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Autore: _bomersgirl    11/01/2014    0 recensioni
Voi credete nei vampiri?
Voi credete che i vampiri sono solo quelli in versione Dracula?
Beh, anche io credevo che esistessero solo in versione Dracula ma invece..
Il mondo è pieno di misteri, più vai avanti con la vita e più scopri cosa emozionanti di essa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Mason stava seduto sul banco accanto a me, questa volta però non dormiva, anzi, era intento a seguire la lezione. Quel girono la lezione di economia aziendale era più pesante del solito, nessuno la stava seguendo ma quelle poche persone che la seguivano facevano sentire la professoressa più seguita. Jace e Roberta erano ancora al banco insieme e stavano facendo finta di seguire la lezione, solo per far contenta la professoressa. La giornata scolastica passò in fretta, di solito i Venerdì erano sempre pallosi perché sembravano non passare mai, tranne quello. Forse era anche perché era tutto il giorno che stavo sulla mia nuvoletta, a pensare e a ripensare ai giorni con Tyler, o forse anche perché quel giorno lui non c’era in classe, era andato a caccia tutto il giorno. Chissà.
 
“«In pratica non so niente di te.-ammise Tyler spostando un mio ciuffo da davanti gli occhi.-Quel che so, è che voglio stare con te. » Gli sorrisi sporgendomi verso di lui davanti al ciglio della porta di casa. Non c’era nessuno, ma era una giornata in cui volevo stare da sola. «Due coppie non devono per forza conoscersi da anni per stare insieme, sai? »
«Lo so. Noi siamo la dimostrazione. » mi disse prendendo, con una mano, il mio mento e sporgendo la mia faccia verso la sua per poi posare dolcemente le labbra contro le mie. Gli strinsi il giacchetto con una mano attirandolo verso di me per poi dolcemente staccarmi e entrando in casa. Mi girai e lui era già scomparso.”
 
«Sì, Jace è proprio carino. Si è offerto anche di pagarmi il pranzo, e tutto questo è così strano! Cioè non dico che non avuto mai ragazzi, ma nessuno di questi era un vampiro strafigo. Diamine lui è troppo bello, io sono una mondana qualsiasi. Mondana è il termine giusto. Ma mi stai ascoltando? Oggi mi sembra di parlare da sola, proprio oggi che ho una voglia di parlare incredibile. Mah, sarà l’amore. » disse Roberta l’innamorata del proprio vampiro, tra un boccone e l’altro. La guardai sorseggiando il mio caffè.
«Ma certo che ti sto ascoltando. » le assicurai sorridendo. Lei mi guardò con sguardo accusatorio.
«Sicura? E’ da stamattina che sei strana. Succede qualcosa? No perché se fosse successo qualcosa io lo saprei. » mi riempii di domande, feci un sospiro.
«Potrei fare la stessa domanda a te, Perpetua. » continuai a sorseggiare il mio caffè.
«Te l’ho detto, è solamente l’amore. »
«Mmh…» Roberta mi sorrise e prese a bere il suo caffè.
Suonò la campanella che segnò la fine della ricreazione e l’inizio delle ultime due ore.
«Andiamo, dai. » le dissi, prendendo il mio caffè, il giacchetto appeso alla sedia e lo zaino per terra. Roberta fece lo stesso, solo mettendosi il giacchetto. Dovevamo passare per il giardino e si congelava, o almeno loro si congelavano. Le aprii la porta e appena uscì, rabbrividì. Avevo letto da qualche parte che si preannunciava la neve, menomale. Una scusa in più per non andare a scuola e non dovermi sorbire tutti quei umani smidollati. Attraversammo tutto il giardino ed entrammo nell’aula di informatica, dove oggi c’era il compito di scrittura per tutte e due le ore. I posti li assegnò il professore e fui costretta a stare vicino a Tom, un ragazzo normale che però profumava di sigaretta appena spenta nonostante il regolamento d’istituto negava l’uso di sigarette nel cortile. Mi andai a mettere al primo banco con lui mettendo il giacchetto appeso sull’attaccapanni. Tom, per mia fortuna, si faceva gli affari suoi rimanendo nel suo angolo. Da una parte mi faceva tenerezza perché veniva sempre escluso, ma chi ero io, Madre Teresa? No, e quindi non era affare mio integrarlo nella classe, anche perché nessuno aveva integrato me all’inizio. Il professore ci diede a ognuno delle pagine di alcuni libri che noi dovevamo riscriverle a computer cercando di fare il minor punteggio di errore ma al tempo stesso anche farlo nel minor tempo possibile. Una cosa altrettanto impossibile.
«Beh, in bocca al lupo. » mi disse Tom, cercando di non intravedere il mio sguardo.
«Essere guardato negli occhi ti da fastidio? » gli chiesi guardandolo mentre metteva per bene il libro vicino alla tastiera. A quel punto si fermò e sempre non guardandomi, rispose.
«No, i tuoi occhi mi mettono… A disagio, tutto qui. » e riprese a mettere a posto il libro.
Io rimasi spiazzata, e mi concentrai sul compito.
 
