cominciare a vivere una vera e propria favola!
"Mai avrei pensato che potesse succedere a me. Eppure ero lì, a perdermi nell’incredibile verde dei suoi occhi. Non poteva essere vero, doveva essere per forza un sogno, ma il tocco caldo delle sue mani sul mio viso mi confermò quella bellissima realtà. Le mie labbra si aprirono in un sorriso quasi ebete, credo, dato che lui scoppiò in una risata fragorosa."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Still the one


 
Ehi, nanetta! ;) Come stai? Ci manchi, qui. Il tour procede bene, fra poco saremo in Italia, contenta? Anzi, ti mando un biglietto per lo spettacolo di Verona, così ci salutiamo per bene, anche Niall, Liam e Zayn non vedono l’ora :) Non tirare pacco, sei obbligata a venire! Lou xx

 Ecco. Chi poteva essere, se non Louis William Tomlinson, il primo che avrebbe annientato tutti i minimi progressi che ero riuscita a fare in quel breve periodo? Ricevetti il messaggio durante un pomeriggio in cui mi ero messa seriamente a studiare per l’imminente sessione di esami. Facile immaginare come proseguii nel mio intento.

La vibrazione del cellulare mi aveva già distratta un paio di volte, ma a scrivermi era un’amica che aveva bisogno di un chiarimento sulla materia da studiare. Così, la terza volta, presi il cellulare, sicura che fosse ancora lei, e sbloccai la tastiera, senza troppa attenzione. Sfiorai di poco l’infarto quando lessi il nome del mittente: Louis :). Restai a fissare lo schermo del cellulare per cinque minuti buoni, incerta se aprire o no il messaggio. Poi mi feci coraggio e premetti su “Leggi”. Il saluto iniziale mi fece sorridere, come del resto tutto il testo del messaggio, ma mi resi conto di una cosa, che avevo tentato di ignorare fino a quel momento per stare bene. “Ci manchi, qui”. Rilessi quelle parole una decina di volte, realizzando ciò da cui ero fuggita nell’ultimo mese.

Anche loro mi mancavano. Immensamente. Nei mesi in cui ero stata a Londra, con Harry e con loro, mi ci ero affezionata davvero molto, e sapevo che staccarmene sarebbe stato difficile, ma non immaginavo così tanto. I sorrisi di Louis, Niall, Zayn e Liam mi tornarono alla mente, assieme ai discorsi fatti e a tutti i loro scherzi, primo fra tutti quello all’università. Mi ritrovai a sorridere come una scema, ricordando la figuraccia con il professore e l’imbarazzo che avevo provato in quel momento. Ripensai alle loro risate, alle loro voci, quella più acuta di Louis, quella difficile da sentire di Zayn, quella virile di Liam e quella graffiante di Niall; ripensai alle loro espressioni, che avevo imparato a riconoscere in poco tempo, e ai loro occhi, così sinceri e profondi: azzurri e calmanti, quelli di Louis; nocciola, quasi color caramello e magnetici, quelli di Zayn; castani, piccoli ma grandi nella dolcezza, quelli di Liam; blu, belli, ma capaci di mettermi quasi in soggezione, quelli di Niall. Qualsiasi cosa mi venisse in mente di quei quattro ragazzi mi provocava un moto di affetto immenso, una voglia di rivederli difficile da contenere.

Ma, ovviamente, non c’erano solo loro quattro, nella mia testa. C’erano anche un paio di occhi verdi, dei capelli ricci, delle fossette ed un sorriso difficili da ignorare, difficili da dimenticare. E anche se avevo tentato di staccare quel ragazzo dagli altri quattro, di chiuderlo in un angolo della mia testa e pensare oggettivamente solo a Niall, Zayn, Louis e Liam, non ci ero riuscita. Harry era lì, con loro, e il suo sorriso sembrava brillare, come i suoi occhi, di luce propria, impedendomi di focalizzare il pensiero sugli altri ragazzi. Era estremamente egoista, pur avendomi lasciata, continuava a rimanere un pensiero fisso nella mia testa, non mi permetteva di guardare avanti, di rifarmi una vita, o almeno di provarci, di trovare qualcun altro. Era proprio fuori questione.

