Libri > Le Cronache di Narnia
Segui la storia  |       
Autore: ranyare    13/01/2014    2 recensioni
Aslan ha abbandonato Narnia da molti secoli e solo pochi, strenui abitanti di Narnia credono nel suo ritorno: fra loro, inaspettatamente, c'è anche il giovane condottiero che ha tradito Telmar per guidare i narniani alla rivolta.
La guerra si profila all'orizzonte ma Caspian, assieme agli Antichi Re ritornati dal passato, potrebbe non essere in grado di far fronte a questo scontro che promette di stroncare fin troppe vite.
Ma un potere antico, quasi dimenticato, è pronto a giungere in loro soccorso, col volto di quattro fanciulle nate dallo stesso sangue di Narnia.
[CORREZIONE CAPITOLI: 05/35]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Miraz, Peter Pevensie, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Narnia's ~R~'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
34 chap

Narnia's Rebirth
46th Chapter

Consign to Oblivion - Epica

.
.

._

._

_

_

Shaylee trasalì quando vide i piccoli ciottoli che componevano la riva sassosa del Grande Fiume tremare in risposta ad una vibrazione del terreno che si propagò sino a lei.

-Sento la terra tremare.- mormorò, serrando involontariamente le dita sul bastone da combattimento.

Alzò lo sguardo verso Mairead che, a poca distanza da lei, scrutava verso il ponte con in volto l’espressione più imperscrutabile e cupa che le fosse mai capitato di scorgere su quel viso bellissimo.

-Stanno arrivando.- le confermò la Sovrana, rivolgendole un cenno secco ed imperioso per ordinarle di raggiungerla. Shaylee si affrettò ad obbedirle, ravviando la treccia dorata dietro la spalla con un gesto secco che, ormai, aveva fatto proprio.

Quando fu accanto alla Sovrana, ad appena una spanna dal velo di nebbia che Mairead stessa aveva fatto calare alle spalle di Lucy – che attendeva, sola, all’inizio del pontile – per nascondere ai telmarini le truppe che avevano radunato, Shay sussultò nel riconoscere l’imponente figura di Aslan affiancarsi a quella più minuta della ragazzina.

-È tornato… che cos’ha fatto?- mormorò, sorpresa: né lei né le altre naiadi avevano colto qualche mutamento nell’energia dell’acqua, che le univa le une alle altre e che si sarebbe certamente risvegliata nel momento in cui Aysell avesse recuperato la propria magia.

-Ha ristabilito l’equilibrio fra le sue Figlie.- fu la risposta sibillina che Mairead le diede, assieme ad uno sguardo indecifrabile che, tuttavia, non fece altro che aumentare la sua confusione.

Quando Aslan si era congedato da loro lei aveva pensato che avrebbe restituito alle Figlie sopravvissute i propri poteri… perché, allora, sua sorella non si era ancora ripresa ciò che le apparteneva di diritto?

-Ma Aysell è ancora silente…- provò ad obiettare, nel tentativo di esporre i propri dubbi alla Sovrana; ma poi, dopo un istante, le sue iridi brune s’illuminarono di comprensione. -…ah.- sussurrò, sentendo il cuore stringersi dolorosamente quando capì cos’era che impediva all’energia dell’acqua di risvegliarsi in Aysell.

Abbassò lo sguardo, pentita della propria ingenuità.

-È rimasta troppo a lungo senza i suoi poteri, non è abituata a sentirli e ciò si riflette su di noi.- mormorò, perché sapeva che Mairead avrebbe voluto sentirla esporre le conclusioni a cui era giunta tramite le tecniche di riflessione che le erano state insegnate.

La Sovrana sorrise appena, rivolgendole un cenno d’assenso senza, però, spostare lo sguardo dalle figure di Aslan e di Lucy.

-Imparerà. È giovane, come te: avete tutto il tempo del mondo.- la rassicurò, allungando la mano che non stringeva il maestoso scettro incantato per stringere brevemente la spalla della fanciulla.

Shaylee era cresciuta così tanto, era così orgogliosa di lei… sarebbe stato terribilmente doloroso separarsi da lei, una volta giunto il momento che la Sovrana stava aspettando, oramai, da fin troppo tempo.

