Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: KikiShadow93    10/01/2014    8 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
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Piccolo avvertimento: in questo capitolo arriverà una personcina un sacco carina :3 una personcina che ruberà momentaneamente il cuoricino della nostra protagonista :P (PS: so bene che la scusa che ho usato è banale e anche impossibile ma... andiamo, è One Piece! Può succedere di tutto u.u)
Tra non molto arriverà anche un'altra persona a noi conosciuta, e di certo questa non porterà risvolti positivi/divertenti come questa.
Via, vi sto anticipando troppo! Spero che questo capitolo vi possa piacere :) Buona lettura!
PS: è passata una settimana dai precedenti avvenimenti.

 

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Davanti ad Akemi la porta dell’infermeria è stata appena chiusa a tripla mandata, lasciandola in trappola.
'Ma perché?!' sbatte con forza i pugni sul legno della porta, ringhiando sommessamente. Capisce però che nessuno gira per quei corridoi, troppo occupati a stare sul ponte per qualche ragione a lei sconosciuta.
Ran l'ha praticamente segregata dentro l'infermeria sotto l'ordine del tredicesimo comandante, liquidando le sue lamentele con un fermissimo “Resta qui in silenzio”, prima di mollarcela senza ripensamenti.
Si guarda nervosamente attorno, studiando l’arredamento in cerca di qualcosa per riuscire ad aprire quella maledetta porta: fili, aggeggi a lucine inquietanti, flaconi di medicine, disinfettanti e garze, ma niente che la possa aiutare ad uscire da quella prigione.
«Fatemi uscire!» ringhia furiosa, alzando all’improvviso la testa, piantando i lunghi artigli nel legno, lasciandoci dei profondi solchi, senza però ottenere un minimo di attenzione.
Lascia vagare lo sguardo sulla sua figura riflessa in un grande specchio in fondo alla stanza, scrutandosi minuziosamente, notando quanto i capelli sono diventati lunghi, tanto da sfiorarle il fondo schiena, quanto le sue unghie sono lunghe e nere, i denti affilati, di cui sia nell'arcata superiore che in quella inferiore svettano quattro denti più lunghi e appuntiti.
Osserva poi l'esile corpo fasciato da un vestito improvvisato: una maglia violacea, spenta, che le cade larga e le lascia le braccia sottili completamente scoperte e un paio di pantaloncini chiari troppo larghi per le esili gambe.
Si guarda e prova un forte senso di angoscia. Si, angoscia, perché ricorda bene di essersi guardata in quello stesso specchio tre giorni prima e di non essere stata così. Si ricorda che era più bassa, che i suoi capelli erano più corti, e ricorda perfettamente che non aveva i denti così lunghi.
Si volta di scatto, furiosa, dirigendosi verso il letto ed afferrando con decisione il lenzuolo candido, da cui strappa con rabbia un lembo di stoffa, e torna di fronte allo specchio, mettendosi di spalle e provando a farsi una coda alta, notando solo in quel momento qualcosa che era sfuggito sia ai suoi occhi che a quelli dei fratelli e delle infermiere.
La bocca si spalanca di poco, non credendo a quello che sta osservando sulla sua stessa pelle: proprio sotto l'attaccatura dei capelli corvini svetta una specie di lettera, somigliante ad una M con le punte allungate, come se fosse stata incisa nella sua carne.
Lo guarda con paura, ma decide di tenere la bocca chiusa, sciogliendosi velocemente i capelli ora arruffati e tornando a sbattere con i pugni contro la porta, furiosa e spaventata, notando che, colpo dopo colpo, la porta sta cominciando un poco a cedere.

Nel frattempo sul ponte della Moby, tutti i pirati sono in fermento per quello che sta accadendo.
Shanks il Rosso, uno dei quattro imperatori e rivale di lunga data di Barbabianca, si sta velocemente avvicinando con la sua nave dopo aver chiesto il permesso di avere un colloquio con Pugno di Fuoco.
Il capitano, dopo un'attenta riflessione, ha dato il suo consenso affinché il Rosso salisse a bordo della sua nave, in cambio, ovviamente, di un po' di buon sakè.
Le due navi si affiancano veloci, viene lanciata subito un'asse affinché il capitano dai capelli rossi possa passare, e in poco i meno preparati alla sua presenza -o, come li definisce Marco, i novellini- si trovano riversi di faccia con la schiuma alla bocca, crollati di fronte all'impressionante forza dell'imperatore, che cammina spensierato, con in viso un'espressione che avrebbe assunto qualsiasi persona che sta facendo visita ad un caro amico.
I superstiti intanto lo guardando in cagnesco, desiderosi solamente di saltargli addosso e di togliergli quel dannato sorrisetto dalla faccia, Marco in particolar modo. Per un breve, misero istante, si domanda come la piccola rinchiusa in infermeria reagirebbe di fronte alla forza dell'imperatore.