In quel momento mi resi conto che, per quanto io avessi tentato e avrei tentato ancora, lui non sarebbe mai sparito del tutto dai miei pensieri, ci sarebbe sempre stato qualcosa che me l’avrebbe ricordato, qualcosa che mi avrebbe impedito di essere di un altro ragazzo come ero stata sua. Capii, improvvisamente, che, nonostante tutto il male che mi aveva fatto, e tutto l’astio che avevo provato verso di lui, Harry mi mancava. E mi mancava tanto, in un modo che non avrebbe dovuto essere permesso.

Ma c’era qualcosa di peggio, qualcosa che sapevo già che avrei dovuto affrontare, prima o poi, ma non immaginavo così presto, e così brutalmente. Al solo pensiero di Harry, al ricordo delle sue mani che stringevano le mie, dei suoi baci delicati ma passionali, delle volte in cui avevamo fatto l’amore, il battito del mio cuore aumentava, e le farfalle nel mio stomaco si agitavano fino a togliermi il respiro. E questo poteva significare solo una cosa: ero ancora innamorata di lui, forse troppo, forse ancora più di prima. La situazione era più tragica di quello che pensavo.

Mi scossi dai miei pensieri, e riflettei sulla risposta da dare a Louis. Rifiutare non avrebbe avuto senso, lui me l’aveva vietato già in partenza, e, dopo tutti i viaggi mentali che mi ero fatta, sarebbe stato incoerente da parte mia. Sì, mi mancavano. Sì, volevo rivederli. Sì, anche Harry. E se lo avessi incontrato? Non potevo calcolare la mia reazione in quel momento, non ero lucida, ma se fosse capitato avrei reagito nel modo più giusto, l’avevo sempre fatto. Così, presi la mia decisione, rilessi un’ultima volta il messaggio di Louis, poi iniziai a digitare la risposta.

“Ciao Louis! :) Sto bene, anche voi mi mancate. Grazie per il biglietto, ci sarò. Ti voglio bene ;) x”  

 Era piuttosto breve come messaggio, ma c’era l’essenziale. Premetti “Invio”, e non dovetti aspettare che un paio di minuti per la risposta del mio amico.

“Perfetto, non vedo l’ora! :D Ci vediamo presto, allora. Ti voglio bene anche io x”    

***

Così, quel 19 maggio, mi svegliai con il cuore in gola, non feci colazione, tanto lo stomaco era chiuso, salutai la mia famiglia e mi diressi verso la stazione per prendere il treno. Direzione: Verona.

Convincere i miei a lasciarmi andare al concerto non era stato facile, avevano tentato dapprima di dissuadermi dal farlo, poi vi si erano opposti con forza. Non capivano perché volessi andare a rivedere i ragazzi, per poi magari stare peggio di prima. Avevo tentato di convincerli che stavo bene, che ero abbastanza forte per farlo, e che molto probabilmente non sarei nemmeno riuscita ad incontrare i ragazzi, o meglio Harry, e scambiarci qualche parola. Le possibilità che ciò accadesse erano davvero troppo basse, con tutta la gente che ci sarebbe stata in città quel giorno. Non erano convinti, questo lo vedevo, ma io avevo preso la mia decisione e, vedendo quanto ferma ero nelle mie convinzioni, alla fine si arresero e mi augurarono buona fortuna.

