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Autore: Hanial    12/01/2014    2 recensioni
La storia che posterò vede gli stessi protagonisti della saga di Shadowhunters e parte dalla fine dell'ultimo libro, quindi per chi non li avesse letti comunico che ci sono degli spoiler.
Nella fan fiction parlerò delle vicende viste da Clary e dei dubbi che nascono in lei dopo la 'fuga' di Sebastian:
"Portai le ginocchia al petto e vi poggiai sopra i gomiti, lasciai che le mani mi si poggiassero per metà sulle tempie mentre con le dita afferravano i miei capelli e scoppiai a piangere, un pianto isterico, come la mia voce di prima, liberatorio, perché avevo cercato di fingere che non mi importasse che Jace fosse così, disperato, perché non sapevo più quale fosse il mio posto, al fianco di Jace o di Jonathan?"
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Prologo
 
Le vedo…Quelle mani che mi vengono incontro, che si tendono verso di me con una delicatezza e una gentilezza inaudita, riesco a sentire anche da qui il loro calore, l’amore che vorrebbero trasmettermi se solo permettessi loro di toccarmi.
Sento il mio viso aprirsi in un sorriso,
“Jace.”
Pronuncio il suo nome in un sussurro, come se volessi tenere quel suono solo per me, come se dicendolo a bassa voce potessi fare in modo di tenerlo lontano dal resto del mondo.
Alzo lo sguardo verso il suo volto e li vedo, i suoi bellissimi capelli dorati, simili a quelli di un angelo e il suo sorriso... Come potrei descrivere ciò che provo quando vedo le fossette che si creano ai lati della sua bocca?
Decido di prendere la sua mano e sento un brivido percorrermi lungo la schiena, come se ci fosse qualcosa che non va, come se quello difronte a me non fosse il mio Jace. Mi costringo in un sorriso, allontanando i pensieri che, insistentemente, cercano di rovinare quel momento e mi alzo portandomi vicino a lui, così vicino da sentire il suo corpo, il suo fiato accarezzarmi i capelli e il volto e  il suo cuore battere all’unisono con il mio.
Sento qualcosa di freddo sfiorare il mio viso, prima all’altezza della guancia e poi sotto il mento e capisco, capisco che quel presentimento non poteva che essere sbagliato, io ero dove dovevo essere, tra le braccia della persona che amavo e che avrei amato per sempre.
Lascio che mi sollevi la testa e nel momento stesso in cui le sue labbra sfiorano le mie sento il desiderio di pronunciare ancora una volta il suo nome,
“Jonathan…”

