Narnia's
Rebirth
46th Chapter
._
._
_
Shaylee
trasalì quando vide i piccoli ciottoli che componevano la
riva sassosa del
Grande Fiume tremare in risposta ad una vibrazione del terreno che si
propagò
sino a lei.
-Sento
la terra tremare.- mormorò, serrando involontariamente le
dita sul bastone da
combattimento.
Alzò
lo sguardo verso Mairead che, a poca distanza da lei, scrutava verso il
ponte
con in volto l’espressione più imperscrutabile e
cupa che le fosse mai capitato
di scorgere su quel viso bellissimo.
-Stanno
arrivando.- le confermò la Sovrana, rivolgendole un cenno
secco ed imperioso
per ordinarle di raggiungerla. Shaylee si affrettò ad
obbedirle, ravviando la
treccia dorata dietro la spalla con un gesto secco che, ormai, aveva
fatto
proprio.
Quando
fu accanto alla Sovrana, ad appena una spanna dal velo di nebbia che
Mairead
stessa aveva fatto calare alle spalle di Lucy – che
attendeva, sola, all’inizio
del pontile – per nascondere ai telmarini le truppe che
avevano radunato, Shay
sussultò nel riconoscere l’imponente figura di
Aslan affiancarsi a quella più
minuta della ragazzina.
-È
tornato… che cos’ha fatto?- mormorò,
sorpresa: né lei né le altre naiadi
avevano colto qualche mutamento nell’energia
dell’acqua, che le univa le une
alle altre e che si sarebbe certamente risvegliata nel momento in cui
Aysell
avesse recuperato la propria magia.
-Ha
ristabilito l’equilibrio fra le sue Figlie.- fu la risposta
sibillina che
Mairead le diede, assieme ad uno sguardo indecifrabile che, tuttavia,
non fece
altro che aumentare la sua confusione.
Quando
Aslan si era congedato da loro lei aveva pensato che avrebbe restituito
alle
Figlie sopravvissute i propri poteri… perché,
allora, sua sorella non si era
ancora ripresa ciò che le apparteneva di diritto?
-Ma
Aysell è ancora silente…- provò ad
obiettare, nel tentativo di esporre i propri
dubbi alla Sovrana; ma poi, dopo un istante, le sue iridi brune
s’illuminarono
di comprensione. -…ah.- sussurrò, sentendo il
cuore stringersi dolorosamente
quando capì cos’era che impediva
all’energia dell’acqua di risvegliarsi in
Aysell.
Abbassò
lo sguardo, pentita della propria ingenuità.
-È
rimasta troppo a lungo senza i suoi poteri, non è abituata a
sentirli e ciò si
riflette su di noi.- mormorò, perché sapeva che
Mairead avrebbe voluto sentirla
esporre le conclusioni a cui era giunta tramite le tecniche di
riflessione che
le erano state insegnate.
La
Sovrana sorrise appena, rivolgendole un cenno d’assenso
senza, però, spostare
lo sguardo dalle figure di Aslan e di Lucy.
-Imparerà.
È giovane, come te: avete tutto il tempo del mondo.- la
rassicurò, allungando
la mano che non stringeva il maestoso scettro incantato per stringere
brevemente la spalla della fanciulla.
Shaylee
era cresciuta così tanto, era così orgogliosa di
lei… sarebbe stato terribilmente
doloroso separarsi da lei, una volta giunto il momento che la Sovrana
stava
aspettando, oramai, da fin troppo tempo.
-Avrà
una buona insegnante, mia Sovrana.-
Se
Shaylee fosse stata una veggente certo non avrebbe pronunciato
quelle parole,
si disse Mairead, rivolgendo alla ragazza un sorriso carico di
tristezza e di pacata rassegnazione: conoscendola, la sua amata
protetta
avrebbe tentato qualsiasi strada pur di impedire che il destino si
avverasse
nei modi che erano stati scritti molto tempo prima della sua stessa
nascita.
-Indubbiamente.-
affermò, perché sapeva che Aysell avrebbe avuto
la miglior guida che si potesse
desiderare: ma non sarebbe stata lei, Mairead ne
era conscia, perché
il fato non avrebbe ammesso intoppi lungo il proprio cammino.