Per fare questo compito dovevano spegnere lo schermo, così per non correggere gli errori commessi, quando lo accesi vidi che c’erano pochissimi errori. Il professore ci diede l’okay per stampare e così noi facemmo.
«Vi dirò il voto la prossima volta potete andare, buon fine settimana, ragazzi. Ah, Danielle puoi venire un attimo? » mi chiese. Allora presi il giacchetto, lo zaino e la tazza del caffè ormai vuota e andai verso il professore. Il professore aveva di sicuro il parrucchino perché non si vedeva l’attaccatura dei capelli e aveva gli occhiali, classico professore maldestro e strano.
«Volevo chiederti una cosa, con gli altri restanti dei Cullen, intendo Rosalie, Alice, Jasper, Emmett e Roberta, siete fratelli di sangue? » mi chiese il professore grattandosi la nuca. Mi strinsi nel giacchetto che mano a mano mi stavo mettendo.
«No, il signor Cullen e signora ci hanno adottato, i miei genitori sono morti in un incidente. La storia degli altri miei fratelli non la so, sono l’ultima arrivata. Perché? »
«Ce lo stavamo chiedendo noi professori vedendo quanto voi siate numerevoli. » rispose sorridendo, smise quando notò che io non lo stavo facendo.
«Non penso che comunque ciò possa influire nel rendimento scolastico. » mi infilai del tutto il giacchetto mantenendo un’espressione piuttosto seria.
«Ah no niente, faccia come se non glielo avessi mai chiesto. »
«Però l’ha fatto… Alla prossima volta, professore. » feci una smorfia e uscì dall’aula che ormai era vuota. Alla porta del giardino incrociai il volto di Roberta.
«Che voleva? » mi chiese uscendo e stringendosi nel suo giacchetto.
«Voleva una risposta ai pettegolezzi che si fanno duranti i consigli di classe. Mi ha chiesto se siamo fratelli di sangue o no, ma cosa gli interessa a lui, non so. » le risposi mettendo le mani dentro le tasche del giacchetto. Camminavamo dirette verso la macchina.
«Già, comunque Jace mi ha chiesto di uscire di nuovo e vorrei che per te andasse bene dato che ti lascio di nuovo sola. »
«Tranquilla, pensavo di andare da Tyler stasera. Potrei non esserci io per quando tu turni. » l’avvertii. Presi le chiavi della macchina dentro la tasca e l’aprii, entrando e buttando lo zaino di dieto. Mi levai il giacchetto e mi sistemai, accendendo l’aria calda e aspettando che Roberta si mettesse la cintura. Se la mise, ed allora fui pronta per partire.
«Dici che un giorno mi farai guidare anche a me? » mi chiese Roberta sorridendo. Io scossi la testa, e lei sbuffò.
«Almeno cucinare? Sai, mio marito potrà esser un comune mortale che mangia cose da comuni mortali. E vorrei poter sapere cucinare e non spendere i soldi per la pizza. »
«Che ne sai, se tuo marito è un lupo mannaro, eh? Mangerebbe lo stesso cose normali, però non è un comune essere umano. »
«Avrei paura a dormire con un uomo che ogni volta che c’è la luna piena scodinzola, o che quando vede un gatto abbaia. »
«Ho detto lupo mannaro, non un labrador. »
«C’è differenza? »
«No…»
Appena arrivate a casa, Roberta mi implorò di poter cucinare quindi glielo lasciai fare stando molto attenta a ogni mossa che faceva. Ad aspettare che la casa prendesse fuoco non ero solo io, ma anche Bella, Emmett e Renesmee.
«Zio Emmett, tu mi porterai via subito se vedi qualche scintilla vero? » chiese a Emmett guardando attentamente Roberta di spalle.
«Ma certo, piccola. » rispose dolcemente Emmett.
«Su dai, un po’ di fiducia. » disse Bella incoraggiando Roberta. Io, Emmett e Renesmee guardammo male Bella, la quale sospirò.
«Dai, non è la prima volta che cucino. » ci incoraggiò Roberta che stava condendo l’insalata.
«L’ultima volta che hai cucinato è stato quasi un anno fa. » le fece notare Emmett. Scolò la pasta e la mise dentro un contenitore che conteneva del sugo, mischiò il tutto e la portò sul tavolo insieme all’insalata. Noi tutti guardammo con ammirazione Roberta la quale ci fece una smorfia, si mise a sedere e cominciò a mangiare ciò che aveva cucinato.
«Non tornare tardi, perché anche se non ci sono io ti controllo: ho le mie spie. » le dissi. Lei rise e mi abbracciò.
«Ma certo sta tranquilla. » mi rispose sorridendo. Poi uscì di casa ed entrò in macchina di Jace, il quale mi fece un cenno con la testa. Ricambiai il cenno e aspettai che la macchina se ne andasse.
«Hai impegni stasera? » mi chiese Edward, cogliendomi di sorpresa.
«Sì, ma lo sapevi già. »
«Eh già, ma volevo sentirmi dire da tutti quali programmi hai. » fece un sorriso malizioso facendomi capire che sapeva tutto. Dannazione. Io abbassai lo sguardo, mi morsi il labbro e lo guardai.
«Sei un piccolo e fastidioso vampiro. » gli dissi ridendo per poi andarmene sbattendo la mia spalla contro la sua. Lui rise e se ne andò in salotto. Salii le scale di corsa e mi cambiai la maglietta mettendomene un’altra a maniche corte. Mi presi un giacchetto e scesi le scale di corsa senza imbattermi di nuovo in Edward. Aprii la porta e corsi il più forte possibile verso casa di Tyler; arrivai dopo pochi secondi.
Bussai e mi aprì Chris con un sorriso a trentadue denti.
«Buonasera, cara. » mi disse. Io entrai sorridendo.
«Buonasera a te, caro. Lo stai trattando bene mio fratello, sì?» alla parole ‘mio fratello’ i suoi occhi cominciarono a brillare e sorrise.
«Certamente, è lui che mi tradisce con il divano. Indovina dov’è adesso? »
«Beh, sempre meglio che il divano che una persona in carne ed ossa. »
«Ovvio. Invece, mio fratello sta di sopra in camera. »
«Grazie! »
Salii le scale e trovai subito il suo piano stanza, non fece in tempo ad arrivare davanti alla porta che subito lui mi aprii la porta sorridente. Aveva i capelli spettinati e una camicia con dei bottoni davanti, alcuni di essi sopra erano aperti. Sorrisi anche io andando da lui. Mi cinse un fianco con un braccio portandomi verso di lui e poi, con un gesto rapido, chiuse la porta a chiave. Mi baciò stringendomi a sé, per poi prendendomi in braccio. Gli sorrisi contro le sue labbra, poi lui con un braccio accarezzò dolcemente i miei capelli.
«Mi sei mancata. » sussurrò.
«Anche tu. » dissi, sbottonando un bottone della camicia. Lui mi guardò negli occhi sorpreso.
«Cosa stai facendo? » mi chiese senza provare a fermarmi.
«Ci ho pensato su, forse potremmo provare. »
«Io non voglio costringerti, Danielle. Davvero, tieniti tutto il tempo per pensarci. Non ti metterò fretta se non vuoi. Danielle. »
«Sento che devi essere tu. »
«Ma non hai pensato abbastanza, stiamo insieme da poco. Io scherzavo le altre volte. »
«Ci siamo conosciuti a Settembre, adesso è Dicembre, la prossima settimana è Natale. Ho pensato abbastanza. »
«Sicura? » mi disse sussurrando posando la sua fronte contro la mia.
«Sì. » risposi per poi baciarlo. Tyler mi baciò a sua volta portandomi sul letto dove mi fece sdraiare per poi mettersi sopra di me. Mi tolsi il giacchetto e lui mi baciò la bocca per poi passare al collo, dove lasciò piccoli baci in ogni millimetro di esso. Gli accarezzai i capelli per poi passare con le mani sul suo petto sbottonandogli i bottoni della sua camicia, all’ultimo bottone Tyler se la sfilò e vidi per la seconda volta la sua schiena perfetta, il petto lo era ancora di più. Con la mano gli accarezzai il petto e lui mise le mani sotto la mia maglietta, accarezzando i fianchi. Poi me la sfilò dolcemente, baciandomi la pancia. Mi tolse i pantaloni con un gesto rapido, e fece altrettanto con i suoi. Poi ci mettemmo sotto le coperte dove lui si rimise sopra di me e dove riprese a baciarmi. Le sue mani, intanto, vagano sui miei fianchi e…
Il resto venne da se.
 
