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Autore: Paper Town    14/01/2014    2 recensioni
Marta adesso è una ragazza sola, dimenticata anche dal fratello che le aveva promesso che mai se ne sarebbe andato, che le aveva promesso di essere sempre lì per lei.
Dopo un tragico accaduto tutto cambierà e .... chissà, magari qualcuno tornerà nella sua vita migliorandola ....
Questa ff è il continuo della mia precedente ff 'Eleanor Calder Per Un Giorno', quindi se volete avere un'idea più chiara del contesto, vi consiglio di leggere prima quella
grazie dell'attenzione
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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21. Capitolo 21.-Epilogo.

 
L'estate che non passerà, si troverà una soluzione
la vita e la felicità
nessuna via, nessuna convinzione
e qui mi troverai
qualunque volta vorrai rivedermi
qui a sognare se vorrai tornare io rimango qua
e non stupirti degli errori che è normale aver paura
e ricorda che ci siamo stati sempre fino ad ora
se mi aspetterai ti aspetterò e vivremo ancora
per poi dimenticare tutto il male in un ciao amore, amore
(Michele Bravi – La Vita, La Felicità.)
 
 
24 Dicembre.
Entrai in camera cercando di non fare rumore, o come minimo cercare di farne il meno possibile. Salii a fatica sul letto, gattonando poi verso il viso rilassato di Louis che dormiva come un bambino. Gli baciai le labbra, staccandomi subito dopo, sentendolo muoversi.
‘Buongiorno e buon compleanno, amore.’ Sussurrai accarezzandogli il viso mentre apriva gli occhi e incurvava la sua bocca rosea in un sorriso. Mi lasciò un altro bacio sulle labbra. Schiusi le labbra e le nostre lingue si intrecciarono, si cercarono, si assaporarono. Quando ci staccammo posò la sua fronte contro la mia per poi portare una mano sulla mia pancia. Penny scalciò. Avevamo deciso che il nome per la nostra bambina sarebbe stato Penny, Louis sosteneva che quella bambina era la sua fortuna come un Penny, quindi doveva chiamarsi così.
‘Non vedo l’ora che nasca.’ Sussurrò prima di lasciarmi un bacio sulle labbra, alzandosi dopo ed aiutando me che con il pancione avevo qualche difficoltà. Sorrisi, consapevole della sorpresa che Louis avrebbe trovato appena avrebbe sceso le scale. Appena oltrepassammo la porta della cucina trovandoci davanti Marco con in braccio Marie, la sua piccola, Juliette che sorrideva appoggiata alla spalla e Tommy che aveva appena finito di scrivere su dei palloni da calcio “Buon Compleanno, Louis.” Ancora non lo chiamava papà, e questo mi faceva stare male, perché sapevo quanto Louis ci tenesse, ma ero comunque felice che gli volesse bene.
Louis sorrise così tanto, che temevo gli sarebbe venuto male alla mascella.
‘Grazie ragazzi, non dovevate!’ esclamò, stringendo di più la mia mano, intrecciata attentamente con la sua.
Facemmo colazione e passammo la mattina insieme. Era arrivata l’ora di pranzo ed io e Juliette avevamo appena finito di cucinare. Marie stava giocando con lo zio, il padre e il cugino, uno più bambino dell’altro. Iniziai a portare delle cose per apparecchiare, quando un forte dolore mi colpì nel basso ventre. Emisi un gemito accasciandomi sul divano.
