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Autore: shaka    30/05/2008    2 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa è successo nei 10 anni in cui Sophie e Tom sono rimasti separati? Io si, perciò, ho deciso di avviare questa raccolta di one-shots. Si tratta di episodi di vita (in pratica dei missing moments) di vari personaggi, ambientati tra l'ultimo capitolo ed il prologo della mia prima fanfiction: "Imparando a volare".
Postata la nuova shot: Natale!! In ritardo, vero, ma se vi va di vedere che fanno Sophie ed il piccolo Alex (che ormai ha 6 anni)date un'occhio, magari ci sarà anche una sorpresa... Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Desclaimers: I Tokio Hotel non mi appartengono; Sophie e gli altri personaggi invece si. Questa storia è scritta senza alcuno scopo di lucro ed i fatti narrati sono di pura fantasia. Ogni riferimento a persone realmente esistenti o fatti realmente accaduti è puramente casuale.

Sophie's flight

July: second obstacle

Lipsia, 22 luglio

Ciao Cugina!!!
Oggi ho finalmente completato gli esami di fine corso e non vedo l'ora di andare ufficialmente in vacanza!
Un vero peccato che ti abbiano scelta per lo scambio in America...però magari ci potremo vedere per Natale.
Sai che quest'estate andrò a trovare Bill e gli altri? Mi hanno invitata a stare con loro una settimana alle Hawaii, e non vedo l'ora di partire!
Scusa per la brevità della mail, ma oggi devo preparare i bagagli e svuotare l'alloggio per tornare a casa e, ovviamente, sono indietro da matti!
La prossima volta giuro che ti riempirò la testa di chiacchiere!!
Ti voglio bene Phephe!
Frida
P.S. Zia Lotte ed i miei ti salutano!!
P.P.S.S. L'accenno ai Tokio Hotel era puramente casuale. L'argomento della frase erano le mie vacanze, perciò non ho violato alcun accordo!!

Le mail e le lettere di Frida la mettevano sempre di ottimo umore e, in quella torrida giornata di luglio, Sophie ne aveva decisamente bisogno!
Ormai il suo stato “interessante” era evidente e, nonostante non fosse ingrassata in modo eccessivo, il peso da portare in giro era notevole e, con il caldo di quei giorni, non vedeva l'ora di andare in vacanza.

“Principessa sei pronta?”
“Quasi papà, chiudo il pc e arrivo!”
Aveva appuntamento per l'ecografia e suo padre ed Allen avevano insistito per accompagnarla a vedere il nipotino...o la nipotina.
Sophie si soffermò ad osservare l'angolo della sua stanza dove aveva raggruppato tutte le cose che le avevano regalato, o che lei aveva comprato, ovviamente cercando di evitare l'azzurro ed il rosa.
Quel diavoletto sarebbe stato viziato sin dal suo primo giorno di vita, in particolare dalla nonna, ma soprattutto sarebbe stato amato, Sophie ne era certa, ed era anche sicura che l'arrivo del bambino avrebbe in parte chiuso le dolorose ferite aperte nel suo cuore.
“Ti serve una mano?” chiese suo padre entrando nella stanza della figlia.
“No, è tutto ok...stavo solo guardandomi intorno...”
“Che hai piccolina?”
“Papà, tu pensi che sarò in grado di...” chiese Sophie titubante, abbassando lo sguardo.
“Non sarai solo in grado, sarai fantastica, fidati. Sarai una madre davvero grandiosa e, per quanto vale, io sono incredibilmente orgoglioso di avere una figlia tanto in gamba.” Rispose Sir Grosvenor, avvicinandosi alla ragazza.
Sophie abbracciò il padre, cercando di nascondere le lacrime; lui l'accolse tra le braccia e prese ad accarezzarle la testa con amore.
“Sai, credo che oggi mi diranno se è un maschio o una femmina...” disse Sophie quando riuscì a frenare le lacrime.
“Non vedo l'ora! Anzi, non vediamo l'ora...sbrigati o Allen andrà a fare l'ecografia da solo!”