Eppure
non era quello il momento di abbandonarsi a quel genere di pensieri: un
lord
telmarino a cavallo era apparso sul ponte, seguito dalle proprie
truppe, e
proprio in quell’istante lo vide brandire la spada ed
ordinare una carica
disperata in direzione di Aslan e di Lucy.
Con
un gesto imperioso, sicuro, la Sovrana brandì lo scettro: le
pietre azzurre
divamparono in un lampo di accecante luce celeste e la nebbia che
nascondeva i
soldati narniani si dissolse, rivelando la distesa di creature che
aveva risposto
all’appello di Aslan.
E
il ruggito tonante di Aslan si fuse con l’ordine imperioso di
Mairead,
mischiandosi in un unico grido di battaglia che serpeggiò
fra le truppe,
rinvigorendole e spingendole a lanciarsi verso i telmarini in un
possente
attacco da cui nessuno degli avversari avrebbe potuto trovare scampo.
Siria
attraversò di corsa la linea di sbarramento dei narniani,
dirigendosi senza la
minima esitazione verso il giovane generale biondo che stava impartendo
le
ultime direttive ai propri soldati. Lo raggiunse e lo
afferrò bruscamente per
una spalla, costringendolo a voltarsi verso il fiume nel momento stesso
in cui
i telmarini si scontravano con le truppe di Aslan.
-Peter,
guarda!- sbottò, ignorando lo sguardo carico di rancore che
le fu rivolto dall’Alto
Re e fingendo di non aver scorto il gesto convulso con cui Peter si era
prontamente liberato della sua stretta.
Non
aveva tempo, adesso, per riflettere su quei segnali
tutt’altro che
incoraggianti: sul ponte di Beruna stava divampando una nuova
battaglia, e
Peter doveva vedere chi era a
guidare le naiadi contro i
telmarini.
Un
raggio di Sole si infranse proprio in quell’istante sulla
lunga, flessuosa
treccia dorata che danzava sulla schiena ritta della naiade che aveva
appena
ingaggiato Sopespian – e Peter sentì il cuore
mancare un battito, quando riconobbe
quei familiari lineamenti che lui tanto amava.
-Shaylee…-
sussurrò, incredulo.
Shaylee.
La
sua Shaylee era là, era tornata,
stava combattendo con la grinta
e la determinazione che lui aveva sempre scorto dietro la sua elegante
armatura
di lady… sorrise, avvertendo la pelle formicolare e gli
occhi bruciare di
commozione e di gioia, muovendo automaticamente un passo in avanti.
Fu
nuovamente Siria ad afferrarlo, ma questa volta lo fece per
trattenerlo: le
rivolse uno sguardo confuso, senza comprendere il motivo per cui la
rossa gli
stesse impedendo di andare da Shay… gli era
mancata così tanto, Shaylee…
-Io
devo__- cominciò, tentando di scostarla, ma fu di
un’altra la voce che lo
fermò.
-__lasciare
che lei combatta la sua guerra.-
Peter
si voltò di scatto, sorpreso: sopra di lui, avvolta da una
lieve foschia che
rendeva indefiniti i suoi lineamenti, Mirime lo stava osservando con
quelle
iridi da gatto che tanto riuscivano ad inquietarlo.
Siria
lo liberò dalla propria stretta, allontanandosi da lui come
se si fosse
scottata – che metafora stupida, si disse
lui, Siria non poteva
bruciarsi…
La
ignorò e guardò la mora, rivolgendole uno sguardo
interrogativo e confuso prima
di spostare nuovamente gli occhi sulla figura dolorosamente lontana di
Shaylee.
-Non
è Sopespian il nemico che Shaylee sta affrontando, Peter
Pevensie.-
Solo
allora, quando Mirime pronunciò quelle parole, lui
capì.
Shay
se n’era andata perché si era sentita tradita da
se stessa, perché non era
stata in grado di far fronte ad un pericolo concreto e
perché aveva permesso a
qualcun altro di assumersi una sofferenza che, secondo la sua
convinzione, lei
avrebbe potuto evitare; se n’era andata per cambiare, per
imparare ad ammettere
i propri limiti e per coltivare, in sé, quel germoglio di
determinazione e di
coraggio che le avrebbe permesso di crescere.