‘Marta! Tutto bene?’ chiese Marco allarmato lasciando stare Marie. Louis subito si alzò facendo scoppiare a piangere Marie.
‘Marta? Marta rispondimi, va tutto bene?’ soffocai un gemito, dovevo riuscire a dirlo. Volevo urlare, ma non ci riuscivo. La paura mi attanagliò lo stomaco, facendomi iniziare a piangere. Louis mi prese per gli avambracci, aiutandomi ad alzarmi. Cacciai un urlo di dolore, piegandomi in avanti.
‘Mi si sono rotte le acque, cazzo! Mi si sono rotte le acque!’ urlai digrignando i denti. Non ero pronta. Con Tommy era stato doloroso, e adesso ero impaurita, terrorizzata. Avevo paura di non riuscirci, di perdere la mia piccola Penny ancora prima di conoscerla, di non essere abbastanza.
Louis mi prese in braccio, facendomi fare un altro urlo. Corse fuori, dritto alla sua macchina, non curante di Marco terrorizzato che urlava.
‘Adesso andiamo all’ospedale, Marta, sta tranquilla.’ Provava a tranquillizzarmi, a far smettere il mio pianto, ma non ci riuscivo. Avevo paura. Mi mise sui sedili posteriori, correndo verso il posto del guidatore, accendendo la macchina e con una sgommata, partire a tutto gas. Continuava a dirmi di tranquillizzarmi, di stare calma, di non avere paura, ma non riuscivo a dargli ascolto. Avevo solo paura di non averlo al mio fianco anche questa volta.
‘Louis, ti prego.. promettimi che.. che non mi abbandonerai..’ sussurrai cercando di limitare i gemiti di dolore.
‘Te lo giuro, Marta, non ti lascerò mai più sola, mai più.’ Disse girandosi un attimo. Arrivammo ad un semaforo rosso ed il panico si impossessò di me. Non volevo partorire in macchina, non volevo che la mia bambina vedesse un sedile freddo come prima cosa, non lo volevo e basta.
‘Louis, ti prego.. non voglio partorire qui..’ riuscii a dire con fatica. Lui si girò guardandomi. Non dovevo per niente essere un bello spettacolo. Tutta sudata, con un’espressione di dolore stampata sul volto, probabilmente anche il poco trucco che avevo sciolto sul viso. Vidi Louis aprire lo sportello, ed ebbi paura. Mi stava lasciando sola, a partorire lì? Questa domanda appariva di tutti i colori nella mia mente. Rosso, giallo, verde, blu, nero, bianco. Non riuscivo più a sostenere tutto quello. Sarei esplosa dal dolore.
‘Toglietevi dai coglioni, mia moglie sta partorendo!’ urlò con il viso rosso. Tutti si tolsero in un battito di ciglia, ma a me qualche altro battito era aumentato. Mia moglie. Aveva davvero detto quelle parole. Attutirono il dolore per un po’, ma dopo tornò a farsi nitido dentro di me.
In poco fummo all’ospedale, e Louis scese, prendendomi in braccio e correndo dentro. Appena delle infermiere ci videro, mi fecero sdraiare su un lettino, uno di quelli bianchi, uno di quelli tristi. Mi portarono in sala e Louis era lì. Era davvero lì, non era un sogno, era davvero lì. Mi strinse la mano, mentre le mie lacrime si fondevano con le goccioline di sudore che cadevano dalla mia fronte.
Dopo un’ora ancora la bambina non voleva decidersi a nascere, ed io davvero non ce la facevo più. Il dolore mi stava distruggendo.
‘Non ce la faccio più, vi prego.’ Dissi tra un gemito e l’altro.