-Avrà una buona insegnante, mia Sovrana.-

Se Shaylee fosse stata una veggente certo non avrebbe pronunciato quelle parole, si disse Mairead, rivolgendo alla ragazza un sorriso carico di tristezza e di pacata rassegnazione: conoscendola, la sua amata protetta avrebbe tentato qualsiasi strada pur di impedire che il destino si avverasse nei modi che erano stati scritti molto tempo prima della sua stessa nascita.

-Indubbiamente.- affermò, perché sapeva che Aysell avrebbe avuto la miglior guida che si potesse desiderare: ma non sarebbe stata lei, Mairead ne era conscia, perché il fato non avrebbe ammesso intoppi lungo il proprio cammino.

Eppure non era quello il momento di abbandonarsi a quel genere di pensieri: un lord telmarino a cavallo era apparso sul ponte, seguito dalle proprie truppe, e proprio in quell’istante lo vide brandire la spada ed ordinare una carica disperata in direzione di Aslan e di Lucy.

Con un gesto imperioso, sicuro, la Sovrana brandì lo scettro: le pietre azzurre divamparono in un lampo di accecante luce celeste e la nebbia che nascondeva i soldati narniani si dissolse, rivelando la distesa di creature che aveva risposto all’appello di Aslan.

E il ruggito tonante di Aslan si fuse con l’ordine imperioso di Mairead, mischiandosi in un unico grido di battaglia che serpeggiò fra le truppe, rinvigorendole e spingendole a lanciarsi verso i telmarini in un possente attacco da cui nessuno degli avversari avrebbe potuto trovare scampo.

 

Siria attraversò di corsa la linea di sbarramento dei narniani, dirigendosi senza la minima esitazione verso il giovane generale biondo che stava impartendo le ultime direttive ai propri soldati. Lo raggiunse e lo afferrò bruscamente per una spalla, costringendolo a voltarsi verso il fiume nel momento stesso in cui i telmarini si scontravano con le truppe di Aslan.

-Peter, guarda!- sbottò, ignorando lo sguardo carico di rancore che le fu rivolto dall’Alto Re e fingendo di non aver scorto il gesto convulso con cui Peter si era prontamente liberato della sua stretta.

Non aveva tempo, adesso, per riflettere su quei segnali tutt’altro che incoraggianti: sul ponte di Beruna stava divampando una nuova battaglia, e Peter doveva vedere chi era a guidare le naiadi contro i telmarini.

Un raggio di Sole si infranse proprio in quell’istante sulla lunga, flessuosa treccia dorata che danzava sulla schiena ritta della naiade che aveva appena ingaggiato Sopespian – e Peter sentì il cuore mancare un battito, quando riconobbe quei familiari lineamenti che lui tanto amava.

-Shaylee…- sussurrò, incredulo.

Shaylee.

La sua Shaylee era , era tornata, stava combattendo con la grinta e la determinazione che lui aveva sempre scorto dietro la sua elegante armatura di lady… sorrise, avvertendo la pelle formicolare e gli occhi bruciare di commozione e di gioia, muovendo automaticamente un passo in avanti.

Fu nuovamente Siria ad afferrarlo, ma questa volta lo fece per trattenerlo: le rivolse uno sguardo confuso, senza comprendere il motivo per cui la rossa gli stesse impedendo di andare da Shay… gli era mancata così tanto, Shaylee…

-Io devo__- cominciò, tentando di scostarla, ma fu di un’altra la voce che lo fermò.

-__lasciare che lei combatta la sua guerra.-

Peter si voltò di scatto, sorpreso: sopra di lui, avvolta da una lieve foschia che rendeva indefiniti i suoi lineamenti, Mirime lo stava osservando con quelle iridi da gatto che tanto riuscivano ad inquietarlo.

Siria lo liberò dalla propria stretta, allontanandosi da lui come se si fosse scottata – che metafora stupida, si disse lui, Siria non poteva bruciarsi…

La ignorò e guardò la mora, rivolgendole uno sguardo interrogativo e confuso prima di spostare nuovamente gli occhi sulla figura dolorosamente lontana di Shaylee.