Accanto a lui Ace sorride divertito, impaziente però di poter andare a liberare Akemi per poter ricominciare ad insegnarle ad impugnare una pistola, montarla e smontarla, e magari anche a sparare ad un bersaglio mobile.
In quel momento tutti quanti sulla nave si domandano il perché del suo arrivo, tralasciando il fatto che volesse parlare proprio con Ace, preoccupati che il realtà voglia attaccare il capitano.
Lo guardano attenti, mentre i due imperatori si osservano intensamente, pronti ad intervenire alla prima mossa falsa del Rosso.
Ma la situazione pare alleggerirsi appena quando Barbabianca sfoggia uno dei suoi larghi sorrisi, di quelli beffardi «Sembri stanco, moccioso
«Diciamo che ho fatto le cose di fretta per raggiungervi.» Ridacchia, allargando ancor di più le proprie labbra in un sorriso che aiuta il dissolversi di quell'aria pesante. Molti sospirano sollevati, rilassando i muscoli e lasciando spazio ad una sana curiosità.
Shanks si rilassa notevolmente, arrivando addirittura a slacciare dalla cinta la sciabola, poggiandosela di fianco, sottintendendo così le sue intenzioni amichevoli.
Sul ponte si leva qualche mormorio riguardante la chiara follia del pirata dai brillanti capelli rossi, cosa a cui quest'ultimo non bada minimamente. In fondo, ne è consapevole.
«Sempre il solito arrogante.» tuona Barbabianca guardandolo dritto negli occhi gioviali «Non solo ti presenti senza preavviso, ma hai anche la sfrontatezza di non portare nulla!»
«Non ho avuto molto tempo per i rifornimenti.» la leggerezza con la quale Shanks ha risposto per poco fa crollare a terra Ace dalle risate, che si tiene la pancia con una mano e con l’altra cerca invano di nasconde il viso.
Ammira quel rosso. Non solo ha salvato la vita a suo fratello, rimettendoci un braccio per riuscirci, ma l'ha pure invitato a festeggiare insieme quando era riuscito a scovarlo per ringraziarlo. In quel momento, se possibile, sente di ammirarlo ancora di più per come riesce a tenere testa all'imponente capitano, cosa non da tutti.
«Allora, Rosso, di cosa volevi parlarmi?» con un colpo di reni scende dal parapetto, facendosi strada con passo calmo verso il centro del ponte, guadagnandosi così le occhiate ben più che stranite dei suoi fratelli, che si domandano da dove venga tutta quella confidenza.
«Sono venuto qui per... festeggiare!» esclama quello, contento, sventolando sotto agli occhi del più giovane un avviso di taglia fresco, fresco.
Ace lo afferra con mano ferma, un enorme sorriso si allarga sempre di più sulla sua faccia, illuminandolo «È SALITA ANCORA!!!»*
Il pezzo di carta comincia ad essere sbandierato a destra e a sinistra, le urla piene di gioia di Ace stordiscono i presenti, finché il capitano non lo riporta all'ordine, imponendogli di mostrargli cosa lo esalti tanto, vedendo poi su quel misero manifesto la fotografia di un ragazzetto sorridente.
«Capisco.» gli ripassa il foglio, sorridendo appena nel vederlo così euforico a quella notizia, obbligandosi però a mantenere un certo contegno. Non vuole sbilanciarsi di fronte a Shanks.
«Dai babbo! Dobbiamo festeggiare!!!»

Nello stesso momento in cui Ace urla tutta la sua gioia a squarciagola, Akemi graffia come un gatto la porta che ancora la tiene rinchiusa, lasciando dei profondi solchi nel legno ormai semi distrutto.
Oltre ai graffi, inoltre, sono ben evidenti i segni dei pugni che ci ha tirato fino a pochi minuti prima. Pugni dati con una potenza assai insolita per una bambina.
Vuole uscire, vuole farlo ad ogni costo, ma l'impresa si sta rivelando più ardua del previsto.
'Brutti bastardi...' ringhia sempre più forte, snudando i denti insolitamente lunghi, bianchi come la neve e affilati come lame, facendo qualche passo indietro.
In un raptus di pura rabbia afferra una sedia e la scaglia con estrema violenza contro la porta, riuscendo così a farci dei buchi sufficientemente grandi da farci passare le braccia. Purtroppo anche la sedia ha subito il colpo, ed è ormai inutilizzabile.
Si scaglia di nuovo contro l'ostacolo, come indemoniata, picchiandolo con forza fino a riuscire ad allargare quei buchi, tanto da crearne uno tanto grosso che le permette di uscire in tutta tranquillità.