Sarei tornata a casa in serata, così avevo preso con me solo lo stretto necessario, vale a dire soldi, ombrello, giacca e tanto, tantissimo coraggio. Avevo paura di ciò che avrei potuto provare rivedendo Harry ed i ragazzi. Non sapevo se Louis gli avesse detto che ci sarei stata, non sapevo se avrei visto il suo sguardo cercarmi tra la folla, né tantomeno se sarebbe stato felice della mia presenza. Ma questo non doveva importarmi, io ero lì per Louis, Niall, Liam e Zayn, avevo fatto una promessa e volevo mantenerla, perché volevo bene a quei ragazzi, volevo rivederli almeno un’ultima volta e salutarli come si deve.

I cancelli dell’Arena vennero aperti verso le sei e mezza del pomeriggio, e subito lo scenario venne invaso dalle migliaia di fan che avevano il biglietto, mentre quasi altrettante rimanevano fuori, sperando almeno di sentire le voci dei ragazzi. Guardai le loro espressioni deluse, una qualche debole speranza nei loro occhi riusciva ancora ad esserci malgrado l’impossibilità di entrare nell’Arena. Mi venne la tentazione di cedere il mio biglietto ad una di loro, in lacrime. Avrei risolto tutti i miei problemi e in più avrei reso felice una ragazzina.

Ci sei vero? Sei già entrata? Non fare scherzi, nanetta ;)”   

Come ci riusciva? Come poteva arrivare sempre nel momento più giusto, quel ragazzo? Il messaggio di Louis fu la risposta di cui avevo bisogno, riuscì a svegliarmi, ed a impedirmi di dare via il mio biglietto. Mi avviai verso i cancelli ed entrai anche io nel teatro. Guardai il numero del posto sul biglietto, e scoprii che non era vicinissimo al palco, fortunatamente, ma nemmeno troppo lontano, era comunque in platea, in una delle ultime file. Una volta trovata la mia, misi una mano sulla spalla della ragazza che occupava il primo posto.

“Ciao! Scusami, potresti farmi passare?”, chiesi.

Questa si voltò sorridendo, e annuì, ma, un attimo dopo sgranò gli occhi e restò bloccata dov’era.

“Gioia? Ma sei tu, davvero?”, esclamò, guardandomi fissa.

Ecco una cosa a cui non avevo pensato: le fan. Non avevo minimamente preso in considerazione la possibilità che mi riconoscessero, che si ricordassero di me, perché nessuno fino a quel momento mi aveva mai chiesto niente. Restai ferma un attimo, poi improvvisai un sorriso.

“Eh, già, sembrerebbe …”, balbettai, intimidita.
“Ragazze, guardate chi c’è!”, gridò in direzione delle sue amiche.

Tentai di zittirla, di deviare la sua attenzione su qualcos’altro, ma non funzionò. In pochi secondi mi ritrovai quatto paia di occhi a fissarmi.

“Ehm, ciao”, salutai.

Dire che mi assalirono sarebbe un eufemismo: erano completamente impazzite, mi abbracciarono e baciarono tutte, come fossi stata una di loro, una del gruppo. Mi venne da ridere di fronte alle decine di domande che mi fecero sul perché fossi lì, dove abitassi, come fossi arrivata, se fossi emozionata.

“E Harry come sta?”, mi chiese una ad un certo punto.
“Beh, credo bene. Non l’ho più sentito”, risposi, abbassando il tono.
“Ma perché vi siete lasciati? A me piacevate assieme!”, mi si rivolse un’altra.

In quel momento, sentii che tutta la forza che avevo finto di avere, non c’era proprio, nemmeno un filo di convinzione, niente.

“Ragazze, lasciamo perdere, preferirei non parlare di questo”, risposi, il più educatamente possibile, “Grazie per il sostegno, comunque”

Sorrisi, vedendo che tutte, in quel gruppo, erano mie sostenitrici, e mi tirò su il morale non di poco. Ma ormai non aveva più senso, non serviva più a niente. Io ed Harry ci eravamo lasciati, che ci fossero persone che ci sostenessero non faceva alcuna differenza. Magari avrebbero potuto farla qualche tempo prima. Ripensai al primo motivo che Harry mi aveva dato per porre fine alla nostra storia, e quando lo realizzai fu come se fossi stata colpita da un fulmine a ciel sereno: lui inizialmente aveva detto che non riusciva a sopportare l’idea di deludere le fan, che loro non lo apprezzassero più come una volta. Guardai alcune ragazze che erano sedute davanti a me: alcune di loro mi guardavano e parlavano sottovoce, altre nemmeno mi calcolavano, ero una tra le tante presenti lì quella sera. Riuscii a percepire un “Ma che ci fa qui lei?” da qualche parte, dietro di me, ma non mi voltai per controllare chi l’avesse chiesto.