‘Signora adesso deve spingere! Spinga!’ urlò un’infermiera tra le mie gambe. Feci come mi aveva detto e spinsi, spinsi fino a quando non sentii un vagito. A Louis brillavano gli occhi. Non sentivo più dolore. E allora capii che era nata la mia bambina. La guardai. Bellissima anche coperta di sangue. La portarono in una sala adiacente e cercai di recuperare il respiro perso.
Mi spostarono su un lettino pulito e vidi ancora quell’infermiera. Questa volta aveva in braccio un fagottino rosa. Sorrisi, quando me la porse. Louis si affacciò felice di vedere la sua bambina. Lo sentii tirare su con il naso e mi girai verso di lui, guardandolo negli occhi. Erano velati di lacrime di gioia. Delle goccioline uscirono da quei due diamanti, facendomi realizzare davvero tutto quello che era accaduto, tutto quello che avevo sempre sognato era lì, davanti ai miei occhi, e lo stavo vivendo. Nessun’altro stava vivendo la mia favola. Solo io. La  porta si aprì ed entrò la mia famiglia. Tutto quello che mi rimaneva. Tommy felice corse dall’altro lato del letto, scostando poco la copertina che avvolgeva la bambina e guardandola con gli occhi che si muovevano per l’emozione.
‘Ciao.’ Sussurrò con voce mielosa. Sorrisi intenerita, era davvero un bambino dolcissimo. Marco anche era molto emozionato guardando la sua nipotina. Era diventato zio per la seconda volta, doveva essere una bella emozione.
‘Ciao Penny!’ disse affiancando Tommy. Aveva pochi capelli in testa ed erano arancioni. Ero contenta che somigliasse almeno in quello a me.
‘E’ bellissima. Louis hai fatto un ottimo lavoretto.’ Sorrise mio fratello malizioso. Mi ritrovai a roteare gli occhi al cielo. La bambina si mise a piangere. Era arrivato il momento della sua prima pappa.
‘Uscite tutti fuori, soprattutto tu, pervertito che non sei altro!’ dissi puntando un dito contro Marco che rise e prese Juliette per mano e uscì, tenendo Marie saldamente in braccio. Tommy uscì subito dopo e Louis rimase in camera a contemplare la bambina che succhiava avidamente il latte. Aveva già aperto gli occhi, pronta a vedere il mondo.
‘E’ bellissima.’ Disse accarezzandole delicatamente la testa calda e quasi del tutto calva.
‘Già.. speriamo che sia un po’ meno chiassosa di Tommy..’ dissi sorridendo. Quando Penny finì, la staccai carezzandole la testolina. Mi ricoprii il seno e la porsi a Lou. Lui era tutto rosso, con uno sguardo di panico. Non sapeva dove mettere le mani.
‘Io..’
‘Vieni, Lou. Siediti vicino a me.’ Mi spostai a fatica, facendogli spazio. Si sedette tremante.
‘Metti le braccia così.’ Gli indicai come posizionare le braccia e lui lo fece. Gli misi delicatamente la bambina in braccio e lui la strinse garbatamente. Non aveva che occhi per lei. Si avvicinò, baciandole la fronte. La bambina gli afferrò il naso con poca forza. Louis rise, rimanendo in quella posizione ambigua. Quando la bambina si stancò di tenere il braccio sollevato, lo rilasciò cadere sulla sua pancia. Louis la cullò delicatamente fino a quando, finalmente, si addormentò.
‘Sei un papà modello, Tomlinson.’ Gli sorrisi io, appoggiandomi stancamente sulla sua spalla. Chiusi gli occhi, e mi addormentai.
 
