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Autore: ki_ra    10/01/2014    2 recensioni
Dal I capitolo :
Non aveva mai amato, particolarmente il cioccolato, mai fino a quando non l’ aveva visto fondersi nei suoi occhi puri e profondi, sinceri come la sua anima.
Ogni volta che ne addentava un pezzo, gli pareva di baciarla. Non che l’ avesse mai baciata prima, ma si figurava così il sapore dei suoi baci: intenso e forte.
Così tratteneva il pezzo di cioccolato in bocca, lasciava che il calore del palato e della lingua lo sciogliesse lentamente, permetteva all’aroma di diffondersi, scendendo, attraverso la gola, fino in fondo allo stomaco, esattamente al centro del corpo, e manteneva quel retrogusto intenso e impercettibilmente amaro, per alcuni minuti, fino a che si dissolveva, costringendolo ad addentarne un altro.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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XII

 

Il fuoco del grande camino in pietra ondeggiava, come una marionetta mossa da fili invisibili. Riscaldava l’intera stanza vuota, illuminata dalla sola luce della fiamma. Le pareti bianche sembravano il telone di un cinema all’aperto sul quale un film proiettava vecchie immagini senza sonoro.
Edward e Bella sedevano l’uno accanto all’altra sul divano, in silenzio, persi ciascuno nei propri pensieri.
Fu il vampiro a rompere quell’assordante silenzio fatto di domande affollate e stanche di non trovare alcuna risposta.
- Non riesco … non riesco a capire! – disse, nervosamente, strofinando i palmi aperti delle mani sulle cosce tese. – Renesmee non sembrava … non era più lei! –
- E’ sempre lei, Edward, solo è cresciuta: è diventata una donna, ormai. – cercò di spiegargli.
- In una notte? – chiese ironico. – Si diventa donna in una sola notte? – insistette.
- Credo che sia successo da un bel po’, solo che noi non abbiamo voluto vederlo … - constatò.
- Già, ma guarda caso, ce ne siamo accorti proprio adesso, dopo che quel … quel lupo … - si fermò con una smorfia a sporcargli il viso. – Come è possibile che sia così, così … travolta da Jacob? – mormorò tra i denti.
- Vuoi proprio che sia io a spiegartelo? – chiese la vampira, scuotendo la testa incredula per la richiesta del marito.
- Sì, illuminami, ti prego. Mi sono sempre chiesto cosa ci fosse di così attraente in lui: un mezzo animale, impulsivo e senza regole, maleducato e sfacciato, provocatore e talvolta ottuso … - le rispose Edward, con una smorfia di sconforto, mentre l’immagine delle braccia di Jacob intorno ai fianchi di Renesmee, dei loro baci e del resto di quella notte, che fugacemente, gli era passata attraverso la mente, gli bruciavano il cervello. Il suo dono, la capacità di leggere la mente degli altri, era stato molto spesso più che un vantaggio, una punizione: un’altra delle condanne inflittegli dalla sua immortalità. Più di una volta si era sentito un ladro, poiché la sua capacità lo costringeva a violare i sentimenti e l’anima di chi gli stava intorno. La mente, pensava Edward, è uno scrigno di cui solo la persona a cui appartiene può possedere la chiave: entrarvi significa appropriarsi di un terreno inviolato, usurpare un letto dalle lenzuola pulite, bere da un tazza stracolma di nettare che non ci può nutrire, poiché non è calibrato per il nostro corpo.
Eppure, non aveva scampo: quel veleno che lo costringeva alla vita eterna, lo rendeva artefice del suo martirio, senza scampo  e  senza redenzione. Tranne nel caso in cui la mente fosse quella di Bella. Forse per questo aveva rischiato, avvicinandosi a quella piccola umana fragile; per questo le aveva ceduto, sbriciolando il suo granitico muro di difesa. La mente di Bella era inviolabile e per questo sempre più attraente, come le foreste vergini e le terre ancora inesplorate: conoscere i suoi pensieri lo conquistava ogni volta, proprio perché era ella stessa a fargliene dono.
- Oh, Edward … - sorrise, dolcissima, come la mamma a cui il bambino chiede il perché del giorno e della notte. - … La tua è pura gelosia! – gli rivelò, come se fosse ovvio per chiunque, tranne che per lui stesso. – Quello che tu definisci “un mezzo animale”, è soltanto un uomo, almeno quanto lo sei tu. La sua impulsività è puro istinto, che egli, miracolosamente, regola con il cuore; la sfacciataggine è la capacità invidiabile di dire ciò che pensa, sempre; le provocazioni sono il suo modo di difendersi; l’ottusità solo la determinazione e la forza di conquistare ciò che vuole, ad ogni costo. – spiegò, puntuale.
- Hai dimenticato la maleducazione! – precisò Edward, irritato.
- Non l’ho dimenticata … - sospirò, Bella, - Per quella neanche io  riesco a trovare giustificazioni … - terminò, scuotendo il capo,  rassegnata. – Ma forse, tu hai scordato qualcosa … - gli fece notare, rivolgendo a lui i suoi begli occhi d’ambra.
- Cosa? – chiese il marito, corrucciando la fronte.
- La capacità di amare! – rispose lei, allargando le labbra in un sorriso incantatore. – E non parlo solo di Renesmee: Jacob sa amare con tutta l’anima che possiede, con sacrificio, dolore, devozione e tanta, tanta dolcezza. – precisò, addolcendosi ella stessa. Bella amava Jacob, non quanto suo marito, ma l’amava. Come si ama un amico sincero, un fratello, pronto a qualunque cosa per sostenerti, deciso a proteggerti, a costo della vita; l’amava senza corpo, soltanto con un cuore riconoscente, sereno, sincero, esattamente come sapeva di essere amata da lui.
