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Autore: skinshaz    13/01/2014    0 recensioni
Harry non ricorda.
Louis ricorda fin troppo bene.
Per Harry è solo un sogno.
Per Louis è una tortura.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Forse tu puoi curarmi” Harry si avvicinò pericolosamente a Louis,quasi sovrastandolo con la sua altezza.
“Indovina cosa mi è piaciuto di te dal primo momento”Sussurrò il riccio a pochi centimetri dalla bocca dell’altro.
“Ehm,il culo?”
“Gli occhi,cretino”Rispose,come se fosse ovvio. Lo strinse a se per poi sollevarlo di qualche centimetro da terra e portarlo sul letto. Lo appoggiò non molto delicatamente sulle coperte,così che venne trascinato anche lui.
“Credi che tu possa curarmi?” Domandò fissando gli occhi blu.
“Lo spero tanto” Louis fremeva dalla voglia di far combaciare le loro labbra,ma era quasi spaventato da come si era evoluta la situazione. Harry sorrise e si avvicinò ancora,sfiorando appena il labbro superiore dell’altro provocandogli brividi sulla spina dorsale.
“Lo spero anch’io” Il desiderio di Louis fu soddisfatto quando finalmente le loro bocche si incontrarono,mandando entrambi in uno stato di confusione. Un bacio a metà tra il violento e il dolce,ma abbastanza spinto da permettere a Harry di sentire l’erezione di Louis sotto i pantaloni leggeri del pigiama.
Se il loro bacio era quasi vorace,le mani del riccio erano lente e dolci. Percorsero il torace di Louis,fino ad arrivare al bordo della maglia. Lo afferrarono e lo tirarono su così lentamente che Louis si sentì morire per un attimo,chiedendosi  quanto ci avrebbe messo. Harry interruppe il bacio.
“Si nota tanto? Che sono gay” Chiese.
“Mi sei saltato addosso,secondo te?” E,notando lo sguardo perso negli occhi verdi,gli prese il viso con una mano,mentre l’altra la infilò tra i ricci disordinati,poi continuò.”Ma posso dirti una cosa? Non sono mai stato più felice di quanto lo sono ora”
La mano del riccio si insinuò sotto la maglia toccando appena la pancia e gli addominali,per poi scendere di nuovo in tutta calma. Arrivato all’elastico dei pantaloni,fece per tirarlo giù,ma la mano di Louis bloccò la sua.
“No,possiamo solo...stare vicini?”Chiese in imbarazzo. Harry era decisamente confuso,però annuì e si tirò su,distendendosi di nuovo con la testa sul petto di Louis. Chiuse gli occhi e si raggomitolò lì,lasciandosi cullare dal battito del cuore del ragazzo sotto di lui e dalle carezze che gli stava dando. Intrecciò le loro dita e si concesse un ultimo sorriso prima di sprofondare in un sonno profondo.
 
..............................
Furono svegliati entrambi dal bussare frenetico della madre di Harry.
“Ragazzi? Ragazzi,tutto bene?”
Harry,con la voce impastata dal sonno,cercò di parlare.”Ehm...si...bene”
“Ok,la colazione è pronta e non chiudetevi più a chiave,lo sai che busso. Dovete andare a scuola,muovetevi” Sentirono i passi della donna che si allontanava. Harry chiuse gli occhi e buttò la testa all’indietro. Quando li riaprì si ritrovò davanti il viso del ragazzo con cui aveva dormito,il sorriso ancora mezzo addormentato e un leggero velo di occhiaie che gli incorniciavano gli occhi.
“Buongiorno principessa”
“Ciao”Rispose Harry stropicciandosi gli occhi e accennando un sorriso.
“Dobbiamo scendere,sai?” Sussurrò Louis accarezzandogli i capelli.
“Dobbiamo proprio?”
“Si,Hazza,dobbiamo” Harry sbuffò stanco. Si mise a sedere lentamente,senza avere il tempo di alzarsi,perchè Louis lo aveva già tirato di nuovo verso di sè.