 
 
 
 
21 Marzo.
Aprii gli occhi, stanchissima, ma felice. Mi alzai, facendo la doccia.
‘Tesoro! Marta!’ appena avevo finito di asciugarmi i capelli Juliette infilò curiosa la testa nel bagno, sorridendomi raggiante. Il mio stomaco era tutto un nodo.
‘Hei..’ sussurrai. Lei mi prese eccitata la mano, trascinandomi nella camera. Prese dalla sua enorme borsa un cornetto e un cappuccino. No, di cibo non ne volevo proprio sapere. Il mio stomaco era chiuso ermeticamente e rifiutava ogni sorta di cibo o bevanda.
‘No, grazie.’ Le risposi con un sorriso.
‘Dai Marta, devi mangiare qualcosa!’ disse esasperata. Ridacchiai, sempre più nervosa, sempre più tesa come una corda di violino. Scossi la testa, sedendomi sul letto.
Juliette sospirò, rassegnata. Posò la borsa e il cornetto, riacquistando il buon umore in un millisecondo. Mi trascinò al centro della stanza, girando il mio enorme specchio. Estrasse l’abito bianco che avevo scelto dall’armadio. Sorrisi, guardandolo e ricordandomi che tra poche ore sarei stata per sempre di Louis.
Juliette anche rimase a guardarlo, incantata e felice. Lo piegò con cura, mettendolo dentro una grande borsa portata in precedenza da lei. Mi ordinò di vestirmi, gettandomi in mano un paio di Jeans e una maglietta. Storcendo la bocca, mi vestii, mettendo le mie converse bianche alte. Corsi alla porta, seguendola in macchina. Accese e guidò velocemente fino alla chiesa nella quale avevamo deciso di celebrare il matrimonio. Appena arrivammo, potei constatare che il cielo di Londra ci aveva fatto un regalo. Era una di quelle giornate stupende. Una di quelle giornate né troppo fredde né troppo calde. Con il cielo azzurro limpidissimo.
‘Vieni dai!’ trillò lei, tenendomi aperta la porta della stanza in cui mi sarei dovuta cambiare. Corsi dentro e fui felice di constatare che era una stanza ampia, con un grande specchio e una piattaforma leggermente rialzata di fronte. Un grande armadio di legno e un altro specchio con un mobiletto di fronte. Una grande finestra faceva entrare i generosi raggi solari di quella giornata, con le ante aperte e le tende bianche che si muovevano, smosse dal leggero venticello.
Ebbi più o meno venti secondi per osservare la stanza perché Juliette mi aveva già girato e mi aveva ordinato di spogliarmi. Lo feci, rimanendo in intimo. Juliette tolse le bretelle al mio reggiseno, gettandole dietro di sé con noncuranza.
‘Questo, amore, è il mio reggiseno migliore, e ci terrei ad avere tutti i pezzi.’ Dissi, incrociando le braccia al petto con uno sguardo divertito.
‘La prima donna al mondo che il giorno del suo matrimonio si preoccupa di uno stupido reggiseno che il maritino le strapperà di dosso una volta che gli ospiti si saranno tolti dalle palle.’ Risi, e lei con me. Poi, quando iniziai ad avere dei leggeri brividi, Juliette prese l’abito, togliendo la plastica che lo ricopriva. Una lacrima mi rigò la guancia.
‘Oh, adesso sì che si può dire che sei una sposa!’ esclamò sorridente Juliette, prima di venirmi vicino. Dai suoi tacchi dodici mi sovrastava di almeno tredici centimetri, facendomi sentire un vero e proprio Nano da giardino.
Lasciai perdere la sua altezza, quando mi calò dolcemente l’abito addosso. Aveva coperto lo specchio, quindi non potevo nemmeno vedermelo addosso, ma dalla sua faccia presupposi che mi stava bene. Guardai in basso, vedendo i miei fianchi leggermente larghi fasciati nella stoffa bianca delicata.
‘Come mi sta?’ chiesi una volta che ebbe chiuso le stringhe del corsetto.
‘Una favola. Sei bellissima.’ Disse, sorridendomi e stampandomi un grandissimo bacio sulla guancia. Risi e lei mi sistemò la gonna, cosa completamente inutile dal momento che mi sarei dovuta sedere per farmi truccare, e sapevo che ci sarebbe voluto molto, ma molto tempo.
Infatti, pochi secondi dopo mi obbligò a sedermi su un’ampia poltrona che poteva contenere almeno due me. Mi ordinò di chiudere gli occhi e, dopo aver sbuffato sonoramente, lo feci, lasciando che martoriasse il mio povero viso con i trucchi.
 
