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Autore: F l a n    14/01/2014    1 recensioni
[Ispirata al film "You've Got Mail|C'è posta per te"]
Dicembre 1998.
Kurt Hummel possiede un negozio di musica molto rinomato a New York, ma quando un giorno Blaine Anderson minaccia di aprire un mediastore della sua grande catena proprio di fronte a quello di Kurt, quest'ultimo rischia di chiudere e di perdere anni di attività ed impegni. Nel frattempo, Kurt ama passare il tempo a scambiarsi e-mail con un uomo conosciuto per caso in una chat chiamato "Wabler152", quello che non sa, è che questo "Warbler152" potrebbe essere più vicino di quanto non crede...
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note d'inizio capitolo: Scusatemi per il ritardo! il capitolo era prontissimo ma ho disastrosamente dimenticato di aggiornare, presa come sono da varie faccende universitarie.
Dal sesto capitolo la pubblicazione potrebbe rallentare o forse è possibile che mi prenda un mesetto di pausa, la spiegazione è semplice: sto continuando la storia, ma devo farla betare e devo applicarmi, cosa che non riesco a fare dal momento che mi sto laureando. Comunque, non rimarrà incompiuta poiché è praticamente finita! Perciò abbiate fiducia in me, sebbene sia un po' smemorata :P
Detto questo, vi lascio al capitolo e spero vi piaccia! 


Capitolo 4: Incontrarsi 

"The whole purpose of places like Starbucks..."

 
 
Blaine non sapeva cosa rispondere, strinse le mani a pugno un paio di volte e poi decise di chiudere il portatile. Forse avrebbe fatto meglio a pensarci un po’, perché l’idea di poter conoscere fashionboy e di scoprire che in realtà fosse qualcuno che già conosceva, -come il ragazzo della libreria dietro l’angolo, ad esempio -  era davvero tanta.
D’altro canto, Blaine avrebbe davvero voluto conoscere quel ragazzo. Sentiva di aver con lui un’ottima affinità e non gli sarebbe dispiaciuto avere un amico – o quello che era, Blaine non aveva le idee ben chiare al riguardo – fuori dall’ambiente lavorativo.
Si passò entrambe le mani sul volto, sentendo la porta del bagno aprirsi; Jennifer lo raggiunse in camera con soltanto l’accappatoio sul corpo e profumava di bagnoschiuma. Sorrise maliziosa a Blaine e sapeva cosa significasse quel gesto ma, dentro di sé, Blaine non aveva alcuna voglia di fare l’amore con lei.
La ragazza si avvicinò e si mise su di lui, strusciandosi lentamente. Tremò, per niente pronto a quel contatto o alle sue labbra e senza un briciolo di eccitazione in corpo. Cosa gli stava succedendo? Jennifer era una ragazza bellissima, quella che ogni uomo desiderava avere, eppure in quel momento non riusciva a scatenargli niente. Nemmeno la sua mano dentro i propri pantaloni ci riusciva, nemmeno il pollice sulla punta del suo uccello.
Blaine mugugnò, sforzandosi con tutto se stesso di provare eccitazione, ma la sua mente volò verso fashionboy, verso l’incognita dietro lo schermo, poi verso il ragazzo della libreria dietro l’angolo. Aveva delle belle labbra, sembravano soffici… aveva anche una bella pelle. Dio, ma perché stava pensando a lui mentre la sua ragazza tentava di farlo eccitare masturbandolo?
 
Per qualche ragione, pensare al commesso lo intrigava più del dovuto. Aveva ben in mente i suoi lineamenti, i suoi occhi azzurri e, di nuovo, le sue labbra.
 
Blaine cominciò ad eccitarsi a quel pensiero ed in quell’istante capì che sì, forse – forse – c’era davvero un problema.
 