Ed
ora stava combattendo il condottiero delle truppe di Telmar –
e bene,
oltretutto –, lo stava affrontando senza paure ed
esitazioni e, così facendo,
stava dimostrando a se stessa di essere diventata ciò che
aveva ardentemente
desiderato di essere.
Sorrise,
Peter, sentendo il cuore gonfiarsi di commozione e di fierezza nel
guardare la
ragazza che aveva incontrato riconoscere in sé, finalmente,
la donna che lui
tanto amava.
-Telmar!
Attaccate!-
Con
un ruggito disperato, le truppe telmarine si scagliarono verso i
combattenti
che quel leone assurdamente grande aveva portato con sé; gli
uomini e le donne
vestiti di chiaro – “ma quali donne,
quelle erano altri mostri!” – lanciarono un
urlo di guerra che non
fece nemmeno esitare l’armata umana, brandirono le armi che
portavano e si
buttarono nel fiume e lungo il ponte, ingaggiando i soldati in un
combattimento
sorprendentemente serrato e violento.
Sopespian
spronò il cavallo, ghignando quando vide le prime di quelle
bestie cadere sotto
l’acciaio dei suoi: non avevano scampo,
si disse. Presto li avrebbe
definitivamente fatti schiacciare come i vermi che erano, e sarebbe
tornato al
castello per riorganizzare l’esercito – ed
insediarsi, finalmente, sul tanto
agognato trono che gli spettava di diritto.
Il
destriero bruno che montava, però,
s’impennò.
Imprecando
una bestemmia in direzione della divinità di quelle stolte
creature di Narnia,
Sopespian tirò con forza le redini e costrinse la bestia a
scartare, rivelando
la figura
esile e minuta della ragazzetta
che si era frapposta sul suo cammino.
Non
aveva più di diciott’anni,
rifletté l’uomo, squadrando la giovane con uno
sguardo di sufficienza: lei ricambiò la sua occhiata con
astio e alterigia – chi
aveva dato il permesso a quelle creature di sentirsi tanto potenti?
–,
brandendo il bastone da combattimento e sbarrandogli, così,
la strada.
Il
lord, nel vedere gli occhi dorati della ragazza assottigliarsi,
scoppiò a
ridere.
-Una
ragazzina? Non avete nessun altro da spedirmi contro, grande
Leone?-
schernì Aslan, che osservava lo scontro assieme ad una donna
bionda e alla
bambina, rivolgendogli una profonda riverenza densa di disprezzo.
-Silenzio!-
la voce di Shaylee echeggiò seccamente nell’aria,
facendo sobbalzare il cavallo
di Sopespian quando lei roteò il bastone; con un gesto
rapido colpì senza
troppa forza il garretto dell’animale, che
s’impennò un’altra volta – e,
stavolta, il telmarino cadde, colto di sorpresa dal gesto della sua
cavalcatura.
La
naiade ricambiò l’occhiata astiosa
dell’uomo senza abbassare lo sguardo,
scostando indietro la treccia ed alzando appena il mento in un
inequivocabile
gesto di superiorità. -Non accetto insulti da un
usurpatore.- affermò, piegando
le labbra in una smorfia disgustata.
-Pagherai
la tua insolenza, mostro.- ansimò lui, furibondo, sguainando
la spada quando la
vide assumere una posizione di difesa.
-Fra
noi di mostro ne vedo uno soltanto, e non sono io.- fu la pacata
replica di Shaylee, ma
ebbe appena il tempo di scorgere il lampo di rabbia nel volto del suo
avversario prima di essere completamente assorbita dalla furia del
combattimento.
Sopespian
le si scagliò addosso con tutto il peso del corpo, calando
la spada verso di lei
come se fosse un’ascia;
la ninfa si scostò
prontamente, flettendo i muscoli
delle braccia per sfruttare la forza d’inerzia provocata dal
proprio movimento
e colpire al ginocchio e al fianco il telmarino in rapida successione.
Il lord
roteò su se stesso e vibrò un colpo infido dal
basso verso l’alto, scalfendole
il corpetto rinforzato con il taglio della lama quando lei si torse
all’indietro, disimpegnandosi dal corpo a corpo.