 
‘Finito!’ esclamò. Uhm. Solo un’ora. Niente male, credevo ci avrebbe messo molto, ma molto di più.
‘Adesso posso vedermi?’ chiesi, naturalmente sperando in un consenso, che non arrivò.
‘Aspettiamo Marco.’ Sorrise, sedendosi sulla poltrona accanto a me.
‘Sei agitata?’ e dopo aver visto il suo sorriso, mi lasciai andare, mandando a farsi fottere la maschera di calma e controllo, che lasciò spazio ad ansia e preoccupazione.
Annuii, quasi tremando. Mi imposi mentalmente di recuperare almeno metà della maschera indossata prima. Ma si era totalmente sgretolata ed adesso tutti avrebbero visto il mio volto, al ballo. Non ci sarebbe più stata nessuna maschera a coprirmi, a proteggermi.
‘Vedrai, passerà tutto.’ Mi prese una mano, stingendola nella sua.
‘Come ci si sente?’
‘Ad appartenere ad un idiota patentato per il resto della vita?’ chiese alzando un sopracciglio. La tensione accumulata venne distrutta da quella frase spontanea e, a mio malincuore, verissima. Non sapevo chi tra Marco e Louis fosse il più idiota, ma ci lavoravano entrambi duramente per ottenere il premio.
Quando riuscii a smettere di ridere, continuai.
‘No.. a stare sull’altare..’
‘Oh.. beh.. è indescrivibile. Sei solo tu e quello che tra poco sarà tuo marito.. davvero.. qualcosa di stupendo, indimenticabile.’ Disse, con occhi sognanti. Sospirai e, quando stavo per dire un'altra parola, la porta si spalancò.
‘Signore! Fatemi vedere la mia amata sorellina pucci pucci come sta!’ Marco. Perché doveva sembrare un pescivendolo ogni volta? E perché mio figlio aveva preso i suoi geni?
‘Maaaaaaaaa! Alzati!’ scossi la testa, rassegnata.
‘Marco, non smetterò mai di chiederti cosa gli fai bere..’ borbottai, incrociando le braccia al petto, per coprirmi il più possibile.
‘Fuori, animali! Entrate tra cinque minuti. Prima si deve vedere lei, da sola.’ Disse Juliette indicandogli la porta. Appena uscirono, buttai fuori l’aria, tornando a respirare. Juliette si alzò e, dopo avermi sorriso e dopo aver scoperto lo specchio, uscì, lasciandomi sola. Mi alzai, le gambe tremanti sui tacchi. Appena scorsi la mia immagine, abbassai lo sguardo, guardando la pedana e trovando la forza di salirci sopra. Sollevai la gonna, alzando il piede destro. Appena fui sopra, lasciai cadere la gonna, che coprì la pedana per intero. Allora alzai la testa, rimanendo a bocca aperta. Il vestito mi stava a pennello. Aveva le maniche lunghe fino al gomito, in pizzo bianco. Sullo scollo era semitrasparente, sempre con del pizzo ricamato. Continuava sul corsetto, su cui era stata applicato un ricamo in pizzo, stupendo. La gonna, a differenza della parte superiore, era leggermente larga, con sempre dei decori in pizzo bianco ricamati. Toccai delicatamente tutto il corpetto, muovendo stupidamente la gonna, come fanno le bambine piccole con i loro vestitini. I miei capelli arancioni erano stati raccolti in una specie di chignon, da cui sfuggivano dei ciuffi davanti. Mi girai di profilo. Solo ora notai come Juliette aveva usato le perline che aveva portato. Aveva messo tra i miei capelli delle perle bianche, grandi quanto biglie. Il velo era stupendo. Mi sentivo benissimo, come mai mi ero sentita. Tornai a specchiarmi frontalmente, sorridendo al mio riflesso. Anche con il trucco si era parecchio contenuta, ottenendo comunque un risultato perfetto. Aveva messo del mascara e un po’ di matita nera. Aveva sfumato un ombretto bianco sulla palpebra, e aveva lasciato le mie chiare labbra al naturale.
Sorrisi, ancora di più. La porta si riaprì, rivelando una chioma arancione. Appena mi vide rimase senza parole, la bocca gli si spalancò. Si avvicinò, prendendomi la mano e baciandola, aiutandomi a scendere. Mi abbracciò, stando attento a non rovinare nulla.
‘Sei diventata grande, Marta.’ Sussurrò, baciandomi la testa.