Qualcosa nella mia testa si mosse, qualcosa a cui non avevo mai pensato prima, una possibilità che, forse, sapeva di speranza: e se mi fossi sbagliata? E se avessi creduto a ciò che non dovevo? Se mi fossi inventata tutto? In quel momento, però, non potevo fare niente, così scossi la testa, allontanandomi dai miei pensieri.
 
Finalmente, riuscii a raggiungere il mio posto, che era proprio vicino alle ragazze con cui avevo chiacchierato, e mi sedetti, ammirando lo scenario in cui, di lì a poco, si sarebbero esibiti i ragazzi. I miei ragazzi.

Terminata l’esibizione di Camryn, la cantante che apriva i concerti, le luci sul palco si abbassarono, e poco dopo, tra le urla e le acclamazioni delle ragazze presenti, i ragazzi fecero il loro ingresso sul palco. Liam. Zayn. Niall. Louis. Ed Harry. Presi un respiro profondo, e li osservai tutti, dal primo all’ultimo. Erano belli, forse ancora più di come li ricordavo, e avevano tutti e cinque gli occhi che brillavano, guardando le quindicimila fan radunate nell’Arena, solo per loro, e lo scenario che si prospettò alla loro vista. Poi Up all night riempì la notte, e il pubblico andò in delirio.

Contrariamente alle mie previsioni, non fu così difficile lasciarmi andare e divertirmi assieme alle altre fan: i ragazzi erano fantastici, come sempre, le canzoni trascinanti e l’atmosfera che si respirava all’interno del teatro romano era carica di adrenalina. Ero riuscita a trattenere le mie emozioni, oppure ad incanalarle negli applausi e nelle urla che ogni tanto mi sfuggivano, fino a quel momento. Avevo cantato, avevo ballato, avevo partecipato al concerto come una normalissima ragazza fa, guardando i suoi idoli sul palco, avevo seguito le canzoni nota per nota, parola per parola, ma venne un momento in cui pensai che avrei fatto meglio a stare zitta e tranquilla, almeno per contenere la vastità di sentimenti ed emozioni che sentivo avrebbero potuto invadermi da un momento all’altro.

Passata la prima metà del concerto, nell’Arena cominciarono a risuonare le note di Summer Love, seguita da Over Again, che mise a dura prova la mia resistenza. Poi arrivò il momento di Little Things. L’arena rimase al buio, solo qualche luce sul palco restò accesa per permettere di individuare i ragazzi. Mi voltai, ed uno degli spettacoli più incredibili che avessi mai visto mi si presentò davanti agli occhi: l’Arena era illuminata da migliaia di luci, ogni ragazza aveva acceso lo schermo del cellulare, così da creare un’atmosfera magica, in accordo con la canzone. Niall iniziò a pizzicare le corde della chitarra, e poco dopo Zayn cominciò a cantare. Rimasi in silenzio, e chiusi gli occhi per qualche secondo, poi, cambiando idea, li riaprii: non volevo perdermi un solo secondo di quello spettacolo.

