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Autore: SamanthaMcQueen    11/01/2014    10 recensioni
La mia prima storia Larry.
Spero vi piaccia. :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17.
And all his little things.

 
Non appena arrivò mia madre salutai Lottie senza tanti convenevoli ed uscii da casa di Louis. Mi sentivo leggermente in imbarazzo nel guardarla, specialmente data l’espressione ambigua che assumeva ogni volta che mi fissava, dopo ciò che era successo.
 
Dovetti subirmi una lunga e dura ramanzina per tutto il tragitto, decisamente comprensibile, direi, data la mia negligenza e totale irresponsabilità da parte mia. Sono sempre stato un festaiolo, mi piaceva fare l’idiota alle feste e divertirmi, ma sono sempre stato attento a rientrare ad un orario decente, oppure a far sempre sapere dove andavo e cosa facevo.
Riflettendoci su, era la prima volta che combinavo un pasticcio del genere. Dopo che papà se n’era andato, mamma era diventata parecchio protettiva, quindi non riuscivo nemmeno ad immaginare quanto si fosse preoccupata per tutta la notte, senza ricevere nemmeno un mio messaggio.
Anzi, data la voce squillante che mi perforava i timpani, direi che una mezza idea l’avevo anche.
Annuii svogliatamente facendo finta di ascoltare ciò che stava dicendo, ma anche sforzandomi tutto ciò che arrivava al mio cervello erano dei piccoli frammenti di tutto il suo noioso discorso. La mia mente, purtroppo, era altrove.
Non riuscivo a smettere di pensare a quello che era successo poco prima. Non capivo se dovevo essere arrabbiato, euforico, offeso, stordito.
Se solo avessi capito le sue intenzioni. Sapevo che tutto poteva darmi tranne che amore, ma le sue mani mi avevano toccato in maniera così appassionata e dolce allo stesso tempo, la sua bocca divorava la mia con così tanto desiderio, che non potevo davvero credere non provasse nulla per me. Forse erano solo speranze vane, forse uno come Louis non poteva cambiare, sarebbe rimasto sempre e solo un emerito stronzo, ma in fondo, dentro di sé non era così che la pensava. Sapevo con certezza che c’era qualcosa di profondamente dolce in lui, poteva sentirlo, vederlo.
Volevo scoprire di più, volevo andare fino in fondo alla questione, ora.
Mi raddrizzai sul sedile, nel quale stavo lentamente sprofondando, e mi schiaffeggiai piano le guance, che stavano prendendo un leggero color porpora, dati i pensieri che stava facendo.
-Mi stai ascoltando?!- Ringhiò mia madre, notando finalmente che non avevo registrato nemmeno una parola del suo noioso sproloquio.
-Certo, scusami.. ho solo un gran mal di testa.- Bofonchiai, cercando una scusa.
Lei si limitò a squadrarmi un attimo, per poi sbuffare e tornare a concentrarsi sul volante.
-Vedi di non farmi mai più una cosa del genere. Capito? E come punizione, sei segregato in camera tua per una settimana. Niente scappatelle, nemmeno da Zayn.-
Nel sentire il suo nome, mi rabbuiai. Avevo cercato talmente tanto di dimenticare gli avvenimenti degli ultimi giorni con quella sbornia, che c’ero quasi riuscito. Almeno per un po’.
Zayn voleva una risposta, e io sinceramente non ero disposto a perdere il mio migliore amico, non l’avrei sopportato.
Dio, quanto avrei voluto poter cambiare i miei sentimenti a comando. Ma non era così che funzionava, purtroppo. Sapevo con certezza a chi appartenessi, per quanto sbagliata la cosa potesse sembrare in realtà, ma non vedevo altre ‘scelte’, se così possiamo chiamarle.
Forse sarei dovuto sparire. Sarebbe stato meglio per tutti, per Zayn, per mamma, per me stesso. Ma il pensiero di non rivedere più Lou mi faceva sentire triste, solo.
 