Balzò
indietro e poi subito in avanti, ignorando la fatica e tentando un
approccio
laterale: Sopespian, tuttavia, parò e attaccò a
sua volta, costringendola di
nuovo ad arretrare. Non volle però dargli la soddisfazione
di cogliere la sua
stanchezza: si costrinse di nuovo all’assalto frontale,
Shaylee, cogliendolo di
sorpresa e riuscendo a farlo incespicare.
Era
la sua occasione: roteò su se stessa e colpì con
tutta la sua forza l’elsa
della spada e subito dopo il costato del lord, facendolo piegare in due
per la
violenza dell’urto; con un terzo affondo lo fece cadere in
ginocchio, privo di
fiato e disarmato – e sentì, per la prima volta
nella sua vita, l’euforia della
vittoria imminente riempirle l’animo di baldanza.
Sopespian,
però, non si sarebbe lasciato sconfiggere facilmente da una
ragazzetta di
Narnia: senza che lei vedesse, estrasse un lungo pugnale dal fodero
cucito sul
lato della cosciera di pelle e lo strinse contro al petto, in attesa
che lei si
avvicinasse.
E
così Shaylee fece, ansiosa di porre fine al duello: gli si
accostò, tenendo
brandito il bastone, ma quando fu a tiro la mano del telmarino
scattò e bloccò
l’arma, tirando quella e la proprietaria verso di
sé, a terra, e affondando in
profondità il coltello nella carne soffice della coscia di
lei.
Shaylee
non poté fare nulla: si divincolò, cercando di
liberarsi, ma il dolore
lancinante dell’acciaio che s’immergeva nella carne
cancellò qualsiasi altro
pensiero dalla sua mente.
Strappò
il bastone dalla presa di Sopespian, usandolo per spingersi
convulsamente
indietro, lungo la pavimentazione del ponte: non riusciva a staccare
gli occhi
dall’elsa di metallo che spuntava dalla sua coscia e dal
fiore rosso che vi si
stava rapidamente allargando intorno, le sembrava incredibile che
potesse
esserci tanto sangue in un corpo piccolo come il suo…
Approfittando
dello shock della naiade, tenendole ben stretta la caviglia con
l’altra mano,
Sopespian annaspò e afferrò nuovamente la spada,
alzandosi in ginocchio e
sovrastando la figuretta scarna della sua avversaria.
-Muori!-
ruggì, alzando l’arma verso l’alto:
l’acciaio riverberò dei riflessi del Sole,
accecando Shay che, con tutte le sue forze, stava cercando di sottrarsi
a
quella condanna a morte.
-NO!-
Agli
occhi di Shaylee, fu un’ombra dorata a frapporsi di slancio
fra lei e Sopespian, oscurando il Sole.
La
giovane ninfa si sentì attraversare da una scarica di
sollievo e di
ammirazione, quando riconobbe in Mairead la salvatrice che aveva
impedito a
Sopespian di finirla.
La
Sovrana delle naiadi scalzò indietro il telmarino con tre
rapidi, secchi
affondi dello scettro donatole da Aslan; scavalcò la sua
protetta con grazia,
assaltando nuovamente il lord con una decisione e una forza tali da
intaccare
persino l’irritante sicumera dell’uomo.
Shay
lo vide arretrare, fissare la Sovrana con uno sguardo di puro terrore;
sembrava
che Mairead non potesse essere sconfitta, era una battaglia impari,
Sopespian
sarebbe stato annientato dalla bellezza letale del combattimento della
donna…
Si
serrò la gamba, abbassando per la prima volta lo sguardo per
controllare
l’entità del danno – ma
trasalì, inorridendo, quando si accorse che il pugnale
non era più immerso nella sua carne.
Ebbe
solamente un istante, e nulla avrebbe potuto impedire alla tragedia di
consumarsi.
Quando
alzò lo sguardo, con un urlo di avvertimento in gola, vide
lo scettro colpire
animosamente il braccio armato del telmarino; la spada volò
via di nuovo, ma
Sopespian incassò il colpo e serrò le dita sul
legno di sambuco dell’arma,
tirando ancora una volta l’avversaria verso di sé.