Accarezzavo dolcemente il petto di Tyler mentre mi avvolgevo con le coperte. Vicino alla sedia c’erano i nostri vestiti, vicino a noi per terra, invece, c’era la nostra biancheria. Misi la gamba sopra la sua, cingendogliela. Non mi ero mai sentita così bene, così completa.
Lui mi accarezzava la schiena dolcemente disegnando dei cerchi con le dita alcune volte. Non c’era stata nessuna vergogna, è stato semplicemente perfetto; ci completavamo perfettamente e il mio corpo sembrava fatto a posta per combaciare con il suo. Chiusi gli occhi e rividi tutta la scena della sera precedente, lui che mi chiedeva se ero sicura, le sue mani che accarezzavano ogni minimo millimetro del mio corpo, le sue labbra che pretendevano le mie e i suoi gesti esperti. Quando arrivò il momento capii che non era come me lo ero immaginato, non mi ero mai immaginato che mi sarei sentita così…bene.
«E’ andata oltre le mie aspettative. » dissi sorridendo sempre usando il suo petto come cuscino, lui rise.
«Danielle, siamo per terra, abbiamo rotto il letto… Non so, cosa ti aspettavi? Che ero Christian Grey, e ti avrei legata al tavolo? » disse ridendo fragorosamente.
Era vero, eravamo per terra, avevamo rotto il letto ma è stato fantastico.
Lui guardai ancora ridendo.
«Oh, ma chiudi il becco! » e lo baciai mettendomi sopra di lui, lui mi accarezzò i capelli.
 

 
  
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