***
 
Kurt cominciò a sudare freddo subito dopo aver inviato la mail. Sapeva perfettamente cosa stava accadendo ma non voleva ancora dirlo ad alta voce. Aveva paura di rimanere scottato e poi c’era ancora… James. Con lui le cose andavano sempre in modo strano. James era troppo preso dal suo lavoro e Kurt era troppo preso dal proprio, non vivevano propriamente assieme ma James era spesso a casa sua. Al tempo stesso, nell’ultimo periodo sembravano esser regrediti allo stato di amici che non quello di fidanzati. Facevano poco sesso e né lui né l’altro cercavano davvero un approccio fisico. Erano sempre troppo stanchi, troppo occupati, troppo tutto.
Forse avrebbe dovuto provare a parlargli. James era un bravissimo ragazzo e voleva essergli ancora amico, gli voleva bene ed era stato una parte importante della propria vita – e lo era ancora. Ma sentiva che il sentimento nei suoi confronti non era più sincero come prima. Erano giovani, in fondo, avrebbero dovuto desiderare saltarsi addosso ad ogni ora della giornata, ma sfortunatamente non era così.
Forse avrebbe dovuto essere sincero e cominciare a mettere i puntini sulle i al loro rapporto, continuare in quella sorta di menzogna non aveva alcun senso.
 
“Non vieni a cena?” domandò ad un certo punto una voce dietro di lui. Kurt si voltò, trovando il ragazzo in piedi alle sue spalle con le braccia incrociate al petto.
“Umh, non ho molta fame…”
L’espressione di James era seria, dispiaciuta. Si avvicinò a lui, sedendosi sulla sedia accanto.
“Qualcosa non va? Sembra che nell’ultimo periodo le cose… non stiano funzionando come vorremmo,” disse. Il suo sguardo era sincero e Kurt ringraziò mentalmente James per non essere uno di quei ragazzi tonti e senza intuito. James sapeva perfettamente che la situazione non stava progredendo come avrebbe dovuto, ma che erano fermi in un limbo dal quale c’era un’unica via d’uscita.
“Lo hai notato, hm?” Kurt abbozzò un sorriso. “Non lo so, James. Non so… cosa sia successo, c’è qualcosa che… ci ha fatti allontanare. Diciamo che ecco, io sento di volerti ancora bene, sei un ragazzo eccezionale e non sono pronto a stare senza di te,” ammise, perché James era la sua sicurezza, il ragazzo con cui aveva condiviso tanto, la sua prima storia seria, le braccia sicure in cui rifugiarsi ogni sera.
“Però…” incalzò, l’altro.
“Però… beh, lo vedi, entrambi siamo qui e non facciamo l’amore da quanto? Un mese? Perché? Siamo giovani, dovremmo… averne voglia,” disse, avvilito.
James scosse la testa: “Forse l’amore non è fatto per durare, forse noi funzioniamo più come amici…”
Kurt abbozzò un sorriso.
“Stiamo per rompere? Così? Dopo un dialogo breve ed una spiegazione così semplice? Mi sono sempre immaginato quelle grandi rotture, sai? L’uno tradisce l’altro, pianti, urla, piatti rotti…”
James rise dolcemente e Kurt adorava quella risata.
“Non siamo i tipi, credo. Meglio parlarne e risolvere civilmente… ma se vogliamo possiamo darci un’altra occasione. Tu vuoi farlo?”
Gli occhi azzurri del ragazzo indugiarono su James. Avrebbe voluto dirgli di sì, ma ripensò a quel distacco, ripensò a come lui fu proprio il primo a cominciarlo, a come il computer divenne più importante, a come Warbler152 stava diventando più importante.
“Forse… no.”
James abbassò la testa, forse incassando la sconfitta.
“Lo immaginavo.”
“Mi dispiace…”
“Non devi. Sai, alla fine lo avevo intuito e non è stata una cosa soltanto… tua. Credo che entrambi abbiamo cominciato ad essere troppo presi dal lavoro e dalle nostre vite. Può succedere…” James rivolse un’occhiata al pc. “C’è qualcuno, vero?” disse poi, gelando Kurt sul posto. Come faceva a conoscerlo così bene?
“Intendi qualcuno… qualcuno?”
“Sì.”
“Non è proprio così,” lo corresse, portandosi una mano sulla fronte e guardando il portatile, “è perlopiù un’idea. Ci siamo conosciuti in una chat e… per errore, sai? Non stavo cercando quel genere di cose! Non con te! Non ti ho tradito!” aggiunse immediatamente, sperando di non creare alcun fraintendimento, “poi ci siamo mandati delle email sui musicals e abbiamo continuato a sentirci, ogni giorno. Mi piace parlare con lui ma non so nemmeno il suo nome.”
Kurt poté notare una smorfia sul volto di James e non poteva biasimarlo, non doveva esattamente essere il dialogo più felice del mondo, per lui. “Non è… niente comunque, è solo un amico.”
“Un amico che ti fa star bene.”
Kurt rimase in silenzio, pensando un ‘sì’ che non disse.
“Non sono stato del tutto sincero con te,” James si morse il labbro inferiore, “queste settimane noi… siamo stati più distanti ed anch’io… ho incontrato una persona. Non ti ho tradito e non è successo niente, ma a lavoro c’è questo nuovo ragazzo e beh, potrebbe esserci stato uno scambio di occhiate…”
Kurt sorrise, perché James sembrava felice e per assurdo – sì, quella situazione poteva esser definita soltanto assurda – non provava invidia. Nemmeno un po’. Gli sembrava soltanto giusto, equo, e anche un po’ buffo che entrambi avessero trovato qualcuno nello stesso periodo.
“Non devi preoccuparti, James. Siamo… amici? Sì, amici che hanno condiviso un lungo periodo assieme, amici che hanno fatto sesso, amici che sono stati fidanzati ed ora… semplicemente amici?”
L’altro lo guardò con un po’ di dispiacere negli occhi.
“Posso baciarti? Solo… un’ultima volta.”
Kurt si avvicinò a lui e lo baciò, attirandolo a sé per quell’ultima volta. Lo rese passionale e pieno di sentimento e forse anche un po’ amaro. Lo avevano fatto così tante volte, che nonostante la situazione, non sembrava nemmeno strano.
Avevano trascorso dei bei giorni assieme ma forse, semplicemente, non erano fatti per essere una coppia.
 
