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Autore: Rosette_Carillon    14/01/2014    0 recensioni
Grethel guardò incantata mentre la ballerina che, giocando con i lunghi capelli rossi, si avvicinava alla sedia dove si sedette incrociando le gambe per togliersi i guanti in pizzo lentamente, con i denti.
Era così bella, ma non tanto per il suo aspetto, quanto per il modo di fare. Gli sguardi che rivolgeva al
pubblico sembravano parlare, talvolta invitavano a seguirla, ma potevano anche renderla irraggiungibile, oppure sembravano prendersi gioco di ammiratori troppo insistenti.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                 Grace VanHorne

 

 

 

La ragazza sbuffò e, dopo aver lanciato il libro sul divano si alzò innervosita  per andare ad aprire la porta dato che l’ospite, inatteso e soprattutto  indesiderato, non aveva intenzione di smettere di bussare alla porta.

Grethel aprì la porta e subito si spostò indietro per evitare un pugno in faccia.

<< Quali sarebbero le  tue intenzioni? Rompermi il naso? >> chiese alla giovane donna davanti a lei.

<< No, farti uscire di casa. Andiamo. >>  Dorothea la prese per un braccio, ma Grethel si divincolò.
<< Dove vuoi che vada vestita così? >> disse indicando la sua camicia da notte nera in raso.

<< Anche a casa ti vesti molto colorata.>> sospirò l’altra spingendola dentro e chiudendo la porta dietro di sé <<  Adesso ti cambi ed esci. >> ordinò trascinandola su per le scale che portavano al primo piano.

<< Ehi, cosa? >> Grethel si fermò di scattò :<< Che diavolo vuoi fare? >>

<< Sei chiusa in casa da un anno, devi uscire e riprendere a vivere. >> rispose Dorothea prima di spingere l’amica nella sua camera da letto e andare ad aprire il suo armadio.

<< Non ho nessuna voglia di uscire, e non è vero che non esco: vado a fare la spesa, in libreria e al Prater. >>

Dorothea smise di frugare nell’armadio alla ricerca di qualche vestito che avesse un colore diverso dal nero e dal viola, si girò verso Grethel che era seduta sul letto << A fare la spesa? Non mi dire che hai anche imparato a cucinare. >> disse prima di riprendere la sua ricerca nell’armadio.

<< Non ho avuto molta scelta. >> mormorò l’altra risentita del poco tatto dell’amica.

<< Ehi. >> le lanciò  un maglioncino viola col collo alto << Non è che non ti capisca, ok? Ci sono passata anche io: non sai a chi chiedere, come comportarti, cosa fare… ma tu hai allontanato tutti e non va bene. >> le lanciò un paio di jeans <<  Oggi esci e non pensi a nulla se non a divertirti. >>

Con un sospiro e uno sguardo d’odio Grethel iniziò a cambiarsi.

<< Io comincio a scendere. >> disse Dorothea avviandosi e lasciando l’amica sola nella sua stanza.

Quando si fu vestita  indossò il cappotto rosso che si era comprata da poco e, dopo aver messo il cellulare in tasca si guardò allo specchio.

Il vetro, illuminato dalla luce del lampadario che pendeva dal soffitto, le restituì l’immagine di una ragazza dal volto pallido e triste, con  le labbra quasi bianche. I capelli biondi e leggermente mossi cadevano sulle spalle .

Non poté non paragonarsi a Dorothea, sempre in ordine e truccata, con un grande sorriso messo in risalto dal rossetto rosa che non mancava mai.

Raccolse in capelli in una coda e corse fuori dalla stanza spegnendo la luce  e lasciando la porta aperta.

<< Dove andiamo? >>

<<  Rote-bar. >>

<< Cosa? >>

<< Rote-bar. Burlesque. >>

Sapeva perfettamente quale fosse il Rote-Bar, spesso vi era passata davanti immaginando come potesse essere l’interno, ma non aveva mai immaginato di entrarvi.

Grethel decise che non vi avrebbe messo piede per nessun motivo al mondo, e non volle cambiare idea nemmeno quando vi arrivò davanti. Quel luogo così elegante la metteva in soggezione, non si sentiva a suo agio, ma Dorothea era stata irremovibile e l’aveva quasi trascinata dentro.

<< Vieni. Andiamo a sederci. >>

La ragazza si guardò attorno spaesata finché le luci in sala non si abbassarono e una lenta melodia attirò la sua attenzione verso il palco sul quale venne puntata una luce che illuminò una silhouette femminile con un lungo abito e un cappello a falda larga dietro un separé.

La figura si mosse sinuosamente riparata dalla sguardo curioso del pubblicò, giocò col cappello prima di toglierselo e lanciarlo oltre il separé per farlo cadere sul palco guadagnandosi gli applausi del pubblico.

Con passi lenti uscì dal separé e rivolse uno sguardo accattivante agli spettatori piegando le labbra piene e rosse in un sorriso.

Grethel  guardò incantata mentre la ballerina che, giocando con i lunghi capelli rossi, si avvicinava alla sedia dove si sedette incrociando le gambe  per togliersi i guanti in pizzo lentamente, con i denti.

Era così bella, ma non tanto per il suo aspetto, quanto per il modo di fare. Gli sguardi che rivolgeva al

pubblico sembravano parlare, talvolta invitavano a seguirla, ma potevano anche renderla irraggiungibile, oppure sembravano prendersi gioco di ammiratori troppo insistenti.

Il pubblico, per la maggior parte al femminile, la adorava,  e anche Grethel non poté farne a meno e  si perse nelle sue fantasie immaginandosi al posto della ballerina, immaginandosi diversa da come era  e in un modo in cui  non aveva mai creduto di potersi vedere.

Sgranò gli occhi per lo stupore quando la ballerina si sfilò l’abito nero decorato in modo da brillare soprattutto con la luce dei riflettori, si lasciò ammaliare dai suoi movimenti sinuosi e ad un tratto le sembrò che il mondo acquistasse colore.

Nel mentre lo spettacolo andò avanti sino alla fine.

La ballerina, nuda se non per l’intimo, si inchinò sorridente fra gli applausi del pubblicò prima di scomparire dietro le quinte.

<< Signore e . . . signore, Grace VanHorne! >>

“Grace VanHorne” si ripeté mentalmente pensando che non le sarebbe dispiaciuto essere come lei.

Col senno di poi, quella notte nel suo letto, si sarebbe data della sciocca per quei pensieri che durante lo spettacolo le erano venuti spontanei.

 

  
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