‘Ricordo ancora quando mi parlavi di come avresti voluto assomigliare ad una principessa.. di come volevi che anche lui ci fosse al tuo matrimonio.. di quanto sognavi, prima che ti rompessi. Mi ricordo tutte quelle notti, passate nel bagno, chiusi a chiave, a medicare i graffi e i lividi. Mi ricordo quanto dipendessimo l’uno dall’altro. Mi ricordo anche di quella bambina con i capelli arancioni, insicura, con gli occhiali e l’apparecchio, le trecce, le lentiggini, le guance sempre rosse per l’imbarazzo. Tu te la ricordi quella bambina? E’ totalmente scomparsa, per lasciare il posto ad una bellissima donna. E adesso quella bambina scomparsa, la rivorrei indietro, Marta. Perché sapevo che sarebbe stata sempre con me, troppo impaurita del sole per lasciare la mia ombra, troppo debole per vivere senza di me. E mi piaceva proteggerla, mi piaceva saperla sempre sotto le mie ala. Ma, è giusto così, è giusto che quell’uccellino ancora troppo debole per volare, abbia trovato la forza, e sia andato via, si sia creato una famiglia, lontano dall’ala dell’uccello più grande. Ed anche se quella bambina è scomparsa, vive ancora, nei miei ricordi, come la cosa più preziosa della mia infanzia.’ Juliette mi avrebbe ucciso. Stavo già piangendo, rovinando il suo capolavoro.
‘Qulla bambina è ancora qui, è tra le tue braccia, solo che finge di essere forte, di potersela cavare senza l’ala dell’uccello più grande a proteggerla. Solo che vuole scoprire un po’ il mondo, tutto qui. Per questo ha trovato la forza. La forza spesso è venuta a mancare, ma è stata sempre ritrovata, perché voleva lasciare l’ala libera all’uccello più grande, per lasciarlo volare da solo, anche lui, per scoprire il mondo, per non essere costretto a terra da uno stupido uccellino troppo debole per imparare a volare.’ Mi allontanò dolcemente, togliendo le lacrime. Mi sorrise, e poi mi abbracciò ancora. Rimanemmo per tantissimo tempo stretti, poi entrò Tommy, che ci avvisava che dovevamo essere pronti. Ed eccolo il nervosismo che tornava a galla. Tommy mi porse il boucchè, e mi prese sotto braccio. Marco fece la stessa cosa, e ci avviammo verso la grande porta che portava direttamente alla navata principale.
‘Ti voglio bene, mamma.’ Sussurrò Tommy al mio orecchio. Gli sorrisi, nervosa. E fu in quel momento che la marcia nuziale iniziò e le porte si aprirono. Le persone si alzarono, ma il mio sguardo corse subito a Louis. Era lì, in piedi sull’altare, le gambe leggermente divaricate, il jeans nero aderente rivoltato alla fine, le vans ai piedi, la camicia nera, la giacca e la cravatta nera, il fiore nel taschino bianco, le mani congiunte che tremavano, il sorriso sulle sottili labbra rosee, la barba sagomata, i capelli leggermente scompigliati, gli occhi azzurri che tremavano per l’emozione. E allora sorrisi anche io, senza riuscire a smettere. Arrivati sotto l’altare, davanti a Louis, lui si avvicinò, Tommy mi diede un bacio sulla guancia e sgattaiolò a sedersi, Marco mi diede un altro bacio, abbracciandomi.
‘Ti voglio bene, Marta.’
‘Anche io.’ Sussurrai. Louis mi prese la mano, portandosela alla bocca, senza staccare gli occhi dai miei.
Nel giro di quello che mi sembrarono secoli, il prete arrivò finalmente a sposarci.
‘Vuoi tu, Marta Deel, prendere come tuo legittimo sposo il qui presente, Louis Tomlinson, e di amarlo e onorarlo ogni giorno della tua vita?.’ I miei occhi non riuscivano a staccarsi dai suoi e viceversa.
‘Lo voglio.’ Le sue mani si strinsero sulle mie, mentre mi sorrideva contento.
‘E vuoi tu, Louis Tomlinson, prendere come tua legittima sposa la qui presente, Marta Deel, e amarla e onorarla ogni giorno della tua vita?’ gli angoli della sua bocca, si alzatrono, le sue labbra tremarono leggermente quando le separò.
‘Lo voglio.’ Disse. poi lo sentii sussurrare qualcosa come “lo voglio con tutto il mio cuore”, e il mio, di cuore, aumentò i battiti, lo sentii quasi scoppiare dentro il petto.
‘Vi dichiaro marito e moglie, può baciare la sposa.’ E Louis portò le mie mani dietro la sua nuca e con un gesto rapido si protese verso le mie labbra, premendoci sopra le sue. Combaciavano perfettamente. Quando si staccò, prese la mia mano nella sua, intrecciando le nostre dita.
‘Vi presento il signore e la signora Tomlinson!’ e tutti applaudirono, ma io potevo affermare che vedevo, sentivo, respiravo solo Louis Tomlinson.
Louis prese a camminare, sorridendo alla madre quando ci passò accanto. Io lo seguivo, sorridendogli. Appena fummo fuori, una marea di riso ci arrivò addosso. E risi, risi perché era l’unica cosa che volevo fare in quel momento. Quando la massa di gente defluì, arrivò il fotografo. Louis mi prese in braccio, baciandomi.
‘Sei sempre il solito, Tomlinson.’ Dissi contro le su labbra.
‘Perché dovrei cambiare, ti piaccio così.’ Sorrise anche lui, rimanendo contro le mie labbra.
 