-Non è Sopespian il nemico che Shaylee sta affrontando, Peter Pevensie.-

Solo allora, quando Mirime pronunciò quelle parole, lui capì.

Shay se n’era andata perché si era sentita tradita da se stessa, perché non era stata in grado di far fronte ad un pericolo concreto e perché aveva permesso a qualcun altro di assumersi una sofferenza che, secondo la sua convinzione, lei avrebbe potuto evitare; se n’era andata per cambiare, per imparare ad ammettere i propri limiti e per coltivare, in sé, quel germoglio di determinazione e di coraggio che le avrebbe permesso di crescere.

Ed ora stava combattendo il condottiero delle truppe di Telmar – e bene, oltretutto –, lo stava affrontando senza paure ed esitazioni e, così facendo, stava dimostrando a se stessa di essere diventata ciò che aveva ardentemente desiderato di essere.

Sorrise, Peter, sentendo il cuore gonfiarsi di commozione e di fierezza nel guardare la ragazza che aveva incontrato riconoscere in sé, finalmente, la donna che lui tanto amava.

 

-Telmar! Attaccate!-

Con un ruggito disperato, le truppe telmarine si scagliarono verso i combattenti che quel leone assurdamente grande aveva portato con sé; gli uomini e le donne vestiti di chiaro – “ma quali donne, quelle erano altri mostri!” lanciarono un urlo di guerra che non fece nemmeno esitare l’armata umana, brandirono le armi che portavano e si buttarono nel fiume e lungo il ponte, ingaggiando i soldati in un combattimento sorprendentemente serrato e violento.

Sopespian spronò il cavallo, ghignando quando vide le prime di quelle bestie cadere sotto l’acciaio dei suoi: non avevano scampo, si disse. Presto li avrebbe definitivamente fatti schiacciare come i vermi che erano, e sarebbe tornato al castello per riorganizzare l’esercito – ed insediarsi, finalmente, sul tanto agognato trono che gli spettava di diritto.

Il destriero bruno che montava, però, s’impennò.

Imprecando una bestemmia in direzione della divinità di quelle stolte creature di Narnia, Sopespian tirò con forza le redini e costrinse la bestia a scartare, rivelando la figura esile e minuta della ragazzetta che si era frapposta sul suo cammino.

Non aveva più di diciott’anni, rifletté l’uomo, squadrando la giovane con uno sguardo di sufficienza: lei ricambiò la sua occhiata con astio e alterigia – chi aveva dato il permesso a quelle creature di sentirsi tanto potenti? –, brandendo il bastone da combattimento e sbarrandogli, così, la strada.

Il lord, nel vedere gli occhi dorati della ragazza assottigliarsi, scoppiò a ridere.

-Una ragazzina? Non avete nessun altro da spedirmi contro, grande Leone?- schernì Aslan, che osservava lo scontro assieme ad una donna bionda e alla bambina, rivolgendogli una profonda riverenza densa di disprezzo.

-Silenzio!- la voce di Shaylee echeggiò seccamente nell’aria, facendo sobbalzare il cavallo di Sopespian quando lei roteò il bastone; con un gesto rapido colpì senza troppa forza il garretto dell’animale, che s’impennò un’altra volta – e, stavolta, il telmarino cadde, colto di sorpresa dal gesto della sua cavalcatura.

La naiade ricambiò l’occhiata astiosa dell’uomo senza abbassare lo sguardo, scostando indietro la treccia ed alzando appena il mento in un inequivocabile gesto di superiorità. -Non accetto insulti da un usurpatore.- affermò, piegando le labbra in una smorfia disgustata.

-Pagherai la tua insolenza, mostro.- ansimò lui, furibondo, sguainando la spada quando la vide assumere una posizione di difesa.

-Fra noi di mostro ne vedo uno soltanto, e non sono io.- fu la pacata replica di Shaylee, ma ebbe appena il tempo di scorgere il lampo di rabbia nel volto del suo avversario prima di essere completamente assorbita dalla furia del combattimento.