“Non dimentichi qualcosa?” Gli chiese. Harry rise e lo baciò,sorridendo ancora sulle labbra dell’altro. Riuscì a convincerlo a farlo alzare,si avvicinò alla cassettiera e aprì un cassetto. Osservò i vestiti,indeciso su cosa mettersi. Tirò fuori una maglietta dei Pink Floyd,un maglioncino e dei semplici jeans scuri,mise le solite converse bianche e si aggiustò i capelli. Poi andò alla porta e girò la chiave. Uscì dalla stanza e rientrò pochi minuti dopo.
“Pronto!” Esclamò chiudendo di nuovo la porta,trovando Louis ancora disteso nel letto,con le mani dietro la testa.”Ti muovi o vuoi fare tardi? Dobbiamo andare”
“Passo. Oggi,io e te,andiamo in un posto” Rispose.
“E’ il mio secondo giorno,non posso non andare!” Ribattè il riccio.
“Non dirmi che preferisci andare a scuola piuttosto che passare una giornata con me”
Harry ci pensò un po’ poi gli sorrise e si avvicinò di nuovo a lui. Sfiorò le sue labbra con le proprie e gli sussurrò: “Scordatelo” per poi lasciargli un bacio a stampo.
“Rompipalle” Louis si alzò dal letto spingendo giocosamente Harry. Indossò i vestiti del giorno prima e,dopo essersi dato un’aggiustata,allungò il braccio per  prendere una sigaretta dal pacchetto sul davanzale.
“Eh no” Gli disse Harry bloccandogli la mano con uno schiaffetto. Louis alzò gli occhi al cielo.
“Voglio solo passare un po’ di tempo con il ragazzo perfetto” Mormorò mettendogli le mani sui fianchi,attirandolo a lui e allo stesso tempo spingendolo verso la finestra. Subito dopo si allontanò,tenendo in mano una sigaretta.
“Rubacchiare in giro ha i suoi vantaggi” Disse facendogli l’occhiolino. Harry non potè fare a meno di ridere. Afferrò lo zaino e se lo mise in spalla,precedendo Louis fuori dalla porta e giù per le scale.
“Mamma scusa,ma non abbiamo tempo,siamo un po’ in ritardo” Esclamò quasi correndo verso la porta sventolando la mano.
  La macchina di Louis era parcheggiata proprio davanti al giardinetto. Salirono,Louis mise in moto e partirono velocemente. Dopo qualche minuto Harry chiese: “La cintura non la metti?”
Louis lo guardò come se fosse stupido. “No,zitto. Come ti avevo detto,io non vado a scuola e nella mia macchina ci sei anche tu,quindi vieni con me”
“Ma io dev-“ Cercò di ribattere Harry.
“No,ti porto in posto” Poi aggiunse sorridendo.”Ti piacerà,vedrai”
    Louis parcheggiò in posto a Harry sconosciuto. La strada si fermava di colpo e da lì iniziavano a crescere erba e fiori di tutti colori. Alcuni alberi creavano delle zone d’ombra dove la temperatura diventava piacevole.
“Wow Louis,è stupendo” Osservò estasiato Harry. Louis rise mentre si avvicinò al baule dell’auto e lo aprì. Ne tirò fuori un semplice cestino da picnic.
“Sapevi che io sarei venuto con te?” Chiese Harry sorpreso.
“Diciamo di si,in qualche modo ti avrei convinto”
   Si sedettero su una grande tovaglia in un’area particolarmente colorata. Dal cestino uscirono panini,frutta,bevande e dolcini. Harry non poteva essere più contento.
   Louis notò dei piccoli fiori rosa nell’erba, all’angolo della tovaglia.
