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Autore: HellSINger    10/01/2014    0 recensioni
A chiunque legga questo diario
“potrete pensare male di me, ma io ho una storia dietro…”
Lara Save...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Un qualcosa oggi mi blocca, è da molto tempo che non aggiorno il mio diario, c’è questa sensazione insaziabile che mi tiene: richiuso, chiuso e muto.
Mi lascio ancora sprofondare un po’ di più nella mia poltrona, mentre la cenere pigramente cade, abbandonando la sigaretta, che giace ormai da ore accesa nelle mie mani come una reliquia nel ventre di una cattedrale.
La mia bocca sa di sangue e fumo, è amara come il più catramoso fiele di palude.
Lui continua a fissarmi oltre lo scaffale quasi ad ammonirmi, che anche oggi non ci siamo parlati.
“che posso farci, Stanley? Eh…”
“…e dai sei in compagnia delle mie forbici… potresti attaccare bottone. Ah giusto, per quello dovresti essere un ago”
In risposta lo vedo illanguidire sempre più.
“Bene se vuoi tenermi il broncio andrò da lei…”

mi alzo di scatto, nervoso, lui fa finta di non vedermi.
La moquette si piega, morbida sotto i miei piedi nudi, gli lancio ancora un’occhiata e poi la porta mi inghiotte.

Il seminterrato è molto più freddo e buio del piano di sopra, il pavimento è di marmo freddo e bianco, le pareti di cemento grigio. Lei è proprio in fondo, in profondità, forse perché ama essere cercata…

È vero, gli angeli amano in silenzio e Stanley non lo saprà mai, così impara a tenermi il broncio.

Ritorno sul mio trono con la matita in mano, la sua punta è nera ed affilata come una lama
. Sulla scrivania la mia sposa: un foglio bianco.
Ticchetta l’orologio, tic,tac, passano le ore, interminabili ore passate a fregiare il foglio…
Nessuna parola, solo un viso e il sorriso malizioso del mio angelo.
Poso la matita, sono ormai le tre di notte, amo fare nulla durante quest’ora, perché è troppo presto o troppo tardi per fare qualunque cosa.
Osservo il frutto del lavoro di tante notti insonni, come questa. Faccio scorrere i miei disegni e prende vita questo angelo di carta, sorride e urla mentre vedo la sua pelle di cartone sfogliarsi, spezzarsi, mentre i suoi occhi di perla si svuotano.
Arriva qualcosa, sento i suoi passi nelle mie orecchie, un’idea, due?
È troppo tardi o troppo presto?
“La tua vita Stanley è come una pagina bianca, mi stressi solo perché vuoi trovarci un senso, ma sai, non c’è un senso viviamo e basta.
Lei ora è solo una bambola e i giocattoli rotti non servono…ok, ok non stressarmi ancora, tornerò a riempire la tua vita con la mia, ok? ”

Mi avvio verso la porta blindata, ed esco a salutare il sole che sorge.
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16/11/2013 Hai visto Amico mio, come promesso ora ti racconto qual cosina .
4:50 A.M.
Lei oramai era fuggita via lontano da me,
tristemente la ho dovuta seppellire in cima alla collina, dove ci siamo conosciuti.
Le stelle sembravano piangere per me.
Ma ora comincia la caccia, questa è la parte più divertente,
non importa quanto si nasconderà, la troverò.
Finalmente potremo essere felici.
Quella stessa felicità, che spesso avevamo sognato insieme. Così perfetta, così stucchevole, così lontana lei mi odia, poiché non sarò mai quello che lei desidera.
5:00 A.M.
Io odio i teschi, i loro sorrisetti.
Quel loro disgustoso sorridere, nonostante abbiano perso tutto:
la bellezza, la purezza e persino la luce.
Mi fanno infuriare.
Perché sono felici? Come fanno?
chiedi, chiediglielo pure, non ti risponderanno mai…

6:10 AM

Amico mio, putrido diario, ti piace vedermi soffrire tra le
fiamme del ricordo di Lara. Con tutto quell’affetto che non so dove buttare, perché esso non è altro che un dono non
desiderato, una morte prematura per chi amo.
Eccolo lo sapevo, è vero, anche tu mio unico amico ora stai ridendo della mia stupidità.
Lo so, come diavolo ho fatto a credere nei suoi occhi da cerbiatta ferita, come ho fatto a credere che lei mi amasse?
Dopo tutto io non amo giocare con le bambole, ma lei si, è una ragazza normale dopo tutto.
Siamo troppo diversi.
Eh ora ridi più forte?
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Mi guardo attorno, la calma angelica di questo parco è uccisa, consumata da orrende risa cartacee.
Stringo la penna più forte fra le fragorose risate, che mi stanno stritolando il cervello, in profondità, sempre di più…
“ZITTO!”
La penna si è conficcata nella pelle, come un coltello nella gola di una vittima.
Cola inchiostro nero.
No, è rosso come il sangue.
Sto sanguinando?
No è il diario.

Meglio che ora torni a casa, il sole è ormai sorto.
Sputo il mozzicone della sigaretta e pigramente mi avvio verso la mia tana. Il mio orologio mi accoglie con il suo sorriso circolare, gongola: des, sinis.
Le mie amate orchidee mi guardano.
“Ecco bellissime, la colazione”
verso l’acqua nel vaso, sono così belle.

16/11/2013
8:00 A.M
Oggi questo cielo è così blu e bello e un’altra orribile giornata felice senza Lara comincia.
Mi sento nuovamente come quel gatto nero, che a causa del suo aspetto è odiato da tutti.
Mi sembra di tornare a quel tempo, quando non mi importava di provare le emozioni degli altri, per me che ero Sbagliato era solo dolore e perdita di tempo.
Ero solo un gatto nero, “il servo del diavolo”, ma poi venne lei, la pittrice. Mi ricordo che senza pretendere niente, mi ha sorriso e dicendomi: siamo molto simili e si è avvicinata sempre più a me.
Sono fuggito via, rinnegando il primo calore della mia vita. Ma ovunque andassi era lì, con i suoi occhi grandi e verdi, come le foglie delle orchidee; era sempre lì sorridente, nonostante il fatto, che giorno dopo giorno notassi sempre più lividi e tagli sulla sua pelle.

Fu così che questa catena mi prese, perchè Lara, lei era così, così bella. Bella è forse troppo limitante, la sua bellezza era nel cuore e nell’anima (Oh, che mondo meraviglioso vedeva con i suoi occhi). Mi ha salvato, mi ha impedito di imboccare una strada troppo buia, in cui il mio nero sarebbe sparito con la mia stessa precaria esistenza; solitudine credo di averla sentita chiamare.

   
 
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