Suo padre le era stato accanto ogni giorno.
In ogni momento, da quando era tornata dalla Germania, sapeva che, se aveva bisogno, lui era lì.
Sophie aveva apprezzato il cambiamento del padre ed aveva cercato di ripagarlo avvicinandosi sempre più alla madre, cosa a cui lui teneva molto.
“Scendiamo dai, prima che Al faccia ammattire tutti i vostri coinquilini!” la esortò nuovamente il padre.
Sophie lo precedette fuori dalla camera e, mentre scendevano al piano inferiore, Sir Grosvenor si trovò a pensare che gli dispiaceva per “l'uomo della chitarra”: aveva avuto l'immensa fortuna di conoscere sua figlia e ora non poteva godere della presenza di quella splendida ragazza. Il suo sogno doveva essere davvero importante se Sophie aveva deciso di non dirgli del bambino e di lasciarlo andare.

“Alla buon ora!” quello di Julia, una delle loro inquiline, era quasi un grido disperato “ti prego Sophie, non permettere ad Allen di stare vicino al bambino, lo stordirà di parole, lo farà impazzire ancor prima del normale rimbambimento adolescenziale...”
Sophie rise di cuore, salutando quella splendida ragazza con la quale amava fare lunghe chiacchierate sul dondolo che avevano in giardino. Era una ragazza incredibile, piena di contraddizioni, come lei stessa ammetteva, ma così sincera e gentile, che era difficile non affezionarsi a lei.
“Cercherò di tenerglielo lontano, non ti preoccupare! Vuoi venire con noi?”
“Ho un esame di lingua tedesca domani...mi sa che dovrò accontentarmi della fotografia!”
“Ok, allora quando torno ti raggiungo in biblioteca, così ti do una mano, ti va?”
“Si, ti prego! Gelato al cioccolato, vero?”
“No, variegato all'amarena...” rispose Sophie, meravigliando praticamente tutti i presenti che sapevano quanto amasse il gelato al cioccolato.
“Allora, andiamo!?” disse spazientito Allen, già sulla porta, pronto a mettersi in auto.

“E' tutto perfetto Miss Grosvenor. Il feto è sano e le misure sono corrette. Ora...forse lei e il suo fidanzato vorrete conoscere il sesso?” disse la ginecologa, spostando lo sguardo dallo schermo a Sophie ed Allen.
“Ehm, lui non è il padre...comunque vorrei saperlo, grazie.” replicò la ragazza, senza riuscire a staccare gli occhi dal piccolo cuoricino che vedeva contrarsi ritmicamente.
“Bene, allora...direi che è il caso di preparare tutto con l'azzurro: sarà un bel maschietto!”

Sophie lasciò che una lacrima solitaria le sfuggisse dagli occhi per andare a morire tra le sue labbra. Trasse un profondo respiro, cercando conforto nella sua fedina e nella mano del padre che strinse con forza.
Nessuno ebbe il coraggio di parlare.
Nemmeno Allen se la sentì di interrompere quel momento tanto intimo con delle parole che sarebbero certo state fuori luogo.
“Ciao...” disse Sophie, rivolta al suo piccolino; poi si voltò verso il padre e, come sempre, lo trovò sorridente e soddisfatto e forse...anche un po' emozionato.

“Sophie continui così, il peso è aumentato in modo corretto ed il bambino sta benone. Si rivesta pure, poi passi dalla segretaria a prendere appuntamento per l'ultima ecografia.”
La dottoressa, Allen e Sir Grosvenor uscirono, lasciando alla futura mamma il tempo di rivestirsi con calma.
Sophie si mise a sedere sul lettino, sistemandosi l'ampia maglia; poi, con un'agilità che non pensava di avere ancora, visto quanto era diventata ingombrante, scese dal lettino e si fermò davanti ad uno specchio.
La sua figura appesantita non le piaceva particolarmente in effetti, per questo evitava sempre di specchiarsi di profilo, e quella volta non fece eccezione.
Posò la mano destra sul ventre, accarezzandolo con dolcezza, e poi parlò, forse per la prima volta, con il suo bambino.
“Non vedo l'ora di incontrarti piccolo Kaulitz...chissà se assomiglierai a tuo padre. Io sarei così felice di guardarti e rivederlo in te...magari mi aiuterebbe a sentire meno la mancanza del mio Tom. Ma l'importante è che tu sappia che qua ti aspettiamo tutti con ansia: lo zio Allen e la zia Elizabeth e poi io il nonno e la nonna...ti vorremo tutti bene piccolino!”
Quando finì di parlare percepì chiaramente un movimento, sotto la sua mano destra: il bambino le aveva assestato un bel calcio...forse il suo modo per dirle di non essere triste, pensò Sophie sorridendo.
“E va bene, se non vuoi vedermi triste non sarò più triste! Ora andiamo altrimenti il nonno e lo zio ci manderanno a cercare dalla Cia...”

