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Autore: syssy5    14/01/2014    0 recensioni
Un urlo di gioia si levò da qualche parte e, dagli stralci di conversazione che si potevano udire, un fortunato giocatore stava vincendo un bel gruzzolo. Take si avvicinò e poté constatare coi suoi occhi che quello aveva una piccola fortuna; non poteva permetterlo, ne andava del suo onore, perché Take Hirabashi altri non era che il nome con cui Bimbogami lavorava nella Yakuza e, quale dio della povertà, era suo compito impedire a quell'uomo di andarsene con quei soldi.
[ Questa storia partecipa al contest ‘Swear to Gods - Dei sotto copertura’ indetto da KamGD e MishSourmate sul forum di EFP ]
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il vero obiettivo

Gli ordini erano semplici e precisi: si sarebbe dovuto recare a Shibuya dove, ben nascosta da occhi indiscreti, si trovava una sala pachinko clandestina; lì veniva praticato il gioco d'azzardo e lui doveva riscuoterne l'incasso. La notte era calata da tempo su Tokyo, ma le luci che ancora illuminavano la città la rendevano un posto in cui non si dorme mai.
Le strade erano trafficate quasi come di giorno, tuttavia l'uomo sapeva come arrivare alla sua destinazione in fretta: sorpassava continuamente ogni macchina che incontrava, una volta a destra e quella dopo a sinistra come uno sciatore impegnato in uno slalom; si immise in uno stretto vicolo e sbucò in un'altra strada: era arrivato. Frenò la moto all'improvviso, inclinandosi, si tolse il casco e si avvicinò a un'anonima porta in ombra sorvegliata da un uomo grosso quasi altrettanto.
― Sono Hirabashi.
L'uomo si fece da parte per lasciarlo entrare.
All'interno regnava la stessa oscurità che c'era fuori, ma ben presto il corridoio fu illuminato da lunghi tubi di neon. In fondo lo accolse un altro uomo con la stessa corporatura di quello precedente, che sorvegliava una nuova porta.
― Sono Hirabashi ― ripeté ― del kumi Agni-kai.
Anche quello lo lasciò entrare dopo aver bussato per annunciarne l'entrata. Si sentì dire ‘Avanti’ e il motociclista entrò.
― Ah, Take Hirabashi... che piacere avervi qui. Come posso esservi utile?
Quello che aveva parlato aveva la tipica faccia da imprenditore – nonché la pancia da magnate – e si era alzato non appena aveva visto il suo ospite.
― Sono qui per l'incasso. ― disse semplicemente Take.
― Ma certo, ma certo... è in cassaforte, volete che velo prenda subito?
― Faccia in fretta. ― Come sempre era di poche parole ― Nel frattempo farò un giro nella sala. ― Non era una richiesta.
― Fate pure. ― rispose l'uomo prima di accompagnare l'altro fuori e affrettarsi nella direzione opposta di quella presa da Hirabashi.
Take percorse nuovamente il corridoio a ritroso ed entrò nella sala attraverso una porta anonima. La sala pachinko assomigliava a un casinò: era piena di macchine in cui si praticava il gioco, stipate tra loro in maniera tale che era quasi impossibile camminare; molti uomini e qualche donna occupavano le postazioni, e solo poche persone facevano da spettatori.
Un urlo di gioia si levò da qualche parte e, dagli stralci di conversazione che si potevano udire, un fortunato giocatore stava vincendo un bel gruzzolo. Take si avvicinò e poté constatare coi suoi occhi che quello aveva una piccola fortuna; non poteva permetterlo, ne andava del suo onore, perché Take Hirabashi altri non era che il nome con cui Bimbogami lavorava nella Yakuza e, quale dio della povertà, era suo compito impedire a quell'uomo di andarsene con quei soldi.
― Che fortuna, amico! ― esclamò dandogli una pacca sulla spalla. Restò in attesa per qualche minuto poi, quando l'uomo iniziò a perdere tutte le sue sfere, se ne andò borbottando un ‘La fortuna gira’.
Restò qualche altro minuto nella sala a osservare altri giocatori e a distribuire povertà prima di essere richiamato per ricevere l'incasso. Salutò con un cenno della mano e si recò all'uscita; infilò il casco e fece rombare la sua moto, poi rivolse un nuovo cenno all'uomo che sorvegliava la porta e, sgommando, se ne tornò da dov'era venuto.