Louis si era fermato a parlare con sua madre, io intanto ero poco più avanti, camminando per i pochi metri che mi separavano da Marco, Tommy, Juliette e Penny. Ma degli uomini con delle macchinette fotografiche mi ostruirono il passaggio. Cacciai un urlo, presa alla sprovvista. Attirò l’attenzione di Louis che si catapultò vicino a me, avvolgendomi con il suo corpo.
‘Andate via!’ urlava. Poi arrivò Paul, e li cacciò.
‘Va tutto bene?’ mi sussurrò all’orecchio. Annuii, sorridendogli. Presi Penny tra le braccia e la cullai, mentre Louis avvolgeva le mie spalle con il suo braccio. Quando vedemmo Tommy avvicinarsi, gli sorridemmo.
‘Come va, ometto?’ gli sorrise Louis. E Tommy fece altrettanto.
‘Tutto bene, papà.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIO DELLA PAZZA.
Non ci posso credere che è finita!
Nonononoonononoooo.
 
Perdonatemi per il ritardo terribile, ma sono partita per le vacanza di Natale e quindi non ho aggiornato, poi adesso la scuola mi porta via davvero molto tempo. Anche oggi ho finito solo un’ora fa di fare i compiti.
 
 
Non ci posso davvero credere che è finita. Si prova un senso di vuoto nel mettere la x nel quadratino del Completa.
Non so come farò senza i miei pazzi personaggi. Senza Tommy biscotto-style. Senza Marta e Louis che hanno l’optional per i vestiti, senza Marco e Juliette, e ultime, ma non meno importanti, Penny e Marie.
Come farò?
Ma soprattutto come farò senza voi miei amate lettrici? Spero di non avervi deluse con questo epilogo.
So che vi avevo promesso almeno altri due capitoli, ma la mia mente contorta e stanca mia ha portato a questo.
Comunque.. passiamo ai ringraziamenti!
 