Sopespian le si scagliò addosso con tutto il peso del corpo, calando la spada verso di lei come se fosse un’ascia; la ninfa si scostò prontamente, flettendo i muscoli delle braccia per sfruttare la forza d’inerzia provocata dal proprio movimento e colpire al ginocchio e al fianco il telmarino in rapida successione. Il lord roteò su se stesso e vibrò un colpo infido dal basso verso l’alto, scalfendole il corpetto rinforzato con il taglio della lama quando lei si torse all’indietro, disimpegnandosi dal corpo a corpo.

Balzò indietro e poi subito in avanti, ignorando la fatica e tentando un approccio laterale: Sopespian, tuttavia, parò e attaccò a sua volta, costringendola di nuovo ad arretrare. Non volle però dargli la soddisfazione di cogliere la sua stanchezza: si costrinse di nuovo all’assalto frontale, Shaylee, cogliendolo di sorpresa e riuscendo a farlo incespicare.

Era la sua occasione: roteò su se stessa e colpì con tutta la sua forza l’elsa della spada e subito dopo il costato del lord, facendolo piegare in due per la violenza dell’urto; con un terzo affondo lo fece cadere in ginocchio, privo di fiato e disarmato – e sentì, per la prima volta nella sua vita, l’euforia della vittoria imminente riempirle l’animo di baldanza.

Sopespian, però, non si sarebbe lasciato sconfiggere facilmente da una ragazzetta di Narnia: senza che lei vedesse, estrasse un lungo pugnale dal fodero cucito sul lato della cosciera di pelle e lo strinse contro al petto, in attesa che lei si avvicinasse.

E così Shaylee fece, ansiosa di porre fine al duello: gli si accostò, tenendo brandito il bastone, ma quando fu a tiro la mano del telmarino scattò e bloccò l’arma, tirando quella e la proprietaria verso di sé, a terra, e affondando in profondità il coltello nella carne soffice della coscia di lei.

Shaylee non poté fare nulla: si divincolò, cercando di liberarsi, ma il dolore lancinante dell’acciaio che s’immergeva nella carne cancellò qualsiasi altro pensiero dalla sua mente.

Strappò il bastone dalla presa di Sopespian, usandolo per spingersi convulsamente indietro, lungo la pavimentazione del ponte: non riusciva a staccare gli occhi dall’elsa di metallo che spuntava dalla sua coscia e dal fiore rosso che vi si stava rapidamente allargando intorno, le sembrava incredibile che potesse esserci tanto sangue in un corpo piccolo come il suo…

Approfittando dello shock della naiade, tenendole ben stretta la caviglia con l’altra mano, Sopespian annaspò e afferrò nuovamente la spada, alzandosi in ginocchio e sovrastando la figuretta scarna della sua avversaria.

-Muori!- ruggì, alzando l’arma verso l’alto: l’acciaio riverberò dei riflessi del Sole, accecando Shay che, con tutte le sue forze, stava cercando di sottrarsi a quella condanna a morte.

-NO!-

Agli occhi di Shaylee, fu un’ombra dorata a frapporsi di slancio fra lei e Sopespian, oscurando il Sole.

La giovane ninfa si sentì attraversare da una scarica di sollievo e di ammirazione, quando riconobbe in Mairead la salvatrice che aveva impedito a Sopespian di finirla.

La Sovrana delle naiadi scalzò indietro il telmarino con tre rapidi, secchi affondi dello scettro donatole da Aslan; scavalcò la sua protetta con grazia, assaltando nuovamente il lord con una decisione e una forza tali da intaccare persino l’irritante sicumera dell’uomo.

Shay lo vide arretrare, fissare la Sovrana con uno sguardo di puro terrore; sembrava che Mairead non potesse essere sconfitta, era una battaglia impari, Sopespian sarebbe stato annientato dalla bellezza letale del combattimento della donna…

Si serrò la gamba, abbassando per la prima volta lo sguardo per controllare l’entità del danno – ma trasalì, inorridendo, quando si accorse che il pugnale non era più immerso nella sua carne.