Kurt passò con lui la serata, senza pensare realmente a Wabler. Raccontò a James delle mail, della sensazione che provava ogni volta che ne riceveva una. Gli raccontò del negozio e della giornata, come faceva ogni giorno in cui tenevano una chiacchierata cuore a cuore. Fu bello e soprattutto, Kurt si sentì meglio, più felice.
La sincerità pagava sempre.
 
***
 
Il giorno successivo Blaine si ritrovò seduto sul ciglio del letto ancora completamente vestito con Jennifer accanto, vestita anche lei ma distesa.
Blaine si passò una mano sul viso. Avevano passato la nottata a litigare dopo aver constatato che la loro relazione ormai stava andando letteralmente a puttane. Jennifer non ce la faceva più; provava a stimolare Blaine, provava a coinvolgerlo ma non ci riusciva. Blaine dal canto suo, non sentiva attrazione. Era come esser toccati da qualcosa senz’anima, ma anche qualcosa che non gli interessava realmente.
Era un problema che esisteva da un po’, ormai, e quello era solo stato il vero e proprio punto di rottura.
Avevano parlato a lungo, urlato, più che altro; Jennifer non era davvero in grado di fare un dialogo civile, troppo presa dalle proprie ragioni e da se stessa.
Blaine stava cominciando a mettere in discussione seriamente la propria sessualità. Non si sentiva etero, non era etero.
Non aveva neanche la certezza di essere omosessuale, ma in quel momento era più che sicuro di non essere totalmente etero. Nessuna donna sembrava più riuscire a suscitare il suo interesse, mentre sempre più uomini attiravano la sua attenzione. In verità i maschi non gli erano mai stati indifferenti. A differenza della maggior parte dei suoi amici si era abituato a guardarli e giudicarli silenziosamente per non ricevere alcuna osservazione. In fondo, tra uomini era molto facile prendersi in giro o giudicarsi per la propria sessualità. Se anche solo avesse azzardato un commento verso un qualunque ragazzo, sarebbe subito stato additato come frocio o finocchio, perché era così che si faceva, tra etero – quando non c’erano colleghi gay in giro.
 