Mi resi conto che eravamo arrivati solo quando mamma sbattè con veemenza la portiera dopo essere scesa dall’auto, gesto che mi fece tornare in me.
La seguii all’istante, facendo attenzione a non starle vicino per non infastidirla, e a non parlare per non farla infuriare ancora di più. Mi limitai ad entrare il più silenziosamente possibile in casa, slacciare giacca e scarpe, e poi filare dritto nella mia stanza.
Il dolce silenzio che seguì, fu interrotto bruscamente da un rumore che veniva da fuori. Qualcuno bussava alla porta.
Aspettai un attimo, poi mi alzai ed andai ad aprire. Nemmeno fosse stata chiusa a chiave, era tanto difficile girare un pomello?
Fuori dalla porta c’era Gemma, un sorrisetto stampato in faccia, che mi fissava in silenzio.
Mi ci volle un po’ per capire esattamente cosa volesse, al che arretrai, e non appena sentii le guance riprendere il colore porpora-violaceo di prima, mi affrettai a chiudere la porta.
Lei iniziò a ridere, incalzandomi ad aprire la porta.
-Dio, voi due siete davvero due arpie ficcanaso. Sparisci adesso.- In qualche modo, nonostante l’imbarazzo, mi veniva quasi da ridere.
-Eddai Harry, non fare così. Lo sai che io e Lottie non abbiamo segreti!- Continuò a cinguettare lei da fuori.
Quando sentii mamma che si lamentava per il baccano, mi arresi ed aprii la porta, afferrando mia sorella e tirandola dentro, richiudendola alle spalle.
Seguì un breve silenzio, in cui lei si divertiva a fissarmi, quasi non mi avesse mai visto prima. Visto che le uniche parole che mi venivano in mente erano decisamente troppo pesanti per una ragazzina della sua età, cercai di starmene zitto, sperando che la smettesse di ridacchiare e dicesse qualcosa.
-Non fare quella faccia. Vi trovo carini, insieme, sai.-
Io ero indignato. Indignato e sorpreso. –Non è come pensi- Mi affrettai a dire, preso un attimo in contropiede. Mi aspettavo che iniziasse a prendermi in giro, per poi schernirmi in maniera pesante, dato che ciò che era successo, ai suoi occhi, non doveva essere totalmente naturale. In tutta onestà, non lo era nemmeno ai miei.
Gemma si limitò a sbuffare, aggiungendo un –non devi preoccuparti. Solo…vedi di trattarlo bene, è davvero un bravo ragazzo, anche se non sembra.-
-Io dovrei trattarlo bene?- sputai fuori senza pensare, per poi pentirmene subito. D’altro canto, lei non sembrava turbata. Si limitò a darmi un bacio sulla guancia, e sorridermi.
Dopo di che, girò i tacchi ed uscì dalla stanza, senza aggiungere altro.
Non avevo ben capito se mi stesse appoggiando, incoraggiando o cosa. Sapevo solo che era stata la conversazione più strana che avessi mai avuto con mia sorella.
O meglio, la più strana-imbarazzante. Non avevo saputo reagire, mentre lei era stata così..così matura.
Mi uscì spontaneamente un sorriso. In fondo ero felice di questa cosa, anche se sapevo che Gemma sospettasse qualcosa, data la mia innata capacità di mentire al prossimo, non aveva prove per pensare davvero che potesse piacermi un ragazzo.
Ma..beh, era quello giusto, no? Cercai di non pensare alla festa, alla mamma, a Gemma, a Zayn, a tutte le persone che avevo avuto contro nelle ultime settimane, e mi sedetti un attimo sul letto, a pensare. Mi proiettai la sua immagine nella testa, quasi lo avessi davanti in quel momento. Gli zigomi, il sorriso strafottente, le ciglia lunghe, gli occhi meravigliosi, immensi, di quel celeste intenso che faceva tanto pensare ad una distesa di acqua salata, un’enorme distesa d’acqua salata, in cui tuffarsi dentro, senza pensare ad altro. Ricordai la sensazioni delle mie dita tra i suoi capelli, sul suo collo, sul suo petto.
Era lui che volevo, per quanto fosse stato stronzo, insensibile, anche se voleva usarlo, lui voleva capire.
Afferrai il cellulare, cercando un numero nella rubrica. L’unica cosa che riuscii a scrivere fu vediamoci domani, fuori da scuola, devo parlarti di una cosa importante. Domani non c’era scuola, ma era il primo posto che mi era venuto in mente, non conoscendo posti più intimi. Quando c’erano feste o vacanze, era un luogo veramente deserto e pacifico, non ci andava nessuno. Comprensibile, d’altronde, chi andava anche solo nel parcheggio della scuola, se poteva evitarselo?
Sperando in una sua risposta, mentre mi lasciavo divorare vivo dall’ansia, mi sdraiai sul letto, portando il telefono vicino al viso, e continuando a fissarlo, sperando in una sua risposta, e preso dalla stanchezza del giorno prima che ancora mi rendeva piuttosto intontito, mi assopii lentamente, sprofondando nel sonno.
 





Bazinga! Questa fan fiction è morta e sepolta, oramai, ma date le numerose –mica tante- richieste, giuri e spergiuri, malocchi vari e chi più ne ha più ne metta, ho pensato di continuarla.
Non avete idea della forza di volontà che ci ho messo, ma mi spiaceva comunque non terminarla, perché c’è chi ha sprecato il suo tempo prezioso per leggerla, e mi sembra anche giusto finirla.
Non succede niente in questo capitolo, era solo per riabituarmi un po’ a buttare giù le mie solite schifezze, e per stare un po’ tranquilli, data la sfiga di questo povero ragazzo.
Ma perché l’ho fatto così sfigato, io mi chiedo.
Detto ciò, chiedo scusa se non rispondo alle MERAVIGLIOSE recensioni che mi avete scritto, siete state così dolci che mi sono commossa, sapete che non amo il mio modo di scrivere, e probabilmente non mi piacerà mai, però ringrazio invece voi che siete così gentili e di supporto. Non rispondo semplicemente perché sono passati mesi, e mi sembra fuori luogo. Della serie, entrate su EFP e vedete una risposta ad una recensione fatta secoli e secoli fa. E’ troppo LOL, e io sono troppo cafona AHAHAH
Per cui, se seguite la storia vi arriverà l’avviso che ho pubblicato qualcosa di nuovo.. ovviamente chi avrà voglia dovrà rileggerla da capo, e chi se la ricorda più.
Se il capitolo è di vostro gradimento, mi raccomando RECENSITE *sventola bandierina bianca* in ogni caso, grazie anche solo per averlo letto!
Spero a presto, sicuramente, anche se non mi cagherà nessuno, persevererò con le mie schifezze ed andrò avanti fino alla fine (Y)
Scusate per il papiro, alla prossima..settimana? Sì dai.
-Sam.
  
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