Ebbe solamente un istante, e nulla avrebbe potuto impedire alla tragedia di consumarsi.

Quando alzò lo sguardo, con un urlo di avvertimento in gola, vide lo scettro colpire animosamente il braccio armato del telmarino; la spada volò via di nuovo, ma Sopespian incassò il colpo e serrò le dita sul legno di sambuco dell’arma, tirando ancora una volta l’avversaria verso di sé.

Un lampo metallico fra i corpi che si scontravano.

-MAIREAD!- gridò Shaylee, ma era troppo tardi: con un ghigno vittorioso a storpiargli il volto, Sopespian affondò violentemente il pugnale nel ventre della Sovrana.

 

Mairead.

Aysell guardò gli occhi azzurri della Sovrana delle naiadi sgranare, riempiendosi in un attimo di sofferenza e di sconfitta.

Mairead.

Che strano, si disse: non aveva mai notato quanto gli occhi di quell’antica naiade fossero grandi e luminosi, simili a gemme preziose, né quanto fosse elegante e vellutata la sua carnagione eburnea.

Mairead.

Sopespian affondò il pugnale un’altra volta – Aysell non poteva vederlo, ma era sicura che stesse ghignando – ma la Sovrana non si lamentò, nemmeno quando il sangue cominciò a colarle dalle labbra chiare.

Mairead.

Se avesse potuto udirle, Aysell si sarebbe accorta dell’intenso dolore e della paura che stavano sconvolgendo le sue amiche: Siria era caduta in ginocchio, Talia era immobile fra i rami dei suoi alberi, Mirime aveva quasi perso la presa sulla sua amata falce.

Mairead.

Mairead era morta. La luce e la determinazione erano sparite dal suo sguardo, Aysell li aveva visti svanire, assieme alla vita, in pochi attimi; ma, prima di morire, la Sovrana aveva guardato lei.

Lei, che Mairead aveva salvato dalla morte e protetto per tutta la sua vita.

Lei, che aveva trovato nella Sovrana la madre che non aveva potuto avere.

Il corpo di Mairead scivolò sulla pavimentazione di legno del ponte, in silenzio, davanti allo sguardo inorridito di Shaylee; Sopespian alzò la testa, volgendosi verso l’altra naiade e scavalcando con noncuranza i resti della Sovrana… Aysell, sebbene non potesse vederlo in faccia, capì che quell’uomo voleva uccidere la sciocca ragazza che aveva avuto l’ardire di sfidarlo.

-…no.-

Non avrebbe rammentato, in seguito, come si fosse trovata a sfiorare le acque tumultuose del Grande Fiume – né, tantomeno, gli sguardi atterriti che si erano scambiate le sue sorelle nel vederla coprire le poche iarde che li separavano dal fiume con quel passo leggero e vagamente trasognato.

L’acqua era gelida, gelida come l’odio che ne riempiva le correnti.

I flutti le avvolsero il corpo, infradiciandole la tunica e ghiacciandole la pelle sottile e sensibile: Aysell però non ci fece caso, era abituata al freddo – lei aveva sempre freddo, anche quando gli altri non lo sentivano.

Il fiume la strinse in un abbraccio, aggrappandosi a lei con quella che la naiade parve cogliere come disperazione: il suo dolore salì a riempire il vuoto che le si era spalancato dentro alla morte di Mairead, sfiorando qualcosa che – Aysell poté avvertirlo fremere – era rimasto sopito nel suo animo per molto, moltissimo tempo.

CRACK!

Uno dei piloni del ponte s’incrinò sotto l’irruenza improvvisa dei flutti, che si erano fatti più torbidi e scuri, quasi neri; dopo appena un istante lo schiocco del legno che si rompeva echeggiò nell’aria, seguito immediatamente da molti altri.

Il ponte tremò.

Sopespian distolse lo sguardo da Shaylee, che stava opponendo una disperata resistenza per salvarsi la vita, e si guardò intorno per cercare di capire la causa di quel movimento inspiegabile: non trovò nulla, però, scorgendo soltanto il colore grigiastro e ribollente che il fiume, sotto di lui, aveva assunto.