Un
lampo metallico fra i corpi che si scontravano.
-MAIREAD!-
gridò Shaylee, ma era troppo tardi: con un ghigno vittorioso
a storpiargli il
volto, Sopespian affondò violentemente il pugnale nel ventre
della Sovrana.
Mairead.
Aysell
guardò gli occhi azzurri della Sovrana delle naiadi
sgranare, riempiendosi in
un attimo di sofferenza e di sconfitta.
Mairead.
Che
strano, si disse: non aveva mai notato quanto gli occhi di
quell’antica naiade
fossero grandi e luminosi, simili a gemme preziose, né
quanto fosse elegante e
vellutata la sua carnagione eburnea.
Mairead.
Sopespian
affondò il pugnale un’altra volta –
Aysell non poteva vederlo, ma era sicura
che stesse ghignando – ma la Sovrana non si
lamentò, nemmeno quando il sangue
cominciò a colarle dalle labbra chiare.
Mairead.
Se
avesse potuto udirle, Aysell si sarebbe accorta dell’intenso
dolore e della
paura che stavano sconvolgendo le sue amiche: Siria era caduta in
ginocchio,
Talia era immobile fra i rami dei suoi alberi, Mirime aveva quasi perso
la
presa sulla sua amata falce.
Mairead.
Mairead
era morta. La luce e la determinazione erano sparite dal suo sguardo,
Aysell li
aveva visti svanire, assieme alla vita, in pochi attimi; ma, prima di
morire,
la Sovrana aveva guardato lei.
Lei,
che Mairead aveva salvato dalla morte e protetto per tutta la
sua vita.
Lei,
che aveva trovato nella Sovrana la madre che non aveva potuto
avere.
Il
corpo di Mairead scivolò sulla pavimentazione di legno del
ponte, in silenzio,
davanti allo sguardo inorridito di Shaylee; Sopespian alzò
la testa, volgendosi
verso l’altra naiade e scavalcando con noncuranza i resti
della Sovrana…
Aysell, sebbene non potesse vederlo in faccia, capì che
quell’uomo voleva
uccidere la sciocca ragazza che aveva avuto l’ardire di
sfidarlo.
-…no.-
Non
avrebbe rammentato, in seguito, come si fosse trovata a sfiorare le
acque
tumultuose del Grande Fiume – né, tantomeno, gli
sguardi atterriti che si erano
scambiate le sue sorelle nel vederla coprire le poche iarde che li
separavano
dal fiume con quel passo leggero e vagamente trasognato.
L’acqua
era gelida, gelida come l’odio che ne riempiva le
correnti.
I
flutti le avvolsero il corpo, infradiciandole la tunica e ghiacciandole
la
pelle sottile e sensibile: Aysell però non ci fece caso, era
abituata al freddo
– lei aveva sempre freddo, anche quando gli altri non lo
sentivano.
Il
fiume la strinse in un abbraccio, aggrappandosi a lei con quella che la
naiade
parve cogliere come disperazione: il suo dolore salì a
riempire il vuoto che le
si era spalancato dentro alla morte di Mairead, sfiorando qualcosa che
– Aysell
poté avvertirlo fremere – era rimasto sopito nel
suo animo per molto,
moltissimo tempo.
CRACK!
Uno
dei piloni del ponte s’incrinò sotto
l’irruenza improvvisa dei flutti, che si
erano fatti più torbidi e scuri, quasi neri; dopo appena un
istante lo schiocco
del legno che si rompeva echeggiò nell’aria,
seguito immediatamente da molti
altri.
Il
ponte tremò.
Sopespian
distolse lo sguardo da Shaylee, che stava opponendo una disperata
resistenza
per salvarsi la vita, e si guardò intorno per cercare di
capire la causa di quel
movimento inspiegabile: non trovò nulla, però,
scorgendo soltanto il colore
grigiastro e ribollente che il fiume, sotto di lui, aveva assunto.