GRAZIE a:
1 - AleMa2000
2 - alexamoments
3 - Arionedirection
4 - Carlotta Horan
5 - Casillina96directioner
6 - Delisabri
7 - Demi_Is_My_Hero
8 - ELAPAYNE
9 - Ele22
10 - Francescaloveonedirection
11 - HazzandBoo
12 - HAZZA_1D_DIRECTIONER
13 - Kekka_Love_Horan
14 - Lalla_Blabla
15 - LittleCrazyAuro
16 - Love U 1D
17 - One_Dreamer
18 - Orsetto01
19 - Shes_sexyanimal
20 - VictoriaRoss99
 
Che hanno messo la storia tra le preferite,
a:
1-Delisabri
2 - mary__pink
3 - Shes_sexyanimal
 
Che hanno messo la storia tra le ricordate,
a:

1- ale_styles
2 - aurora lucietto
3 - Delisabri
4 - desdyinguscio
5 - FANTASYY
6 - giada cattaneo
7 - haroldsmile
8 - heartbeat_F_
9 - jennifer_cordero
10 - Larry_Love4ever
11 - LoveCrazyCarrot
12 - maristella_armstrong
13 - michelle_tomlinson
14 - nuvolarossa00
15 - Rosaly
16 - sissistyles00
17 - Sofia123
18 - verghy98
 
Che hanno messo la storia tra le seguite,
a:
Rosaly
sissistyles00
 
che hanno recensito.
E poi, grazie a tutte le ragazze che hanno letto la storia. Grazie davvero.
 
 
Poi.. poi boh, nulla. Adesso sto ascoltando Jason Mraz, con I’m Yours.
 
Poi di sicuro mi dimenticherò di dire qualcosa, e quando mi metterò stasera a letto, me lo ricorderò e mi darò della stupida da sola.
Vabbè. Allora..
La mia migliore amica ha la febbre.
A Roma ha piovuto tutto il cazzo di giorno.
Quella che mi sta sul cazzo mi dice di stare calma perché l’ho mandata ancora una volta a fanculo.
Ho litigato su whatsapp con in pratica tutti perché ho mandato gli auguri a Zayn lì.
Ho scoperto di stare sul cazzo a tutte le persone che mi stanno sul cazzo.
Oggi voglio finire Shadowhunters Città di Vetro.
Mi sono rotta di Jason Mraz.
Non so perché sto facendo questa cosa dato che a voi non ve ne frega nulla di quello che faccio e nemmeno a me frega di questa cosa.
 
 
Ok, è il caso di smettere. Ragazze. Se volete continuare a seguire, ho in corso altre due storie, che aggiornerò nei prossimi giorni.
 
10 Cose Da Fare Prima Di Compiere 16 Anni.
 
 

 
 
Trama:
"-Tra poco sarà il mio sedicesimo compleanno..-
-Che ne dici di fare una lista?-
-Una lista?-
-Si, una lista. Di dieci cose da fare prima di compiere sedici anni.-"
 
 
Rating: Arancione
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Capitoli: 2 | In corso
Tipo di coppia: Het | Note: AU | Avvertimenti: Nessuno
Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik.
 
 
 
 
Quest’altra invece è un intreccio complicato della mia mente contorta. E ci tengo a dire che ci tengo tantissimo.
Quindi se passaste, mi fareste davvero piacere.
 
 
That CD In The Library.
 



 
Trama:
 
Un omicidio. Un ragazzo misterioso. Una casa. Delle strane apparizioni, delle strane scritte sui muri. Delle strane canzoni. Canzoni inquietanti, dolorose. Un CD misterioso. Una ragazza.
 
Rating: Rosso
Genere: Dark, Erotico, Horror | Capitoli: 1 | In corso
Tipo di coppia: Het | Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
 
 
 
 
 
Credo.. che sia arrivato il momento di salutarci. Spero seguirete le mie altre storie. Comunque sia, grazie mille per aver letto e seguito questa in così tanti.
Vi ringrazio davvero.
Per l’ultima volta,
Manu xx

 
   
 
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