Le naiadi e i soldati si ritrassero di scatto, respinti dall’acqua che andava rapidamente ingrossandosi; Caspian e Peter ne approfittarono per ordinare ai narniani di imprigionare i guerrieri di Telmar, che gettarono le armi senza opporre resistenza: l’ira glaciale ed assassina che li aveva sfiorati, cacciandoli via dal letto del fiume, era bastata per far desistere anche i più animosi fra loro.

Liberati…

Sopespian fece qualche passo verso la sponda più vicina alla Tana di Aslan, ignaro di Lucy che, correndo, aveva raggiunto Shaylee e l’aveva aiutata a trascinarsi a terra.

Guardava il fiume, Sopespian, e – avrebbe potuto giurarlo – fu certo di scorgere uno sguardo freddo, metallico, ricambiare con ira la sua occhiata angosciata.

Lingue ghiacciate s’infransero sulla superficie del ponte, lambendo gli stivali pesanti del lord telmarino; quello balzò indietro, cercando di ritrarsi verso la terra, ma un’onda più grossa delle altre gli tagliò la strada e spezzò di netto i tronchi che componevano il sentiero per la salvezza che lui avrebbe voluto percorrere.

Sopespian guardò i suoi soldati e li vide in ginocchio, disarmati e inermi davanti alle truppe narniane che, al contrario di ciò che lui avrebbe ordinato se fosse stato al posto dei comandanti di Narnia, si limitavano a sorvegliarli senza dare loro il colpo di grazia.

Nessuno sarebbe giunto in suo aiuto, comprese: i mostri delle foreste non lo guardavano, i suoi uomini si erano arresi – e l’enorme leone era lì, sul greto del fiume, e lo fissava senza alcuna pietà nello sguardo.

Un boato terribile echeggiò intorno a lui, provocandogli la pelle d’oca: era un grido che nessun essere umano avrebbe potuto emettere, quello, un grido che sapeva di sofferenza, di rabbia… di morte.

Si voltò quando lo scrosciare dell’acqua si fece più intenso, e sgranò gli occhi nel trovarsi davanti a qualcosa che non poteva esistere: il fiume, che loro avevano imbrigliato e sfidato costruendovi in mezzo un ponte, si stava lentamente sollevando in un’alta colonna scura e torbida che prese l’aspetto di una creatura infernale, appena umanoide – e Sopespian vide, di nuovo, quello sguardo spaventoso volgersi verso di lui.

E vi lesse la propria condanna a morte.

Uno schianto orrendo fece traballare l’intera struttura sotto di lui: il telmarino cadde in ginocchio, scoprendosi incapace di rimanere in piedi quando l’essere sollevò lui ed il suo ponte fino a portarlo davanti al proprio volto mostruoso.

…e liberami.

L’ultima cosa che Sopespian poté vedere fu quello sguardo indistinto, ardente e privo di qualsiasi pietà.

Con un ruggito terribile le acque si chiusero su di lui, stritolandolo in una morsa implacabile e frantumando con lui quel ponte che aveva osato sfidare lo spirito fluviale e la sua Guardiana: le Figlie di Aslan videro il telmarino dibattersi, ed avvertirono, di riflesso, l’acqua che si espandeva nel suo corpo e gli riempiva i polmoni e gli organi, affogandolo…

Non doveva rimanere niente di lui, niente: del mostro che aveva ucciso Mairead non doveva rimanere nemmeno la più piccola traccia e così sarebbe stato fatto, il suo corpo sarebbe stato ridotto in mille e mille pezzi per vendicare l’uccisione della Sovrana.

Lo sgomento degli uomini di Telmar si riflesse sulla superficie burrascosa del fiume quando i soldati scorsero il loro comandante accartocciarsi su se stesso fra quei flutti rabbiosi; un boato assordante echeggiò allora nel volto amorfo dell’entità liquida che si volse verso di loro mentre il cadavere di Sopespian spariva tra le sue profondità.

Li avrebbe distrutti tutti, tutti quanti: nessuno di quei maledetti avrebbe visto una nuova alba.