Fino a quel momento, avevo tentato di deviare il mio sguardo su qualsiasi altra persona che non fosse Harry: Louis, Niall, Liam, Zayn, o addirittura i ragazzi della band. Certo, non potevo ignorarlo, ma ascoltarlo e basta, senza vedere i suoi occhi, o il suo sorriso, rendeva tutto molto più semplice. Durante quella canzone, però, cedetti, e i miei occhi non gli si staccarono un attimo di dosso. Era facile capire come migliaia di ragazze, pur non conoscendolo, fossero pazze di lui, come degli altri ragazzi, d’altronde: quando cantava, ci metteva il cuore, sentiva ogni parola come se fosse sua, la interpretava come se il testo descrivesse la sua personalità, i suoi sentimenti. Ed era facile capire come io ne fossi ancora innamorata, e fossi quasi sul punto di dargli un’altra possibilità, se lui l’avesse voluto, se ce ne fosse stata l’occasione.

Fissai il suo viso su uno dei due maxischermi posti ai lati del palco, e il mio sguardo cadde poi sul suo polso: avrei potuto sbagliarmi, ma quello che aveva legato lì, sembrava davvero il mio braccialetto, quello che gli avevo regalato per il compleanno. Il mio cuore prese il volo, e, complice l’atmosfera magica che si era venuta a creare nell’Arena, le mie emozioni riuscirono a liberarsi nel modo più semplice e patetico che esista, le lacrime, lacrime calde che scendevano lungo le mie guance, lacrime per tutto ciò che avevo passato, ma anche lacrime di felicità e di buone sensazioni.


“Verona, siete stati fantastici fino a questo momento!”, gridò Harry al microfono, non appena la band smise di suonare Live while we’re young.

Il pubblico accolse il complimento con urla ancora più forti, mentre i ragazzi sorridevano soddisfatti. Notai che, pian piano, un pianoforte veniva fatto entrare in scena, e mi chiesi il perché di quella novità: di solito si arrangiavano con le tastiere, ma, forse, in quel breve periodo in cui non li avevo seguiti, avevano apportato qualche modifica agli show.

“E quindi, abbiamo una sorpresa per voi!”, continuò Harry, sempre più entusiasta.

Se l’Arena non fosse venuta giù in quel momento, avrebbe davvero potuto resistere per sempre.

“Abbiamo un pianoforte, qui. Io lo so suonare, lo sapete vero?”, si aggiunse Louis.

Le fan applaudirono forte, incitando Louis a prendere posto.

“Beh, credo proprio che potrei suonarvi qualcosa, sì”, propose, sorridendo.

Si avvicinò allo strumento, e si sedette sullo sgabello. Zayn si avvicinò a Harry, e gli mise una mano sulla spalla.

“Stiamo per fare una cosa che finora non è mai successa, vero Harry?”, annunciò il moro, percorrendo il teatro con lo sguardo.
“Già. Solo per stasera, faremo una canzone in più. Contente?”, rivelò infine Harry.

Contente. Harry aveva definito le fan “contente”. Quelle ragazze avrebbero potuto distruggere Verona, da quanto erano felici, entusiaste, al settimo cielo. Contente era un eufemismo. E io? Beh, io ero oltremodo curiosa, non vedevo l’ora che svelassero il titolo di questa nuova canzone. Pensai a They don’t know about us, che di solito non cantavano, sarebbe stata una bella sorpresa, davvero.

“E’ una canzone … Molto importante, per me, e mi ricorda una persona altrettanto speciale. Spero vi piacerà”, concluse Harry, girandosi poi verso Louis per dargli il via.

Le dita di Louis cominciarono a muoversi veloci sui tasti del pianoforte, con una destrezza che non potevo nemmeno immaginare. Le sue mani, lunghe ed affusolate, delle belle mani, sembravano in totale sintonia con lo strumento, sembrava quasi che quel ragazzo fosse nato per suonarlo, e mi chiesi perché non lo facesse più spesso, perché non inserissero quella specialità negli spettacoli. Non avevo mai visto Louis suonare, era una novità pei i miei occhi. La musica che suonava, invece, non mi era nuova, ma ero talmente presa da quello spettacolo che ci misi qualche minuto prima di riconoscere la canzone.