Le
naiadi e i soldati si ritrassero di scatto, respinti
dall’acqua che andava
rapidamente ingrossandosi; Caspian e Peter ne approfittarono per
ordinare ai
narniani di imprigionare i guerrieri di Telmar, che gettarono le armi
senza
opporre resistenza: l’ira glaciale ed assassina che li aveva
sfiorati,
cacciandoli via dal letto del fiume, era bastata per far desistere
anche i più
animosi fra loro.
Liberati…
Sopespian
fece qualche passo verso la sponda più vicina alla Tana di
Aslan, ignaro di
Lucy che, correndo, aveva raggiunto Shaylee e l’aveva aiutata
a trascinarsi a
terra.
Guardava
il fiume, Sopespian, e – avrebbe potuto giurarlo –
fu certo di scorgere uno
sguardo freddo, metallico, ricambiare con ira la sua occhiata
angosciata.
Lingue
ghiacciate s’infransero sulla superficie del ponte, lambendo
gli stivali
pesanti del lord telmarino; quello balzò indietro, cercando
di ritrarsi verso
la terra, ma un’onda più grossa delle altre gli
tagliò la strada e spezzò di
netto i tronchi che componevano il sentiero per la salvezza che lui
avrebbe
voluto percorrere.
Sopespian
guardò i suoi soldati e li vide in ginocchio, disarmati e
inermi davanti alle
truppe narniane che, al contrario di ciò che lui avrebbe
ordinato se fosse
stato al posto dei comandanti di Narnia, si limitavano a sorvegliarli
senza
dare loro il colpo di grazia.
Nessuno
sarebbe giunto in suo aiuto,
comprese: i mostri delle
foreste non lo guardavano, i suoi uomini si erano arresi – e
l’enorme leone era
lì, sul greto del fiume, e lo fissava senza alcuna
pietà nello sguardo.
Un
boato terribile echeggiò intorno a lui, provocandogli la
pelle d’oca: era un
grido che nessun essere umano avrebbe potuto emettere, quello, un grido
che
sapeva di sofferenza, di rabbia… di morte.
Si
voltò quando lo scrosciare dell’acqua si fece
più intenso, e sgranò gli occhi
nel trovarsi davanti a qualcosa che non poteva esistere:
il fiume, che loro
avevano imbrigliato e sfidato costruendovi in mezzo un ponte, si stava
lentamente sollevando in un’alta colonna scura e torbida che
prese l’aspetto di
una creatura infernale, appena umanoide – e Sopespian vide,
di nuovo, quello
sguardo spaventoso volgersi verso di lui.
E
vi lesse la propria condanna a morte.
Uno
schianto orrendo fece traballare l’intera struttura sotto di
lui: il telmarino
cadde in ginocchio, scoprendosi incapace di rimanere in piedi quando
l’essere
sollevò lui ed il suo ponte fino a portarlo davanti al
proprio volto mostruoso.
…e
liberami.
L’ultima
cosa che Sopespian poté vedere fu quello sguardo indistinto,
ardente e privo di
qualsiasi pietà.
Con
un ruggito terribile le acque si chiusero su di lui, stritolandolo in
una morsa
implacabile e frantumando con lui quel ponte che aveva osato sfidare lo
spirito
fluviale e la sua Guardiana: le Figlie di Aslan videro il telmarino
dibattersi,
ed avvertirono, di riflesso, l’acqua che si espandeva nel suo
corpo e gli
riempiva i polmoni e gli organi, affogandolo…
Non
doveva rimanere niente di lui, niente: del mostro
che aveva ucciso
Mairead non doveva rimanere nemmeno la più piccola traccia e
così sarebbe stato
fatto, il suo corpo sarebbe stato ridotto in mille e mille pezzi per
vendicare
l’uccisione della Sovrana.
Lo
sgomento degli uomini di Telmar si riflesse sulla superficie burrascosa
del
fiume quando i soldati scorsero il loro comandante accartocciarsi su se
stesso
fra quei flutti rabbiosi; un boato assordante echeggiò
allora nel volto amorfo
dell’entità liquida che si volse verso di loro
mentre il cadavere di Sopespian
spariva tra le sue profondità.
Li
avrebbe distrutti tutti, tutti quanti: nessuno di quei
maledetti avrebbe visto una nuova alba.