Ad ogni modo, Blaine sapeva che non era solo Jennifer il problema. Certo era anche Jennifer. Non si trovavano più, non c’era più un interesse o un vero punto d’incontro, quindi era… più facile chiudere quella relazione.
Sospirò, guardando fuori dalla finestra per poi alzarsi ed andare a preparare la colazione; solo in quel momento gli tornò in mente il computer. Fashionboy.
Ancora non aveva risposto alla sua mail, un po’ per paura, un po’ per ciò che era successo con Jennifer. Alla fine aprì il portatile, decidendo di rimandare la colazione per qualche minuto.
 
“Ciao, scusami per l’orario decisamente mattiniero.
Certo che voglio incontrarti, sarebbe un vero piacere. Dove e quando?
 
Warbler152.”
 
Premette invio e decise di non pensarci più. Era fatta.
Si sarebbe incontrato con fashionboy e forse, finalmente, avrebbe cominciato a far chiarezza con se stesso e su ciò che era.
 
***
 
Nonostante ciò che si erano detti Kurt e James la sera precedente, entrambi avevano dormito nello stesso letto e molto vicini. Non avevano fatto niente, sarebbe stato strano, ma per il momento quella situazione era ancora accettabile. In fondo non avevano litigato, si erano solo resi conto di star viaggiando su due linee diverse, e non c’era niente di male in questo.

Quando Kurt si svegliò quella mattina, decise di andare immediatamente al computer per vedere se il suo amico avesse risposto alla mail. Mentre aspettava che il modem si connettesse, sentiva il cuore palpitargli nel petto più velocemente del solito. Ansia. Provava davvero ansia. Sperava che rispondesse di sì, perché non poteva più aspettare. Voleva conoscerlo, vederlo, capire se fosse bello come lo era nella propria immaginazione. C’era anche il rischio che fosse orrendo e che fosse una persona terribile, ma a Kurt non importava; tanto valeva tentare.
 
Non appena il portatile notificò la mail, Kurt sussultò sul posto, aprendola e leggendola con timore.
Oh.
Aveva accettato.
Si morse il labbro inferiore, rispondendogli immediatamente.
 
“Possiamo trovarci domani pomeriggio alle 18 alla caffetteria sulla 44°? Indosserò una sciarpa blu e porterò con me un vinile.
 
fashionboy”
 
Kurt incrociò le mani di fronte al PC ed attese, sperando che l’amico fosse online.
La risposta, infatti, non tardò ad arrivare.
 
 
“D’accordo, ci sarò.
 
Warbler 152”
 
 
 “Ti ha risposto?” la voce di James interruppe la sua silenziosa danza della vittoria di fronte al pc. Kurt sorrise ed annuì.
La notte prima aveva spiegato tutto a James, ma proprio tutto, e il ragazzo aveva deciso di accettare la situazione, aiutarlo ed assecondarlo.
Kurt gli era riconoscente, sapeva che nessun altro avrebbe fatto ciò che stava facendo lui e questo rendeva James una persona ancora più speciale.
 