“Harry girati di là,devo fare una cosa” Harry si girò riluttante mentre Louis staccava uno a uno i gambi,cercando di non spezzarli a metà. Iniziò a intrecciare e intrecciare,lanciando di tanto in tanto un’occhiata al riccio che gli dava le spalle intento a mangiare un dolcetto.
‘Fatto!’ Pensò Louis,soddisfatto del suo lavoro. Si avvicinò a Harry e gli posò delicatamente sui capelli la coroncina che aveva costruito. L’altro alzò le mani e se la tolse per un momento. La guardò per un istante e se la rimise.
“E’ semplicemente bellissima!” Esclamò gettandogli le braccia al collo. “Grazie,davvero”. Lo baciò,sorridendo nel bacio.
“Ti piace davvero?”
“Si,è perfetta” Louis sorrise a quelle parole.
“Facciamo una foto?” Chiese. “Solo una foto”. Harry annuì e Louis scattò una fotografia.
“Sei bellissimo” Sussurrò Harry nell’orecchio dell’altro.
 Louis si sdraiò sorridendo e Harry lo seguì,appoggiando la testa a pochi millimetri dalla sua.
“Non pensi che stia andando tutto troppo in fretta?” Mormorò Harry poco dopo.
“Di che parli?” Rispose Louis.
“Di noi,ci conosciamo da due giorni e già dormiamo insieme,ci baciamo e ci comportiamo come una coppietta felice” Spiegò il riccio con gli occhi che scrutavano il cielo luminoso attraverso le fitte foglie dell’albero.
“Harry,ma tu non hai la sensazione di conoscermi già?” Chiese Louis puntando gli occhi nel punto in cui stava guardando l’altro.
“Qualche volta,insomma,quando mi chiami Hazza ad esempio,oppure quando abbiamo parlato per  la prima volta...si,bè...io faccio un sogno,sempre lo stesso,di me e di un altro bambino che mi difende e tu mi ricordi il bambino. Ha gli occhi blu,sai?”
“Ti sei mai chiesto perchè fai sempre lo stesso sogno?” Chiese ancora Louis con le lacrime agli occhi.
“No,in realtà mi sembra solo tutto molto strano”
Louis si mise a sedere di colpo. “Harry,quel sogno non è un sogno”
“Come scusa? E cos’è?”
“Harry,quello è un ricordo” Louis guardò lontano,in fondo al prato. “Quando avevi sette anni feci un incidente in macchina con tuo padre,lui morì e tu persi la memoria. Mia madre e tua madre mi hanno fatto promettere di non dirti nulla se per caso ti avessi incontrato di nuovo. Non so come fai a ricordarti quel momento,ma fidati,è successo davvero”
“Quindi...noi due ci conosciamo da tempo? E mio padre...” Harry si bloccò di colpo,gli occhi spalancati e la gola secca. “Portami a casa”
“Harry...”
“Ho detto portami a casa!” Gli urlò rabbioso. Louis si spaventò per la potenza della sua voce,di solito bassa e dolce. Si alzò e prese velocemente il cibo e la tovaglia e iniziò a correre dietro a Harry che già camminava a grandi passi verso l’auto. Entrò e sbattè la portiera. Si tolse rapidamente la coroncina,ma la tenne sulle gambe,cercando di non rovinarla.
“Harry,mi dispia-“
“Muoviti,voglio andare a casa”
Louis non potè fare altro che mettere in moto e partire.
  Harry scese che la macchina non si era ancora fermata del tutto,rischiando di cadere. Si precipitò verso la porta d’ingresso e la aprì,chiudendosela alle spalle e quasi spaccando il naso a Louis che l’aveva seguito.
“Ciao ragazzi!” Esclamò Anne quando li vide entrare.
“Perchè cazzo non me l’hai mai detto?” Le urlò. “Mio padre ci ha abbandonati eh?”.  Anne iniziò a singhiozzare e piangere,cercando di abbracciare Harry,ma lui si spostava e la allontanava e questo la straziava.