Un grande sorriso le piega i lati della bocca, e senza esitazioni esce dall'infermeria, più che intenzionata ad andare sul ponte a fare un po' di bizze e poi mettersi a colorare vicino al babbo.
'Gli farò pentire amaramente di avermi chiusa lì dentro!' pensa inviperita, quando di colpo un rumore di passi pesanti le arriva nitido alle orecchie.
Un odore forte, sporco, le impregna le narici, tanto da farle storcere il naso ed emettere un verso di disgusto. Solo una persona su quella nave ha un odore tanto insopportabile per lei: Marshall D. Teach.
Si accovaccia a terra, in un angolo, gli occhi attenti che scrutano l'oscurità del lungo corridoio, il rumore dei passi che si fa sempre più vicino.
La sua mente acuta comincia subito ad escogitare un modo per riuscire a raggirarlo, e la soluzione le balena in testa come un lampo: salta, con quanta forza può mettere nelle esili gambe, attaccandosi con gli artigli delle mani e dei piedi lasciati nudi al soffitto legnoso, raggruppando i capelli sul petto in modo che non si vedano.
Rimane immobile, raggomitolata in quell'alto angolo buio, in completo silenzio, mentre la presenza dell'uomo è ormai a pochi metri da lei.
Ma poi passa.
Passa tranquillo sotto di lei, dirigendosi verso l'infermeria, bloccandosi non appena la trova completamente vuota.
Sente la sua rabbia farsi sempre più nera, cosa che la innervosisce oltre ogni immaginazione. Ed è proprio per colpa di questa rabbia che sente l'irrefrenabile voglia di attaccarlo, di saltargli addosso di soppiatto ed inchiodarlo a terra, di affondare gli artigli nel suo grasso e di lasciarci gli stessi solchi che ha precedentemente lasciato nella porta.
Ma non lo fa, trattenendo pure il ringhio frustrato che le stava lentamente risalendo per la gola. 'Babbo si arrabbierebbe.'
Lo guarda andare via, furioso, e lentamente quella rabbia svanisce, lasciando la sua mente e i suoi sensi liberi di analizzare la situazione.
Sente degli odori nuovi, sente quelli ormai conosciuti del sakè, del vino e della carne, sente delle forti risate e delle urla gioiose.
La curiosità di capire cosa sta succedendo la invade dalla testa ai piedi, e senza pensarci si lascia cadere a terra, atterrando senza rendersene conto sulla punta dei piedi, silenziosa come un fantasma.
Si muove cauta, con passo felpato, come un predatore che si avvicina furtivo alla preda, stando ben vicina alle pareti, pronta a riattaccarsi nuovamente al soffitto in caso di necessità, finché una tenue luce le illumina il visetto pallido.
L'aria fresca le carezza la pelle, scompigliandole i capelli; gli occhi s'illuminano di sorpresa nel vedere i suoi fratelli intenti a festeggiare chissà che cosa, mentre un senso di fastidio le attorciglia le budella. 'Non mi hanno invitata... perché?'
«Capitano, è scappata!» la voce irritante di Teach le arriva nitida alle orecchie, riaccendendo in lei quel senso di rabbia, adesso però lieve e sopportabile.
Non sa neanche lei quand'è stato il momento preciso in cui l'ha preso in antipatia. Forse quando le ha dato della mocciosa e le ha tolto di mano una crostata; forse quando le ha dato di nuovo della mocciosa e l'ha spinta per sbaglio; forse quando le ha semplicemente dato della mocciosa dal niente.
'Questa mocciosa presto o tardi ti staccherà un braccio, ciccione...' ringhia piano, accucciandosi al suolo e osservando con estrema attenzione quanto la circonda, notando pure che il babbo non ha preso molto bene la notizia.
'Dopo mi scuserò...' sguscia velocemente dietro a dei barili, rimanendo poi immobile nell'osservare Ace, Satch e Izo scherzare tranquillamente con dei pirati a lei sconosciuti.
Li osserva incuriosita, stampandosi nella mente la loro immagine e cercando di associarla a qualche avviso di taglia che i suoi fratelli le hanno mostrato. Purtroppo però, non riesce minimamente nell'impresa, trovandosi così costretta a tendere bene le orecchie per poter sentire i loro nomi.
Quello che la piccola non sa, è che quelli sono i pirati di Shanks, saliti sul ponte della Moby Dick sotto l'esplicito consenso del capitano stesso alla domanda postagli dal Rosso. In fondo, qualche festeggiamento di tanto in tanto non guasta di certo.
Dopo qualche minuto passato ad osservare, però, nota da una parte Marco, più scocciato del solito, che guarda con un certo astio una persona in particolare.