La Agni-kai era tra le più piccole kumi Yakuza e operava esclusivamente a Tokyo – o meglio, esclusivamente a Shibuya. Bimbogami aveva trovato quella specie di lavoro come un colpo di fortuna dopo aver vissuto da barbone per molte vite umane: non era bello essere l'unico dio odiato e scacciato da tutte le case, con la sola compagnia del suo fedele Bimbomushi; la Yakuza invece gli permetteva di impoverire uomini come quello nella sala pachinko, o come coloro che si recavano dalle loro prostitute o comprava la loro droga, ma il suo scopo era anche un altro.
Aveva consegnato l'incasso a chi di dovere e in quel momento stava osservando la città illuminata; la sua giacca si gonfiò sulla schiena e lui se la tolse rivelando un grande tatuaggio: era indubbiamente uno scarabeo, anche se sul dorso aveva disegnata una faccia, e le zampe dell'animale lo avvolgevano in vita e sulle spalle, arrivando a disegnare intricate immagini sul petto dell'uomo; ma la cosa incredibile era che quel tatuaggio stava prendendo vita, gonfiandosi e staccandosi dal corpo del suo dio.
― Va'! ― ordinò Bimbogami.
L'insetto svolazzò per un attimo intorno al suo padrone, poi scese in picchiata e si confuse con le tenebre. Poco distante una kumi rivale si stava avvicinando agli Agni-kai e si sentivano già nascere piccole sparatorie. Bimbomushi volò tra di loro, schivando abilmente ogni proiettile, per seminare la povertà nei loro animi.
Ben presto la strada fu invasa di sangue ed entrambi i clan potevano contare diversi morti tra le proprie fila; ognuno ne raccolse più che poteva prima di sparire. Bimbomushi tornò indietro per posarsi nuovamente sulla schiena dell'uomo, abbracciandolo e sparendo alla vista. Il dio aveva compiuto la propria missione; si alzò e si allontanò senza fretta, lasciando che le tenebre lo inghiottissero.



Inizio col dire che so di aver toccato un argomento delicato come quello della Yakuza, all'inizio avevo un'altra idea solo che, cercando un quartiere di Tokyo dove ambientare la storia, mi sono imbattuta inevitabilmente della Yakuza e da lì ho deciso di modificare leggermente la storia; spero di non aver offeso o turbato nessuno, con questa one-shot non intendo giustifare o esaltare il comportamento della Yakuza, l'ho solo "presa in prestito". Un piccolo "dizionario" per le parole sconosciute: la Yakuza è divisa in diverse kumi (perdonate, non so se sia maschile o femminile, spero di aver azzeccato la persona), ossia gruppi, che sono in lotta tra loro; ne ho letti molti, ma quello che ho usato (Agni-kai; si legge col "gn" inglese, non all'italiana) è di mia invenzione ed è un omaggio ad Avatar. Nella Yakuza i membri usano spesso nomi fittizi (anche se spesso sono conosciuti e quindi non ne hanno bisogno) e io ho usato questo sistema per "mascherare" il dio da comune essere umano. Altro segno distintivo della Yakuza sono i grandi tatuaggi e ne ho approfittato per inserire anche Bimbomushi (mi sono ispirata a questo, per chi lo volesse vedere, solo che l'ho reso più grande dato che nella Yakuza i tatuaggi sono praticamente dei vestiti). E per chi si chiede: perchè non fare il capo? È semplice: il capo è troppo in vista, così invece può agire nell'ombra fingendo di essere uno come tutti gli altri membri. Passiamo invece al pachinko (vi ricordo che il "ch" giapponese si legge come quello di "cha"): è un gioco d'azzardo giapponese che, se ho ben capito, dovrebbe assomigliare a una specie di flipper verticale; si acquistano delle sfere che vengono inserite nella macchina e poi lanciate, se cadono in certi punti sono perse, mentre se cadono in altri si vincono altre sfere. Inoltre non si possono cambiare le sfere in contanti all'interno della sala pachinko, ma solo all'esterno (questo ovviamente nelle sale legali, in quelle gestite dalla Yakuza è probabile che non sia così).
Il contest a cui partecipa è ‘Swear to Gods - Dei sotto copertura’ indetto da KamGD e MishSourmate in cui, ovviamente, dovevo descrivere un dio ai giorni nostri (sì, ho partecipato a un contest simile poco tempo fa, ma lì avevo ampia possibilità di scelta), solo che ero obbligata a sceglierne uno della mitologia giapponese; premetto che non sono riuscita a informarmi su tutti, che avevo una lista di preferiti ma l'ho persa poco prima di cominciare a scrivere e di certo non mi sarei rimessa a leggerli tutti, ma Bimbogami (e Bimbomushi che sarebbe uno scarabeo) mi ha colpita fin da subito, mi faceva tenerezza il fatto che fosse il dio più "odiato" e per questo ho deciso di scegliere proprio lui.
I font utilizzati sono TokyoCaps (alternativo: Monotype Corsiva) per il titolo e ancora Book Antiqua (alternativo: Cambria) per il testo.
Presto tornerò con qualche altra storia con la mia ambientazione preferita (saranno minimo tre, una è già pronta, la seconda quasi; vorrei aspettare di scriverle tutte prima di pubblicarle), nel frattempo vi saluto, invitandovi come sempre a recensire. ^_^
syssy5

   
 
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