Grace VanHorne
La ragazza
sbuffò e, dopo aver
lanciato il libro sul divano si alzò innervosita per andare ad aprire la
porta dato che
l’ospite, inatteso e soprattutto
indesiderato, non aveva intenzione di smettere di bussare
alla porta.
Grethel
aprì la porta e subito si
spostò indietro per evitare un pugno in faccia.
<<
Quali sarebbero le tue
intenzioni? Rompermi il naso? >>
chiese alla giovane donna davanti a lei.
<<
No, farti uscire di
casa. Andiamo. >> Dorothea
la
prese per un braccio, ma Grethel si divincolò.
<< Dove vuoi che vada vestita così?
>> disse indicando la sua
camicia da notte nera in raso.
<<
Anche a casa ti vesti
molto colorata.>> sospirò l’altra
spingendola dentro e chiudendo la porta
dietro di sé <<
Adesso ti cambi ed
esci. >> ordinò trascinandola su per le scale
che portavano al primo
piano.
<<
Ehi, cosa? >>
Grethel si fermò di scattò :<< Che
diavolo vuoi fare? >>
<<
Sei chiusa in casa da un
anno, devi uscire e riprendere a vivere. >> rispose
Dorothea prima di
spingere l’amica nella sua camera da letto e andare ad aprire
il suo armadio.
<<
Non ho nessuna voglia di
uscire, e non è vero che non esco: vado a fare la spesa, in
libreria e al
Prater. >>
Dorothea
smise di frugare
nell’armadio alla ricerca di qualche vestito che avesse un
colore diverso dal
nero e dal viola, si girò verso Grethel che era seduta sul
letto << A
fare la spesa? Non mi dire che hai anche imparato a cucinare.
>> disse
prima di riprendere la sua ricerca nell’armadio.
<<
Non ho avuto molta scelta.
>> mormorò l’altra risentita del
poco tatto dell’amica.
<<
Ehi. >> le lanciò un
maglioncino viola col collo alto <<
Non è che non ti capisca, ok? Ci sono passata anche io: non
sai a chi chiedere,
come comportarti, cosa fare… ma tu hai allontanato tutti e
non va bene.
>> le lanciò un paio di jeans <<
Oggi esci e non pensi a nulla se non a divertirti.
>>
Con un
sospiro e uno sguardo
d’odio Grethel iniziò a cambiarsi.
<<
Io comincio a scendere.
>> disse Dorothea avviandosi e lasciando
l’amica sola nella sua stanza.
Quando si fu
vestita indossò
il cappotto rosso che si era comprata
da poco e, dopo aver messo il cellulare in tasca si guardò
allo specchio.
Il vetro,
illuminato dalla luce
del lampadario che pendeva dal soffitto, le restituì
l’immagine di una ragazza
dal volto pallido e triste, con le
labbra quasi bianche. I capelli biondi e leggermente mossi cadevano
sulle
spalle .
Non
poté non paragonarsi a
Dorothea, sempre in ordine e truccata, con un grande sorriso messo in
risalto
dal rossetto rosa che non mancava mai.
Raccolse in
capelli in una coda e
corse fuori dalla stanza spegnendo la luce
e lasciando la porta aperta.
<<
Dove andiamo? >>
<< Rote-bar. >>
<<
Cosa? >>
<<
Rote-bar. Burlesque.
>>
Sapeva
perfettamente quale fosse
il Rote-Bar, spesso vi era passata davanti immaginando come potesse
essere
l’interno, ma non aveva mai immaginato di entrarvi.
Grethel
decise che non vi avrebbe
messo piede per nessun motivo al mondo, e non volle cambiare idea
nemmeno
quando vi arrivò davanti. Quel luogo così
elegante la metteva in soggezione,
non si sentiva a suo agio, ma Dorothea era stata irremovibile e
l’aveva quasi
trascinata dentro.
<<
Vieni. Andiamo a
sederci. >>
La ragazza
si guardò attorno
spaesata finché le luci in sala non si abbassarono e una
lenta melodia attirò
la sua attenzione verso il palco sul quale venne puntata una luce che
illuminò
una silhouette femminile con un lungo abito e un cappello a falda larga
dietro
un separé.
La figura si
mosse sinuosamente
riparata dalla sguardo curioso del pubblicò,
giocò col cappello prima di
toglierselo e lanciarlo oltre il separé per farlo cadere sul
palco
guadagnandosi gli applausi del pubblico.
Con passi
lenti uscì dal separé e
rivolse uno sguardo accattivante agli spettatori piegando le labbra
piene e
rosse in un sorriso.
Grethel guardò
incantata mentre la ballerina che,
giocando con i lunghi capelli rossi, si avvicinava alla sedia dove si
sedette
incrociando le gambe per
togliersi i
guanti in pizzo lentamente, con i denti.
Era
così bella, ma non tanto per
il suo aspetto, quanto per il modo di fare. Gli sguardi che rivolgeva
al
pubblico
sembravano parlare,
talvolta invitavano a seguirla, ma potevano anche renderla
irraggiungibile, oppure
sembravano prendersi gioco di ammiratori troppo insistenti.
Il pubblico,
per la maggior parte
al femminile, la adorava, e
anche
Grethel non poté farne a meno e si
perse
nelle sue fantasie immaginandosi al posto della ballerina,
immaginandosi
diversa da come era e
in un modo in cui non
aveva mai creduto di potersi vedere.
Sgranò
gli occhi per lo stupore
quando la ballerina si sfilò l’abito nero decorato
in modo da brillare
soprattutto con la luce dei riflettori, si lasciò ammaliare
dai suoi movimenti
sinuosi e ad un tratto le sembrò che il mondo acquistasse
colore.
Nel mentre
lo spettacolo andò
avanti sino alla fine.
La
ballerina, nuda se non per
l’intimo, si inchinò sorridente fra gli applausi
del pubblicò prima di scomparire
dietro le quinte.
<<
Signore e . . . signore,
Grace VanHorne! >>
“Grace
VanHorne” si ripeté mentalmente
pensando che non le sarebbe dispiaciuto essere come lei.
Col senno di
poi, quella notte
nel suo letto, si sarebbe data della sciocca per quei pensieri che
durante lo
spettacolo le erano venuti spontanei.