Strane
propaggini tentacolari emersero da quella forma altera, scatenando il
panico
fra le fila dei telmarini in fuga verso la riva; un ennesimo ruggito
agghiacciante risuonò fra le correnti del Grande Fiume e,
ergendosi in tutta la
sua statura, la creatura fece per lanciarsi all’inseguimento.
È
abbastanza, Aysell.
Da
qualche parte, in quel marasma di acqua nera e insanguinata, la
coscienza della
Guardiana trasalì.
Un
che di caldo – così diverso dal gelo che
l’aveva invasa – la sfiorò, dandole la
sensazione un poco sgradevole di qualcosa che le rivolgeva una tenera
carezza
ma poi subito se ne andava; tentò di aggrapparsi a quel
tocco, a quello spirito
che il fiume misericordioso aveva preso con sé, ma la
sensazione di un sorriso
la sfiorò di nuovo, fermandola.
Buona
fortuna, bambina mia.
Davanti
agli sguardi atterriti dei narniani, che avevano seguito tutta la scena
in un
silenzio quasi religioso, la creatura crollò;
abbandonò in una sola, potente
marea la forma che aveva assunto, tornando ad essere semplicemente
acqua, di
nuovo limpida e tersa.
Nella
sua caduta travolse coloro che, come Talia, non avevano trovato in
tempo un
rifugio asciutto sugli alberi che la Custode aveva portato sin
lì; furono
ondate innocue, che si limitarono a far inciampare un po’
tutti e a
costringerli ad un bagno inaspettato.
Caspian
e Peter ordinarono alle truppe di mantenere serrati i ranghi, in modo
da
impedire qualsiasi atto di ribellione da parte dei telmarini sconfitti;
ma
dissero anche ai narniani di aiutare gli uomini rimasti feriti, e di
rivolgersi
a loro con il rispetto che un nemico sconfitto meritava.
Susan
ed Edmund, che avevano impartito le stesse direttive ai soldati
più lontani, li
raggiunsero; insieme, tutti e quattro, spinsero in acqua una piccola
barchetta
– probabilmente utilizzata dai costruttori del ponte e poi
abbandonata lì – e
Caspian e Peter si misero ai remi, dirigendo la minuscola imbarcazione
verso la
sponda dove li attendeva il signore di Narnia.
Aslan
sentì le zampe inumidirsi, ma questo non lo
infastidì; solo allora, dopo essere
rimasto immobile tanto a lungo davanti alla furia del fiume, si volse
verso
Lucy, che si era stretta forte a Shaylee e piangeva lacrime silenziose
fra le
braccia della sua amica naiade.
-I
tuoi fratelli stanno arrivando, mia diletta.- le sussurrò,
chinando l’enorme
testa verso le due fanciulle, entrambe accoccolate fra i ciottoli della
riva, e
sfiorando con la punta del naso la brutta ferita sulla coscia di
Shaylee; la
naiade sussultò, sorpresa, quando sentì la carne
richiudersi in un soffio,
senza lasciare nemmeno un’ombra rossastra sulla pelle chiara.
-Grazie.-
mormorò, chiudendo gli occhi ed accarezzando i capelli umidi
di Lucy; se solo
Aslan non l’avesse guardata in quel modo lei avrebbe potuto
piangere, ora che
solo la sua piccola amica sarebbe stata in grado di vederla…
ma trasalì,
sorpresa, quando una voce familiare risuonò
nell’aria limpida di quel
pomeriggio che aveva il sapore della vittoria.
-Non
lasciarmi cadere, diamine!-
La
ninfa, la ragazzina ed il leone si voltarono, sorpresi: conoscevano
quella
voce, ma non si sarebbero mai aspettati di trovarsi davanti ad una
scena del
genere.
Siria
penzolava nel vuoto, aggrappata con tutta la sua forza alla vita di una
paziente Mirime che, caritatevolmente, aveva sollevato la rossa per
salvarla
dal bagno improvviso che aveva travolto il resto delle truppe narniane.
-Siria,
mollami! Sei pesante!- protestò la pleiade, scoccando
all’amica uno sguardo
esasperato. Quella però scosse la testa, stringendosi con
più forza al corpo
snello della mora.