“Harry,mi dispiace,davvero. Avrei voluto,ma volevo che tu avessi una vita normale,che la ricostruissi da capo”
“Ho già sentito troppo volte di oggi ‘mi dispiace’. E lui?” Chiese indicando Louis. “Cosa c’entra con me?”
“Harry,siamo stati migliori amici fino a quando non hai perso la memoria,poi ci siamo dovuti allontanare” Rispose,anche lui sull’orlo delle lacrime. “Il sogno,cazzo,pensa al sogno! Come avresti potuto sognarmi senza conoscermi?”
A Harry aveva iniziato a tremargli il labbro inferiore. “Vattene,ti prego”. Louis voleva ribattere con tutto il suo cuore,ma conosceva Harry e non voleva vederlo stare ancora più male. Quindi annuì e uscì dalla porta,lanciandosi ancora un’occhiata alle spalle,per poi voltarsi di nuovo e continuare a camminare.
   Harry corse in camera sua,la coroncina ancora in mano e chiuse la porta a chiave. L’odore di Louis era ancora nelle coperte e nell’aria. Si appoggiò la corona di fiori sui capelli e si guardò intorno. Andò alla scrivania e svuotò il suo portapenne. Qualcosa cadde tintinnando sul legno. Harry afferrò la lametta che non usava da tempo. Con l’altra mano si tirò su la manica e appoggiò leggermente la lama fredda sulla pelle morbida. Una sensazione di strano piacere gli percorse il corpo. Chiuse gli occhi e lasciò che la sua mano facesse quello che sapeva fare. Le lacrime gli cadevano sulle guancie e il sangue scivolava su tutto l’avambraccio e poi fino alla mano,gocciolando sul pavimento. Ma lui non vide niente di tutto questo,vide solo nero.
   Quando rialzò le palpebre era steso sul pavimento,il sole cominciava a calare. Gli bruciavano gli occhi e le labbra e un odore dolciastro gli invadeva le narici. Abbassò lo sguardo e vide tutto rosso. Il braccio,la mano e il pavimento erano imbrattati del suo sangue. Anche l’altra mano era piena di sangue,appoggiata inerme sulle piastrelle gelide e la lametta a un paio di centimetri di distanza.
  Si tirò su a fatica,con il braccio che pareva andasse in fiamme dal bruciore. Aprì di neanche mezzo centimetro la porta per vedere se la madre era di sopra,ma constatando via libera uscì dalla stanza ed entrò subito in un’altra. Accese la luce del bagno e si mise davanti allo specchio,guardando il pavimento. Non aveva il coraggio di guardarsi dopo quello che si era fatto.
  Quando aveva quattordici anni e veniva deriso a scuola tornava a casa e prendeva la lametta. I tagli non erano particolarmente profondi. Quando compì quindici anni,decise che era ora di smetterla,ma non era pronto a buttare l’amica di dolore,il suo unico aiuto. La nascose in quel portapenne,sempre lo stesso,come una sfida a se stesso. Lei sarebbe stata lì a tentarlo,ma lui avrebbe resistito. Ma,come si dice,il lupo perde il pelo,ma non il vizio.
  Riuscì ad alzare lo sguardo,ma tutto quello che vide fu un ammasso di ricci disordinati,la corona storta,i vestiti stropicciati e gli occhi verdi e spenti velati di uno strato di tristezza e delusione. Poi si guardò il braccio sinistro e finalmente capì che casino aveva combinato. Due tagli abbastanza profondi gli decoravano il braccio ricoperto dal sangue secco. Doveva lavarsi.
Aprì l’acqua e infilò il braccio sotto il getto tiepido. Bruciava,ma non poteva non togliersi tutto quel sangue.
  Quando fu pulito,tirò giù la manica del maglioncino e tornò in camera,dove si chiuse nuovamente a chiave. Tirò le tende e si stese sul letto. Pochi minuti dopo si addormentò,gli occhi rossi di nuovo colmi di lacrime.
  
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