'Se non sono io a farlo innervosire così, chi altro può mai essere?' pensa con un ghigno divertito ad incresparle le labbra sottili, cercando di individuare quello che da quel momento in poi considererà il suo alleato numero uno per far impazzire la scontrosa Fenice, pietrificandosi non appena lo vede.
Si tratta di un uomo alto e prestante, dai brillanti capelli scarlatti e con una lieve barba scura, con indosso una camicia bianca sbottonata fino allo stomaco, dei pantaloni scuri, una fascia rossa in vita e dei sandali, e sulle spalle porta un lungo mantello nero. Sul volto è dipinto un grande sorriso, allegro e contagioso, e Akemi inspiegabilmente non riesce a smettere di fissarlo.
«Ehi, Teach! È qui!» qualcuno l'afferra saldamente per la maglia, sollevandola così dal suo sicuro nascondiglio e mettendola in bella mostra agli intrusi.
Rimane immobile, lo sguardo imprigionato dalla figura affascinante del pirata dai capelli rossi, tanto da ignorare pure i richiami del capitano.
«E questa bambinetta?» urla Lucky, addentando il pezzo di carne che tiene ben stretto in mano, attirando così la piena attenzione di tutti quanti, pure quella di Shanks.
Nell'esatto istante in cui gli occhi del rosso capitano incrociano quelli glaciali della piccola, questa si rigira fulminea, graffiando senza riguardo alcuno l'uomo che ancora la teneva sollevata, rimpiattandosi prontamente dietro ai barili, scatenando le risate generali.
«Ehi, Angioletto!» alza di scatto la testa, Akemi, incrociando così gli occhi allegri del quarto comandante, che le allunga una mano per farla uscire dal nascondiglio «Vieni a festeggiare con noi?»
Akemi annuisce poco convinta, afferra con mano tremante quella del fratello ed esce, tenendosi sempre dietro di lui, stando ben attenta a non incrociare gli occhi di nessuno.
Si sente strana in quel momento: il cuore le batte forte, la testa è leggera e sente come qualcosa muoversi dentro la pancia.
Resta ben nascosta dietro a Satch anche quando questi prova a farla andare avanti tra le braccia di Ace, più che convinto a presentarla al rosso capitano. Si aggrappa ai suoi pantaloni, nascondendo il viso e cercando di regolare il respiro.
«Angelo, ma che ti prende?» le domanda preoccupato Ace, allungando un braccio verso di lei e afferrandola saldamente per un polso, tirandola verso di sé, riuscendo miracolosamente a staccarla dal compagno che per poco ci rimette i pantaloni.
Ace la stringe a sé, cercando i suoi occhi, trovandoli puntati in quelli dell'imperatore «Ehi...»
«Ciao...» pigola, imbarazzata a morte, ricevendo in risposta un ampio sorriso che l'abbaglia, facendole battere il cuore ancora più veloce. Se non ci fossero le mani di Ace a sorreggerla, sicuramente cadrebbe a terra come una pera.
«Ciao a te, piccoletta!» la saluta di rimando, spostando poi lo sguardo sul capitano, chiedendo silenziosamente una spiegazione, ricevendo in risposta uno sguardo duro di ammonimento.
Per quanto sia curioso di sapere cosa ci faccia una bambina così piccola su una nave pirata si trattiene dal fare domande, capendo che non è il momento.
«Come ti chiami?» la voce della bimba attira di nuovo la sua attenzione, e senza accorgersene si ritrova a sorriderle nuovamente, trattenendo a stento una sonora risata nel vederla così imbarazzata.
«Lui è Shanks, Angioletto... è uno dei quattro imperatori, come il babbo.» le dice Ace, senza però riuscire a farle staccare gli occhi di dosso dal pirata, cosa che in realtà lo infastidisce parecchio «È venuto qui per portarmi questa, guarda...» le mette sotto agli occhi l'avviso di taglia di Rufy, su cui gli occhi della bambina guizzano per un misero istante, per poi tornare a fissare il pirata.
«Ti chiami Angela?» le domanda ridacchiando, trattenendosi con tutto sé stesso, mentre la bambina nega con la testa «Angel?»
«A- Akemi...» la sua voce è un sussurro, il cuore le batte così forte che potrebbe sfondarle la cassa toracica da un momento all'altro, il respiro è spezzato dall'emozione che prova nel vedere il sorriso dell'uomo.
«Akemi!» la voce tuonante di Barbabianca la fa voltare di scatto, indietreggiando velocemente come se si trovasse vicino al fuoco, e non appena l'uomo le fa cenno di avvicinarsi, esegue senza esitazioni, nascondendosi nei morbidi ed enormi cuscini che le ha messo ai piedi del suo seggio, immergendovisi dentro.
L'uomo la guarda con aria dura, per poi sciogliersi come neve al sole di fronte al suo sorriso birichino, passandole anche una mano sulla testa.