Strane propaggini tentacolari emersero da quella forma altera, scatenando il panico fra le fila dei telmarini in fuga verso la riva; un ennesimo ruggito agghiacciante risuonò fra le correnti del Grande Fiume e, ergendosi in tutta la sua statura, la creatura fece per lanciarsi all’inseguimento.

È abbastanza, Aysell.

Da qualche parte, in quel marasma di acqua nera e insanguinata, la coscienza della Guardiana trasalì.

Un che di caldo – così diverso dal gelo che l’aveva invasa – la sfiorò, dandole la sensazione un poco sgradevole di qualcosa che le rivolgeva una tenera carezza ma poi subito se ne andava; tentò di aggrapparsi a quel tocco, a quello spirito che il fiume misericordioso aveva preso con sé, ma la sensazione di un sorriso la sfiorò di nuovo, fermandola.

Buona fortuna, bambina mia.

 

Davanti agli sguardi atterriti dei narniani, che avevano seguito tutta la scena in un silenzio quasi religioso, la creatura crollò; abbandonò in una sola, potente marea la forma che aveva assunto, tornando ad essere semplicemente acqua, di nuovo limpida e tersa.

Nella sua caduta travolse coloro che, come Talia, non avevano trovato in tempo un rifugio asciutto sugli alberi che la Custode aveva portato sin lì; furono ondate innocue, che si limitarono a far inciampare un po’ tutti e a costringerli ad un bagno inaspettato.

Caspian e Peter ordinarono alle truppe di mantenere serrati i ranghi, in modo da impedire qualsiasi atto di ribellione da parte dei telmarini sconfitti; ma dissero anche ai narniani di aiutare gli uomini rimasti feriti, e di rivolgersi a loro con il rispetto che un nemico sconfitto meritava.

Susan ed Edmund, che avevano impartito le stesse direttive ai soldati più lontani, li raggiunsero; insieme, tutti e quattro, spinsero in acqua una piccola barchetta – probabilmente utilizzata dai costruttori del ponte e poi abbandonata lì – e Caspian e Peter si misero ai remi, dirigendo la minuscola imbarcazione verso la sponda dove li attendeva il signore di Narnia.

 

Aslan sentì le zampe inumidirsi, ma questo non lo infastidì; solo allora, dopo essere rimasto immobile tanto a lungo davanti alla furia del fiume, si volse verso Lucy, che si era stretta forte a Shaylee e piangeva lacrime silenziose fra le braccia della sua amica naiade.

-I tuoi fratelli stanno arrivando, mia diletta.- le sussurrò, chinando l’enorme testa verso le due fanciulle, entrambe accoccolate fra i ciottoli della riva, e sfiorando con la punta del naso la brutta ferita sulla coscia di Shaylee; la naiade sussultò, sorpresa, quando sentì la carne richiudersi in un soffio, senza lasciare nemmeno un’ombra rossastra sulla pelle chiara.

-Grazie.- mormorò, chiudendo gli occhi ed accarezzando i capelli umidi di Lucy; se solo Aslan non l’avesse guardata in quel modo lei avrebbe potuto piangere, ora che solo la sua piccola amica sarebbe stata in grado di vederla… ma trasalì, sorpresa, quando una voce familiare risuonò nell’aria limpida di quel pomeriggio che aveva il sapore della vittoria.

-Non lasciarmi cadere, diamine!-

La ninfa, la ragazzina ed il leone si voltarono, sorpresi: conoscevano quella voce, ma non si sarebbero mai aspettati di trovarsi davanti ad una scena del genere.

Siria penzolava nel vuoto, aggrappata con tutta la sua forza alla vita di una paziente Mirime che, caritatevolmente, aveva sollevato la rossa per salvarla dal bagno improvviso che aveva travolto il resto delle truppe narniane.

-Siria, mollami! Sei pesante!- protestò la pleiade, scoccando all’amica uno sguardo esasperato. Quella però scosse la testa, stringendosi con più forza al corpo snello della mora.