Fu quando Harry cominciò a cantare, quando la sua voce roca risuonò nell’Arena su quei primi versi, che realizzai cosa stava succedendo. Conoscevo bene quella canzone. Era importante per Harry, e lo era anche per me. Era importante per noi. Per il semplice motivo che era la nostra canzone. Il pezzo che i ragazzi stavano eseguendo in quel momento era Heaven. E io mi convinsi di essere vicina ad una qualche crisi, tanto ero paralizzata. Spalancai gli occhi, e tentai di convincermi che fosse tutto un sogno assurdo. Ma, purtroppo, era tutto vero.

Ascoltai il testo, la musica, le voci dei ragazzi che si sovrapponevano e si distinguevano, ascoltai la nostra canzone che veniva ascoltata da migliaia di persone, ascoltai il mio cuore che sembrava fermo, e invece era completamente impazzito, ignorando le lacrime che avevano ripreso a scorrermi sul viso. Guardai Harry, i suoi occhi, il suo sorriso mentre cantava, e me ne innamorai per la seconda volta. Mi sembrò addirittura che i nostri sguardi fossero riusciti ad incontrarsi, per qualche secondo sfuggente, mi sembrò che lui sapesse esattamente dove mi trovavo quella sera. Quasi nessuno lì conosceva la canzone, così nell’arena il silenzio era quasi perfetto. Iniziai a cantare sottovoce, ma me ne resi conto solo quando la ragazza seduta vicino a me mi chiese se conoscevo il testo. Annuii automaticamente con la testa, senza voltarmi, e continuai a seguire le voci dei ragazzi, e quella di Harry sul finale.

Nell’arena, infine, riprese il chiasso assordante delle urla, che mi svegliò dalla trance in cui ero caduta ascoltando Heaven. Presi la borsa e la giacca, salutai le ragazze e, chiedendo permesso, uscii dalla fila, cercando di raggiungere l’uscita del teatro. Non resistevo un minuto di più lì dentro, avevo bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno che sapeva sicuramente cosa stesse succedendo e che mi desse delle spiegazioni valide. Qualcuno che di nome faceva Louis William Tomlinson.

“Ehi, tu! Dove credi di andare? Manca ancora una canzone!”, esclamò Louis, dal palco, accompagnato da Niall.

Sapevo che si stava rivolgendo a me, ma non mi voltai, pur avendo una voglia matta di gridargli qualcosa di poco educato, continuai a camminare e, arrivata al cancello, uscii. Presi il cellulare, digitai velocemente un messaggio e lo inviai.

“Tomlinson, io e te dobbiamo parlare. Ti aspetto fuori dal backstage, trova il modo di farmi entrare”
 



Curly space
Eccomi qui. Wow, questo capitolo è infinito, ma io so che vi mancavano i miei papiri... Vero?! ;)
Mi sono persa tantissimo, sappiatelo: questo è un capitolo speciale, e spero di essere riuscita a rendere bene tutte le idee che avevo in testa, perché, insomma, siamo a un punto di svolta. Come al solito, nei capitoli più importanti, non sono sicura nè soddisfatta, quindi, per favore, fatemi sapere cosa ne pensate, è davvero importante, a questo punto. :)

Quindi, all'inizio abbiamo l'invito di Louis e una luuuuuuunga riflessione della nostra Gioia, che si rende conto di alcune cose UN PO'  importanti...
Poi, c'è il concerto, che spero di aver descritto bene, pur non essendoci andata (T.T)
E, dulcis in fundo, la sorpresona. E qui mi sono sciolta. :3 Voi che ne dite? Harry riuscirà a risolvere questa brutta situazione oppure... Boh, non voglio pensarci XD

Passo a voi, ora:
GRAZIE a Cri_Directioner e xharrysocks per aver messo la storia nelle Preferite :)
GRAZIE a IgLovepn per la recensione :)
E grazie a tutte voi che continuate a leggere... Manca poco alla fine... ;) 

Alla prossima,
Curly crush x
  
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