Storce poi le labbra nel vederla sbirciare con troppo interesse i movimenti del Rosso, nascondendo repentinamente il viso tra i cuscini non appena i loro sguardi s'incontrano.
«Che ti prende?» le domanda burbero, geloso della sua bambina.
Geloso, si. Nessuno, soprattutto un moccioso arrogante come Shanks, può avere l'onore di avere le sue attenzioni in quel senso. Sa bene che dovrà farci i conti a breve, dal momento che non è più una lattante come quando l'hanno trovata dieci giorni prima ma bensì una ragazzetta con l'aspetto di una dodicenne, ma finché ne avrà la possibilità le metterà i bastoni tra le ruote. Primo tra tutti con Shanks!
«Io?» si finge sorpresa, Akemi, come ogni volta che viene beccata a fare qualcosa di sconveniente, come la volta in cui si era intrufolata nella cabina di Ace e gli aveva messo una mano in una bacinella di acqua tiepida mentre dormiva, su consiglio di Izo, più che intenzionato a vendicarsi per la questione di “zietta”.
«Si, tu.» i due si guardano a lungo negli occhi, ignorati dai presenti assai presi a bere e mangiare come se non ci fosse un domani, e alla fine Akemi cede, rigirandosi a pancia all'aria e cominciando a giocherellare con la punta dei capelli, con occhi sognanti.
«Non trovi che sia molto bello?»
Barbabianca vorrebbe morire in quel momento. Sul serio, vorrebbe che il suo cuore scoppiasse come un petardo, lasciandolo lì stecchito.
La sua bambina, la sua piccola Akemi, il suo Angioletto, si è presa una cotta per Shanks il Rosso, suo rivale.
«Poi, se è un imperatore, deve essere tanto forte e coraggioso...» continua a rigirare il coltello nella piaga, Akemi, ignorando deliberatamente lo sguardo congelato del capitano, rigirandosi i capelli tra le dita sottili e fantasticando su una possibile storia d'amore tra di loro.
In fondo, anche se è cresciuta in mezzo a dei pirati, è pur sempre una ragazza di circa dodici anni, alle prese con i problemi legati a quell'età.
Nessuno di loro in realtà ci aveva pensato, ma i segnali c'erano stati tutti quanti: i capelli sempre ben pettinati, i vestiti arrangiati alla meglio sempre ben tenuti, la cura per la sua stanza, gli avvisi di taglia appesi alle pareti. Ecco, questo dettaglio avrebbe dovuto accendere in loro un sonoro campanello d'allarme: non ci sono tutti gli avvisi, ma solo quelli dei pirati che si possono considerare più “piacevoli” alla vista.
«No, è troppo vecchio.» le ringhia contro Barbabianca, adirato, attirando involontariamente l'attenzione di Satch.
«Chi è troppo vecchio?» domanda incuriosito, buttandosi a sedere sui cuscini della piccola e cominciando a grattarle distrattamente un fianco, facendole emettere delle specie di fusa. Questo dettaglio lo hanno scoperto qualche giorno prima, quando Izo si era messo a carezzarle la schiena per farla dormire e la piccola aveva cominciato a fare questo verso di apprezzamento, facendoli ridere tutti quanti.
«Nessuno!» scatta in piedi come una molla, Akemi, zittendo così il capitano che stava per rispondere a quella puntigliosa domanda, scappando sotto coperta e chiudendosi a più mandate nella propria stanza.
«Ma che le è preso?» il comandante guarda con aria spersa Barbabianca, aspettando una spiegazione a quello strano cambiamento d'umore.
Non che non ci siano abituati, sia chiaro, ma ogni volta riesce a sorprenderlo. Basta una parola, una qualsiasi detta in un qualsiasi contesto, e nella testa della bambina scatta qualcosa che le fa cambiare umore e, nella maggior parte dei casi, infuriare.
«Si è presa una sbandata per quel moccioso...» ringhia a denti stretti, incenerendo con lo sguardo il capitano dai capelli rossi che ride e scherza con Pugno di Fuoco, desiderando ardentemente di saltargli addosso e farlo in mille pezzettini.
Shanks, sentendosi osservato, si volta verso l'imponente uomo, per poi alzarsi e dirigersi verso di lui cautamente «Posso sapere per quale motivo c'è una bambina sulla tua nave?»
Si guardano in cagnesco per qualche istante, dove nel frattempo Satch si è allontanato, e dopo una manciata di secondi l'uomo decide di vuotare il sacco «L'abbiamo trovata dieci giorni fa in una cesta incatramata lasciata alla deriva.»
«In una cesta? Non è un po' grandicella per non farla affondare?» domanda stupido Shanks, inarcando un sopracciglio e mettendosi seduto al suo fianco, senza mai staccare gli occhi dai suoi.