“Eccovi!” la voce allegra di Julia li accolse.
“Julia tu non puoi capire..mi ha salutato! Vieni di là che ti racconto” disse Allen, trascinando la povera ragazza in biblioteca.
Sophie sorrise e si accomodò sul divano con il padre, ancora visibilmente emozionato.
“Papà ho pensato al nome per il bambino; a dir la verità speravo proprio che fosse un maschio per poterlo chiamare Alexander, come il nonno. Posso?”
Nella loro famiglia tramandare i nomi era una tradizione davvero radicata; Sophie portava i nomi di due delle donne Grosevnor più importanti della famiglia.
La prima, Sophie Marianne Grosvenor, era vissuta durante l'epoca delle grandi guerre, ed aveva servito il paese come Crocerossina al fronte.
La seconda, Catherine Grosvenor, aveva invece lasciato un'importante eredità alle donne di oggi: il diritto di voto, per il quale lei e le altre suffragette avevano persino subito la prigionia.
Sophie aveva sempre pensato che avere il nome di due donne di tale tempra avesse contribuito non poco a forgiare il suo carattere così combattivo; perciò, per il suo bambino, aveva scelto il nome di un uomo che l'Inghilterra era lieta di annoverare tra i suoi migliori statisti e uomini politici.
“Hai il mio permesso, Alexander è perfetto. Mentre il secondo nome?” disse Sir Grosvenor.
Per quello Sophie aveva pensato di fare una piccola eccezione alla regola dell'ereditarietà dei nomi.
“Pensavo a Thomas.” rispose Sophie, toccando quasi istintivamente la fedina.
“Non ci sono stati Thomas nella nostra famiglia, Sophie...” osservò suo padre dopo un attimo di riflessione.
“Lo so, ma nel sangue di questo bambino ci sono due famiglie..” rispose lei, accarezzandosi il ventre.

Aveva pensato a lungo ai nomi per il nascituro ed aveva subito deciso che un nome doveva venire dalla sua famiglia, ma l'altro...
Glielo doveva: Tom meritava di essere parte della vita di suo figlio e, se non poteva esserlo fisicamente, almeno lo sarebbe stato spiritualmente.
Chiamarlo con lo stesso nome del padre sarebbe stato troppo, sia da un punto di vista pratico, visto che aveva dei genitori e dei parenti troppo bravi a far funzionare la testa, che da un punto di vista più personale, perchè le avrebbe fatto troppo male pronunciare di nuovo quel nome.
Thomas le sembrava un buon compromesso: abbastanza simile da richiamare il nome del padre, ma sufficientemente diverso da non farla scoppiare in lacrime ogni volta che lo pronunciava.
Ed era stata davvero felice che fosse un maschietto perchè per la femminuccia non era riuscita a trovare un secondo nome con quelle caratteristiche.