 
“Noooo!”
Mi stavo sentendo male, mi mancava l’aria, ecco perché avevo incominciato a respirare faticosamente, come se durante quel sogno avessi tolto fuori tutto l’ossigeno che mi permetteva di respirare.
Sollevai una mano all’altezza del cuore sentendo il battito accelerato e con gli occhi ancora sgranati mi guardai intorno.
Ero nella stanza degli ospiti di Luke, in quel letto che ormai sentivo familiare, quelle pareti che avevo ricoperto con poster, miei disegni e alcune foto che non ritraevano più solo me e Simon, ma anche Jace, Isabelle e qualcuna pure Alec, anche se adesso sembrava essere in una fase di isolamento volontario.
Ogni volta che gli si chiedeva qualcosa ti guardava con quegli occhi di ghiaccio che sembravano trapassarti da una parte all’altra, ovviamente prima di girarti le spalle e ignorarti come se non esistessi. Solo Jace aveva provato a chiedergli qualcosa, ma lui ovviamente non aveva risposto, le uniche parole che gli diceva erano ‘adesso no’, tuttavia siamo giunti a delle nostre conclusioni, visto che da quando lui si è chiuso come un riccio, anche Magnus è sparito. Dice di essere in viaggio, Hawaii, eppure l’altro giorno quando sono passata davanti casa sua, mi è sembrato di vedere qualcuno lì dentro, ma forse era stata un’allucinazione.
Alzai le braccia sopra la testa stendendo la schiena, da quando Sebastian era sparito, Simon non passava più le notti qui, diceva di avere degli impegni, ma chissà perché pensavo che quegli ‘impegni’ avessero un solo nome, Isabelle.
Erano diventati inseparabili dopo che lui…Bhè dopo che lui aveva invocato Raziel e si era fatto togliere il marchio, la scusa che aveva armato Izzy per questo rapporto?
“Gli serve protezione! Adesso che non ha più il marchio Raphael farà di tutto per uccidere il daylighter!”
Cosa alla quale avremmo potuto pure credere, se fossimo stati ciechi!
Sorrisi mordendomi il labbro, era strano, ma tutte le cose, più o meno, avevano trovato una conclusione, ora che mio fratello era sparito. Anche Jace sembrava essere tornato quello di un tempo, strafottente, saccente, spiritoso, intelligente, dolce…
Era tornato ad essere il mio Jace, quello che avevo vissuto per pochi giorni dopo aver scoperto che non eravamo fratelli e che avremmo potuto vivere la nostra storia gridandola al mondo intero.
Mi passai una mano tra i capelli e mi portai seduta sul fianco del letto facendo scendere le gambe e toccando con i piedi nudi il pavimento, provocandomi qualche brivido per il freddo, con la mano cercai tastoni, nel cassetto, un paio di calzini che mi infilai per usarli al posto delle ciabatte, cosa che faceva letteralmente impazzire mia madre.
Mi avvicinai alla porta della camera e l’aprii per poi ritrovarmi nel soggiorno illuminato dalle prime luci dell’alba, era più bello a quest’ora, i colori tenui, il silenzio, cosa che ormai mancava da un po’, visto che mia madre e Luke non facevano altro che litigare per quale primo scegliere e chi dovesse stare seduto vicino a chi durante il ricevimento.
Abbassai la testa portandomi una mano tra i capelli e scompigliandoli leggermente, erano strani quegli sprazzi di normalità dopo tutto quello che era successo, dopo aver visto amici cadere in battaglia, amici trasformarsi in nemici e nemici pronti a salvarti la vita, perché Sebastian con me lo aveva fatto più volte, no?
O anche quello era stato un sogno?
Sospirai avvicinandomi al frigorifero, lo aprii e presi una bottiglia di acqua naturale, sentivo la bocca amara, quella strana sensazione che si ha di prima mattina, svitai il tappo e ne versai un bel po’ in un bicchiere che portai alle labbra, era fresca… Ora si che incominciavo a sentirmi meglio.
Ad un tratto, però, sentii un tuffo al cuore, attraverso il fondo del bicchiere, in vetro, vidi una figura in piedi davanti a me, non riuscivo a distinguerne bene i lineamenti ma sembrava lui.
Abbassai il bicchiere portandolo all’altezza del petto e lo vidi.
Era lì che mi guardava con i suoi occhi neri come la notte, quei capelli argentati e quell’espressione compiaciuta sul volto, un espressione che sembrava voler dire tutto e niente allo stesso tempo.
Sentii mancarmi le forze, le gambe e le braccia incominciarono a tremare e senza accorgermene lasciai andare il bicchiere che cadde frantumandosi in mille pezzi.
Abbassai lo sguardo per un secondo e quando lo rialzai lui non c’era più.
Fu come un movimento impulsivo, corsi verso la porta e la spalancai uscendo fuori, raggiungendo il margine del vialetto,
“Jonathan!”
Lo urlai come se da quello dipendesse la mia vita, mentre con la testa mi guardavo intorno in maniera frenetica, quasi incapace di credere che lui non fosse più lì.
Mi sarei messa a correre se solo non avessi sentito delle mani afferrarmi per le spalle cercando di trattenermi, era lui?
Era venuto a prendermi?
Mi voltai pronta per tirargli un pugno in faccia ma davanti a me non vidi altro che il volto preoccupato di Luke.
Non saprei dire cosa provai in quel momento, felicità, sollievo, ma anche delusione.
Una parte di me sperava non fosse lui, ma l’altra, al contrario, voleva fosse mio fratello, voleva vederlo in faccia e sentirlo nuovamente vicino.
“Clary calmati!”
Scossi la testa come se mi fossi appena risvegliata da un sogno e a malincuore mi ritrovai nuovamente in quel letto, lo stesso dal quale pensavo di essermi alzata.
Mi misi seduta lasciando le mani poggiate sul materasso, sentivo la fronte bagnata, come se fossi stata sottoposta a un allenamento durissimo, ed il fiato corto.
Luke era seduto davanti a me con le sue mani ancora sulle mie spalle e sul viso un espressione preoccupata, come se mi avesse ritrovata esangue da qualche parte.
“Lu…Luke?”
Non potevo ancora credere che la persona davanti a me fosse lui, io ero certa di aver visto Jonathan, mio fratello. Non lo avrei confuso con nessun altro, avrei riconosciuto quegli occhi in mezzo a mille, per non parlare di quell’espressione compiaciuta che solo lui era in grado di fare.
“Ehy, che succede? Ti ho sentita urlare e quando sono arrivato stavi lottando contro le coperte.”
Mi passò una mano tra i capelli per poi scendere sul viso e lasciarmi una carezza, era sempre così dolce con me, specialmente quando mia madre era costretta ad andare ad Idris, perché richiamata dal Conclave, proprio come adesso.
“Io..”
Scossi la testa confusa e abbassai lo sguardo puntandolo sulle mie ginocchia ancora coperte dal lenzuolo, cosa stava succedendo?
“Era così vero.”
Non sapevo come spiegarmi altrimenti, quel sogno mi era sembrato talmente lucido da prendere quello per la realtà, molto più di quella dove mi trovavo.
“Cosa Clary.”
“Jonathan era qui. Era in cucina e mi guardava. Luke ti giuro che era qui!”
Nella mia voce era facile scorgere qualche venatura isterica, non sapevo se credere a quelle parole, o se semplicemente volevo crederci perché.. Già, perché?
Che motivo avevo di voler rivedere Jonathan dopo quello che era successo?
Dopo quello che aveva fatto a Jace e dopo quello che mi aveva portata a fare?
Io per colpa sua ho dovuto pugnalare la persona che amo di più al mondo e ora…Ora non posso più toccarla!
Portai le ginocchia al petto e vi poggiai sopra i gomiti, lasciai che le mani mi si poggiassero per metà sulle tempie mentre con le dita afferravano i miei capelli e scoppiai a piangere, un pianto isterico, come la mia voce di prima, liberatorio, perché avevo cercato di fingere che non mi importasse che Jace fosse così, disperato, perché non sapevo più quale fosse il mio posto, al fianco di Jace o di Jonathan?
  
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