«La cosa strana è proprio questa: dieci giorni fa non era così.»
«Cosa intendi?»
«Intendo che era una bambinetta di forse un anno.»
Shanks spalanca un poco la bocca, sconcertato «Un frutto del Diavolo?»
«No, sta in acqua tranquillamente. Le piace stare in immersione, in realtà.» risponde a voce bassa il bianco imperatore, guardando i suoi figli che fanno baldoria «Cresce ad una rapidità sorprendente e non sappiamo perché. Domani mattina sbarcheremo su un'isola, la faremo visitare in un ospedale.»
«Spero che non sia niente di grave.» si trova a mormorare Shanks, abbassando il capo e fissando le assi di legno rovinate dal tempo.
I due rimangono in silenzio, finché il Rosso viene richiamato dal suo vice, che gli intima di ripartire. Due ciurme come le loro insieme attirerebbero troppo l'attenzione, meglio non tirare la corda.
«Ti auguro molta fortuna per domani, allora.» si alza in piedi e s'incammina verso l'asse che collega le due navi, salutando con un cenno della mano i vari pirati che cominciano a sgombrare il ponte della Moby. Sorride lievemente ad Ace, gioendo silenziosamente insieme a lui per il successo di Cappello di Paglia.
Non appena mette piede sull'asse, però, sente qualcuno tirargli con forza il mantello, facendolo fermare.
Nel voltarsi si trova così di fronte un'imbarazzatissima Akemi, che lo guarda con gli occhi sgranati e le manine giunte al petto.
«Arrivederci, Angioletto!» la saluta sorridendole, passandole pure una mano tra i capelli corvini, abbassandosi dopo poco quando la bambinetta glielo chiede silenziosamente con un gesto appena accennato della mano.
Quello che succede dopo lascia tutti quanti sconcertati: con una forza che nessuno si aspettava, Akemi ha afferrato Shanks per il bavero della camicia e gli ha mollato un sonoro bacio sulla guancia, scappando poi a gambe levate, squittendo felice.
«Beh, io...» alza gli occhi su Barbabianca, Shanks, vedendolo furioso oltre ogni limite «Io me ne vado!»

Scappa velocemente per i corridoi della Moby Dick, con il cuore che batte all'impazzata e il sapore della pelle del pirata ancora sulle labbra.
'È così bello!' si lancia dentro la sua cabina, buttandosi a peso morto sul letto e giocherellando con i capelli, gli occhi socchiusi e sognanti, mentre la mente viaggia libera verso mille e più fantasie sul bel capitano dai capelli vermigli, ignorando il caos che adesso anima la nave.
Dopo una decina di minuti trascorsi a fantasticare, qualcuno comincia a bussare incessantemente alla porta, in un modo a lei ormai familiare.
«Vieni pure, Ace.» si tira a sedere su letto, sorridendo allegra al suo fratellone, guardandolo con sguardo innocente.
«Cosa diavolo significava quello?!» sbotta, sbracciando come impazzito.
«Quello cosa?»
«QUELLO!» sbraccia verso la porta, facendo delle smorfie schifate e nervose, suscitando le risate della ragazzina «Non c'è assolutamente niente da ridere, Akemi! Quello che hai fatto è sbagliato, e non deve accadere più, intesi?»
Akemi lo guarda sconcertata, gli occhi sgranati e le labbra dischiuse. Non era mai stata sgridata prima, e nessuno le aveva mai negato niente, primo tra tutti Ace, sempre solare e giocherellone nei suoi confronti.
«Come puoi dirmi questo?!» gli urla contro con voce stridula, scattando in piedi e stringendo i pugni lungo i fianchi «Dici sempre che vuoi vedermi felice, e poi mi sgridi così perché ho dato un bacio sulla guancia ad un ragazzo?!»
Ace si sbatte la mano sul viso, sconsolato «Akemi, quello non è un ragazzo, è un uomo di quasi quarant'anni!»
I due rimangono in silenzio per diversi minuti, guardandosi male, riflettendo.
Ace la guarda attentamente, decidendo alla fine di cambiare tattica, provando a buttarla più sullo scherzoso.
«Dai, adesso non fare la scontrosa!» le da un buffetto sulla guancia, vedendola però furente «È troppo grande per te, Akemi... e non fare finta di non saperlo, eh! Sei troppo intelligente.» si butta a sedere sul suo letto, guardandola con aria divertita, sperando vivamente di fare subito pace.
È la sua sorellina, in fondo, e l'ultima cosa che vuole è bisticciare con lei per un suo stupido attacco di gelosia fraterna!
«E tu sei un adulatore!» controbatte prontamente, facendogli la linguaccia e dandogli le spalle, incrociando le braccia al petto con aria offesa.
