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Autore: SkyEventide    13/01/2014    3 recensioni
Una raccolta di fanfiction dedicata all'universo del Silmarillion e alla Prima Era, principalmente (o quasi esclusivamente) alla Casata di Finwë, con il punto di vista del figlio primogenito, Fëanor, e con le comparse come co-protagonisti degli altri membri della famiglia - nonché i Valar e altri.
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Fëanor, Fingolfin
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Domare la bestia
Fëanor - Finarfin
 
Fëanáro alzò gli occhi dal libro di calcolo appena udì passi affrettarsi su per le scale; c’era una ragione per cui, le poche volte in cui visitava il palazzo e i suoi giardini, riposava comunque negli angoli più remoti, cercando la solitudine finché l’occasione ufficiale non avesse richiesto la sua presenza nelle sale principali. Nessuno l’avrebbe interrotto nelle sue attività, a meno che non avessero buone ragioni.
La persona che apparì alla fine della scalinata, entrata per il giardino private al piano superiore, era Arafinwë. Forse non aveva alcuna buona ragione, dato il modo in cui i suoi occhi, guardando attorno nell’erba con un certo nervosismo, si spalancarono in sorpresa non appena notarono la reciproca presenza.
« Fratello » salutò, sbattendo le palpebre.
« Arafinwë. »
Il suo fratellastro più giovane stava tenendo una coperta e non sembrava del tutto certo rigaurdo al cosa farsene. Camminando all’interno, di nuovo i suoi occhi vagarono attorno. « Non intendevo interromperti nella lettura. Sto… cercando un coniglio. »
Fëanáro quasi sorrise di divertimento e accennò con il suo mento a una colonna bianca e corta vicino ad alcuni cespugli di un verde brillante: lo scopo della colonna avrebbe dovuto essere quello di supporto per una statua, o forse un vaso, ma ora, sulla sua cima, c’era in effetti un coniglio. « Potrebbe essere quello. »
Arafinwë si voltò e arcuò le sopracciglia, notando la posizione del suo bersaglio. Lentamente, si accostò all’animale, fermo come marmo, ma non appena sollevò le mani e la sua coperta il coniglio saltò giù e corse via nell’erba. Fëanáro guardò il suo fratellastro con una certa attenzione: Arafinwë espirò e abbassò le spalle.
« È di Aikanáro, » spiegò dopo un momento, « lo ha trovato con sua sorella i Valar sanno dove e ha volute tenerlo, ma… » voltandosi, sembrò realizzare all’improvviso che le informazioni non erano state richieste e la sua voce si abbassò. « Ma è alquanto turbolento. »
Fëanáro chiuse il libro definitivamente, con un dito tra le pagine. « Non insubordinato quanto un cane da caccia, in ogni caso. » Avrebbe dovuto dare un po’ di credito ad Huan e all’abilità di suo figlio nell’avere a che fare col suo cane ma, forse, un coniglio che non poteva crescere fino al punto di raggiungere la stazza di un Elda sarebbe stato preferibile. « Benché un mastino di Oromë difficilmente fuggirebbe via all’interno del palazzo col bisogno di inseguirlo e finire senza fiato. »
Arafinwë aprì la bocca e inclinò leggermente il collo; passò un momento prima che sorridesse. « Perdonami, fratello, stai considerando un coniglio più incontrollabile del tuo cane? »
« Non mio, di mio figlio. » E Fëanáro realizzò che la sua frase non era intesa come un’offesa. Così parlò con la sua mente e lo invitò: ti puoi sedere. Non avrebbe spiegato l’ironia che la sua voce non aveva espresso, ma sarebbe stato sufficiente.
La panca era larga abbastanza perché entrambi fossero comodi e il sorriso di Arafinwë sembrava l’effige di una graziosa cortesia.
« Di tuo figlio, sì » corresse il suo fratellastro.
« In ogni caso potresti voler domare la bestia. »
« Oh, quello è il dovere di Aikanáro. Imparerà a non far correre via il suo coniglio, spero. »
« Quantomeno non nel palazzo. »
« Quello… sarebbe preferibile, sì. »
Fëanáro giocò incurante con metà del libro, che teneva tra due dita, e sollevò le sopracciglia con un’espressione alquanto severa. « Potrebbe irrompere nella sala per le cene, invadere il tavolo e distruggere ogni piatto saltandoci dentro. Come spiegheresti quello a nostro padre? »
« …Io non credo che— » Arafinwë esitò e corrugò la fronte. « Stai parlando seriamente, fratello? »
Fëanáro arricciò gli angoli delle labbra. « Certo. Assolutamente. »
Mentre il suo fratellastro lo fissava con una luce scettica negli occhi, il lampo di un movimento catturò l’attenzione di entrambi: una piccola palla di soffice rabbia corse tra l’erba e saltò esattamente in mezzo a loro sulla panchina intagliata. Arafinwë sbatté le palpebre; il momento successive il coniglio era stato catturato sotto la coperta, dove stava venendo gentilmente e cautamente avvolto per placare calci e contorsioni.
« Il pericolo per la cena è stato evitato » Fëanáro commentò con una voce vagamente piatta, aprendo nuovamente il suo libro.
Arafinwë si alzò tenendo il coniglio nella coperta. « Apparentemente è così. Cercherò Aikanáro e gli riporterò la sua bestia feroce. » E aggiunse: « Grazie per il tuo tempo, ci vedremo più tardi. È stato un piacere. »
Fëanáro non era mai stato davvero capace di distinguere, quando il suo fratello più giovane parlava con un sorriso e una tale gentilezza, se si trattava di vero affetto o pura cortesia. Accennò un sorriso a sua volta come saluto.




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Torno alla carica con qualcosa di vagamente fluff e comico. Grazie a tutti coloro che hanno commentato finora e che seguono la raccolta, so di essere un filo lenta ad aggiornare.
Aikanáro è il nome Quenya di Aegnor, terzo figlio di Finarfin (il cui nome in Quenya è Arafinwë) secondo la versione che io seguo (in cui Orodreth è figlio di Angrod e non di Finarfin stesso), la sorella che viene menzionata è Galadriel. Chiaramente il tutto è ambientato prima della faida tra i vari fratelli.

 
   
 
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