-Scusa, stai dicendo che sono grassa!?- sbraitò la rossa, riuscendo – forse volontariamente, perché non c’era gioia nei suoi occhi – a strappare un sorriso esasperato, umido di lacrime, a Shaylee e a tutti coloro che la stavano guardando. -Non mettermi giù, io li odio i bagni fuori programma!-

..

..

.

.

.

.

.
My Space:
.
Peter: ...e tu SERIAMENTE mi hai cacciato fra capo e collo questa piccola indemoniata che affoga eserciti se perde il controllo della propria rabbia!? MA STIAMO SCHERZANDO!? SEI IMPAZZITA!? IO MI RITIRO! IO MI LICENZIO! IO QUI CI LASCIO LE PENNE!
...come sei drammatico, Peter. Ha solo cercato di cavarti gli occhi, ti è andata anche bene!
Peter: ...IO HO BISOGNO DI UNO PSICANALISTA!
.
...sì, Aysell è pericolosa. E sì, Peter è riuscito ad inimicarsela subito! Povero idiota xD
In questo capitolo vediamo, finalmente, l'Acqua: l'Acqua come non è mai stata, nel suo aspetto distruttivo e non solamente positivo. L'Acqua, come tutti gli Elementi, è in grado di portare sollievo e beatitudine ma anche di creare devasto e distruzione attorno a sé: questo è ciò che succede ad Aysell e che non succedeva a Shaylee, perché la prima è la reale espressione dell'elemento e, perciò, ne vive anche la furia.
Fra l'altro Aysell è molto interessante da questo punto di vista: avendo vissuto così a lungo lontano dai propri poteri, fra lei e l'Acqua si è creata una sorta di "scissione", nel senso che fatica a rimanere presente a se stessa quando la magia prende il sopravvento. Ci lavorerà, dopotutto è giovane e ha tutto il tempo per rimettersi in sesto!
.
Vediamo, in questo capitolo, la morte di un personaggio secondario che, però, io ho sempre amato molto.
Mairead se ne va perché sa che la sua era, che è quella dell'abbruttimento di Narnia e del dominio di Telmar, sta finendo; Mairead se ne va sacrificandosi per le sue figlie, per quelle bambine che ha cresciuto per diventare donne forti e indipendenti. Mairead se ne va in pace ma vi confesso che saperlo mi stringe il cuore: adoravo il suo personaggio, e anche nella morte mi ha dato quel senso di regalità e maestosità che poche altre mie creature hanno assunto nel corso degli anni di scrittura.
.
Parlando di cose più allegre: Siria è una deficiente xD e sì, si è seriamente arrampicata su Mirime per sfuggire alla marea!
.
Il 28 di gennaio saranno sei anni che sto su questo sito. È un traguardo che mi fa sentire un po' strana, ma contenta: in sei anni sono cambiata tanto, sono cresciuta, ed EFP mi è sempre stato accanto (nel bene e nel male) e mi ha sorretta in questi lunghi anni travagliati. Devo molto a questo sito, più di quanto, credo, la maggior parte delle persone "esterne" potrà mai capire.
E niente, ci tenevo a dire due parole, non so nemmeno io perché ^^'
..
Il prossimo aggiornamento arriverà il 26 di gennaio, vita permettendo, e dopo staremo a vedere se il blocco dello scrittore ha deciso o meno di sparire o di rimanere a rompere le balle ^^'
...
Nota dell'Autrice:
Seven Gods è stata rimossa da EFP per via di alcune controversie relative al copyright, ma sto continuando a scriverla appassionatamente e potrete averne notizia nel gruppo FB "Uno sguardo su... Seven Gods"; potrete trovare tante curiosità e spoiler sulla pagina dedicata alla saga di Rebirth, Narnia's ~R~ e curiosità e pensieri sulla mia pagina personale, Ray; voglio ringraziare immensamente la mia beta DreamWanderer, che trovate sia su EFP che su Facebook, che mi sta aiutando con la correzione di tutte le mie storie e non è facile ^^' specialmente perché, nel frattempo, sopporta me U_U

.
Vi ringrazio per aver letto e seguito Narnia's Rebirth sino a qui: ci risentiamo al prossimo capitolo!
Big hugs,
B.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: ranyare