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Capitolo: “Autostima”
Il
tavolo del Grifondoro mi accolse con un forte
applauso, accompagnato da tanti sorrisi. Mi sedetti in mezzo ai miei
cugini,
James e Albus, e li abbracciai tutti e due. Ero così felice,
sentivo di aver
evitato una grande delusione a papà. Eppure c’era
qualcosa che mi spingeva a
guardare fisso il tavolo del Serpeverde. Forse, avevo evitato una
delusione a
mio padre, ma rischiavo di dargliene un’altra.
Abbassai
lo sguardo velocemente, poi lo rialzai
guardando quelli che sarebbero stati miei compagni per molto tempo.
Risi,
iniziando a mangiare quella meravigliosa cena di benvenuto che, grazie
a una
magia, non finiva.
Quella
serata mi resi conto del fatto che la mia
Casa era una vera e propria famiglia: nonostante io e Albus ne
facessimo parte
da poco, tutti sembravano così gentili con noi e facevano le
battute migliori,
intenti a farci ridere. Mi sentivo già, in un certo senso,
‘accettata’ e ‘voluta’
da loro.
Una
volta finito di mangiare, quindi in tarda
serata, tutto il tavolo si alzò e i prefetti ci
accompagnarono nella nostra
Sala Comune. Il prefetto disse ad un quadro la “parola
d’orine”: ‘Quidditch’,
permettendoci così di entrare. Entrai nella camera
assegnatami e subito mi
buttai immediatamente sul letto, sospirando felicemente. Già
non vedevo l’ora
di prendere parte alle prime lezioni. Sorrisi leggermente, prima di
alzarmi e
infilarmi nel letto. Passai la notte tranquillamente, prima di
svegliarmi
prestissimo per prepararmi alle prime lezioni dell’anno. Mi
feci uno shampoo e
mi lavai, poi infilai la divisa rosso-oro e in quel momento vidi le mie
due
compagne di stanza svegliarsi. Ci misero un po’ ad aprire
completamente gli
occhi e ad alzarsi col busto, ma dopo riuscirono a salutarmi con un
sorriso.
«Buongiorno,
sono Rose.» mi presentai con uno
sguardo dolce e cordiale.
La
ragazzina alla mia destra aveva dei lunghi
capelli castani ed il colore della sua pelle era abbastanza abbronzato,
infine
aveva due grandi occhi blu. Mi sorrise in modo dolce. «Sono
Cassandra. Ma tu
chiamami Cassy.» annuii e guardai l’altra, che
sembrava aver ripreso già a
dormire. Soffocai una risata. «Lei è
Elizabeth.» la presentò Cassy e io annuii
un’altra volta. Mi alzai dal letto e guardai l’ora,
mancava poco alla colazione
e io dovevo andare a prendere l’orario, così la
salutai e scesi giù. C’erano
già altri studenti, tra di loro anche mia cugina Dominique,
del mio anno. Lei
era stata smistata in Corvonero.
Mi
avvicinai a lei, che subito mi abbracciò.
Accanto a lei c’era una ragazzina era una ragazza a me
sconosciuta: aveva
lunghi capelli biondi, ma non un biondo chiaro da sembrare quasi
bianco, quel
tipico biondo vivace che le incorniciava in modo eccezionale il viso,
latteo
come la sua pelle, con gli occhi azzurro chiaro, le labbra carnose e
rosee.
Sembrava una Veela.
Sentii
una morsa allo stomaco a guardarla. Ero
sempre stata gelosa di Dominique per tutto: lei era stupenda,
aggraziata. La
degna figlia di Fleur Delacour. Ma quella ragazza al suo fianco era
tutto ciò
che io sognavo di essere. Io ero così goffa, con una pelle
bianca ricoperta da
lentiggini e dei capelli crespi, che di bello avevano solo il colore:
rosso.
Adoravo i miei occhi, azzurro cielo. Ma oltre quelli, cosa mi restava
di bello?
Non ero nemmeno così alta ed ero anche abbastanza
corpulenta, ai miei occhi.
«Piacere
di conoscerti, io sono Juliet.» fu lei a
presentarsi, porgendomi la mano educatamente. Io gliela strinsi,
abbozzando un
sorriso insicuro.
«Rose.
Il piacere è mio.» non l’avevo vista
allo
Smistamento, eppure una bellezza come la sua avrebbe dovuto fare
piuttosto
scalpore.
«Sono
del secondo anno, Serpeverde.» sottolineò,
come se avesse letto i miei pensieri.
Annuii
leggermente. «Capisco, io sono del primo
anno, Grifondoro.»
Parlammo
per poco, perché subito dopo andai a
ritirare il mio orario e mi sedetti al tavolo, in mezzo ad Albus e
James.
«Buongiorno.»
mi salutarono all’unisona ed io
feci un semplice gesto della testa, con ancora l’autostima
sotto ai piedi. «Tutto
okay, Rosie?» mi domandò Albus premuroso ed io
annuii di rimando, non del tutto
convinta.