- Accidenti, Bella, neanche tua figlia, follemente innamorata di lui, avrebbe trovato motivazioni altrettanto convincenti per la sua arringa! – sorrise. Sapeva quanto fossero forti e puliti i sentimenti della sua vampira per quel mezzo lupo, ma la sua testa era ancora in subbuglio per ciò che aveva scovato in quella di Jacob: ascoltarla sciorinare pregi e meraviglie su di lui era troppo anche per un vampiro serafico.
- Ah, credimi, Renesmee avrebbe aggiunto la passione, il fuoco travolgente che le mette sotto pelle, l’impeto con cui la bacia, le braccia calde … - elencò, con un’attenzione ai particolari, che fece inacidire la risposta del vampiro.
- Basta, ti prego, hai reso perfettamente l’idea! – la fermò, anche con un gesto della mano. – Questo, purtroppo, non cambia lo stato delle cose: Jacob e Renesmee non possono stare insieme! – chiarì, con amara determinazione.
- I Volturi non sono il vero problema, giusto Edward? – indagò, intuendo la dolorosa risposta.
- Lo considererebbero un delitto, un abominio. Stanno aspettando un nostro passo falso come sciacalli in attesa della carcassa di un animale … - precisò, passandosi nervosamente le mani tra i capelli perfetti. – Ma no, non sono loro il vero male. Jacob e Renesmee non possono stare insieme. – ripeté, meccanicamente. –
 - E’ per Renesmee, vero? – chiese, sfiorandogli la nuca ed indugiando sulla sua pelle di marmo.
Edward, sospirò forzatamente, come se l’aria gli si fosse incastrata nella gola, proprio a lui che non aveva bisogno di respirare.
- E’ troppo giovane, troppo inesperta e a digiuno del resto del mondo. E’ cresciuta in fretta, come uno di quegli insetti che nasce, cresce e muore in un solo giorno. Non ha vissuto, non ancora: è sempre stata protetta, in un bozzolo dorato, dalla sua famiglia, dal branco, non conosce altri mondi che questi! Come può essere sicura dei propri sentimenti, addirittura dell’amore, se non le permettiamo di guardare oltre? – le spiegò accorato.
- Edward … l’amore è il più puro dei sentimenti, l’anima lo riconosce istintivamente. Non è necessario essere centenari per amare con certezza assoluta: io avevo la sua età quando ti ho scelto! – gli ricordò, con un sorrisetto soddisfatto.
- Lo so … ma io ho fatto fuoco e fiamme per allontanarti da me … - precisò.
- Col risultato che mi sono rotta una gamba, gettata da una rupe, lanciata a folle velocità su di una vecchia moto arrugginita e sfidato i Volturi! – sorrise, continuando ad accarezzarlo.
- Avevi la testa dura … - la rimproverò, sorridendo di rimando.
- Ti amavo, incondizionatamente, esattamente come tua figlia ama Jacob! – gli fece notare.
- So anche questo! – rispose, emettendo l’ennesimo sospiro stanco. – E’ il motivo per cui spetta a noi farla riflettere, aiutarla, costringerla, se necessario, a prendersi il tempo per scegliere, senza la frenesia, il groviglio di emozioni nuove ed incontrollabili che quel lupo le mette nelle vene. –
- Ha già scelto, tua figlia ha già scelto … e Jacob è nato per lei. – insistette, pur sapendo che non esistevano argomenti validi per fargli cambiare idea.
- Sai che nonostante le incomprensioni, la rabbia, la gelosia stimo quel ragazzo e lo amo al pari di Jasper ed Emmett. Non riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza per aver salvato, prima la tua vita, poi quella di nostra figlia, mettendo a repentaglio la sua. Ma … nessuno, nessuno conta, per me, quanto lei, neanche il resto della mia famiglia. – concluse, guardandola.
- Non cederà. Nessuno dei due cederà … - mormorò, decisa. Conosceva troppo bene il suo amico per non sapere che avrebbe difeso con le unghie e con i denti, quel suo amore. Strenuamente, avrebbe lottato, come proprio gli animali per difendersi, poiché dentro egli era un lupo, istintivo, puro, che sceglie la propria compagna per la vita e la protegge per sempre. Allo stesso modo, conosceva sua figlia: Renesmee era dolce e fragile, come i bambini soli in mezzo al mondo; ma anche determinata e forte come un soldato nello scontro finale. Erano l’incastro perfetto, esattamente come lei ed Edward.
- Lui, sì. – interruppe i suoi pensieri Edward. – L’ama troppo per non capire che questa scelta, adesso, le negherebbe la vita che merita. –
- Lo sai che separarli li condannerebbe, lui ad una sofferenza logorante, lei ad un dolore che la spegnerebbe un giorno alla volta? – continuò nel suo tentativo fallito in partenza di convincerlo.
- E’ della felicità e del futuro di Renesmee che stiamo parlando: sono le cose a cui, anche Jacob, tiene di più al mondo … - terminò, col tono di chi non ammette repliche. – Un giorno, forse, quando Renesmee sarà cresciuta davvero … ma non oggi, non ora! – sancì, comunque sofferto.
Bella ispirò profondamente, triste, con una voglia di piangere che non avrebbe potuto esaudire, e, con una voce tremula, concluse: – Gli parlerò io, però … - mormorò, chiedendo, silenziosamente, a sé stessa dove avrebbe trovato le parole per fargli così male.

  
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