-Scusa, stai dicendo che sono grassa!?- sbraitò la rossa, riuscendo – forse volontariamente, perché non c’era gioia nei suoi occhi – a strappare un sorriso esasperato, umido di lacrime, a Shaylee e a tutti coloro che la stavano guardando. -Non mettermi giù, io li odio i bagni fuori programma!-
..
..
..
.
.
.My Space:
.
Peter: ...e tu SERIAMENTE mi hai cacciato fra capo e collo questa piccola indemoniata che affoga eserciti se perde il controllo della propria rabbia!? MA STIAMO SCHERZANDO!? SEI IMPAZZITA!? IO MI RITIRO! IO MI LICENZIO! IO QUI CI LASCIO LE PENNE!
...come sei drammatico, Peter. Ha solo cercato di cavarti gli occhi, ti è andata anche bene!
Peter: ...IO HO BISOGNO DI UNO PSICANALISTA!
.
...sì, Aysell è pericolosa. E sì, Peter è riuscito ad inimicarsela subito! Povero idiota xD
In questo capitolo vediamo, finalmente, l'Acqua: l'Acqua come non è mai stata, nel suo aspetto distruttivo e non solamente positivo. L'Acqua, come tutti gli Elementi, è in grado di portare sollievo e beatitudine ma anche di creare devasto e distruzione attorno a sé: questo è ciò che succede ad Aysell e che non succedeva a Shaylee, perché la prima è la reale espressione dell'elemento e, perciò, ne vive anche la furia.
Fra l'altro Aysell è molto interessante da questo punto di vista: avendo vissuto così a lungo lontano dai propri poteri, fra lei e l'Acqua si è creata una sorta di "scissione", nel senso che fatica a rimanere presente a se stessa quando la magia prende il sopravvento. Ci lavorerà, dopotutto è giovane e ha tutto il tempo per rimettersi in sesto!
.
Vediamo, in questo capitolo, la morte di un personaggio secondario che, però, io ho sempre amato molto.
Mairead se ne va perché sa che la sua era, che è quella dell'abbruttimento di Narnia e del dominio di Telmar, sta finendo; Mairead se ne va sacrificandosi per le sue figlie, per quelle bambine che ha cresciuto per diventare donne forti e indipendenti. Mairead se ne va in pace ma vi confesso che saperlo mi stringe il cuore: adoravo il suo personaggio, e anche nella morte mi ha dato quel senso di regalità e maestosità che poche altre mie creature hanno assunto nel corso degli anni di scrittura.
.
Parlando di cose più allegre: Siria è una deficiente xD e sì, si è seriamente arrampicata su Mirime per sfuggire alla marea!
.
Il 28 di gennaio saranno sei anni che sto su questo sito. È un traguardo che mi fa sentire un po' strana, ma contenta: in sei anni sono cambiata tanto, sono cresciuta, ed EFP mi è sempre stato accanto (nel bene e nel male) e mi ha sorretta in questi lunghi anni travagliati. Devo molto a questo sito, più di quanto, credo, la maggior parte delle persone "esterne" potrà mai capire.
E niente, ci tenevo a dire due parole, non so nemmeno io perché ^^'
..
Il prossimo aggiornamento arriverà il 26 di gennaio, vita permettendo, e dopo staremo a vedere se il blocco dello scrittore ha deciso o meno di sparire o di rimanere a rompere le balle ^^'
...
Nota dell'Autrice:
Seven Gods è stata rimossa da EFP per via di alcune controversie relative al copyright, ma sto continuando a scriverla appassionatamente e potrete averne notizia nel gruppo FB "Uno sguardo su... Seven Gods"; potrete trovare tante curiosità e spoiler sulla pagina dedicata alla saga di Rebirth, Narnia's ~R~ e curiosità e pensieri sulla mia pagina personale, Ray; voglio ringraziare immensamente la mia beta DreamWanderer, che trovate sia su EFP che su Facebook, che mi sta aiutando con la correzione di tutte le mie storie e non è facile ^^' specialmente perché, nel frattempo, sopporta me U_U
.
Vi ringrazio per aver letto e seguito Narnia's Rebirth sino a qui: ci risentiamo al prossimo capitolo!
Big hugs,
B.