«Senti li che paroloni...» l'afferra delicatamente per la vita, avvicinandosela e stringendola a sé, poggiando il mento sulla sua spalla «Ascolta, domani mattina attraccheremo a Nefeli**, un'isola molto carina... che ne dici se ti porto a comprare qualcosa di bello, mh?»
«Dov'è il tranello, Ace?» domanda sospettosa, voltando la testa per guardarlo con un sopracciglio inarcato.
«Nessun tranello. Voglio solo vederti felice.» sorprendendo anche sé stesso, ha cambiato quasi completamente idea sulla questione di Shanks. In fondo la vede crescere a vista d'occhio ogni singolo giorno, la sua vita sarà breve, e non vuole che sia piena di rimpianti. Se mai un giorno avrà la possibilità di avere un qualche tipo di incontro con l'imperatore, volterà la testa dall'altra parte e farà finta di niente.
«Mh... non me la racconti giusta.» mormora storcendo la bocca, arrivando poi ad un ovvia e non del tutto errata conclusione «Non sarà mica per il fatto che Shanks è di una ciurma rivale e che probabilmente non lo rivedrò mai più, se non in uno scontro all'ultimo sangue?»
«Beh, si.» mente facendole un sorriso tirato, abbassando per un istante gli occhi. Quando li rialza però, si trova di fronte ad uno sguardo particolarmente determinato e strafottente.
«Allora, mio caro fratellone, mi spiace molto doverti deludere: io lo rivedrò, un giorno non molto lontano... e quel giorno lo bacerò sul serio!»
Ace scoppia in una fragorosa risata, di quelle liberatorie che ti vengono dal cuore, stringendola con più forza a sé e baciandole dolcemente la fronte.
Scioglie poi l'abbraccio, alzandosi in piedi e scompigliandole i capelli con una mano, facendola sorridere allegra «Questo magari non dirlo al babbo, potrebbe venirgli un colpo!»
Anche Akemi scoppia a ridere dopo quell'affermazione, immaginandosi l'espressione assai contrariata e sconcertata del genitore.
«Allora, piccola ruba baci, che ne dici di andare ad allenarci a sparare?» propone già sulla porta, con aria di sfida. Ormai si è autoproclamato il suo allenatore personale e ha tutta l'intenzione di farla diventare una combattente con i contro fiocchi.
«A cosa? Sono stufa di usare i barattoli... in uno scontro i nemici non stanno mica fermi ad aspettare che io prenda la mira!» brontola indispettita, sbattendo un piede a terra e guardandolo con determinazione.
Perché lei vuole di più, ogni volta che apprende qualcosa vuole sapere come farla al meglio, vuole sempre più informazioni, vuole sempre più abilità. La sua è una sete insaziabile di conoscenza, tanto profonda da farla diventare spesso impaziente e nervosa.
«Sei impossibile, sai?» sbotta divertito, abbandonando le braccia lungo i fianchi e pensando ad una soluzione. In un primo momento pensa di lanciare in aria piatti e bicchieri, ma ha deve scartare l'idea per ovvie ragioni.
Ma poi, di colpo, l'illuminazione «Ci sono! Ti faremo sparare a Marco!»

Il sole sta velocemente tramontando, dipingendo con colori dolci e caldi il cielo, facendo risplendere quell'enorme distesa d'acqua su cui navigano. L'aria è tiepida, piacevole, e piena di risate.
La Fenice si muove velocemente in cielo, più che deciso ad evitare quanti più proiettili possibili, furioso per essere stato obbligato addirittura dal capitano a sottoporsi a quell'allenamento.
«Tutto questo mi sembra un'enorme STRONZATA!» urla, incazzato come una bestia, schivando l'ennesimo colpo.
«Non fare il guastafeste e continua a volare, Cip Cip!» gli urla un più che divertito Ace, sottolineando bene il nomignolo e tenendosi la pancia dal ridere, così come tutti i compagni.
Hanno anche deciso di fare un gioco tra di loro, nel frattempo: ad ogni colpo andato a segno, devono bere un boccale di birra intero.
Per loro fortuna -o sfortuna?- diversi colpi sono andati a segno, e quindi molti di loro si trovano piacevolmente ubriachi a guardare quello spettacolo assai singolare. Di certo questa è la conclusione perfetta di una giornata assai piacevole e singolare!
«Presto o tardi me la pagherete... tutti e due!» ringhia a denti stretti, incenerendo con lo sguardo il piccolo mostriciattolo che gli ha appena piantato un proiettile nel ginocchio.
Nella sua mente passa in rassegna tutti i metodi di tortura che conosce, ed è certo che presto o tardi li metterà in atto uno per uno.