«Cosa
abbiamo alla prima ora?» domandai per
cambiare argomento mentre cominciavo a mangiare la colazione.
«Pozioni,
subito dopo Trasfigurazione. Poi due
ore di Difesa Contro Le Arti Oscure, non vedo
l’ora!» esclamò entusiasta e io
sorrisi. Tutto suo padre.
***
La
lezione con Lumacorno fu sorprendentemente piacevole,
nonostante io avessi sempre pensato che Pozioni sarebbe stata una
tortura.
Avevo preparato una pozione semplicissima – dato che era
comunque il nostro
primo incontro – ma l’avevo comunque fatto senza
confondermi o altro. Era un
buon risultato, contando che era la prima pozione della mia vita.
Trasfigurazione
fu meno stimolante, anche se la
professoressa McGranitt era una deliziosa insegnante, molto competente.
Ci misi
un po’ prima di capire a pieno l’argomento
studiato, ma avrei capito meglio quel
pomeriggio, quando avrei studiato e fatto il tema di quindici
centimetri,
assegnatoci come compito in classe.
Poi
ci furono le due ore di Difesa Contro Le Arti
Oscure: l’insegnante era Aberforth Silente, fratello del
conosciutissimo ex
preside di Hogwarts. Quelle due ore furono, per me, insopportabili. Non
perché
non mi piacesse la materia, anzi! Era interessantissima. Il problema
era che
con noi c’erano i Serpeverde. Nel banco accanto al mio
c’era Scorpius, che
sembrava trovare l’argomento abbastanza stimolante.
Per
tutta la lezione provai a non voltarmi verso
di lui, con scarsi risultati. Almeno avevo scoperto che anche lui mi
fissava,
ma non sapevo dire quanto la cosa fosse incoraggiante.
A
fine lezione, tardai un po’ ad uscire per
mettere tutti i libri nella borsa e Malfoy si avvicinò a me,
approfittandone.
La classe era ormai vuota, meglio così. Avrei evitato
pettegolezzi inutili e un
terzo grado dai miei cugini.
«Rose.»
mi chiamò con lentezza. Aveva una voce
profonda, armoniosa. Bella, esattamente com’era lui.
«Malfoy.»
sottolineai il suo cognome, più per me
stessa che per lui. Ricordavo ancora le parole di mio padre: ‘battilo in
tutte le materie’, ‘nonno Arthur
non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue’ e le varie
informazioni che
mi aveva dato negli anni: ‘i Malfoy sono feccia. Una famiglia
altezzosa e
razzista, che prova odio per chiunque non risponda agli appellativi di
‘Purosangue’ o
‘Serpeverde’.’ Forse un po’ di
ragione papà l’aveva. Voglio
dire, io non potevo sapere com’erano davvero i Malfoy.
Eppure
non riuscivo a non pensare che Scorpius
Malfoy fosse bellissimo. Quegli occhi di ghiaccio, che riuscivano
– stranamente
– a darmi calore, quelle labbra carnose, il viso latteo, i
capelli biondi. No,
non riuscivo a reggere il suo sguardo, così abbassai la
testa, riprendendo a
posare i libri nella borsa. Scorpius fece la stessa cosa, aiutandomi e
subito
dopo uscimmo entrambi. Pensai a cosa mi aspettava in Sala Grande, nel
momento
del pranzo. Avrei sicuramente incontrato Dominique e la sua stupenda
amica,
Juliet. La mia autostima tornò a farsi un giro.
«Rose!»
mi chiamò nuovamente il ragazzo dagli
occhi di ghiaccio e mi voltai istantaneamente verso di lui. Il suo viso
era
impassibile, nemmeno l’ombra di un sorriso. Sembrava
tormentato da qualcosa che
era costretto a portarsi con sé per tutta la vita. Il suo
cognome, forse?
Probabile. «Sei davvero bella.» ammise e rimasi
stupita da tale confessione. Nessuno
– oltre a mamma e papà – mi aveva mai
detto d’essere bella. Ma in quel momento,
sentii davvero di esserlo.
«Grazie,
Malfoy.»
Mi
rivoltai, andando nella Sala dove si sarebbe
tenuto il banchetto.
A
testa alta, ora che avevo momentaneamente ritrovato la mia autostima.
Chiedo scusa per l’immenso ritardo: ho avuto il computer in assistenza e l’ho riavuto solo pochi giorni fa. Stamattina ho trovato l’ispirazione per questo capitolo che ha avuto un finale forse troppo melenso, ma che comunque adoro. Spero sia piaciuto anche a voi. Ringrazio tutti coloro che hanno recensito il primo capitolo o che hanno comunque letto o messo fra i preferiti la storia.
Spero
di ricevere qualche altra recensione per
questo capitolo, anche critiche vanno bene – ma ovviamente
non troppo –.
Cos’altro
dire? Vi auguro un buon anno anche se
in ritardo. Buona giornata. :)