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Autore: Onlykatyharry    14/01/2014    1 recensioni
Il gufo da granaio di mia sorella dormiva tranquillo nella sua gabbia mentre il mio piccolo gufetto selvatico si agitava nella sua svolazzando di qua e di là e tubando allegramente. Forse anche lui percepiva l’aria di un imminente cambiamento.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Angelina/George, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Non appena le barche approdarono nel porticciolo adiacente al castello, fui assalito da una calma e da una serenità mai provata prima. Nonostante avessi Rose accanto a me, capii che quello che stavo provando non era merito suo ma dell’aria che si respirava. Guardai il complesso monumentale che si ergeva davanti a me come un gigante dall’aspetto mansueto e cominciai a pensare che qualunque cosa avessi fatto lì, mi sarei sempre sentito protetto come a casa. Mentre mi perdevo nei meandri della mia mente, fantasticando sui giorni a venire, intravidi mia sorella Roxanne insieme a Lily e Hugo che parlottando si avvicinavano alla soglia del castello per entrarvi. Mi avevano già spiegato che i ragazzi del primo anno sarebbero entrati dopo per permettere a tutti gli altri di prendere posto ai tavoli delle quattro case e per favorire la cerimonia dello smistamento. Mia sorella e i miei cugini, già smistati in passato, non appartenevano tutti alla stessa casa. Infatti, James era un Grifondoro come Hugo, Lily e Roxy mentre Albus Severus era un Serpeverde. Era il primo della famiglia a far parte della casa dai colori verde e argento, ma d’altra parte era rimasto fedele al suo secondo nome che, come una volta gli aveva spiegato lo zio Harry, era il nome del più coraggioso preside di Hogwarts che lo zio avesse mai conosciuto. Io e Rose infine, rimanevamo ancora un’incognita per tutti.
Ero ancora assorto in questi pensieri quando , d’improvviso, una sagoma uscì dal castello: era il professore di Erbologia Neville Paciock, amico fraterno di zia Hermione, zio Ron e zio Harry. Da ragazzi avevano frequentato la scuola insieme ed erano stati capaci, a soli 17 anni, di sconfiggere Lord Voldemort, il più grande mago oscuro di tutti i tempi.
“Primo anno” disse “siamo pronti per ricevervi. Seguitemi.”
Lo osservai rapito. Indossava un abito da mago nero, molto elegante e ci precedeva con aria distinta. Da quello che mi avevano raccontato Roxy e gli altri, godeva di una certa autorevolezza all’interno delle mura di Hogwarts e in generale nel mondo dei maghi. Tutti quanti nel nostro mondo lo rispettavano.
Raggiungemmo senza che ce ne accorgessimo la sala grande e in mezzo al chiacchiericcio e all’eccitazione generale, ci sistemammo in fila per prepararci allo smistamento. Il cappello parlante era sullo sgabello, pronto a cantare e poi a smistare tutti noi, proprio come Roxanne mi aveva detto.
 La canzone fu breve e in men che non si dica cominciò l’appello dei nostri nomi. Il professor Paciock (mi avevano imposto di chiamarlo così sebbene lo conoscessi da prima di nascere), in piedi davanti a noi con le spalle al tavolo degli insegnanti, teneva in mano una pergamena dalla quale chiamava l’appello.
Dopo che ebbe chiamato i primi sette, finalmente fu la volta di Rose. Io di cognome facevo Weasley, sarei stato uno degli ultimi, se non proprio l’ultimo. Il momento fu carico di tensione. Il cappello, posatole sul capo dal professore, cominciò il suo monologo e dopo poco tempo dichiarò: “Corvonero!”.
 Il tavolo dai colori blu e bronzo esplose in un fragoroso applauso che terminò quando Rose si sedette tra di loro. Non le staccai un attimo gli occhi di dosso. Volevo essere sicuro che fosse contenta della scelta che il cappello aveva fatto. Ma non ci fu alcun modo di osservarla in viso. Continuavo solo a vedere una massa rossiccia di capelli che si agitavano mentre lei si dimenava a destra e a sinistra per stringere le mani dei compagni che le stavano accanto.
Stavo ancora cercando il suo sguardo quando nella sala riecheggiò il mio cognome. Ebbi un sussulto. Possibile che già fossimo arrivati agli ultimi? Poi lentamente mi avvicinai allo sgabello e mi accomodai su di esso. Mi adagiarono il cappello sulla testa ma io tenevo gli occhi chiusi, cercando di concentrarmi su me stesso e di evitare il contatto visivo con chiunque altro. La tensione era tale che non fui nemmeno capace di udire ciò che il cappello diceva. O forse semplicemente non volli farlo. Sentii soltanto un’altra acclamazione proveniente da uno dei quattro tavoli e quando aprii gli occhi mi resi conto che era proprio il tavolo in cui poco prima si era seduta Rose. Ero anche io un Corvonero. Fui contento della scelta del cappello e fui ulteriormente contento di essere capitato nella stessa casa di mia cugina. Preso posto accanto a lei, anche io mi presentai ai miei nuovi compagni e, intravedendo i sorrisi compiaciuti di mia sorella e dei miei cugini che ci salutavano dal tavolo accanto, mi rasserenai ulteriormente. Anche Albus Severus era contento e orgoglioso di noi e anche lui ci sorrideva dal suo tavolo.
D’un tratto, la preside Mc Granitt parlò e, una volta datoci il benvenuto o il bentornato a seconda dei casi, inaugurò il banchetto d’inizio anno. Nemmeno papà o nonna sarebbero stati in grado di cucinare in un tale modo. Afferrai una coscia di pollo e iniziai anche io a mangiare. Nulla avrebbe potuto turbare un momento così.
Dopo cena, con la pancia abbondantemente piena, ci recammo, accompagnati dai prefetti, nei nostri dormitori. Il nostro si trovava nella torre ovest del castello e per accedervi fummo costretti, tutti insieme a risolvere un indovinello. Ci sbellicammo dalle risate mentre cercavamo di dare la risposta. Poi, un ragazzino di nome Dan e Rose trovarono la soluzione e finalmente la porta si aprì. La sala comune era meravigliosa, ornata da un busto della fondatrice della casa Priscilla Corvonero e da arazzi blu e bronzo. Il prefetto, Richard, ci indicò i dormitori femminili e quelli maschili e così, salutata Rose, mi diressi verso questi ultimi in compagnia di Dan. Era un ragazzino dalla carnagione chiara, con i capelli biondi e gli occhi blu. Sembrava piuttosto timido ma parecchio intelligente. Durante la strada, parlammo solo per presentarci meglio. Poi, giunti nel dormitorio, ci sistemammo nei letti vicini e ci augurammo la buona notte. Rimasi a riflettere sulla serata per un po’. Ero emozionatissimo di essere finito in quella casa ed ero altrettanto emozionato di scoprire le materie che avrei avuto il giorno dopo. Dan invece, ronfava tranquillamente. Mi stava simpatico e così decisi che il giorno dopo avrei cercato di stringere amicizia con lui. Dopotutto mia cugina era una gran bella compagnia, però avevo bisogno di un amico maschio con cui condividere avventure e disavventure ad Hogwarts come in passato avevano fatto mamma, zio Fred, papà e gli zii. Era circa mezzanotte quando finalmente chiusi gli occhi e mi abbandonai tra le braccia di Morfeo.
  
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