«Anche noi ti vogliamo bene, Marco!» urla Akemi, felice e spensierata, guardando con occhi vivaci e brillanti il primo comandante che si muove leggiadro nell'aria, osservandone i movimenti nel dettaglio: i muscoli tesi che scattano prontamente all'occorrenza, le fiamme blu e gialle che sembrano quasi far risaltare i suoi lineamenti, i suoi curiosi capelli biondi che ondeggiano leggeri.
Lo guarda e pensa che il suo sia il potere più bello di tutti.
Lo guarda e pensa che un giorno, quando finalmente ne sarà all'altezza, vorrà essere inserita nella sua flotta.


Nel frattempo, su di un isola non segnata sulle carte, si erge nella zona più a sud un'enorme casa molto antica, avvolta da un leggero strato di nebbia leggere.
Nella salone principale, diverse persone sono ora riunite in completo silenzio, tutte intente a guardare l'uomo che siede scompostamente su di un vistoso trono nero con le imbottiture bordeaux.
Il suo sguardo è freddo, impenetrabile. La sua mente è oscurata da quello spasmodico desiderio che lo sta consumando.
I suoi devoti lo fissano con insistenza, in attesa di nuovi ordini.
Era da anni che non lo vedevano di nuovo così vivo, che non vedevano il suo interesse accendersi in questo modo, e tutto grazie alla nascita di una bambina. Una bambina che non sarebbe mai dovuta venire al mondo, che ha causato grandi perdite e che adesso lui desidera con tutto sé stesso.
«Mio Signore...» un ragazzetto, l'incaricato a conferire le ultime novità al capo, gli si avvicina piano, impaurito e attento ad ogni suo movimento «...non l'abbiamo trovata...»
L'aria si gela all'improvviso, la rabbia dell'uomo diviene palpabile.
La mano scatta veloce, la spada stretta tra le dita taglia con precisione, il sangue imbratta il pavimento, creando in pochi secondi una grossa pozza vermiglia. Nessuno dei presenti si scompone di un millimetro.
«Setacciate ogni isola.» ordina lugubre, tornando nella posizione precedente e guardando con attenzione i due ragazzi che lo osservano accanto alla finestra.
«Le possibilità che si trovi sulla terra ferma sono remote.» afferma uno dei due, piegando un poco la testa da un lato e lisciandosi il mento, sovrappensiero.
«Vero, ma se si trova su una nave dovrà fermarsi in un porto, presto o tardi.» lo riprende l'altro, volgendo lo sguardo sull'esterno, osservando la cortina di nuvole che velocemente va formandosi sopra di loro. Annusa piano l'aria, sentendo odore di tempesta, e un sorriso gli increspa le labbra carnose.
«Trovatela!» ringhia l'uomo, alzando un poco la testa, facendoli scattare sull'attenti «Non accetterò un fallimento da voi.»
Poggia il capo sullo schienale, carezzando con la punta delle dita il grosso corvo al suo fianco, stando ben attento a non ferirlo con gli artigli.
«Andate, ora. Trovatela entro il tempo prestabilito dalla strega.»
I due ragazzi ghignano appena, divertiti, uscendo con passo tranquillo dall'enorme sala, dirigendosi verso la propria piccola imbarcazione, pronti a dirigersi sulla prima isola segnata sulla loro carta nautica: Nefeli.



*Qui Rufy è già un pirata e ha già una taglia. Spero che non vi disturbi, ma mi serviva per il loro incontro! :P
**Ho letto in giro questo nome e ho deciso di usarlo anche se non è un gran che... >.< scusatemi, ma non sono proprio capace a inventare nomi di isole/città o cose simili!


Angolo dell'autrice:
Bah... questo capitolo mi convince poco >.< però sono sotto esami e il tempo per scrivere è davvero ridotto! Spero che almeno un po' vi sia piaciuto!
L'ultima parte è volutamente poco descritta, lasciata quasi completamente all'immaginazione, ma non per questo è poco importante, anzi! Però non ho intenzione di anticipare niente... xD quindi dovrete accontentarvi di questo! ;)
Adesso ci tengo a ringraziare: Vivi y, Yellow Canadair, Okami D Anima, ankoku, Lucyvanplet93, iaele santin, Monkey_D_Alyce e Mistery_Lawliet per le bellissime recensioni che mi hanno lasciato! Davvero GRAZIE DI CUORE! <3
Ringrazio inoltre tutti quelli che l'hanno letta, messa tra preferite/seguite/ricordate. Siete davvero troppo gentili :3
E ora vi saluto! :) se non dovessi riuscire ad aggiornare durante la settimana, significa che ci risentiremo per il prossimo venerdì!
A presto, baci!

PS: ecco più o meno vagamente come dovrebbe essere adesso Akemi http://tinypic.com/r/2z8ucub/5

  
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