“Capisco. Credo che sia giusto chiamarlo come il padre.”
Come volevasi dimostrare: suo padre la conosceva tanto bene, e aveva fatto subito due più due, come aveva pronosticato.
“Non ci provare!! Non ti dirò né come si chiama, né chi è ma, se proprio vuoi saperlo, non si chiama Thomas.” rispose Sophie, ridendo di cuore, e buttandosi tra le braccia aperte del padre.
“Ti voglio bene papà.”
“Anche io, voglio bene a te e a questo piccolo gioiello che non è ancora arrivato ma ha già fatto tanto.” rispose Sir Grosvenor aggiungendo poi “Ti ha fatto ritrovare il sorriso, ha fatto riavvicinare te e tua madre, ha rallegrato notevolmente Allen e ti ha tolto quell'insana passione per il gelato al cioccolato!”
“In realtà mi ha solo fatto cambiare gusti: dal cioccolato al variegato all'amarena!” osservò lei, scoccando un bacio sulla guancia del padre.
“Ora devo andare, tua madre vorrà vedere l'ecografia. E tu va a salvare quella poverina dalle grinfie di Zio Al!”
Sophie accompagnò il padre alla porta e poi, prima di raggiungere Julia e Allen, fece tappa in cucina e appese al frigorifero la prima foto del suo bambino, sorridendo nel vedere la cornice che i suoi coinquilini le avevano già preparato per la fotografia.
“Eh si...qua ti stiamo aspettando tutti, Alexander Thomas” disse Sophie, baciando l'istantanea e fissandola poi nella cornice.

“Bitte Sophie, hilf mir!”
L'urlo di Julia la riportò coi piedi per terra, e la fece sorridere ancora di più.
Lanciò un' ultima occhiata al ritratto del suo bambino e si avviò verso la biblioteca a salvare Julia da Allen e dall' incombente esame di tedesco.

N.d.a.

Ok, lo ammetto, di solito posto dopo una veloce rilettura e poche correzioni. Questa shot mi è rimasta in mano più del solito, e l'ho postata pur non essendone pienamente convinta.
Verte sulla scelta dei nomi e sui motivi della scelta, spero di aver reso discretamente l'idea di perchè Sophie abbia deciso di chiamarlo Alexander Thomas.
Fatemi sapere che ne pensate, se avete percepito il senso di questa shot o se vi sembra che sia andata ad incasinarmi in spiegazioni che non sono riuscita a dare...come sempre ogni commento è un aiuto e un prezioso suggerimento!

In particolare ringrazio chi ha aggiunto questa raccolta tra i preferiti (GodFather, Kikka_90, polkadotz7 e sole a mezzanotte) e un grazie anche chi mi ha aggiunto tra gli autori preferiti...
Infine un saluto ed un grazie in particolare a chi ha commentato:

simmyListing: grazie per i complimenti, sono felice che tu ti sia iscritta e abbia deciso di commentare. Per quanto riguarda la paternità di Bill...giuro che arriverà, nel sequel di Imparando a volare, quello che resta nel mio pc per mancanza di tempo, ne parlerò parecchio. Inoltre, sempre per dare qualche anticipazione sul sequel (come sono perfida...), e visto il tuo nick, ti avverto che anche Georg avrà una parte importante...spero solo di riuscire davvero a mettere on line al più presto anche questa storia :-). Grazie ancora per i complimenti, a presto!

polkadotz7: è un piacere scoprire, anche a distanza di tempo, che Imparando a volare e Aria di Festa siano piaciute a tante persone. Ti ringrazio per i complimenti e spero che continuerai a seguire questa raccolta! Ciao!

GodFather: Proust consiglia di chiudermi dentro una stanza dalle pareti foderate di sughero e scrivere tutta la notte...non mi pare un gran consiglio, quell'uomo va rivalutato :-D . Tornando a noi: grazie per il commento stilistico, in effetti volevo provare a slegarmi un po' dall'impostazione seria di Imparando, anche se mi accorgo che è faticoso. Alla fine di questa raccolta l'obbiettivo è quello di spiegare, tra le altre cose, perchè Sophie ha deciso di non dire nulla a Tom; può sembrare una scelta egoistica, come hai giustamente osservato tu, ma sono sicura che alla fine capirai meglio i motivi di Sophie (senza per questo doverli condividere, ovviamente :-D). Come sempre grazie per il tempo sottratto alla maturità e dedicato alle mie fiction! P.s. sta Julia non ti ricorda nessuno?
  
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