“Tra poco devo andare a lavoro e sono ancora in pigiama,” mormorò, accasciandosi sul tavolo, “sono un po’ demoralizzato da quando quella grande catena di… quell’Anderson ha deciso di voler aprire il negozio proprio di fronte al mio.”
James scosse la testa.
“Dovresti provare a contrattaccare, infangare la sua fama. Mostrare in cosa siete migliori,” diede un boccone al pancake che si era appena cucinato, puntandogli contro la forchetta.
“Puoi farcela, Kurt. Com’è che dice sempre tuo padre?”
Kurt drizzò la schiena e gli sorrise, felice di sentirsi dire quella frase.
“Nessuno mette al muro gli Hummel.”
James annuì ed entrambi si scambiarono un piccolo cenno.
 
***
 
“Sei particolarmente irrequieto, Blaine. È successo qualcosa?” domandò Wes, guardandolo mentre firmava delle carte per l’inaugurazione del negozio.
Nevicava anche quella mattina, anche se non troppo. C’era qualche sprazzo bianco qua e là ed i fiocchi cadevano pigri sull’asfalto.
“Jennifer ed io ci siamo lasciati,” disse, senza staccare gli occhi dai fogli e dicendo quella frase come se, dopotutto, non avesse poi troppa importanza.
Wes quasi si strozzò con il caffè che stava bevendo.
“Davvero? Perché?”
 
Blaine avrebbe voluto alzare la testa e dirgli ‘perché mi sto innamorando di un ragazzo che non conosco e che non sono nemmeno sicuro di amare,’ ma si rese conto che la frase non avrebbe avuto molto senso e che avrebbe generato qualche commento incredulo.
 
“Non eravamo più compatibili,” disse, semplicemente. Il che, in fin dei conti, non era nemmeno una bugia. Lui e Jennifer non appartenevano allo stesso mondo e forse non l’avevano mai fatto. Lei era sempre troppo presa dalla propria carriera per pensare a lui. Sempre troppo arrabbiata, polemica e tutto il resto.
Blaine non sapeva neanche cosa fosse il ‘tutto il resto’, ma sapeva che c’era.
 
D’altro canto, Blaine era emozionato all’idea di incontrare, finalmente, il ragazzo che aveva cambiato così tanto la sua vita.
Mancava soltanto un giorno, un giorno ed avrebbe scoperto il colore dei suoi occhi, la sua altezza, la sua voce ed il suo vero nome.
Tremava di eccitazione all’idea.
 
“Non mi rimane difficile immaginarlo,” rispose Wes, dopo una lunga pausa posando il cellulare sulla scrivania, “era una tipa troppo tosta, non faceva per te. Poi… credo se la stia facendo con un giornalista, l’altro giorno l’ho vista-“ Blaine lo interruppe scuotendo la mano, “non importa, Wes. Sul serio. Preferisco non saperlo,” concluse, e l’amico si zittì esattamente come richiesto.

“Aiutami a finire queste carte. Ormai manca poco, cinque giorni e saremo pronti per l’inaugurazione.”
“Non sei emozionato?”
Blaine sorrise e per qualche secondo, gli occhi azzurri del proprietario del negozio di musica all’angolo gli tornarono in mente.
“Lo sono.”


Note di fine capitolo: come sempre, pareri positivi e negativi sono molto ben accetti! Mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto :) 
Finalmente ci siamo. Non ho voluto tirare per le lunghe il loro incontro, perciò manca poco: ciò che vi dico è che dal prossimo capitolo avviene "la svolta", ergo, anche chi ha visto il film si troverà di fronte ad un cambiamento che ho preferito apportare. Insomma, "c'è posta per te" è un film così brillante che io non potevo ricalcarlo precisamente col rischio di farne uscire una roba noiosa e scontata.
Detto questo, come sempre v'invito a seguirmi sulla mia pagina FB *CLICK*! Ultimamente mi sto buttando anche su altri fandom quando ho tempo, come Sherlock BBC e Once Upon a Time, ma questo non significa che mollerò il fandom di Glee (che comunque, rimane il mio fandom). 

Penso di aggiornare domenica o lunedì prossimo ;)

a presto, 
Flan
   
 
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